Io sono allergica e mi piace viaggiare.
Per essere precisi, sono allergica all'LTP, una proteina mannara presente praticamente ovunque.
Non sono allergica a tutte le LTP, ma siccome nella vita mi ritengo molto fortunata, sono allergica a quasi tutte.
E siccome sono davvero molto fortunata, sono anche allergica in modo grave.
Andare in giro e dire "sono allergica all' LTP" significa farsi quanto meno prendere per pazzi e, a dire il vero neanche io, fino a un po' di tempo fa, sapevo cosa fosse questa sigla.
Fino a qualche anno fa, io sapevo solo di essere allergica a un sacco di alimenti, così come sapevo che le mie allergie sono come le scale di Harry Potter: a loro piace cambiare o, se proprio vogliamo essere precisi, a loro piace aumentare.
Oggi gli alimenti a cui sono allergica non li conto più (in realtà, se mi ci metto vi dico anche il numero esatto, eh, ma poi mi deprimo), ma so che questa allergia ha un nome.
Non vi frantumerò le gonadi parlandovi di LTP come se fossi un medico, visto che di fatto una specializzazione in immunologia clinica non ce l'ho, ma ecco: è arrivata l'estate e sono arrivate le vacanze. E, a dirla tutta, io viaggio tanto non solo in estate, un po' per lavoro e soprattutto per piacere e per passione.
Viaggio in nave, in aereo, in treno, in macchina e vado più o meno ovunque mi vada di andare.
Viaggio da sola, con mio marito, con gli amici, con i miei genitori.
Se vi state chiedendo se si può viaggiare e se si può mangiare in viaggio con un'allergia alimentare la mia risposta sarà sempre si. Non forse si, ma si. Si può fare, io lo faccio, l'ho sempre fatto e sempre lo farò perché chiudersi in casa ad aspettare la morte per inedia non fa per me.
Come si fa a viaggiare in compagnia di un'invadente allergia alimentare?
Prima di tutto, ecco, bisogna essere abituati a vivere e convivere con le allergie, bisogna avere in mente tutte le accortezze che vanno prese, ma è appunto abitudine. Io sono abituata, chi mi sta vicino pure.
L'abitudine si prende con il tempo, piano piano si inizia a pensare a cose a cui prima delle allergie non si sarebbe mai pensato.
L'abitudine si prende con il tempo, piano piano si inizia a pensare a cose a cui prima delle allergie non si sarebbe mai pensato.
Io non mangio mai in luoghi dove sarebbe difficile soccorrermi se mi accadesse qualcosa: quando si parte questi luoghi sono ad esempio l'aereo o la nave e, in generale, quanto meno per il viaggio, tendo a portarmi le mie cose cucinate da me (o da mia madre) in cucine (la mia e la sua) dove gli allergeni non entrano. In ogni caso, mangio quando sono arrivata a destinazione o prima di partire, insomma dove un'ambulanza può raggiungermi subito in caso di bisogno.
In aereo si può avvisare la compagnia dell'allergia e gli allergeni non verranno somministrati a nessuno. Ovviamente, ma mai dare per scontato, a supporto della tesi bisogna avere la documentazione necessaria che un allergico ha. Un non allergico a cui però non piace, che so, l'odore delle patatine si attacca, com'è giusto che sia.
Quando arrivo a destinazione, per tutta la durata del soggiorno, mangio solo cibi che sicuramente non sono contaminati, anche se -inutile negarlo- un minimo fattore di rischio può esserci sempre, purtroppo.
Una buona idea è quella di mettere in valigia cibi sicuri di modo da poter sopravvivere qualora non si trovasse nulla, ma senza esagerare.
Una buona idea è quella di mettere in valigia cibi sicuri di modo da poter sopravvivere qualora non si trovasse nulla, ma senza esagerare.
Se devo mangiare in un ristorante o in un bar prima mi guardo intorno, poi chiedo.
E per chiedere non intendo che faccio una domandina, ma piuttosto che faccio quel mezzo milione di domande che potrebbero apparire superflue, ma che per me sono di fondamentale importanza.
Spiego poi la gravità del problema, preciso che anche una piccolissima contaminazione potrebbe uccidermi e che, se non sono sicuri, preferisco mi dicano che non lo sono.
Digiuno se è il caso, non è un problema. Di certo è inspiegabile che nonostante tutti i digiuni a cui sono stata costretta, per dimagrire sono dovuta andare da una dietologa, ma tant'è.
Digiuno se è il caso, non è un problema. Di certo è inspiegabile che nonostante tutti i digiuni a cui sono stata costretta, per dimagrire sono dovuta andare da una dietologa, ma tant'è.
Se capisco che posso mangiare in un determinato locale, quando arriva il cibo lo odoro -si esatto, lo odoro- e lo osservo attentamente da ogni angolazione. Se sono con mio marito o con i miei genitori prima lo faccio assaggiare a loro che a qualcuno potrebbe anche fare schifo che qualcuno assaggi il proprio cibo, ma pazienza. Meglio lo schifo che restarci secchi.
Se proprio non trovo niente (succede più spesso di quanto crediate), un supermercato da qualche parte ci sarà e a quel punto leggo ogni singola etichetta, evitando in ogni caso cibi troppo elaborati.
In Italia è facile visto che etichette sono scritte in italiano, all'estero è essenziale sapere come si dicono e come si scrivono gli alimenti cattivi in inglese e nella lingua del posto.
Non do mai per scontato che dove vado sappiano l'inglese. MAI.
Visto che, ecco, imparare lo svedese o il cirillico non è esattamente una cosa che si può fare in un paio di giorni, basta scrivere il nome di tutti gli alimenti nella lingua che serve, in stampatello e non in corsivo perché lo stampatello è più chiaro, meglio ancora scriverlo al pc e stampare la lista.
La lista serve sia per leggere le etichette, sia per eventualmente mostrarla in bar, ristoranti e via dicendo.
In ogni caso, una scatoletta di tonno può andare bene senza troppi complimenti, possibilmente al naturale che l'olio se non di oliva (almeno nel mio caso) sa essere tanto buono quanto letale.
Mangiare può passare in secondo piano se è il caso, l'importante è viaggiare.
E non si viaggia mai da soli.
Si lo so che ho detto che io viaggio anche da sola, eh, non ho cambiato idea.
Io viaggio da sola, ma non da sola: con me c'è sempre il kit salvavita.
Cosa contiene il kit salvavita? Due autoiniettori di adrenalina semplicissimi da utilizzare, due diversi tipi di cortisone in compresse, due diversi tipi di cortisone in fiale, un antistaminico in fiale, tre diversi tipi di antistaminico in compresse, una crema cortisonica, il Ventolin.
Ho anche le siringhe e si, so fare le punture nel senso che io le punture me le faccio anche da sola, oltre a farle agli altri. Ho imparato perché non è detto che chi ci circonda le sappia fare.
Se state pensando che non è sicuro farsi le punture da soli, tornate a dirmelo quando avrete provato la sensazione della gola che si chiude e dell'aria che non arriva ai polmoni e poi ne riparliamo, scusate la brutalità.
Se state pensando che non è sicuro farsi le punture da soli, tornate a dirmelo quando avrete provato la sensazione della gola che si chiude e dell'aria che non arriva ai polmoni e poi ne riparliamo, scusate la brutalità.
Chi viaggia con me -se viaggio in compagnia- sa di questo problema, è in grado di intervenire e può farlo in due modi: ascoltando quello che dico io che conosco le mie allergie e le mie reazioni allergiche meglio di chiunque altro o, se io non sono in grado di fare da guida, prendendo l'adrenalina e chiamando immediatamente il 118 (o il 911 o, in generale, il numero delle emergenze, bisogna documentarsi prima su quale sia il numero in base al paese in cui ci si trova).
Nel kit ci sono i miei dati, il permesso a viaggiare con me per i farmaci (ad onore del vero nessuno mi ha mai chiesto niente), la delega ad agire per chi è in grado di farlo (che non si sa mai), il mio piano terapeutico, le istruzioni d'uso dell'adrenalina.
Nel mio portafoglio c'è un foglio che spiega qual è la mia patologia, cosa fare e chi chiamare se mai dovesse succedermi qualcosa.
Il foglio in questione va scritto non solo in italiano, ma anche in inglese e nella lingua del posto se si va all'estero.
Nel mio cellulare ho impostato la pagina d'emergenza che dice che sono gravemente allergica all' LTP, che ho l'adrenalina in borsa (e ce l'ho sempre) e i numeri da chiamare, oltre a quello delle emergenze, che sono quello di mio marito e quello di mia madre che sanno che devono rispondere sempre a qualsiasi numero.
È in lavorazione un bracciale con un ciondolo che spiega tutto quello che è spiegato dal foglio e dal cellulare che io non lo so mica cosa potrebbe andare a guardare un eventuale soccorritore per strada.
E poi ci vuole una dose di coraggio enorme.
Una dose di coraggio che deve farvi scattare la voglia di non stare chiusi in casa, di uscire, di viaggiare, di fare qualsiasi cosa normalmente (o quasi).
Il cibo è importante, ma non è tutto, un allergico può viaggiare, deve solo farlo in modo consapevole, tenendo a mente che una distrazione può costare la vita, ma quello -credetemi- è impossibile da dimenticare.
Se volete avere un'idea di com'è viaggiare con le allergie, in questo post ho raccontato la nostra esperienza ad Amsterdam con le mie allergie.
La foto del post è di Samira El Bouchtaoui, l'ha scattata per me e ritrae una valigia piena di allergeni, almeno per me. Quell'anguria che non è un alimento a cui sono allergica è adesso contaminato perché entrato a contatto con le pesche, sembra banale, ma non lo è.
La foto è stata scattata a parecchi km di distanza da me per ovvie ragioni di sicurezza.