Per circa un anno -forse anche qualcosa in più- questo blog è stato valvola di sfogo di una sfilza di haters.
Si definisce hater colui -o colei, abbiate pazienza ma a me gli asterischi alla fine delle parole stanno sulle palle- che, approfittando dell'anonimato del web si lascia ad andare ad insulti molto violenti.
Di solito, le vittime degli haters sono personaggi famosi che vengono insultati per il solo fatto di essere conosciuti. Io non sono famosa, ma non avete idea delle centinaia di commenti che ho ricevuto da parte di queste persone. Che ecco, forse definirli persone è un po' generoso, ma tant'è.
Ormai si sono diradati, non ho ancora capito se si sono rassegnati o se stanno scaricando la loro rabbia su qualcun altro, ma non è questo il punto.
I miei haters erano quasi tutti persone conosciute o, quanto meno, erano quasi tutti conosciuti quelli che siamo riusciti ad identificare. Si, sto dicendo esattamente quello che pensate: sono persone che conosco, che so come fatte, che hanno respirato -mio malgrado a questo punto- la mia stessa aria, che so se si lavano o se puzzano, di qualcuno anche la pizza preferita.
Inizialmente, io rispondevo a tutti, con pazienza, facendomi anche parecchie risate con le mie amiche, ma quando poi i commenti sono diventati non solo violenti, ma potenzialmente pericolosi e mi sono rivolta alla polizia postale (si, esiste davvero, non è un'invenzione dei media) mi è stato consigliato di evitare di rispondere.
Perché potenzialmente pericolosi e perché evitare di rispondere? Perché alcune di queste persone mi seguivano e controllavano, letteralmente, cosa a cui io non avevo poi dato così tanto peso, sbagliando.
Controllavano ogni mio social, per poi venire qui a sfogare la loro frustrazione inventando cose.
É rimasta nella storia quando uno di loro inizio a minacciarmi dicendo che avevo pubblicato la foto di una paziente ricoverata con me in ospedale che però non era una paziente, ma una coperta di lana appallotolata su un letto.
Sapevano cose di cui non avevo fatto menzione sul web e conoscevano i miei movimenti, presenti e passati. Non tutti ovviamente, ma ne conoscevano tanti, qualcuno conosceva anche il menù del mio matrimonio e si che io avevo invitato poche persone, tutte molto strette.
E comunque: uscivo per andare al lavoro? Tre minuti dopo arrivava il commento su quanto facesse schifo il mio outfit (che poi magari faceva schifo sul serio, considerato che mi vesto al buio, ma non è questo il punto).
Andavo in ospedale a fare una medicazione? Dicevano le peggio cose sulla mascherina che avevo scelto di indossare (e lo so, è una roba un po' ridicola, ma gli haters ragionano così).
E così all'infinito.
Ovviamente non hanno insultato solo me, ma anche i miei genitori (si, anche mio padre, ho sempre trovato pessimo insultare i morti, ma tant'è), le mie amiche, il Marito. Gli unici risparmiati, ora che ci penso, sono stati i cani, eppure assicuro a tutti che Fuffi non è simpatico per niente e che io stessa ogni tanto lo insulto, ovviamente però glielo dico in faccia (o, per meglio dire, sul muso).
Un giorno di fine estate, uno di loro si è spacciato per la mia amica Samira, ero a pranzo a Fiumicino e -manco a farlo apposta- le stavo registrando un messaggio vocale quando -appunto- un hater si è spacciato per lei che, va bene che siamo amiche da anni, però di sicuro non è divertente sapere che tenevano d'occhio anche lei e ne conoscevano il nome (e no, non l'avevo taggata in nessuna foto sui vari social in tempi recenti, quindi non erano risaliti a lei da qualcosa di recente).
Gli insulti erano variegati, di norma cercavano di mettermi in ridicolo senza motivo. Io dicevo una cosa e loro cercavano di trovare il pelo facendo insinuazioni poco eleganti, definiamole così. Insinuazioni che, fintanto che ho risposto, venivano smontate parola per parola.
Quando veniva smontata la loro tesi, la strategia era quella di commentare con un nome diverso (ma usando lo stesso identico indirizzo ip) o chiamare l'amico a dare man forte, scelta effettivamente meno diffusa.
In ogni caso, la cosa che tenevano a sottolineare più spesso è quanto io sia grassa, obesa, piena di ciccia trasbordante. Un continuo, eh.
Obesa, cicciona, vomito pieno di grasso, schifosa grassona e via dicendo. E ho una 42, eh, pensate cosa avrebbero potuto dirmi se avessi avuto -che so- una 46. Fermo restando che -sebbene io sia fissata con lo stare in forma- è sempre sbagliato insultare chi è grasso, magro, basso e via dicendo (questo in generale, al netto degli haters). Ci sono persone che combattono con dei demoni terribili a causa del proprio corpo e del cibo e no, non sto scherzando.
Dopo aver inserito la moderazione dei commenti, i filtri anti spam, reso private alcune sezioni del blog (in realtà una sola, ma tant'è) si è passati all'identificazione, lì dove è stato possibile.
Alcuni commenti sono stati ricondotti ad un'azienda, che conosco molto bene, proprietaria dei pc e della connessione da cui sono partiti i sopradetti commenti (ve lo spiego come si spiega ai bambini, ovvero come lo hanno spiegato a me). Qualcuno lo avevo intuito chi potesse essere, altri no e, ammetto, ne sono rimasta sorpresa. In ogni caso ovviamente ho poi fatto 2+2.
Ebbene si, esiste chi, mentre é al lavoro, pagato per fare qualcosa, passa il tempo a scrivere commenti al veleno su un blog.
Altri commenti, invece, sono stati ricondotti a privati, anche lì non mi sono stupita e sono riuscita a dare una spiegazione a quasi tutto. Di qualcuno in particolare avevo riconosciuto il modo di scrivere, di qualcun altro avevo capito dal nickname utilizzato, di altri ancora avevo ricollegato per cose che avevano scritto di cui magari erano i soli ad esserne a conoscenza.
No, non era una persona sola e, ad oggi, sono fermamente convinta che non ci fosse necessariamente un collegamento tra loro, quanto meno non tra tutti.
I commenti degli haters sono stati quasi tutti rimossi, é rimasto giusto qualcosa non troppo brutale. Si, ovviamente ne è stata conservata copia, ma ecco: chi arriva qui non leggerà più quello schifo.
Non ci sono rimasta male in primis perché credo nel karma e poi perché, in questi casi, nascono dei sentimenti contrastanti.
C'è gente che mi ha dedicato ore, giorni, settimane. Se da una parte questo comportamento è da considerarsi folle per ovvi motivi, dall'altra voi immaginate di avere più persone che trascorrono le loro giornate appresso a voi, a controllare ogni singola cosa che fate e via dicendo.
Non fraintendetemi, è un comportamento malato e queste persecuzioni sono da condannare, ma a me avere questa gente così tanto in fissa con me da perdere tutto questo tempo mi ha fatto riflettere e, in certi casi, anche sentire importante. So che detta così potrebbe sembrare che ne sia stata felice, ma mi auguro -lo spero davvero- che si capisca cosa intendo.
E poi, è grazie a queste persone che non ho mollato il blog, anche se avevo poco tempo e poca voglia di scrivere, sarà che in molti commenti -per buttarmi giù- invocavano la chiusura di questo blog e a quel punto non lo avrei chiuso per una questione di principio.
Infine, mi sono resa conto che alcuni di loro insultavano perché volevano carpire notizie: volevano sapere dov'ero, con chi stavo, che facevo, i miei cani, i miei figli, i miei allenamenti, il mio lavoro e via dicendo. Era una malata sete di informazioni più che una vera volontà di insultare. Pensavano che provocandomi avrei dato loro le informazioni che volevano sapere e che no, non si trovano sui social.
Banalmente, avrebbero potuto scrivermi o chiamarmi, magari si sarebbero presi un vaffanculo, ma avrei apprezzato il coraggio.
Qualora ve lo stiate chiedendo si, alcune di queste persone le ho incontrate o sentite, probabilmente non sapevano che erano state identificate -non ancora almeno- e si, ebbene si, la mia migliore amica e mia madre mi fanno meno feste quando mi vedono dopo mesi che non ci vediamo.
A me veniva da ridere e, in alcuni casi, avrei voluto dire "scusa, ma io non sono la cicciona vomitona?", magari in risposta ad un "come stai bene".
C'è anche chi, nei commenti, si è spacciato per mio amico o amica, raccontando di quanto eravamo amici e di come -visto che sono brutta e cattiva- la nostra fantastica amicizia fosse finita, ovviamente per causa mia. Parliamo di persone che, quando ho capito chi fossero, ho contato le cose che avevamo fatto insieme -ovviamente anni e anni prima- e stavano tipo sulle dita di una mano. Che va bene che sono simpatica e ho la casa al mare, però magari se ne sarebbero dovuti fare una ragione da tempo.
Ammetto che mi sono fatta molte risate grazie ai miei haters e che in fondo mi sono preoccupata -e neanche troppo a lungo- solo perché chi ha più esperienza di me in queste cose mi ha messo in guardia, ma c'è un ma.
Io ho un carattere molto particolare, sono una che -spesso e volentieri- passa per strafottente.
In realtà più che essere strafottente, mi lascio scivolare addosso molte cose, se chiudo con qualcuno non mi manca, se mi insultano me ne frego (ma, come dice il mio capo, ho un IO talmente grande che è' scritto tutto maiuscolo), ho una enorme autostima (forse troppa, ne basterebbe meno, ma non è colpa mia) e questo è stato sicuramente fondamentale nel prenderla così sportivamente. Forse qualcun altro non avrebbe retto ad oltre un anno di insulti, alcuni per altro molto pesanti, non so.
Sarebbe bello se tutti avessero il coraggio di dire in faccia quello che pensano, ma visto che non è così e che di bulli, cyberbulli ed haters è pieno il mondo, se un domani vi doveste trovare in una situazione analoga, vittime di gente malata, denunciate. Non vi costa nulla, nessuno se la prenderà con voi, ma troverete qualcuno disposto ad aiutarvi e a risolvere il problema.
Se volete leggere un altro post sull'argomento che avevo scritto quando avevano iniziato a perseguitarmi (passatemi il termine) da poco cliccate qui.