Ad un certo punto della mia esperienza milanese, mi sono trovata a condividere l'appartamento con una coinquilina.
Sono anni che non condivido casa con qualcuno che non sia Fidanzato e i nostri cani, ma cosa volete che sia? Ho vissuto con diverse persone, qualcuno un po' migliore di qualcun altro, ma non essendo mai in casa e facendo dei turni un po' particolari, alla fine, andava bene così, visto comunque che non avevo scelta.
Sono anni che non condivido casa con qualcuno che non sia Fidanzato e i nostri cani, ma cosa volete che sia? Ho vissuto con diverse persone, qualcuno un po' migliore di qualcun altro, ma non essendo mai in casa e facendo dei turni un po' particolari, alla fine, andava bene così, visto comunque che non avevo scelta.
La tizia non si è presentata nel migliore dei modi, visto che dopo un paio di giorni che era in casa, mi ha svegliata nel cuore della notte perché non sapeva aprire la porta, ma che ve lo dico a fare? Allora, spiegale come si inserisce una chiave nella toppa, come si gira una chiave, tutte cose che, insomma, i miei genitori mi hanno insegnato a otto anni, ma non è mai tardi per imparare.
La tizia non era neanche troppo pulita: piatti sporchi sempre e comunque, immondizia abbandonata nel corridoio, ma anche li: portare pazienza che tanto prima o poi, questa pessima avventura milanese finirà.
Ad un certo punto, è comparso anche un fidanzato che, come nel peggiore degli incubi, è venuto praticamente a vivere lì. Poco educati i due, visto che avevano fatto della cucina il loro quartiere generale ed era diventato impossibile anche prepararsi un panino, ma bisogna porgere l'altra guancia, no?
E sorvoliamo anche su questo fidanzato che era sempre lì, che faceva la pipì in giro per il bagno (io lo giuro, mai vista fare una cosa del genere a Fidanzato, se no non sarebbe Fidanzato), che abbandonava la sua biancheria sporca anch'essa in giro per il bagno, come la pipì.
Insomma, mia madre aveva anche conosciuto la tizia e me l'aveva detto:"Da una che spegne le cicche di sigarette sul bidet e poi non lo toglie, cosa vuoi aspettarti?" ma io comunque avevo poca scelta, per tutta una serie di motivi pensare di trovare casa a Milano per un paio di mesi era abbastanza impossibile. E si che ci ho anche provato.
Ma il top è stato raggiunto una sera.
Ero a casa, dopo un'infernale giornata di lavoro, un turno pessimo (in termini di orario, cosa avete capito?), ma la gioia -immensa gioia- di una trasferta il giorno dopo per una gara di ginnastica che sarebbe durata ben due giorni.
Due giorni di ginnastica, si sa, aprono il cuore, quindi ero felice.
Stavo amabilmente chiacchierando con due amiche su whatsapp e mi è venuta sete. Molta sete.
Io, sia chiaro, ho sempre una bottiglia d'acqua sul comodino, visto che bevo quanto un cammello (che però, alla fine, l'acqua la conserva, io invece bevo quanto un cammello ogni cinque minuti), ma volevo l'acqua fredda. Mi avvio, quindi, verso la cucina e noto la luce accesa e la porta a soffietto aperta a metà. Non sento rumori, ma anche se fosse, chi se ne frega.
Una doverosa premesse è che in cucina c'era una finestra e questa finestra dava su una strada molto trafficata, sia in termini di auto che di pedoni. A tutte le ore del giorno e della notte. Vuoi i negozi, vuoi i bar, vuoi la fermata del tram, un sacco di gente. Sempre.
E mi è capitato diverse volte che qualcuno guardasse in direzione finestra. Probabilmente non volevano guardare me, ma essendo alla mercé dei passanti, ci sta che cada l'occhio. Normale e comprensibile. Quindi, come mi ha insegnato la mia santa madre, non si sta nudi davanti la finestra perché chiunque potrebbe vederti e pare brutto. Molto brutto. Poi magari ti fanno anche una foto e finisce su internet e allora ciao reputazione. Magari è un'idea un po' fantasiosa, ma non si sa mai. Meglio prevenire che curare.
Dicevo quindi: avevo sete e ho deciso di andare a prendere l'acqua fredda in frigo.
Entro in cucina e, come nel peggiore degli incubi, i due si stavano accoppiando sulla finestra, culo al vento verso la strada. Lei comodamente seduta sulla finestra e lui che spingeva. Bum bum bum. Ma come state?
Io però avevo sete, quindi ho detto "scusate" e l'acqua l'ho presa comunque. Volete che la mia sete sia meno importante del vostro amplesso?
Non che i due abbiamo detto nulla, lui si è giusto un attimo girato e ha continuato. Che io davvero capisco che sia difficile smettere di fare una cosa che ti piace, ma magari a me sarebbe caduta la faccia per terra. E avrei stentato a raccoglierla.
Ho immaginato cori pakistani di voyeur sotto casa. Cori cinesi. Cori delle sciure milanesi.
"Dateci dentro alè oooooo".
E cosa potevo fare io? Ho preso il telefono e ho chiamato di corsa mia madre per raccontarle dell'accoppiamento finestrato. Fidanzato, mannaggia a lui, dormiva già, quindi ho dovuto attendere la mattina dopo per fargli presente che, non per colpa mia, mi sono trovata davanti un pisello vagante.
Io capisco, davvero, che quando si sta insieme da poco si diventa scemi. Ma a settant'anni in due, forse accoppiarsi in una stanza dove sai che potrebbe entrare in qualsiasi momento un'altra persona lo eviterei. A meno che non ti piace farti guardare, chi lo sa.
Io mi sono anche un pò vergognata eh. Giusto il tempo di cominciare a ridere come una disperata.
E poi uno si chiede perchè non ne potevo più di tutto quello che mi circondava a Milano.
Ve l'avevo detto che con calma, avrei raccontato tutto, una volta sana e salva a casa mia, no?