Avevo diciassette anni quando scoppiò il fenomeno Tre metri sopra il cielo, mi preparavo ad affrontare la maturità, era un periodo felice.
Avevo la stessa età di Babi, ma nessuno con cui fare le corse in moto -credo comunque che mia madre sarebbe morta- né tanto meno con cui sfondare finestre di castelli sul mare.
Anche io volevo un amore, possibilmente da film, come quello.
Il tormentone, almeno nel mio gruppo di amici, durò per un bel po', addirittura ci riunivamo la sera per vedere il film -maschi e femmine, nessuno escluso- e poi in macchina, visto che qualcuno di noi aveva già la patente (ma quel qualcuno non ero io) cantavamo a squarciagola Ai Cheeeen Flaaaaaai.
Quanto mi piaceva quella canzone, mi faceva piangere, mi commuoveva, era proprio bella. Mi faceva anche incazzare, a dire il vero, perché mi ricordava che Babi aveva lasciato Step.
Non so quante volte avrò letto il libro e visto il film, lo conoscevo a memoria, ogni singola frase, ogni singola battuta, ogni singolo capitolo.
Avrò avuto vent'anni quando uscì il seguito, già troppo grande per appassionarsi in modo così drammaticamente romantico alla storia, ma lo vidi comunque, in fondo dai, ero convinta che Babi e Step sarebbero tornati insieme. E invece no.
Moccia, ma come ti sei permesso? Babi e Step sono l'amore, tu dovevi farli tornare insieme e invece che fai? Un disastro insomma, un disastro per tutti, meno che per i negozi di ferramenta di Roma che hanno visto impennarsi la vendita dei lucchetti da attaccare a Ponte Milvio.
Ci rimasi malissimo e mi dimenticai Tre metri sopra il cielo, il colpo subito era stato troppo forte, non doveva andare così.
Ci penso spesso all'estate della maturità, accompagnata da quella storia d'amore e dall'immagine di Scamarcio disperato sotto la pioggia.
Io sono cresciuta, ho trovato l'amore, quello vero, ma niente corse a Via dei Mercati Generali pinnando la moto.
Nel frattempo sono diventata polemica. E mi sono anche trasferita a Roma, l'amore di cui sopra è romano de Roma, la città eterna mi ha adottata rendendomi più romanaccia di tanti altri e sono iniziato i dubbi esistenziali tipo: "Ma perché se siete di Roma nord venivate a correre con le moto a Roma sud?".
La grande guerra tra Roma sud e Roma nord io l'ho fatta subito mia, molto più del fidanzato romano.
Finché un giorno è successo: eravamo a Talenti, non so neppure perché: "Amore, lo Zio d'America, guarda".
"Ma tu come lo conosci questo posto che qui non ci siamo mai venuti?"
"Amore, ma come? Qui c'era venuto Step a picchiare non so chi"
"Chi?
"Step, amore. Quello di Babi e Step".
Era parecchio tempo fa.
"Amore, guarda gira di qua che prendiamo da Pizza Jacini".
"Ma tu come le conosci queste strade che a Corso Francia ci veniamo una volta ogni due anni e ci serve anche il passaporto per passare da Roma sud a Roma nord?"
"Ma amore, lo sai, io Roma la conosco meglio di te"
"Confessa"
"Sai, ci abitava Babi".
Silenzio. Minuti interminabili di silenzio.
Lui non può dire nulla, siamo andati a cercare a Portonaccio il bar dove hanno girato Romanzo Criminale, quindi insomma, meglio che taccia.
Ho anche individuato il ponte dove Step aveva scritto "Io e te tre metri sopra il cielo", a dire il vero.
A diciassette anni spesso si sogna il grande amore, non si è abbastanza intelligenti da capire che è meglio aspettare, che certi momenti non tornano più.
E' il pieno dell'adolescenza, si è travolti da mille cose, ci si emoziona per cose che dieci anni dopo non faranno più nessun effetto. E io, insieme a tutte le mie amiche, fui travolta da Babi e Step, non fa nessuna piega.
Certo, se avessi saputo dal principio che erano di Roma nord e che Step era tifoso della Lazio forse le cose sarebbero cambiate, ma con i se e con i ma non si va da nessuna parte.
Uno Step che abita all'Eur e tifa Roma mi sarebbe piaciuto di più.
Qualche mese fa ho scoperto che sarebbe uscita la terza e ultima parte di quella storia e mi è subito balenata in mente una cosa: "Devo sapere assolutamente come va a finire".
Ho aspettato, atteso e a trentuno anni suonati, in due giorni, ho scoperto tutto. Ho letto 718 pagine in un attimo.
Ho evitato di ascoltare Sere Nere di Tiziano Ferro mentre lo leggevo solo perché tutti sostengono che l'amore di cui parlavo sopra, quello romano de Roma, sia identico a lui e, a furia di sentirlo dire, a me che questa somiglianza non la noto proprio per nulla, è cominciato a stare antipatico. Scusa Tiziano, non me ne volere.
Non vi dico come va a finire perché magari non è corretto, io ho sempre sperato che Gin si levasse dalle palle e che l'amore tra Babi e Step trionfasse, ma ecco: non vi spoilero com'è andata davvero e se sono stata accontentata.
Ho letto il libro sentendomi dare della cretina per averlo comprato, ma in fondo non mi dispiace per un paio di giorni essere tornata una diciassettenne senza pensieri, magari anche un po' cretina.
E poi, ecco, Moccia ci ha messo la mia Roma che a differenza di quattordici anni fa conosco tanto bene.
Lo sanno in pochi di quella stradina, io lo so perché La7 è il mio grande amore, grandissimo, il posto migliore dove abbia mai lavorato. Ci torno spesso e mi fa sentire bene.
Invece in tanti sanno che quella è una clinica ottima, io l'ho scelta quando Fidanzato si è dovuto operare. Avevo voluto anche io la piccola suite ed ero passata sopra al fatto di dover arrivare fino a Roma nord.
Potrei continuare all'infinito a pensare a Babi e Step, ma ho trentuno anni, loro sono cresciuti e anche io, quindi la faccio finita. Però era bello avere diciassette anni, molto bello.
Che poi magari Moccia non sarà il miglior scrittore del mondo, ma stavolta -che ci crediate o no- si è superato. Solo solo perché mi ha fatto tornare indietro nel tempo.
E adesso si può avere il film?