venerdì 20 marzo 2020

Cronache di una pandemia

C'è il Coronavirus.
Una settimana fa circa é stato dichiarato lo stato di pandemia.
Sembra tutto incredibilmente surreale.
Tutto potevo immaginare, ma non che mi sarei trovata a vivere una cosa del genere.

Mio padre mi raccontava la Seconda Guerra Mondiale e il dopoguerra per farmi imparare la storia, io un domani racconterò a mio figlio il coronavirus: per lui saranno pagine di storia che non gli andrà di studiare, per me saranno ricordi di vita vissuta.
Il giorno che mi sono fratturata la faccia (qui per saperne di più), il 25 Febbraio, l'ambulanza mi ha portata in un pronto soccorso incredibilmente semivuoto, si diffondevano le prime notizie di questo virus che, almeno fino a quel momento, sembrava riguardasse solo una parte d'Italia e -inutile fingere il contrario- sembrava quasi che da noi, a Roma, non dovesse arrivare mai. 
Il giorno che sono stata dimessa dall'ospedale, il 4 Marzo, mentre dormicchiavo sul divano di casa mia, probabilmente senza avere ancora smaltito completamente l'effetto dell'anestesia del giorno prima (si, mi hanno tenuta in ospedale più prima che dopo l'intervento), veniva emanato il primo decreto del Presidente del Consiglio. 
Quel giorno -il 4 Marzo- è stata l'ultima volta che ho visto Roma come sono sempre stata abituata a vederla.
Con la faccia dolorante e chiusa in casa a prescindere perché nel pieno di un post operatorio abbastanza doloroso, guardavo il telegiornale, assistendo ad assalti ai treni, ai supermercato aperti tutta la notte, ai distributori automatici di sigarette.
La prima volta che sono uscita di casa da quel 4 Marzo, obbligata ad andare in ospedale, Roma era completamente diversa dall'ultima volta che l'avevo vista: le strade deserte, l'ospedale praticamente deserto, le attività chiuse, le file ai supermercati. Non che non lo avessi visto in tv, ma un conto é vederlo in televisione, un altro conto é vederlo con i propri occhi.


Ho paura?
Si, per tante cose.
Per me stessa, ovviamente, che ho un sistema immunitario scemo e sono da settimane sotto antibiotico e altri farmaci, non per scelta ovviamente.
Per mia madre, che non é più una ragazzina.
Per tutte le persone a cui voglio bene, sparse per l'Italia e non solo. Buona parte delle persone che conosco che fanno il mio stesso lavoro o comunque lavorano nello stesso settore (qui vi fate un'idea) continuano ad andare al lavoro perché di sicuro la tv non si ferma e, ancora più di sicuro, non fermi broadcast operations (é il reparto, si chiama così in qualsiasi emittente televisiva io conosca).
Per l'Italia intera perché stanno morendo persone, tante, troppe e la percezione di quanto grave sia la situazione io ho cominciato ad averla soprattutto quando tantissime persone che conosco hanno cominciato ad avere amici, parenti o conoscenti in terapia intensiva o, peggio, dentro una bara.
E no, non mi interessa se si parla di ottantenni con patologie pregresse: una vita é una vita (scusate la precisazione, ma ne ho lette tante di cose che dicevano "E vabbé, c'aveva ottantanni").
Per quello che succederà dopo: perché se è vero che prima o poi finirà, chissà quando, é altrettanto vero che probabilmente ne usciremo -come paese- con le ossa rotte in termini di perdita di vite umane, economicamente e psicologicamente.

Sto cercando di non perdere l'ottimismo e l'ironia, la reclusione non mi pesa nonostante sia abituata a fare mille cose, forse anche perché sarei dovuta stare a casa comunque (e questo, credetemi, aiuta), faccio comunque un sacco di cose a casa che mi aiutano a passare il tempo (e magari ve le racconto, ogni giorno, sia mai possano dare a qualcuno qualche idea su come passare il tempo).
Io non lo so se andrà tutto bene, ci sono giorni che penso di si, altri che penso di no, ma davvero non si può fare niente altro che aspettare.

22 commenti:

  1. Esatto si aspetta. Io sono in veneto. Continuo a uscire per andare al lavoro. Sono fortunata, stiamo tutti bene. Passerà

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  2. Cara Gilda, io con i miei anni ne ho vissuto dico tante situazioni, non avrei immaginato, questo.
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso 

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  3. Certo che andrà tutto bene.
    Dobbiamo crederci. Tutti.

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    1. Claudia sono sincera: con tutti questi morti (che aumenteranno) per me già non è andato tutto bene. Posso dire che si, prima o poi, tutto questo finirà e un domani lo racconteremo ai nostri figli, ma il bilancio sarà bello pesante purtroppo :(

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  4. non andrà bene un beato cazzo. siamo solo all'inizio, può solo peggiorare

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    1. Peggiorare non lo so, ma di sicuro non finisce domani e neanche il 3 Aprile. Purtroppo :(

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  5. Io l'ottimismo l'ho perso da febbraio, quando hanno chiuso le scuole qui a Bergamo, quando la gente ha cominciato a chiudersi in casa, ma non abbastanza. Ho perso ogni bricciolo di ottimismo quando abbiamo chiuso l'attività è non si parla di riapertura, il mio negozio, non sono una dipendente, non percepisco cassa integrazione, lo stato per noi ha predisposto € 600 , probabilmente meno di un dipendente, ma con oneri e doveri maggiori. Quando tutto questo sarà finito, maggio? Giugno? O luglio? Riuscirò a te per duro fino ad allora? Avrò ancora un negozio da riaprire o solo da svuotare? Io l'ottimismo l'ho perso di fronte alla realtà

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    1. Per quanto riguarda le attività, io temo purtroppo che molte non riusciranno a riaprire (chiaramente non parlo del tuo caso specifico, ma in generale) e il danno economico e sociale sarà tremendo.
      Capisco davvero che in questo momento la priorità è la salute e salvare quante più vite umane possibile, ma un domani dovremo fare i conti anche con questo :(

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  6. E' quello che faccio anch'io, aspettare e sperare che finisca presto, anch'io sono a rischio e quindi ci penso e non ci penso, è dura.

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  7. Io penso che dovrà andar bene per forza, altrimenti sarà la fine del mondo, no? ;)

    Moz-

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    1. La fine del mondo no, ma ci andremo molto molto vicini 😅

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  8. Gilda,la penso come te.
    La reclusione e la convivenza forzata rischia di farci impazzire. Ho una bimba di 4 anni e la clausura mi dispiace soprattutto per lei. Sono di Rimini,non oso pensare al danno economico quando tutto questo pandemonio finirà.
    Solidarietà,ma è davvero dura.
    Un abbraccio(almeno quello...perchè parole di conforto non ne so proprio trovare...)

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    1. I bimbi e gli adolescenti sono quelli che probabilmente accusano di più, i primi perchè presumo sia difficile da spiegare loro cosa sta accadendo e i secondi perchè a quell'età si è ingestibili e convinti di essere sopra ogni regola (non tutti eh, ma in linea di massima...).

      Io devo dire che sto bene, non mi pesa più di tanto, ma la mia fortuna è che mia mamma era qui a causa della mia operazione e qui ovviamente é rimasta, se fossi stata sola in casa non so come sarebbe stato 😓

      Ricambio l'abbraccio 😘

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  9. Siamo tutti nella stessa barca.
    E stavolta davvero.
    Noi, come famiglia, cerchiamo di vivere un giorno alla volta, non abusare delle notizie e non pensare troppo a come sarà quando sarà passata l'onda.
    Non abbiamo tutele economiche e nemmeno il diritto ai famosi 600 euro stanziati per gli autonomi ché i professionisti hanno una gestione separata quindi non contano.
    Francamente in questo momento mi godo quello che ho: una famiglia unita, una casa in campagna che ci consente di rispettare la quarantena trovando spazi di autonomia, due figli "smanettoni" che hanno gli strumenti per mantenere una socialità virtuale, diversa e più povera di quella ordinaria, forse, ma abbastanza forte per.dare sollievo in questa situazione.
    Sono preoccupata per la mia mamma e per tante altre persone più che per me e forse sbaglio, ma preferisco così.
    Quando sarà passata, ricostruiremo, come abbiamo sempre fatto.
    Non c'è un'altra possibilità

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    1. Già Ciacco, non c'è un'altra possibilità: bisogna aspettare che passi e poi ricostruire. Ne usciremo -come paese- devastati, ma in qualche modo si farà.

      Credo sia normale preoccuparsi per le persone care: io, come dicevo in un altro commento, ho la mamma qui. É stato un caso, mia mamma è arrivata a Roma mentre io ero in ospedale e, se non avessi avuto quella brutta fattura, adesso sarebbe a 1000 km di distanza da sola, quindi posso dire che almeno un lato positivo nella mia operazione c'é.
      Io non ho casa particolarmente grande, sono circa60 mq più un grande terrazzo, ma in due (più i cani a dire il vero) bastano e avanzano, ognuno ha i suoi spazi, cerchiamo di tenerci occupate ognuno con quello che preferisce e, appunto, aspettiamo.

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  10. Ci riprenderemo il sorriso, piano piano, con calma
    Maurizio

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    1. Quello io non l'ho perso, non lo perdo mai, qualsiasi cosa succeda :)

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  11. Ciao gilda. Purtroppo anche io sono nel territorio più sofferente, nell'occhio del ciclone. A casa finalmente (si e dovuto continuare a lavorare ) ma dopo 4 settimane di tortura mentale ancora non si riesce a conservare un equilibrio. Succede che si sta male fisicamenre e si pensa al peggio. Poi però la febbre non arriva allora si recupera ottimismo. E nel frattempo il paese dove vivi viene lentamente decimato. Per i giovani è difficile. Qui sono a casa dal 22 febbraio. Non so immaginare un'adolescenza senza amici vicini per così tanto tempo così come per l'altro mio figlio che va in quinta elementare ..Però li vedo, loro sono molto più forti di noi: loro non hanno attacchi d'ansia. Loro non convivono col terrore continuo che tutto crolli. Mi auguro che tutto piano piano scemi e si torni a non avere questa paura costante.
    Barbara

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    1. Piano piano passerà, il problema credo sia che non sappiamo quando, non possiamo prevederlo, non sappiamo come sarà tornare ad una vita normale (o pseudo tale), né -per qualcuno- se ci arriveremo (soprattutto per chi é più grande).

      Un abbraccio grande Barbara!

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