Oggi è lunedì. Un maledetto lunedì.
Fino ad un mese fa io amavo il lunedì, poi non so che è successo.
Adesso già la domenica sera divento malmostosa e il lunedì mattina vorrei lanciare la sveglia dalla finestra. Smetto di lamentarmi solo quando arrivo a lavoro e riprendo non appena esco.
È evidente che il lavoro mi mette di buon umore, a differenza del lunedì.
Ops, ho ripetuto quattro volte in cinque righe la parola lunedì. E' evidente che c'è un problema e anche bello grosso.
Ops, ho ripetuto quattro volte in cinque righe la parola lunedì. E' evidente che c'è un problema e anche bello grosso.
Stamattina il lunedì si è mostrato a me in tutta la sua perfidia: alle 7 avevo già la febbre a 37.9° , ma io -testarda come un mulo- volevo comunque andare in ufficio. Eppure mi hanno sempre detto che la mattina è sempre più bassa la febbre e aumenta nel corso della giornata.
Ho provato a prendere la macchina, ma niente, ha deciso di non partire e la colpa é pure la mia che ho lasciato accesso di tutto. La batteria mi guardava sicuramente col ghigno beffardo pensando: "Vaffanculo stronza!!!".
Alle 8.55 ero in ufficio, alle 9 è entrato il mio collega al quale è bastato un attimo.
"Ma che cosa hai?"
"La febbre"
"Vai a casa"
"Vai a casa"
Ho resistito ben trentacinque minuti, poi ho preso il pc per poter lavorare da casa e sono andata via, anche perché -ecco- il collega aveva già creato una barricata per proteggersi da germi e batteri che potevo spargere. Non ha nemmeno voluto che mi avvicinassi troppo alla sua scrivania.
"Stai lontana" mi ha detto.
Trentacinque minuti di agonia in ufficio, seguiti da altrettanti di quasi morte sui mezzi pubblici febbricitante, accaldata nonostante gli 0° , con la borsa gigante da una parte e il pc dall'altra.
Dovrei tornare a usare le borse piccole e possibilmente metterci dentro solo lo stretto indispensabile.
E quindi, ufficialmente, sono entrata nel loop di quelli che odiano il lunedì.
Non ero riuscita a sedermi sulla metro, ad un certo punto ho detto a mia madre al telefono che non sapevo se mi stava salendo o meno la febbre, ma che probabilmente ero già a 38° e intorno a me si è fatto il vuoto. Un intero vagone metro a mia disposizione.
Che poi oh, voi che siete fuggiti sappiate che l'influenza non vi risparmierà. Anche io ho evitato accuratamente tutti gli untori che ho incontrato nel mio cammino, ma non è bastato.
Vero è che sabato non ho resistito al richiamo di Primark e, io che odio i centri commerciali, mi sono fiondata dentro quello che mi riferiscono essere il centro commerciale più grande d'Europa per spulciare ogni singolo scaffale di Primark. OGNI SINGOLO SCAFFALE. Non sto scherzando.
Tra la folla presente al centro commerciale c'era sicuramente un untore, io lo so. Ne sono sicura. Me lo sento.
Comunque, adesso che odio anche io il lunedì devo farvi sapere che: la macchina sarà sistemata stasera, grazie al padre di una mia amica che se ne sta occupando mentre io conto i germi sul divano completamente avvolta da una copertina di pile che manco mia nonna.
La dottoressa mi controllerà oggi pomeriggio, la febbre intanto -nonostante abbia più antipiretici che sangue in corpo- è sempre lì, fissa sui 38°.
Mi avevano suggerito l'ospedale visti i precedenti e visto che ancora del tutto non mi sono ripresa, ma ecco, ne faccio a meno. La copertina e la tachipirina -sempre sia lodata- possono bastare.
Il mal di testa si è un po' affievolito, dandomi modo di stare davanti al pc a lavorare e studiare. Studiare milioni di cose in inglese che domenica è qua che arriva e io non solo dovrò essere completamente guarita, ma anche perfettamente in grado di lavorare in inglese.
E infine, se siete convinti che siano gli uomini a lamentarsi quando sono febbricitanti sappiate che ho già scritto il testamento. E ho lasciato tutto, borse e scarpe comprese, al cane.