"Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino" è un libro del 1978, da cui è stato tratto l'omonimo film del 1981, nato a seguito di una serie di interviste fatte a Christiane F., una ragazzina ormai donna diventata famosa proprio perché eroinomane.
E voi direte "e sti cazzi?".
Io il libro l'ho letto a diciassette anni su consiglio di una mia compagna di classe.
Oggi che di anni ne ho trentadue, quel libro (si, sempre lo stesso) è conservato nella libreria verde pastello di casa mia. Lo rileggo in media un paio di volte l'anno, ormai lo conosco talmente tanto bene che salto qualche pagina perché tanto lo conosco a memoria.
Nella stessa libreria verde pastello è custodito il seguito di quel libro ovvero "La mia seconda vita" scritto sempre da Christian F. e da una giornalista. Questa seconda parte l'ho letta solo una volta, forse due, onestamente non me lo ricordo neanche.
Ero talmente tanto affascinata da questa storia che, quando feci la tesina per gli esami di maturità, la scelsi come argomento.
Praticamente tutta la tesina era incentrata sull'eroina e sul tema del suicidio che nel libro è un sacco ricorrente. Cose allegre insomma.
La professoressa di filosofia che mi chiede perché Nietzcshe si è suicidato resterà nella storia insieme a Christiane mi sa.
Mi ero fatta una cultura enorme sull'eroina pur non avendola neanche mai vista da vicino (e credo che non mi capiterà mai nella vita di vedere dell'eroina, ma sai mai).
Una mattina che la mia classe aveva deciso di non entrare a scuola, avevo portato i miei compagni a casa mia e ci eravamo visti il film che, ovviamente, avevo visto decine di volte.
Era così, per altro, che avevo conosciuto David Bowie.
Di questa storia ne parlavo con una mia amica, quasi per caso.
Christiane F. era talmente una fissazione che per anni -quasi dieci- avevo cercato qualcuno disposto a venire con me a Berlino per vedere i luoghi di Christiane. Non so se ci rendiamo conto dei livelli che aveva raggiunto questa "malattia", chiamiamola così.
Alla fine, a Berlino ci sono andata con il Marito che all'epoca dei fatti non era Marito, ma Fidanzato che ancora oggi mi ricorda che l'ho fatto quasi morire congelato, solo perché ho scelto un periodo dell'anno non esattamente consono al viaggio, ovvero fine Gennaio/inizio Febbraio.
Una mattina, stavamo facendo colazione in una caffetteria, lo Bild Zeitung poggiato sul bancone aveva in prima pagina un titolo abbastanza chiaro: "Brrrr-erlinen". E tutto ciò solo perché la notte la temperatura era scesa a -27°-
"Ma hai visto che titolo sul giornale?"
"Che giornale è?"
"Bild Zeitung"
"Ah, ma è il giornale che Christiane comprava per leggere notizie sui morti di overdose"
"Non c'è speranza".
Eravamo arrivati a Berlino, avevamo preso un autobus che ci portasse alla metro e io avevo subito letto i nomi delle fermate.
"Amore guarda Rudow, dove il padre di Christiane aveva una piccionaia"
"Oh guarda, Gropiusstadt, dove viveva Christiane. In due stanze e mezza"
Che poi io, cosa si intendesse con mezza stanza non l'ho mica mai capito, eh.
"Amore, quello che resta del muro è a Kreuzberg, Christiane ci ha abitato, sai?"
Che poi io, da brava italiana che non ha mai studiato il tedesco e non ne conosce una parola, a diciassette anni leggevo i nomi dei quartieri esattamente come erano scritti.
"Ah ma il nostro hotel è sul Kurfürstendamm, sai si abbrevia Ku'damm"
"Ma che ne sai?"
"Eh, perché c'era il Sound, la discoteca dove andava Christiane"
"Ah".
"L'Europa Center, qui Christiane e i suoi amici avevano scassinato una macchinetta piena di soldi"
"I grandi magazzini KaDeWe, entriamo a riparaci dal freddo e diamo un'occhiata"
"Qui almeno Christiane non ci veniva mi sa"
"In realtà con le sue amiche rubavano le borse delle signore nei bagni di questo centro commerciale"
"Ah".
Non perdo tempo a raccontare quello che mi è uscito di bocca -no, non nel senso che ho detto cose volgari- quando siamo arrivati alla stazione Zoo della metropolitana di Berlino, dove Christiane -per la cronaca- si prostituiva insieme al suo ragazzo e agli amici.
Dopo quel viaggio, la fissazione mi era praticamente passata, non so perché.
Mia madre ancora oggi, ogni tanto, me lo rinfaccia di quanto l'ho fatta impazzire con Christiane.
Dopo aver letto il secondo libro, ho praticamente smesso di parlarne in modo ossessivo compulsivo con somma gioia di tutti. Nel frattempo, il glorioso pc fisso che era ancora a casa dei miei genitori e dov'era custodita la copia della famosa tesina ha smesso di vivere, ne dovrebbe esistere una copia cartacea custodita in una cartellina verde (bosco, non pastello come la libreria), ma non so che fine abbia fatto. E mia madre, ammesso che lo sappia, si guarda bene dal dirmelo.
Berlino comunque mi era piaciuta tantissimo, al Marito un po' meno, non so perché neanche in questo caso, ma giuro che avevamo visto un sacco di cose e ci eravamo lasciati andare a riflessioni molto profonde, inevitabili quando ti trovi davanti a quello che resta del muro di Berlino.
Ho passato parecchio tempo al freddo a fare da una parte all'altra: un attimo ero a Berlino ovest e l'attimo dopo a Berlino est, pensando che in realtà quell'andare avanti e indietro era una cosa che in passato qualcuno non aveva potuto fare liberamente.
A Berlino avevo mangiato della cioccolata fantastica alla cioccolateria Fassbender, avevo passeggiato per Kreuzberg, avevo sorseggiato caffè americano insapore.
Mi era piaciuta tantissimo Berlino. Nonostante il freddo e nonostante Christiane.