sabato 27 giugno 2020

L'allergia LTP, a parole mie

A 14 anni mi hanno detto che non avrei più potuto mangiare determinate cose, altrimenti sarei morta. Me lo hanno detto dopo un'anafilassi, la prima di una lunga serie.
A 15 anni mi sono resa conto che dovevo lavare tutto, che nessuno poteva toccarmi se non era sicuro che non fosse entrato in contatto con alcuni alimenti (figuriamoci se ne era sicuro).
A 16 anni sono stata intubata la prima volta, dopo aver sperimentato cosa vuol dire quando l'aria non passa e i polmoni stanno per collassare.
A 17 anni ho dovuto smettere di fare sport perché lo sforzo fisico innescava reazione anafilattica.
A 19 anni ho scoperto le contaminazioni: tutto, se contaminato, avrebbe potuto uccidermi.
A 20 anni ho scoperto che alle mie allergie piace cambiare, come le scale di Harry Potter, o -per meglio dire- aumentare. L'ho scoperto dopo essere stata intubata e aver ripreso conoscenza dopo 4 giorni.
Da lì in poi, ogni tot. ho dovuto eliminare cose che fino al giorno prima potevo mangiare, sempre in seguito a reazioni anafilattiche.
Ho dovuto portare per mesi guanti e mascherina. Ho pianto. Mi sono chiesta perché proprio a me.
A 21 anni, quando sono andata a vivere da sola, ho scoperto che per tre mesi l'anno non posso andare al supermercato perché ci sono le pesche che mi causano reazioni anafilattiche da inalazione, quindi niente spesa quando mi pare.
Man mano, ho scoperto che non posso andare dove mi pare quando mi pare: niente laghetto coi ciliegi in fiore, niente giardini di aranci, niente ristoranti che non siano sicuri (e non avete idea di quanto sia uno sbattimento accertarsene) e potrei continuare all'infinito.
A 26 anni ho scoperto che non potevo più fare il lavoro che amo, quanto meno in quell'azienda, perché non mi davano l'idoneità a fare le notti (non c'è nessuno, i corridoi sono lunghi, potresti morire mentre vai in bagno) e quindi ciao ciao appena è scaduto il contratto.
A 28 anni ho scoperto che sarei solo peggiorata nel corso del tempo, che ho un sistema immunitario che fa acqua da tutte le parti e ho dovuto trascorrere diversi mesi chiusa in casa per una serie di complicazioni.
A 32 anni ho trovato colleghi che mangiano arance in bagno per non contaminarmi l'ufficio perché mettere a rischio i più "deboli" è follia pura.
I miei genitori non mangiano quello che mi uccide, tutti gli uomini che ho avuto a fianco idem. Per evitare di uccidermi. Rinunciano loro per permettere a me di non rischiare più di quanto già non rischi.


Lavo le mani ogni trenta secondi, pulisco e disinfetto tutto perché non si sa chi ha toccato cosa, ma vado ovunque, non mi ferma nessuno.
Ho un rapporto col il cibo molto complesso, ma mangio eccome, il mio e anche il vostro.
Faccio tanta, ma tanta attività fisica perché -ad un certo punto- la quadra l'abbiamo trovata (non io, ma l'allergologo ovviamente) e io sognavo la pancia piatta e scolpita e il culo sodo.
Questi 19 anni sono stati tortuosi, a tratti faticosi, ho perso il conto delle rinunce e dei "vi prego, non fatemi morire", ma chi mi conosce sa che non ho mai smesso di sorridere e che, se non mi conoscete, tutto questo non lo direste mai.
Non mi sono mai lamentata, pure quando avrei voluto fare cose -e mangiare cose- che non potevo fare. 
E non perché sia migliore di altri, ma perché di vita questa ho e posso solo accettare quello che non posso cambiare, facendo del mio meglio per vivere la vita migliore possibile, anche quando ho dovuto aspettare tempi migliori senza sapere se quei tempi migliori sarebbero mai arrivati.

Ogni riferimento a fatti, cose o persone é puramente casuale. Volevo solo raccontarvi una storia, nello specifico quella di un soggetto poliallergico LTP grave. Enjoy.


Di alcune di queste cose ne avevo già parlato qui, in occasione del diciannovesimo compleanno delle mie allergie.
Questa, in ogni caso, é una riflessione fatta durante la quarantena che non avevo però condiviso sul blog.


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giovedì 18 giugno 2020

Visitare la Basilica di San Pietro e il Cupolone : come, quando e perché

La Basilica di San Pietro e il Cupolone vanno viste almeno una volta nella vita. O almeno così mi hanno sempre detto, anche se -a dire il vero- la stessa cosa mi é stata detta per un milione di altre cose: dal Colosseo all'Empire State Building, passando per la Tour Eiffel e il Partenone.
Io vivo a Roma da dieci anni, non mi sono mai spostata da qui se non per trasferte -più o meno lunghe- di lavoro ed oggettivamente é doveroso visitare cose per cui vengono turisti da ogni parte del mondo.
In ogni caso, ho visto la Basilica di San Pietro tre giorni fa per la prima volta in vita mia. Oh da fuori ovviamente avevo visto la Basilica un milione di volte e il Cupolone altrettante, considerato che si vede più o meno da ovunque, ma dentro non c'ero mai stata.
Quello che mi aveva fatto desistere é sempre stato il fatto di dover fare file chilometriche.
Tre giorni fa eravamo in sei, non abbiamo fatto la fila e presumo che questo stato di cose durerà ancora a lungo.


Per accedere alla Basilica e al Cupolone é necessario avere un abbigliamento decoroso, quindi vestitevi. Poco importa se é estate, se fa caldo, se sudate pure stando fermi. Vestitevi, copritevi le spalle ed evitate pantaloncini o gonne troppo corte. Ci sono cartelli ovunque che precisano che se non avete un abbigliamento decorso non vi faranno entrare e, in ogni caso, fanno davvero storie.
Io che sono previdente avevo jeans e maglietta a maniche corte, nonostante abbia deciso di andarci l'unico giorno di questo Giugno in cui non pioveva, non tirava vento e non faceva freddo, ma tant'é.

L'accesso alla Basilica é gratuito, d'altronde è una chiesa e pagare per entrare in chiesa pare brutto (anche se sono certa di avere pagato per entrare in diverse chiese, ma tant'è), mentre salire sulla Cupola costa 10€ con l' ascensore, 8€ a piedi.
I gradini totali sono 551, mentre prendendo l'ascensore fino al terrazzo ne dovrete fare solo 320.
Ora, io ho deciso di pagare 10€ e salire con l'ascensore, pensando fosse una cosa furba e considerato che la mattina avevo lasciato i miei quadricipiti -e probabilmente anche la mia anima- in palestra, ma mi hanno poi detto che i 320 gradini sono comunque quelli peggiori: sono effettivamente in buona parte molto stretti e, ad un certo punto, bisogna piegarsi di lato perché la cupola ti viene letteralmente addosso.
L'ultimo pezzo é una strettissima scala a chiocciola.




Ho idea che una persona sovrappeso non riuscirebbe a salire i gradini perché in alcuni punti sono davvero troppo stretti, ma tant'é.
Nonostante il 1918 sia passato da un pezzo, é possibile pagare il biglietto solo in contanti. Niente bancomat o carta di credito, anche se la signora del negozio di souvenir e articoli sacri presente poco prima della biglietteria vi da i contanti se fate una transazione con il bancomat. Sto ancora cercando di capire se questa cosa sia o meno legale, se qualcuno lo sa ditemelo.


Arrivati in cima vedrete tutta Roma e anche oltre ed é bellissimo. Dico davvero, eh.
Ho visto Roma dall'alto da un sacco di posti, ma nessuna vista vale quella dal Cupolone.




È possibile anche scorgere lo stadio del nuoto, quello costruito per i Mondiali di nuoto del 2009 e che non é mai stato finito.
Si vede persino casa mia che non é esattamente attaccata al Vaticano (qui vi fate un'idea).
E si vedono (ovviamente, visto che sono sotto) i giardini Vaticani che sono bellissimi.
Dopo aver ammirato Roma da tutte le angolazioni e per un tempo abbastanza lungo (tanto sulla Cupola non c'era nessuno) é iniziata la discesa che, per me, é sempre più difficile della salita.
Mi sono fermata sui tetti che sono molto belli e poi sono entrata in Basilica.



La Basilica di San Pietro é maestosa, é enorme, é la cosa più grande che io abbia mai visto.
Si può girare liberamente e si possono scattare foto, l'unica parte in cui é richiesto silenzio ed é vietato fare foto é la parte sotterranea in cui ci sono le tombe dei Papi.
In alcune zone si può accedere solo per pregare e, ad onore del vero, all'interno di queste aree ho visto solo suore che -appunto- pregavano.





Qualora ve lo stiate chiedendo, la tomba di Giovanni Paolo II é all'interno della Basilica e non nel sotterraneo, più o meno accanto alla Pietà di Michelangelo.


Quando sono uscita, mi sono seduta sui gradini della Basilica ad osservare le Guardie Svizzere e ho anche assistito -per caso- al cambio della Guardia.
Ho scoperto che le guardie svizzere sono 135 in totale, tutti ragazzi tra i 19 e i 30 anni (il limite d'età non é contemplato per i gradi più alti), tutti cittadini svizzeri (ma questo era abbastanza ovvio) appartenenti alla media e all'alta borghesia, celibi e alti almeno 1.74.
Prendono uno stipendio di circa 1500€ e hanno vitto e alloggio gratuito, vivono in caserma all'interno della Stato del Vaticano e le suore cucinano per loro. Non so voi, ma io pensavo che avessero uno stipendio molto più alto.

Consiglio di andarci? Si, assolutamente si, soprattutto in questo periodo in cui non ci sono turisti.
Ho letto dei cartelli in cui alcuni commercianti stimavano il ritorno dei turisti per la Pasqua del prossimo anno, onestamente non so se sarà vero o no, ma questo é un ottimo periodo per visitare cose in cui normalmente ci fanno ore ed ore di fila.
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giovedì 11 giugno 2020

Andare in palestra con la mascherina

Andare in palestra con la mascherina é una cosa che non avrei mai pensato di fare in vita mia.
Tre anni fa, quando sono entrata nella mia palestra per la prima volta, avrei potuto immaginare di andarci con un ginocchio scemo (cosa che in effetti ho fatto, qui vi fate un'idea di come stavo quando mi sono iscritta), con la schiena dolorante, piena di lividi (che in realtà mi faccio proprio in palestra), imbottita di cortisone, ma non con la mascherina. 

Quando é venuto fuori che le palestre avrebbero riaperto, la mia palestra si é premurata di mandare mezzo milione di mail con le date di riapertura di ogni singolo club -considerato che non in tutte le regioni hanno riaperto lo stesso giorno- e di tutte le norme da seguire.
Bisogna prenotare qualsiasi cosa, ma quello lo si faceva anche prima: la differenza sostanziale é che adesso si prenota anche l'accesso alla sala pesi e al box.
Bisogna mantenere le distanze, ma quello é una cosa che ci ripetono costantemente manco fossimo lobotomizzati (ma forse un pochino lo siamo se é necessario ripeterlo così spesso).
Si può usufruire degli spogliatoi, fare la docce, ma non si può usare l'area relax, quindi niente sauna, niente bagno turco, niente idromassaggio e non so quale altra diavoleria sia presente nell'area relax visto che credo di esserci entrata due volte a dir tanto.
Bisogna farsi misurare la temperatura prima di accedere e, come ovunque, sopra i 37.5° non si accede.
Non sono convintissima che i termoscanner funzionino a dovere considerato che un giorno, secondo loro. avevo la temperatura a 33.1°, quindi o ero morta e non lo sapevo (e sono resuscitata) o c'é qualcosa che non va in questi aggeggi malefici.
E poi bisogna portare la mascherina.
Si accede solo con la mascherina, si entra nello spogliatoio con la mascherina, si sale al piano superiore -dove ci sono la sala pesi, il box e le varie sale- solo con la mascherina.
Quando ci si allena si può togliere la mascherina, ma quando ci si sposta da un attrezzo all'altro o comunque ci si muove nell'area di allenamento bisogna indossarla.
C'é anche chi passa per ricordarti di indossare la mascherina, tanto che la parola che sento più spesso durante la mia permanenza in palestra é mascherina.
Mascherina. Mascherina. Mascherina.
Ovviamente, ogni volta che si utilizza qualcosa, fosse un manubrio o un tappetino, bisogna igienizzarlo, portando la mascherina. Perché se igienizzi il manubrio e nel frattempo gli sputacchi sopra non va bene.

Il primo giorno di riapertura, effettivamente, tutti avevano la mascherina.
Credo di aver visto anche i tapis roulant con la mascherina.
Tutti ligi, precisi, ho visto addirittura gente fare i clean con la mascherina, giuro.
Tutti igienizzavano tutto, una roba fantastica, forse un pochino paranoica per carità, ma tant'é.
Poi si sono rotti il cazzo, per dirla alla francese.
La gente adesso si toglie la mascherina quando ancora deve finire di fare le scale che portano al piano superiore e le lancia in giro, tanto che -a meno che non siate me e non abbiate una collezione di mascherine lavabili dalle fantasie più disparate e utilizzate le mascherine chirurgiche- ci sono enormi possibilità che arriviate con la vostra e ve ne torniate a casa con quella di Rocky Balboa. O quella di Paige se preferite.
Tra una settimana al massimo immagino ci saranno i falò di mascherine nel piazzale davanti l'ingresso, più o meno come il falò di reggiseni di qualche decennio fa, a rivendicare il sacrosanto diritto di infettarsi come e quando ci pare.


Inizialmente, non erano ripresi neppure tutti i corsi, m a solo alcuni.
Adesso é ripreso più o meno tutto, con qualche piccola differenza rispetto a prima, ma tutto sommato il coronavirus sembra solo un lontanissimo ricordo (e non lo é, io lo so che questa cosa ci fregherà).
Alle solite attività io ho aggiunto anche la boxe (ormai passo il 90% del mio tempo libero in palestra, ma tant'é), non so manco cosa mi abbia spinto a farlo, però mi piace. 


Io, di mio, odio la mascherina.
La metto perché devo, ma mi alleno senza, anche perché probabilmente -conoscendomi- andrei in debito d'ossigeno per condizionamento psicologico da mascherina indossata, ma io mi tenevo alla larga dalle persone in palestra pure prima, quindi non faccio testo.
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lunedì 8 giugno 2020

Questo blog che ho trascurato a lungo (ma no, non lo faccio più)

Ho sempre amato profondamente NonPuòEssereVero.
L'ho amato come si ama un figlio, in verità lo amo tuttora come il primo giorno e, in ogni caso, gli sono grata.
Ho aperto questo blog -se la storia del blog la conoscete, potete passare al paragrafo successivo- in un periodo particolare: la mia cagna stava morendo e io passavo giornate e nottate -soprattutto nottate- ad accudirla. E mi annoiavo, il tempo non passava mai, quindi leggevo blog altrui, finché non ho deciso di aprirne uno mio. Scrivevo e il tempo passava. Poi Milly é morta e io di questo blog non sapevo che farmene, ai tempi credo lo leggessero in venti, ma ho deciso che mi piaceva e sono andata avanti a scrivere.
Erano i tempi dei Mercoledì della Ginnastica (alzi la mano chi se li ricorda) e di un sacco di post in stile diario segreto.
Dopo quasi due anni, ho sistemato la grafica e non solo, poi é stato la volta della  copertina, finché, dopo circa due anni e mezzo da quella notte in cui avevo cliccato su crea blog (o qualcosa del genere, mica mi ricordo la dicitura esatta), era arrivato lui: il post.
Il post é un post che ho scritto più o meno per caso e non é un post qualsiasi. 
"Spiaggia di San Teodoro a Marsala: come fare scappare i turisti dal paradiso" (che trovate qui) é un post che fece, più o meno in un giorno, circa un milione di visitatori unici, una quantità immane di condivisioni e che fece molto parlare di sé. Roba che gente con cui non parlavo da un decennio almeno andava in giro a raccontare che mi conosceva (ma perché?), che mi invitarono più o meno ovunque per parlarne (dell'argomento del post più che del post in sé), che mi sedevo al bar e i vicini di tavolo, mai visto prima, parlavano di questo post. Una sera ero con amici di amici, ne parlavano e io feci finta di non essere io, giuro, tra le risate di chi sapeva. Ad oggi, il post continua a fare una quantità di visualizzazioni inspiegabili, se considerate che nel frattempo quel lido ha persino chiuso (e non a causa mia, come molti hanno pensato).
Da lì, il blog ha iniziato ad essere letto sempre di più e, devo riconoscere, ci sono stati molti altri post che mi hanno regalato enormi soddisfazioni.
Poi é arrivato il momento in cui, tra i commenti a post vari su Facebook, trovavo gente che non avevo idea di chi fosse, che consigliava di leggermi quando si parlava di determinati argomenti: una volta erano le allergie, la volta dopo il Dams, quella dopo ancora la Sicilia e via dicendo.
Nel frattempo, io ho fatto un corso di Seo, ho imparato una quantità di cose pazzesche e ho iniziato ad insegnarle agli altri a mia volta, ho scritto post per soldi (ebbene si, una marchettara), ho rilasciato interviste, ho conosciuto persone splendide e un sacco di altre cose belle.
Ecco perché amo NonPuòEssereVero: perché mi ha dato tanto, tantissimo.

Il paragrafo successivo é invece quello in cui vi racconto di come io abbia trascurato a lungo questo blog ed é il paragrafo a cui siete passati se conoscevate la storia di NonPuòEssereVero (se scrivo un'altra volta NonPuòEssereVero probabilmente esplode il Mac e forse non é il caso che ciò accada).
Insomma, l'ho trascurato e anche maltrattato. E mi dispiace, davvero tanto.
Ho scritto pochissimo, un po' perché non avevo tempo e un po' perché quando avevo l'idea e l'ispirazione ero sempre -manco a farlo apposta- impossibilitata a scrivere e, quando poi avrei potuto, mi ero ovviamente dimenticata l'idea geniale. Mio padre avrebbe detto che se era una cosa così geniale non me ne sarei dimenticata, ma nel mio caso é plausibile pure che mi dimentichi come mi chiamo, quindi facciamo che erano davvero idee geniali.
Quello che mi ha salvato é stato Google e il fatto che io sia (spoiler: sto per dire una cosa alquanto sborona) un piccolo genio della Seo, persino di quella involontaria, e che questo blog riesca a campare di rendita se non scrivo per lunghi periodi. Negli anni sono riuscita a fare indicizzare la qualunque, persino cose che avevo dimenticato di avere scritto e qui mi vengono sempre in mente le parole di Chiara, quando mi disse che pensava che io fossi una delle poche che davvero ne sapeva di Seo. Ovviamente non sono una delle poche, ma evidentemente era vero che ne sapevo (finita la parentesi sborona, giuro).
Nell'ultimo mese ho apportato diverse modifiche al blog (non io personalmente, io ho diretto i lavori perché non sarei stata capace di farlo da sola), é stato inserita la moderazione nei commenti ed un sistema di filtraggio spam pazzesco, roba che il 90% dei commenti degli haters finisce in automatico non so manco dove, quindi non mi devo neanche disturbare a leggerli.
Alcuni post sono stati trasferiti di modo da essere letti solo dopo che avrò saputo chi siete, a chi appartenete e il contenuto del vostro 730, dati che un haters ovviamente non darà mai (ma tranquilli, non li voglio, faccio a meno delle vostre visualizzazioni, quindi non fateci neanche un piccolo pensiero).
Il tutto, lo ammetto, con un po' di rammarico da parte delle mie amiche, che si divertivano a leggere cotanta miseria umana, quindi mi scuso e giuro che vi regalerò una borsa a testa, non una delle mie (quelle solo dopo che sarò morta), ma una nuova di zecca che sceglierò personalmente (a mio insindacabile gusto però, quindi non so se vi conviene). Contente?
A tal proposito, mi scuso con le persone normali che magari hanno visto finire i loro commenti in spam e quindi non hanno mai avuto risposta. Purtroppo succede. So che non dovrebbe, ma la verità è che non ho assunto degli Umpa Lumpa che leggono tutti i commenti -tra una tavoletta di cioccolata e l'altra ovviamente- rendendosi conto di chi è un haters annoiato e chi una persona normale, ma banalmente sono stati impostati dei criteri ed è tutto automatico. Potete scrivermi e risolverò il problema (anche in questo caso non io personalmente, ma comunque il problema verrà risolto, giuro).
Ah, prima che urliate allo scandalo (so che lo farete: i miei cuccioli di odiatori, dopo qualcosa come cento commenti di media al giorno, li conosco), voglio che sappiate che questo blog è mio e io qui posso tutto: mandarvi in spam, rendere privato tutto o parte del blog, fare qualsiasi cosa e, pensate, se domani decido di mettere la foto di un pene gigante al posto dell'immagine di copertina posso farlo, considerato anche che l'apologia di organi genitali maschili non è reato.
Se é stato utile mettere queste restrizioni? In un mese siamo passati a centinaia di commenti al giorno da parte di haters a meno di trenta, fate voi. Che poi erano -e presumo siano ancora- sempre le stesse persone, una roba ai limiti dell'imbarazzante l'avere tutto questo tempo da perdere, quindi insomma: io perdo meno tempo a leggere insulti e rispondere pure, il blog è "pulito" e siamo tutti più felici. Almeno io lo sono, gli altri non so, ma fatemelo sapere, vi ascolto volentieri.

Ho promesso a me stessa di tornare a dedicare tutto il tempo che merita a questo blog e mi sto davvero sforzando di farlo, anche se questo significa dormire meno e rinunciare a qualcosa perché continuo a metterci ore per scrivere ed editare un post, però non posso dimenticare tutte le cose belle che mi ha portato e che voglio che continuino ad esserci. 
E quindi scusa NonPuòEssereVero (se il Mac esplode sarò l'unica responsabile, lo so), prometto che non lo faccio più. 


Ah, prima che le vostra dita corrano veloci sulla tastiera per dire qualche stronzata che tanto probabilmente finirà in spam, vi invito a leggere questo post e, se é il caso, a tagliarvele ste benedette dita che le state usando male. Molto male. Malissimo.

Ah, seguirà -prima o poi- post con classifica dei migliori commentatori disagiati dell'anno 2020.


Questo post é per Claudia, per Laura e per Linda.
Grazie, davvero. Di tutto quello che avete fatto e che so che ancora farete.
Perché lo sapete, mi hanno insegnato a dire grazie e io preferisco dirlo una volta in più piuttosto che una in meno. 


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venerdì 5 giugno 2020

Claudia, ventidue anni dopo

Claudia é la mia amica di sempre, questo lo sanno più o meno tutti.
E io volevo assolutamente scrivere di lei, di noi, di come abbiamo vissuto questa quarantena, però mi sembrava riduttivo parlare di amicizia in generale con riferimenti a fatti, cose e persone che in realtà non sono puramente casuali, quindi questo post si chiama Claudia perché parla -appunto- di lei, di noi, di come abbiamo vissuto questa quarantena, ma non solo.

Claudia ed io siamo il giorno e la notte, basta guardarci.
Molto bionda lei, molto mora io (al netto delle mèches).
Io i piercing e i tatuaggi, lei manco un brufolo. Giuro, sono seria.
Cosmpolitan lei, Sprite io.
Odiosa io, antipatica lei (che forse queste sono cose affini, non so).
Sempre perfetta e impeccabile lei, mentre io la mattina neppure mi pettino perché non ho tempo e comunque non mi va.
Make-up artist mancata lei, mentre io sto ancora cercando di capire come si mette la matita sopra l'occhio.
Insomma, siamo molto diverse, estremamente diverse.


Siamo cresciute insieme, condividendo più o meno qualsiasi cosa, dalle cose belle a quelle molto brutte.
E adesso potremo dire di avere condiviso anche la quarantena durante la pandemia, che -voglio dire- non é mica da tutti. Sempre insieme, non ci siamo mai lasciate.
No, non abbiamo violato il lockdown, considerato che tra casa mia e casa sua ci sono esattamente 940 di distanza (ho guardato su Maps perché va bene tutto, ma il chilometraggio esatto non lo sapevo).

Credo di poter affermare che se non avessi avuto Claudia probabilmente non sarei stata così bene durante questi tre mesi.
Entrambe felicissime di stare a casa e incredule all'idea che ci fosse qualcuno che volesse uscire a tutti i costi, abbiamo suddiviso le nostre giornate in momento allenamento, momento consulenza, momento gestione alimentazione, momento pettegolezzo, momento pettegolezzo stronzo (ammettetelo, lo fate tutti con le vostre amiche del cuore, provate a dire di no), momento qualsiasi cosa vi venga in mente scambiando consigli, pareri, qualsiasi cosa come non facevamo -perché non avevamo il tempo di farlo- da anni, credo più o meno quindici.
Quando Claudia é tornata al lavoro, più o meno una settimana prima di me, io mi sono trasformata nella moglie paranoica che allo scattare della fine del turno chiedeva se era tutto ok. Giuro però che l'ho fatto perché lei lavora a contatto con il pubblico e questa cosa mi metteva ansia perché la mia fiducia nei confronti del prossimo, quando si parla di gestione delle regole durante una pandemia, é più o meno pari allo zero.

Ma soprattutto: Claudia ha capito tante cose, alcune addirittura prima che gliele dicessi, ha capito me, i miei stati d'animo in un periodo che sarebbe potuto essere orribile (qui e un po' anche qua si capisce perché) e che invece é stato felice, probabilmente anche perché avevo lei.
Abbiamo riso di cose di cui altri probabilmente avrebbero pianto o quanto meno si sarebbero arrabbiati, abbiamo trovato la forza di fare cose che non avremmo fatto (banalmente gli stacchi rumeni con gli zaini riempiti di bottiglie d'acqua, per dirne una).

L'amicizia a trent'anni é diversa da com'era a sedici anni.
A trent'anni si é amiche nonostante le diversità ed é in quella diversità che, alla fine, trovi milioni di punti in comune.
A trent'anni non importa più avere tutte lo stesso reggiseno, comprato rigorosamente identico, il sabato sera (si, é una storia vera e, nello specifico il reggiseno in questione era un WonderBra nero che non so manco se esiste ancora), né importa più avere lo stesso motorino (nel caso specifico, lo Scarabeo, anche quello non so mica se esiste ancora, in giro non ne ho più visti).
A dire il vero, a trent'anni non importa manco più uscire il sabato sera, almeno nel nostro caso.
A trent'anni si può essere amiche anche se non ci si vede tutti i giorni, anche se non vedi l'ora di riabracciarti. E, mentre aspetti quel momento, puoi permetterti di frantumare le gonadi perché vuoi andare proprio in quel ristorante a 80 km da casa, anche se l'ultima volta che siete andate in quel paesello insieme avete vissuto un'avventura ai limiti dell'assurdo (qui per saperne di più).
A trent'anni segui i consigli delle amiche, ma puoi comunque insultarle per questo (bevo Aloe pura ogni mattina perché me lo ha detto Claudia e farà anche bene come dice lei, ma fa schifo, fa veramente tanto schifo e io sento il bisogno di farglielo sapere).
A trent'anni dovremmo avere tutti un'amica che sa che hai pianto, sofferto, che non é sempre stato facile, ma che é lì mentre ti rimetti in piedi, asciugandoti la lacrime prima ed esultando dei tuoi successi dopo.
E io ho Claudia, voi non so.
E questo post se lo meritava. Per la quarantena, perché ogni mattina ci svegliamo insieme e ogni sera ci addormentiamo insieme nonostante i 940 km, per quando ci siamo laureate, per quando abbiamo festeggiato i compleanni, per quando le riempivo l'armadio di scritte (che, per la cronaca, esistono ancora), per quando mi sono sposata e per quando é morto mio padre, per quando ho fermato per strada un tizio dicendogli "stasera esci con la mia amica, vedi che puoi fare" solo perché mi stava antipatico dieci anni prima e per un sacco di altre cose.



Ps. Di Claudia avevo già parlato cinque anni fa, trovate qui il post.
Avrei voluto mettere molte più foto nel post, ma Claudia é della vergine, in questo momento non può approvarle, quindi meglio di no.



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martedì 2 giugno 2020

L'estate, i chili di troppo, la cellulite e le lamentele

È arrivata l'estate, prepotente e fastidiosa, subito dopo un lungo lockdown, fatto di palestre chiuse e di tempi morti che -molti, ma non tutti- hanno occupato cucinando pizze, torte, pane e roba che non ho ancora capito cosa fosse, ma che probabilmente aveva le stesse calorie di quello che io mangio in una settimana intera. E, fidatevi, io mangio tantissimo, più di quanto possiate immaginare.

Comunque, dicevo: é. arrivata l'estate, che io non ho mai amato (qui avevo anche spiegato più o meno perché), quindi si va al mare (con la mascherina magari, ma di sicuro non con lo scafandro), ci si scopre, si mostrano le gambe, le braccia e i chili di troppo.
Sarò impopolare, lo sarò sicuramente, ma non faccio altro che sentire e leggere di gente che prima non aveva tempo di andare in palestra e mangiare bene, poi aveva troppo tempo libero perché non andava al lavoro e quindi lo occupava mangiando e stando sul divano perché si annoiava. E io lo capisco, eh. Non é un obbligo andare in palestra, tenersi in forma e, in ogni caso, la Nutella e le merendine confezionate sono buone (per quello che mi ricordo), quindi fate anche bene, però magari poi non vi lamentate, anche perché -devo dirvelo- nessuno guarderà i vostri chili di troppo, reali o frutto di paranoie che siano, al mare. 
Io al mare al massimo guardo i costumi da bagno, quando passa il tizio con il baracchino. Oppure guardo l'orologio per vedere se sono passate le tre ore di digestione per potere fare il bagno. No, non fate commenti, mia madre mi vede pure se non é lì con me ed é pronta a cazziarmi aspramente dopo avermi elencato tutte le atrocità di una morte lenta e dolorosa per una congestione in pieno Agosto, con la temperatura dell'acqua del mare a 35°, dopo aver mangiato una granita al limone. E io non me la sento di deluderla bagnandomi le punte dei piedi prima che siano passate tre ore.

In ogni caso, visto che é arrivata l'estate e dovrete necessariamente spogliarvi, sia per andare al mare, sia per sopravvivere all'afa della città, invece di lamentarvi di non avere tempo, potete fare qualcosa di più costruttivo. Non che io sia la regina dei consigli costruttivi, ma almeno di alimentazione sana e attività sportiva ne so parlare.

Quindi insomma, cosa fare per rimettersi in forma?

-Mettersi a dieta: no, non dovete mangiare l'insalatina scondita ed eliminare i carboidrati. 
Mangiate il pane, la pasta, la pizza e, se proprio vi manca l'impastare compulsivo da quarantena fateveli voi. Dimagrire, mettersi a dieta, seguire un'alimentazione sana (che poi cosa minchia vorrà dire sana non si sa), non significa non mangiare. Significa mangiare tutto, concedersi dei pasti liberi (meglio conosciuti come sgarri, termine che a me fa abbastanza antipatia, ma tant'è), fare merenda con un gelato, mangiare la cioccolata dopo cena e via dicendo, a patto e condizione che le calorie ingerite siano quelle giuste per noi, né troppe, né troppo poche.
Poi se proprio vogliamo farla bene, possiamo metterci a calcolare anche i macro di modo da dare all'organismo il giusto apporto di tutto che ci serve, fare ricomposizione corporea e via dicendo, ma capisco che questo é lo step successivo.
Ogni volta che sento "non mi metto a dieta perché mi piace mangiare" mi chiedo sempre se chi lo dice ha idea che esiste gente a dieta che mangia circa 2800 calorie al giorno (ogni riferimento a fatti, cose, persone non é puramente casuale). Poi esistono anche quelli che ne mangiano 1200, ma più che dispiacermi per loro non so che fare.
Se pensate di poter fare da soli bene, se no rivolgetevi ad un professionista che vi ascolta, che capisce quali sono le vostre esigenze e che non vi faccia morire di fame.


-Fare attività fisica: no, non dovete necessariamente caricarvi sulle spalle un bilancere da 100 chili e fare ottanta squat di fila fino a stramazzare al suolo con la schiena distrutta. Non subito almeno. O forse mai che magari la ghisa vi fa schifo e vi farà schifo per sempre, sono gusti, come in tutte le cose. 
Io, ad esempio, odio gli affondi e continuo a utilizzare come scusa il ginocchio rotto tre anni fa (qui per saperne di più), anche se poi alla fine li faccio comunque.
Potete andare a camminare. Prendetevi un cane e vedrete che farete una quantità pazzesca di km ogni giorno, se volete vi presto uno dei miei per vedere come va. 
Andate a correre, se vi piace, ma fatelo con le scarpe giuste altrimenti vi fate male (io ho le Pegasus, ma credo ne esistano decine e decine di modelli diversi).
Andate a ballare tango o a fare pole dance (che secondo me é fighissima, io stramazzerei al suolo dopo otto secondi, ma non tutti sono così impediti).
Oppure provate la sala pesi e vi tonificherete che é una meraviglia, perdendo centimetri. Io sono di parte, quindi non insisto, ma sappiate che é bellissimo.
Se non avete tempo per andare in palestra o la considerate una spesa eccessiva, esistono tantissimi modi per allenarsi a casa, ci sono video, applicazioni, tutorial, qualsiasi cosa. E poi gli attrezzi potete comprarveli: io ho un bilanciere, manubri, dischi, elastici (che i cani mi mangiano regolarmente), la corda, un trx comprati perché non si sa mai.
Non vi consiglio pilates, zumba, yoga e roba del genere perché li trovo tremendi, ma magari a voi piacciono. Nel caso, non lo voglio sapere.

Oppure, semplicemente, se non vi va di fare le cose di cui sopra, vogliatevi bene per come siete e non lamentatevi della cellulite, della pancia e dei jeans stretti.
La cellulite e la pancia ce l'hanno anche quelli magri, magari non tutti e magari non entrambe le cose, e i jeans si possono comprare di una taglia più grande.
Che poi, d'estate, non so nemmeno come facciate a portare i jeans.


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