Quando mia madre si è trasferita a Roma, la mia vita è cambiata. In meglio ovviamente.
Era poco più di un anno fa quando mia madre, al telefono, mi disse che stava pensando seriamente di trasferirsi a Roma. Era appena tornata da una crociera lunghissima (ma considerate che in navigazione non le prendeva il telefono, quindi percepivo ogni ora come tre giorni) ai Caraibi e le era balenata questa idea per la mente.
"Aspetta Madre, fermi tutti, adesso vengo lì e ne parliamo".
Avevo chiesto qualche giorno di ferie ed ero corsa a Palermo. Mia madre sembrava convinta, avevamo iniziato a valutare svariate ipotesi e, una volta rientrata a Roma, avevo iniziato a cercare casa per lei.
L'impresa sembrava impossibile, non riuscivo a trovare niente di decente, finché un giorno mi si è presentata davanti una casa quasi perfetta, a soli seicento metri da casa mia.
Mia madre non l'ha nemmeno vista, se non attraverso un video che avevo fatto con il cellulare.
Io avevo rispettato -ovviamente- ogni sua richiesta e avevo valutato ogni singola cosa.
La casa sarebbe stata libera solo ad Agosto -era Aprile quando l'ho vista- e a quel punto bisognava capire cosa tenere e cosa lasciare di una vita intera trascorsa in una casa enorme, più grande il doppio di quella in cui sarebbe andata a vivere.
Sono tornata a Palermo e ho iniziato a fare scatoloni. Di libri, di piatti e bicchieri, di tutti i ricordi della mia adolescenza, delle coppe di mio padre, di un sacco di altre cose.
Avevo parlato con il traslocatore insieme a mia madre, abbiamo organizzato ogni singola cosa.
Sarei dovuta tornare a Palermo a Giugno, per tutto il mese, rifinire con lei le ultime cose, partecipare al memorial che si è svolto all'ippodromo di Palermo in memoria di mio padre (qui se volete vedere il centrale), vivermi la mia città natale, le mie amiche (soprattutto lei che resta sempre e comunque il mio porto sicuro) e un sacco di altre cose, ma siccome la fortuna é cieca, ma la sfiga ci vede benissimo, a fine Maggio sono stata operata a menisco e crociato e, nonostante mi sia letteralemnte fatta il c**o per rimettermi in piedi, non sono riuscita ad andare. Ho però scelto le coppe per la premiazione del memorial, sobrie come piacciono a me.
Mia madre, arzilla settantaquatrenne (quando leggerà che l'ho chiamata così probabilmente mi farà torturare dal gatto, ma tant'é), se l'é quindi dovuta cavare da sola nel rush finale di questo trasloco dalla Sicilia verso il continente.
Ha preso la nave da Termini Imerese a Civitavecchia la notte tra il 31 Luglio e il 1 Agosto con il gatto e poche altre cose (tra cui litri di olio, tantissimi litri di olio perché ad un siciliano puoi togliere quasi tutto, ma di sicuro non l'olio buono) ed è arrivata a casa mia nel pomeriggio.
Quella mattina, vista l'impossibilità di mettermi in contatto con Madre, avevo controllato con un mio collega lo stato di avanzamento della nave nel Mar Mediterraneo, dopo che lui aveva intercettato la nave tra quel mezzo milione di navi, barche, barchette che navigavano felici.
Ed é stato così che nel primo pomeriggio, la Madre é arrivata finalmente a casa mia.
Per festeggiare il suo arrivo, ho trascorso tutta la sera a cercare il gatto che sembrava sparito nel nulla. Mia madre ovviamente sosteneva che l'avevano mangiato i miei cani -che pesano meno di lui e comunque hanno paura dei gatti- mentre io sostenevo che si era suicidato buttandosi dal balcone. In realtà il gatto era solo andato nel balcone della vicina a farsi un giro e si è palesato solo dopo che avevo smontato tutta la casa, suonato a tutti i vicini, preso gli insulti di mia madre, ordinato ai cani di dirmi dove cavolo era finito quello str***o con coda e vibrisse. L'amata madre ha comunque asserito che il gatto era andato dalla vicina perché infastidito dalla presenza invadente dei due cani che avevano addirittura osato stare nelle loro cucce a casa loro. Sti maleducati a quattro zampe.
Agosto è stato un mese difficile, difficilissimo.
Quando finalmente la casa era pronta, non era comunque ancora arrivato il camion dei traslochi -che è poi arrivato dopo venticinque giorni- e, in ogni caso, a Roma era praticamente tutto chiuso, tutti in ferie e qualsiasi cosa ci servisse bisognava aspettare (banalmente, un elettricista o qualcuno per le pulizie, ma potrei fare un sacco di altri esempi). Quando é arrivato il camion, é stato necessario aprire gli scatoloni che erano talmente tanti che ancora adesso qualcuno giace lì, chiuso, in attesa che a qualcuno venga l'ispirazione per aprirli. Mia madre sostiene che dovrei farlo io, il che potenzialmente potrebbe essere vero, tuttavia al momento non ne ho intenzione.
Poi, piano piano, la strada é diventata in discesa.
Sono trascorsi sette mesi da quando mia madre vive a Roma.
La vedo praticamente tutti i giorni, anche solo per cinque minuti.
Abita a seicento metri da casa mia, quindi posso passarci anche per un attimo quando porto fuori i cani. Dove non arrivo io che tra palestra, lavoro e commissioni sono fuori casa quattordici ore al giorno, arriva lei.
Quando a Dicembre ho avuto un malore, é stata lei a portarmi al pronto soccorso, nonostante io avessi detto che non era niente. Al pronto soccorso c'ero arrivata in codice rosso, mi avevano ricoverata d'urgenza, in molti -troppi- hanno pensato che o non ne sarei uscita o ne sarei uscita in malo modo. Mia madre é sempre stata lì, chissà come sarebbe andata se era a Palermo e non a Roma.
Per sedici anni sono stata a 1000 km di distanza da lei (e anche da mio padre, finché c'è stato), mi sono persa molte cose. ho invidiato -si, invidiato- chi aveva i genitori a pochi km di distanza, poteva vederli quando e come voleva, senza bisogno di prendere un aereo o comunque un qualsiasi altro mezzo di trasporto a lunga percorrenza.
Quello di mia madre é stato un salto nel buio, fatto solo ed esclusivamente per amore nei confronti della sua bambina. Oggi ha una vita ancora più piena di quella che aveva a Palermo, per pranzare con lei é necessario prendere appuntamento un mese prima e rispettare pedissequamente la fascia oraria dedicata perché prima ha sicuramente una colazione e dopo una merenda o un aperitivo. O la scuola di balli country. O una gita da qualche parte. O un museo da visitare. O uno spettacolo da andare a vedere a teatro. O qualsiasi altra cosa vi venga in mente. Ma lei è fatta così, fa mille cose e se avanza tempo ci aggiunge la milleunesima.
É bello, bellissimo.