martedì 27 febbraio 2024

Quando mia madre si è trasferita a Roma dalla Sicilia

Quando mia madre si è trasferita a Roma, la mia vita è cambiata. In meglio ovviamente.

Era poco più di un anno fa quando mia madre, al telefono, mi disse che stava pensando seriamente di trasferirsi a Roma. Era appena tornata da una crociera lunghissima (ma considerate che in navigazione non le prendeva il telefono, quindi percepivo ogni ora come tre giorni) ai Caraibi e le era balenata questa idea per la mente. 
"Aspetta Madre, fermi tutti, adesso vengo lì e ne parliamo".
Avevo chiesto qualche giorno di ferie ed ero corsa a Palermo. Mia madre sembrava convinta, avevamo iniziato a valutare svariate ipotesi e, una volta rientrata a Roma, avevo iniziato a cercare casa per lei.
L'impresa sembrava impossibile, non riuscivo a trovare niente di decente, finché un giorno mi si è presentata davanti una casa quasi perfetta, a soli seicento metri da casa mia.
Mia madre non l'ha nemmeno vista, se non attraverso un video che avevo fatto con il cellulare.
Io avevo rispettato -ovviamente- ogni sua richiesta e avevo valutato ogni singola cosa.
La casa sarebbe stata libera solo ad Agosto -era Aprile quando l'ho vista- e a quel punto bisognava capire cosa tenere e cosa lasciare di una vita intera trascorsa in una casa enorme, più grande il doppio di quella in cui sarebbe andata a vivere.
Sono tornata a Palermo e ho iniziato a fare scatoloni. Di libri, di piatti e bicchieri, di tutti i ricordi della mia adolescenza, delle coppe di mio padre, di un sacco di altre cose. 
Avevo parlato con il traslocatore insieme a mia madre, abbiamo organizzato ogni singola cosa.
Sarei dovuta tornare a Palermo a Giugno, per tutto il mese, rifinire con lei le ultime cose, partecipare al memorial che si è svolto all'ippodromo di Palermo in memoria di mio padre (qui se volete vedere il centrale), vivermi la mia città natale, le mie amiche (soprattutto lei che resta sempre e comunque il mio porto sicuro) e un sacco di altre cose, ma siccome la fortuna é cieca, ma la sfiga ci vede benissimo, a fine Maggio sono stata operata a menisco e crociato e, nonostante mi sia letteralemnte fatta il c**o per rimettermi in piedi, non sono riuscita ad andare. Ho però scelto le coppe per la premiazione del memorial, sobrie come piacciono a me.
Mia madre, arzilla settantaquatrenne (quando leggerà che l'ho chiamata così probabilmente mi farà torturare dal  gatto, ma tant'é), se l'é quindi dovuta cavare da sola nel rush finale di questo trasloco dalla Sicilia verso il continente.

Ha preso la nave da Termini Imerese a Civitavecchia la notte tra il 31 Luglio e il 1 Agosto con il gatto e poche altre cose (tra cui litri di olio, tantissimi litri di olio perché ad un siciliano puoi togliere quasi tutto, ma di sicuro non l'olio buono) ed è arrivata a casa mia nel pomeriggio.
Quella mattina, vista l'impossibilità di mettermi in contatto con Madre, avevo controllato con un mio collega lo stato di avanzamento della nave nel Mar Mediterraneo, dopo che lui aveva intercettato la nave tra quel mezzo milione di navi, barche, barchette che navigavano felici.
Ed é stato così che nel primo pomeriggio, la Madre é arrivata finalmente a casa mia.
Per festeggiare il suo arrivo, ho trascorso tutta la sera a cercare il gatto che sembrava sparito nel nulla. Mia madre ovviamente sosteneva che l'avevano mangiato i miei cani -che pesano meno di lui e comunque hanno paura dei gatti- mentre io sostenevo che si era suicidato buttandosi dal balcone. In realtà il gatto era solo andato nel balcone della vicina a farsi un giro e si è palesato solo dopo che avevo smontato tutta la casa, suonato a tutti i vicini, preso gli insulti di mia madre, ordinato ai cani di dirmi dove cavolo era finito quello str***o con coda e vibrisse. L'amata madre ha comunque asserito che il gatto era andato dalla vicina perché infastidito dalla presenza invadente dei due cani che avevano addirittura osato stare nelle loro cucce a casa loro. Sti maleducati a quattro zampe.

Agosto è stato un mese difficile, difficilissimo.
Quando finalmente la casa era pronta, non era comunque ancora arrivato il camion dei traslochi -che è poi arrivato dopo venticinque giorni- e, in ogni caso, a Roma era praticamente tutto chiuso, tutti in ferie e qualsiasi cosa ci servisse bisognava aspettare (banalmente, un elettricista o qualcuno per le pulizie, ma potrei fare un sacco di altri esempi). Quando é arrivato il camion, é stato necessario aprire gli scatoloni che erano talmente tanti che ancora adesso qualcuno giace lì, chiuso, in attesa che a qualcuno venga l'ispirazione per aprirli. Mia madre sostiene che dovrei farlo io, il che potenzialmente potrebbe essere vero, tuttavia al momento non ne ho intenzione.
Poi, piano piano, la strada é diventata in discesa.



Sono trascorsi sette mesi da quando mia madre vive a Roma
La vedo praticamente tutti i giorni, anche solo per cinque minuti.
Abita a seicento metri da casa mia, quindi posso passarci anche per un attimo quando porto fuori i cani. Dove non arrivo io che tra palestra, lavoro e commissioni sono fuori casa quattordici ore al giorno, arriva lei.
Quando a Dicembre ho avuto un malore, é stata lei a portarmi al pronto soccorso, nonostante io avessi detto che non era niente. Al pronto soccorso c'ero arrivata in codice rosso, mi avevano ricoverata d'urgenza, in molti -troppi- hanno pensato che o non ne sarei uscita o ne sarei uscita in malo modo. Mia madre é sempre stata lì, chissà come sarebbe andata se era a Palermo e non a Roma.
Per sedici anni sono stata a 1000 km di distanza da lei (e anche da mio padre, finché c'è stato), mi sono persa molte cose. ho invidiato -si, invidiato- chi aveva i genitori a pochi km di distanza, poteva vederli quando e come voleva, senza bisogno di prendere un aereo o comunque un qualsiasi altro mezzo di trasporto a lunga percorrenza.

Quello di mia madre é stato un salto nel buio, fatto solo ed esclusivamente per amore nei confronti della sua bambina. Oggi ha una vita ancora più piena di quella che aveva a Palermo, per pranzare con lei é necessario prendere appuntamento un mese prima e rispettare pedissequamente la fascia oraria dedicata perché prima ha sicuramente una colazione e dopo una merenda o un aperitivo. O la scuola di balli country. O una gita da qualche parte. O un museo da visitare. O uno spettacolo da andare a vedere a teatro. O qualsiasi altra cosa vi venga in mente. Ma lei è fatta così, fa mille cose e se avanza tempo ci aggiunge la milleunesima.
É bello, bellissimo.
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giovedì 9 febbraio 2023

Sono nata donna, ma non sono una fattrice

Perché non fai un figlio?
Quando fai un figlio?
Se non hai figli non vali niente.
Mia moglie/mia zia/mia sorella alla tua età avevano già tre figli.
Un figlio è la cosa più nella del mondo, non sai cosa ti perdi.
Devi fare un figlio.
Ormai sei vecchia, devi sbrigarti a fare un figlio.
Perché non fai un figlio?
Quindi? Perché?
Fai un figlio.
Perché  non lo fai? 
Non sei nulla senza un figlio.


Perché sono cazzi -o forse sarebbe meglio dire uteri- miei.
Perché non posso averne.
Perché il mio compagno non può averne.
Perché sia io che il mio compagno possiamo avere figli, ma non arrivano, nonostante ci stiamo provando da cinque anni.
Perché il mio compagno mi riempie di botte, non so come uscirne e un figlio è l'ultimo dei miei pensieri.
Perché non ho un compagno e non voglio riprodurmi con il primo che passa.
Perché sono ala quinta PMA e nessuna di queste ha avuto successo e, sia io che il mio compagno, siamo distrutti da questo percorso.
Perché ho avuto tre aborti spontanei alla quinta settimana di gravidanza.
Perché ho fatto un IVG e ne sono uscita traumatizzata.
Perché ho avuto un aborto, poco importa se spontaneo o meno, ci sono state delle complicazioni e non posso più avere figli.
Perché ho subito una isterectomia.
Perché mi hanno tolto le ovaie.
Perché ho una patologia che mi impedisce di portare e termine una gravidanza.
Perché ho una malattia ereditaria e l'idea che possa avercela anche mio figlio mi spaventa.
Perché ho un cancro al seno e mi sto curando.
Perché soffro di DCA  e le alterazioni dell'immagine corporea mi devasterebbero.
Perché ho una dipendenza e voglio prima curarmi, poi si vedrà.
Perché ho altre priorità.
Perché voglio laurearmi.
Perché voglio dedicarmi alla carriera.
Perché ho lo stesso istinto materno di Erode.
Perché sono stata violentata e ho difficoltà ad avere rapporti sessuali per lo shock.
Perché non ho un lavoro.
Perché non ho un lavoro stabile.
Perché non ho una stabilità economica tale da poter mantenere un figlio.
Perché ho molti debiti e non riesco neanche a mangiare tutti i giorni.
Perché voglio dedicarmi alla mia carriera sportiva.
Perché l'utero è mio e ne faccio quello che voglio.
Perché sono nata donna, ma non sono una fattrice che deve riprodursi per forza.
Perché non voglio figli.
Per un milione di ragioni che non sono tenuta a spiegarti, mentre tu sei tenuto a non molestarmi.
Si, sono molestie.
Molestie di cui dovreste solo vergognarvi.


Se siete vittime di un parente, un amico, un collega che vi tormenta con domande o affermazioni simili alzate la voce. Sempre. Non permettete a nessuno di dirvi chi dovete essere e cosa dovete fare.
Non vergognatevi. Deve vergognarsi chi vi molesta, non voi. Mai.

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mercoledì 22 dicembre 2021

Di un anno bello e di auguri di Buon Natale

Sono passati talmente tanti mesi dall'ultima volta che ho scritto qualcosa che, a dire il vero, non saprei neanche da dove iniziare. Non so neanche se alla fine questo post riuscirò a finirlo perché magari, arrivata a metà, mi incarterò, chiuderò tutto e lascerò perdere.

Questo, per me, é stato un anno molto bello.
Nonostante la pandemia.
Nonostante un mare di batoste.
Nonostante senta sempre la mancanza di mio padre.

Che questo fosse un anno bello l'ho sempre pensato, salvo in rarissimi momenti, poi dieci giorni fa é arrivata una notizia molto felice e ho concluso che questo non é un anno molto bello, questo é proprio il mio anno.
Pure se due settimane fa mi sono chiusa un dito tra porta e muro e mi é saltato un polpastrello e pure se qualche giorno, nel tentativo di svitare con i denti un tubetto di Attack, ne ho ingoiata la metà. Al pronto soccorso stanno ancora ridendo, al lavoro continuano a prendermi in giro (e fanno bene), mentre il Marito mi chiede continuamente se per caso voglio passare a trovare i medici del pronto soccorso visto che, magari,  se non mi vedono per troppo tempo si preoccupano.

Dopo quasi un anno (qui per saperne di più) casa comincia a prendere forma sempre di più, ci siamo svenati, ma sono sempre più convinta ne sia valsa la pena. E non solo confermo che mi serviva proprio una casa grande, ma ad oggi sono sempre più convinta di avere fatto la scelta giusta -anzi, giustissima- nel cambiare quartiere.
Lo sport mi regala tante soddisfazioni ogni giorno e no, non pensavo che mai sarei arrivata a fare determinate cose. In alcuni  momenti è stato complesso gestire sport e alimentazione, ma solo perché mi sono imbattuta in una nutrizionista sportiva sbagliata che ha fatto più danni che altro.
Quello che ho scoperto é che gestire un'alimentazione sportiva è una cosa molto  complessa ed è un attimo che si sbaglia e si creano un mare di danni. Io mi ero affidata ad una professionista proprio per evitare questi danni, alla fine ho passato due mesi un po' così. Poi ho cambiato e sono rinata, trovando  un equilibrio che non credo di avere mai avuto in vita mia.
Il lavoro è la parte migliore, quella che mi ha regalato tante di quelle soddisfazioni che non pensavo  avrei mai avuto. L'anno prossimo -che tanto ormai ci siamo- comincerà col botto e, ogni tanto, mi ritrovo come una cretina a ridere da sola mentre guido pensando a tutto quello che mi aspetta.

Non so cos'altro arriverà, non so come sarà il 2022, ma per il momento va bene così.
E quindi Buon Natale e anche Buon Anno, non so se tornerò a scrivere, se sparirò per altri otto mesi, se prima o poi questo blog tornerà ad essere attivo.


Non lo so perché non solo ho poco tempo, ma ho anche poca voglia.
Riprendere qualcosa é più difficile che iniziarla, mantenere la costanza -e questo lo so bene per ovvi motivi- è quanto di più complesso possa esistere.

Ps. Comunque dai, alla fine il post l'ho finito.

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domenica 11 aprile 2021

Le mamme pancine sono tra noi ovvero "se non sei mai mamma non puoi capire"

Qualche settimana fa mi sono imbattuta nella classica pancina convinta che aver portato in grembo un pargolo, averlo partorito e crescerlo, sia una cosa che renda un Dio sceso in terra, superiore a chiunque altro respiri, pesci rossi e opossum inclusi.
Sarà che le donne partoriscono da qualche migliaio di anni, da qualche tempo partoriscono persino alcuni uomini, quindi figuriamoci; sarà che di madri  è pieno il mondo; sarà che fortunatamente tutte le madri che conosco, inclusa la mia, sono madri normali che non sono convinte di avere salvato il mondo da una pandemia mondiale (ogni riferimento a pandemie in corso è puramente casuale), ma no, io non pensavo che avrei avuto così vicino a me una pancina. Pensavo fossero un'invenzione dei media o che comunque fossero relegate in gruppi Facebook in cui l'unico requisito per entrare fosse quello di avere un q.i. inferiore a 15 e invece sbagliavo: è un attimo che ci si trovi di fronte una pancina salvatrice del mondo.

Nel caso specifico, si parlava di tenersi in forma: l'articolo in se sosteneva fosse una questione di genetica, fortuna e molto tempo libero; chi -come me- tiene molto alla forma fisica, sosteneva che volere è potere, ma che -almeno secondo me- non bisogna volerlo per forza.
L'addome scolpito non salva vite e, credetemi, non serve a niente: se vi piace e lo volete potete averlo, ma se non ve ne frega nulla posso solo dirvi che fate bene. E ve lo dico pur avendo gli addominali in vista che manco Dio sa quanta fatica e costanza mi costano e quanto spesso io ripeta che forse sarebbe meglio avere la massa grassa al 92%, ma porre fine a tutta sta fatica.
Lo stesso vale per il culo sodo e per una serie di altre cose di cui, giuro, potete fare a meno e vivere ugualmente felici.
La mammina pancina sosteneva che no, le mamme non possono tenersi in forma: le mamme sono tutte -ma proprio tutte- grasse e sciatte perché non hanno tempo di prendersi cura di se, figuriamoci se lavorano (ma meglio che una mamma non lavori ovviamente, potrebbe essere considerato abbandono di minore). Tale mamma pancina, dall'alto della sua supremazia rispettoo ai comuni mortali, ha altresi affermato che chi non è mamma non può capire. Una non mamma non può capire che le mamme devono essere tutte grasse e sciatte e non tenersi in forma. Dopo qualche altro insulto su come le non madri siano praticamente degli esseri umani a metà, non meritevoli di respirare la stessa aria delle onniscienti pancine, le madri normali sono quasi insorte e, a quel punto, la sciatta pancina si è data, come si dice a Roma.
Al di là che io sono cresciuta con una madre che ha sempre fatto sport pur essendosi riprodotta e avendo un lavoro, ci sono moltissime madri -lavoratrici e non- che si tengono in forma, che fanno sport, che hanno fisici che io mi sognavo anche a vent'anni e che hanno -udite, udite- dei compagni che si prendono cura dei figli e che non vengono trattati come meri donatori di sperma che, una volta concepito il sacro pargolo che permetterà alla donna di fregiarsi del titolo di pancina, non servono più a niente, il problema non è questo. 

Il problema è che una frase che trovo pessima, ma davvero pessima, è dire a qualcuno "se non sei mamma non puoi capire", esattamente come troverei pessima la stessa frase anche se il sostantivo mamma fosse sostituito da un qualsiasi altro sostantivo.
Fermo restando che il problema non è essere in forma o meno: se una donna vuole essere grassa, sciatta, magra, curata, avere il bicipite possente, i capelli fucsia (che io desidero moltissimo, ma questa è un'altra storia), le braccia piene di tatuaggi o qualsiasi altra cosa va benissimo. Presumo che ognuno possa decidere di essere come vuole e come si sente felice, ma questo forse lo penso io e altri tre scemi idealisti come me e comunque chi se ne frega se vi allenate o no (ma quest'ultima frase forse non si dice).
Il problema è, appunto, la frase: bullizzare qualcuno perché non è madre o padre o qualsiasi altra cosa fa schifo
E fa schifo perché non sappiamo -e non sapremo mai- cosa si nasconde dietro la non maternità di una persona.
Ho un'amica che ha affrontato un lungo percorso di pma per riuscire ad avere il suo primo figlio e che ne ha sofferto molto.
Ho un'altra amica che è state vittime di poliabortività, idem la sorella di una mia compagna di scuola: entrambe ne hanno sofferto molto.
Ho una persona molto vicina che non è mai riuscita a coronare il desiderio di diventare madre a causa di problemi di salute e che, per questo, ha visto la sua vita sgretolarsi.
C'è poi un'amica che ha ricorso ad un aborto terapeutico, una scelta che l'ha segnata moltissimo e che l'ha fatta soffrire più di quanto lei stessa immaginasse.
Conosco donne che sono realizzate pur senza essere diventate madri e donne che non vogliono figli neanche dopo morte: alcune di queste donne hanno subito pressioni perché intorno a loro qualcuno riteneva che dovessero riprodursi e, se per qualcuna non è stato un problema, per altre lo è stato.
La maternità è un tema estremamente delicato e nessuna donna, ma neppure nessun uomo, dovrebbe permettersi di bullizzare chi madre non lo é, a maggior ragione se non si ha idea del motivo per cui non si hanno figli e quanto questo motivo abbia influito sulla psiche di chi si ha di fronte.



Che poi io non sono neanche troppo convinta che ad un figlio faccia bene avere una madre bulla, ma tant'è.


Di mamme pancine ne avevo parlato qui, trattandole come un fenomeno che aveva rotto le palle e affermando che non andavano prese in giro, ma semmai aiutate. Dopo essermi imbattuta nella bulla pancina, io non so mica più come è giusto rapportarsi a questa gente.

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giovedì 8 aprile 2021

A volte ritornano (ma non per molto)

Dal giorno in cui ho traslocato, fatta eccezione per tre giorni di ferie che mi sono stati offerti per gentile concessione del mio responsabile (che non me lo dirà mai, ma presumo mi abbia visto un po' esaurita), non mi sono mai fermata.
Ad oggi non siamo ancora completamente sistemati, ad onore del vero non ho neppure la cucina a causa di un ritardo nella consegna. 
Non ho neppure tutti i lampadari, né lo specchio in uno dei due bagni, deve arrivare l'armadio della cameretta, i divani (si, due) arriveranno quando probabilmente avrò definitivamente optato per la sedia a dondolo e, quando avrei avuto bisogno di Ikea più che di ogni altra cosa al mondo, eravamo in zona rossa, praticamente per la prima volta -feste di Natale escluse- da quando esiste il sistema a colori.
Abbiamo avuto ritardi con quelli che dovevano togliere i sigilli al contatore del gas, con quelli che dovevano metterci la fibra (ricordo a tutti che io sono in smart working e la fibra mi serve quasi quanto mi serviva Ikea quando eravamo in zona rossa), con il comune di Roma che per cambiare la residenza ci sta mettendo quanto ci metto io per andare a piedi da Roma a Budapest.
Ho continuato a lavorare, ho continuato ad allenarmi, a portare fuori i cani, ad avere mille cose da fare, eppure -nonostante la stanchezza- non penso di essere mai stata così felice.

Realizzare il desiderio di una casa grande e come la volevamo non era facilissimo, vuoi perché abbiamo fatto tutto da soli, vuoi perché viviamo a Roma e a Roma fai prima a comprarti il Colosseo che non a trovare una casa come davvero la vuoi, dove davvero la vuoi, spendendo i soldi che vuoi.
Presumo sia così in tutte le grandi città, ma non ne ho esperienza visto che a Bologna e a Milano, dove ho vissuto da quando sono andata via da casa dei miei, avevo esigenze molto diverse.

Non ci sono comunque grosse novità: come tutti gli anni, è arrivato Aprile, io ho iniziato il conto alla rovescia per il mio compleanno, quest'anno la torta sarà bellissima, probabilmente persino più bella di quella dell'anno scorso (che trovate qui), forse la più bella mai avuta, anche se c'è stato un periodo in cui avevo stupende torte a forma di mucca con disegni creati apposta per me.
Non ci sarà neanche quest'anno una festa e non si potrà andare a cena fuori, ma ci sarà qualche piccolo festeggiamento e tanto mi basta. E poi ci saranno i regali da scartare (che praticamente, senza volerlo, mi sono scelta da sola).
Il lockdown, la zona rossa, la pandemia sono sempre più difficili da sopportare, tra qualche giorno mia madre subirà un'operazione delicata e io sarò a 1000 km. Se ve lo state chiedendo: si, sarei potuta andare a Palermo, ma in nessun caso sarei potuta entrare in clinica, neanche per portare un cambio di biancheria, quindi resterò lontana, pronta -in caso di emergenza- a partire di corsa.
Se è giusto o sbagliato non permettere ai familiari stretti di accedere per portare un cambio non sta a me dirlo, io stessa mi sono operata da sola lo scorso anno e ricordo molto bene con che fatica sono riuscita ad accendere il cellulare per fare squillare il telefono di mia mamma solo perché sapesse che ero viva (no, l'ospedale non avvisava nessuno), però mi dispiace. 

In questo Aprile inaspettatamente freddo, fatta eccezione per questa storia dell'operazione, io credo di avere realizzato tutti i desideri che avevo (tranquilli che comunque ne troverò di altri da realizzare) ed è curioso come questo sia accaduto in un anno segnato dalla pandemia. 
Ogni tanto penso che ci ho messo quasi trentacinque anni per arrivare a conclusione di tanti piccoli percorsi che mi permettessero di avere davvero tutto quello che volevo, compreso trovare una crema spalmabile quanto più simile possibile alla Nutella, ma che potessi mangiare (che a voi sembrerà una stupidaggine, ma io ho investito moltissime energie in questa ricerca).


Succedono ancora cose che non possono essere vere, eh: potrei raccontarvi della mamma pancina che ha portato avanti la tesi per cui le madri, in quanto tali, sono tutte grasse e sciatte o di tutte quelle persone che si fingono allergiche e che hanno la sfiga di trovare me nel loro cammino.
O di Fuffi e Mila che sono scappati di casa -aprendo la porta da soli- perché temevano che li avessimo abbandonati la sera in cui ci siamo trasferiti a casa nuova.
O della botta alla tibia che ho preso saltando su un box di legno a causa del quale mi manca -letteralmente- un pezzo di pelle dalla gamba che ormai immagino non crescerà mai più (ammesso che la pelle cresca, non ne ho idea).
O di quanto mi sia risultato difficile trovare qualcuno disposto a farsi mettere in regola per pulirmi casa.
Il problema è che il tempo per raccontare ogni singolo episodio che non può essere vero mi manca. A volte penso a questo blog, a quanto avrei voluto scrivere un post al giorno, a quanto io lo abbia sacrificato, a quanto spero sempre di trovare -prima o poi- di nuovo il tempo, a quanto non capisco dove lo trovassi prima, visto che facevo più o meno le stesse cose.
Però ci sono, cerco di esserci, rispondo ad ogni singolo messaggio o mail che mi arriva che comunque è qualcosa, no?

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