mercoledì 25 marzo 2015

TotoEuropei, TotoAttrezzi e TotoMedaglie

Meno di un mese agli Europei.
E non un Europeo qualunque, eh. L'Europeo dell'anno del Mondiale qualificante.
L'anno del Mondiale qualificante è un anno particolare, molto particolare. Sofferto, molto sofferto.
Perché c'è sempre quella piccola paura di non riuscire a qualificarsi e di non andare alle Olimpiadi.


In pratica funziona così: due anni prima delle Olimpiadi c'è il Mondiale pre-qualificante.
Le prime ventiquattro squadre del Mondiale pre qualificante vanno al Mondiale qualificante l'anno prima delle Olimpiadi, le prime otto squadre del Mondiale qualificante vanno alle Olimpiadi e quella dalla nona alla sedicesima provano a qualificarsi a Gennaio. Le prime quattro della qualificazione di Gennaio vanno alle Olimpiadi insieme alle otto qualificate al Mondiale qualificante, per un totale di dodici squadre.
A questo punto ci sono due soluzioni: o mentre si aspettano le pre qualifiche, le qualifiche e le qualifiche di riparazione si decide di darsi all'ippica o si fanno le congetture più clamorose su chi andrà, chi non andrà, perchè si, perchè no.
Io, ovviamente, ho scelto la seconda ipotesi.
Due anni di sofferenza per una qualifica. E nel frattempo, le ginnaste si infortunano, si ritirano, vengono inghiottite da un buco nero.
"Ma le ginnaste da mandare alle varie gare le decidi tu da casa col televoto?"
Ehm, no. Le decide un direttore tecnico nazionale, ma sai mai che non decida di farsi un giro su internet e i vari TotoEuropei, TotoMondiali, TotoJesolo, TotoCampionatodellOratorio possano aiutarlo a scegliere chi convocare. Che poi, io non sono Casella (che sarebbe, appunto, il direttore tecnico nazionale), ma sono una persona estremamente altruista e qualora avesse bisogno di una mano per scegliere, sono a disposizione.


Fatto sta che quest'anno ci sono i Mondiali qualificanti quindi gli Europei sono importantissimi.
Io capisco che può sembrare un discorso che non regge, ma ha un senso lo giuro.
Solo che la Fig (Federazione Internazionale Ginnastica) si diverte a creare problemi. A questo Europeo possono andare solo quattro ginnaste.
Il TotoEuropeo va avanti da due mesi.
Va Tizia, va Caia. No Caia no.
Va Pincopalla. Va Pinco, ma Palla no.
Palla può vincere una medaglia, Pinco no.
Sempronia ha già abbastanza esperienza, non le serve andare all'Europeo.
Peppa non ha esperienza, ma forse non è il caso che vada all'Europeo perchè tanto al Mondiale non andrà.
Sempronia deve andare perchè può vincere otto medaglie (che poi ci siano solo cinque finali è una cosa ininfluente), prende anche quelle di Palla.
E mentre si consumano le liti più assurde per capire se è più giusto che vada Pinco o Palla, bisogna guardare anche le altre nazioni. La Russia porta Tizianova e Caianova e forse anche Pallanova e Pinconova.
La Romania porta Tiziache e Caiache.

Le altre nazioni non esistono. Ah, no: forse c'è la Gran Bretagna. Però non pensiamoci.
Occhio che potrebbe spuntare la cinese. Ah no, la Cina agli Europei non c'è.


Quindi ricapitoliamo: per me devono andare Tizia, Caia, Pinco e Palla.
Le notti, ovviamente, si passano a fare gli algoritmi per calcolare il punteggio di partenza, i collegamenti, il margine di miglioramento. 0,5 + 0,1 - 0,3 + 0,8. No, fermi tutti: va Sempronia, i miei calcoli non mentono.
Però poi tocca scontrarsi con la dura realtà. Io avevo fatto il mio TotoEuropei e l'avevo motivato. Ovviamente le mie motivazioni erano validissime. Però mi sa che Casella non le ha lette e il mio TotoEuropei non coincide con il suo. E, per motivi che fatico a comprendere, i nomi provvisori sono quelli che ha deciso lui e non io.
All'Europeo dovrebbero andare Vanessa Ferrari, Carlotta Ferlito, Erika Fasana e Enus Mariani.
I nominativi sono provvisori perchè non si sa mai cosa può succedere, ma è partito il TotoAttrezzi.
Vanessa farà questo, Carlotta quell'altro. Enus porterà le parallele da 5.9 di D score, Erika farà queste finali.
E poi il TotoMedaglie: vinciamo questo, vinciamo quello. NON LO DIRE: PORTA SFIGA!!!
In effetti non si dice. Il totomedaglie non si fa.


Ma quando pensi che al Mondiale pre-qualificante, alla finale AA, Vanessa è arrivata sesta e davanti aveva una cinese, due americane, una russa e una rumena che non parteciperanno agli Europei causa infortunio, come fai a non dire che sulla carta la medaglia d'oro è nostra?
No, non si dice. Si pensa, si spera, si accendono i lumi, si mettono i santini nel portafoglio, ma non si dice. Quindi non lo diciamo.
E speriamo che questi venti giorni che ci separano dagli Europei passino in fretta.


Le foto del post sono di Antonella Di Ciancia.

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venerdì 20 marzo 2015

Andiamo allo stadio?

"Andiamo allo stadio" è la frase che ha detto Fidanzato qualche sera fa, mentre preparavamo la cena.
Io adoro andare allo stadio e lui lo sa. Mi piace il clima, mi piace cantare l'inno, mi piace l'ingresso in campo delle squadre, mi piace vedere la partita dal vivo (anche se dalla tv si vede meglio, soprattutto se lo stadio in questione è l'Olimpico).
 Ero già gasatissima e stavo già cantando l'inno  per ripassare perché, per cantarlo bene, ci  vorrebbe l'accento romano che io non ho. Ma io ci metto impegno.
 "Andiamo allo stadio io e i miei colleghi" è la frase  che ha detto mentre cercavo nei meandri degli  scatoloni la sciarpa della Roma. È uno scherzo,  vero?
 Non è un problema uscire ognuno con i propri  amici e colleghi, siamo una coppia in stile vai  dove vuoi, quando vuoi, con chi vuoi e come  vuoi, ma allo stadio io ci voglio venire. O  meglio andiamo allo stadio.


Per manifestare il mio disappunto, ho messo a tutto volume l'inno della Roma per giorni e, per non farci mancare niente anche Grazie Roma che, per chi non lo sapesse, non è una canzone dedicata alla città di Roma, ma    all' A.S. Roma. Poi ho messo il muso.
"Tu vai allo stadio con il collega che c'ha il nome tanto bello. Voglio venire anche io"
Alla fine, ieri è andato davvero con i colleghi allo stadio.
Io avevo un impegno importante tra l'altro e quindi o così o niente.
Il Fidanzato, però, non è abituato ad andare allo stadio senza di me, tant'è che quando ho accesso il cellulare alle 18.30, dopo averlo tenuto spento qualche ore per cause di forze maggiore, ho trovato 12 chiamate e 26 messaggi.
"Pronto Fidanzato, mi hai chiamata?"
"Amore non puoi capire, sto in un punto dove vedo benissimo, fighissimo, bellissimo"
"Secondo me finisce 0-3, la Roma perde"
"Va beh, ci sentiamo dopo"


Sai che c'è Fidanzato? Tu sei allo stadio con i colleghi e io vado in quel posto stupendo, gestito da palermitani, dove ci sono tutte cose tipiche di casa mia cucinate da palermitani doc. Costano quanto un rene e un polmone, ma chi se ne frega.
E siccome ieri era San Giuseppe -e a San Giuseppe si mangiane le sfince con la ricotta- ho mangiato due sfince con la ricotta. Buone, ma così buone che lo stadio me lo sono dimenticato.
Sono arrivata a casa praticamente a partita finita e ho ricevuto un'allarmante telefonata da mio padre:"Fidanzato dov'è? La Roma perde 3 a 0!"
Cavolo, a saperlo mi giocavo il risultato esatto e a quest'ora sarei ricca.
Ho iniziato a temere il peggio per Fidanzato: immaginavo orde di tifosi che lanciavano le pietre contro il pullman dei giocatori, contestazioni, morti e feriti. Addio Fidanzato. E se avessi giocato il risultato esatto mi potrei godere a pieno la presunta vedovanza.
Driiin driiin.
"Amore, sto arrivando. Ti devo raccontare tutto della partita. Ma proprio tutto, eh"
Intanto, io commentavo la partita con l'Amico. L'Amico, con la A maiuscola, è fiorentino e della Fiorentina. Che ve lo dico a fare?
"Amico, poi ti faccio scrivere da Fidanzato"
"No va beh lascia perdere, rispetto il momento"
Arrivato a casa, mi ha raccontato ogni singola cosa fosse accaduta.
"Amore aspetta devi rivedere i gol"
"Amore c'era questo striscione"
"Amore è successo questo"
"Amore, Totti ha fatto un rutto"
"Amore, tu che hai fatto?"
Io ho mangiato le sfince di San Giuseppe con la ricotta in quel posto buonissimo che ti piace tanto.
"Ah! E non me le hai portate? Certo che potevi portarle anche a me"


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mercoledì 18 marzo 2015

Domande e risposte sulla ginnastica artistica

E alla fine è successo. Era inevitabile.
Qualcuno ha incontrato mia madre e le ha detto:"Mi piace il blog di sua figlia, è bellissimo, fighissimo, divertentissimo".
Io lo so, la genitrice stava già pensando a cosa potesse volere questo tizio, ma la discussione non è finita lì.
"Posso farle una domanda?"
(segue momento di silenzio della genitrice disperata)
"Ma la ginnastica a sua figlia piace sul serio?"
"Ehm, si"
"Ma qualcosa ne capisce?"
La genitrice a quel punto ha invocato una tempesta di fuoco sul suo interlocutore.
Succede. Sempre.
Non bisogna solo combattere con lo streaming che non c'è, con le ginnaste che si ritirano, con quelle che si infortunano, con il toto convocazioni, con le invasioni aliene. NO.
Ci sono anche i non seguaci della ginnastica che fanno le domande.
"Ah, ti piace la ginnastica?"
"Si, mi piace tantissimo, la seguo. Sai il prossimo mese ci sono gli Europei"
"Ma sono quelle con la palla e il nastro?"
"Ehm, no. Quella è la ritmica, quella che piace a me è l'artistica"
"E che cambia?"
Ecco, hai presente la differenza tra il giorno e la notte? Tra l'estate e l'inverno?
"Ma perchè la ginnastica e non un altro sport?"
Io ci ho provato, lo giuro. Una volta ho visto una finale di pattinaggio sul ghiaccio. E mi sono addormentata. Non finiva più.
Non dico che gli altri sport siano brutti, non mi permetterei mai, ma già la mia vita da fan squilibrata è difficile, perchè devo anche sentirmi  fare queste domande? Che ho fatto di male?
E comunque io mica chiedo alle persone perché  piace il giallo e non il blu.


"Ma la ginnastica che guardi tu (silenzio preoccupante di dieci secondi)... è quella in cui le ginnaste si attaccano agli anelli?"
"In realtà, gli anelli sono un attrezzo maschile, non femminile. Gli attrezzi femminili sono..."
(Perchè prima mi fate le domande e poi mi interrompete quando provo a rispondere?)
"Gli anelli di Yuri Chechi?"
"Esatto, gli anelli erano l'attrezzo di punta di Yuri Chechi"
"Ma Yuri Chechi è una ginnasta?"
"Semmai è un ginnasta. MASCHIO"
"Ma la ginnastica artistica non è uno sport femminile?"
Ma se hai appena nominato Yuri Chechi, che forse
 è pure bruttino, ma di sicuro è un uomo, perchè mi fai questa domanda? Perchè?
"Ma se ci sono pure i maschi, perchè guardi solo le femmine?"
"Guardo anche la maschile, in realtà, però preferisco la femminile. Ho pure il mio ginnasta del cuore"
"Ahahahahahaha ti piacciono i ragazzini"
"Veramente il ginnasta a cui mi riferisco ha 36 anni"
"Ma è vecchio!!!"
"Scusa, ma tu hai 42 anni, è più giovane di te"
"Ma io non sono un ginnasta!"
Ah, adesso capisco: deve essere quella strana mutazione genetica per cui un ginnasta invecchia di sette anni per ogni anno che compie. Tipo i cani.
Dai Alberto, hai solo 252 anni, ma li porti benissimo. E questo è l'anno buono, me lo sento!
E non è finita qui perchè a volte si ha la (s)fortuna di trovare qualcuno che, per fare qualcosa di diverso, ha voglia di vedere una gara con te. Io ne trovo un sacco di queste persone. Lo fanno perchè mi vogliono bene. E io gliene sono grata, davvero. Però se la prossima volta avete un impegno, non c'è problema. Io sto bene anche da sola.
A parte Fidanzato che, ogni santissima volta, chiede:"C'è Vanessa? C'è Carlotta?" e quando gli rispondi che stai guardando i campionati nazionali russi, ti dice:"Si, bello. Ma Carlotta c'è? E Vanessa?
A scanso di equivoci: non è che gli piacciono particolarmente queste due ginnaste. 
E' che, nel dubbio, lui ripete questi due nomi perché sono gli unici che si ricorda. E li ripete a casaccio: Serie A, campionati russi, Secret Classic, campionati regionali su Plutone, Yuri Chechi agli anelli.
Ecco, dicevo, a parte Fidanzato, ci sono quelli che proprio non ce la fanno. E partono con affermazioni e domande non richieste.
"Ma l'Italia c'è?"
"Si, abbiamo una ginnasta italiana"
"Vince?"
Se sapessi chi vince una gara in anticipo starei bancando scommesse clandestine in Galles.
E sarei ricca, molto ricca.
"Guarda, quest'esercizio è bellissimo"
"Si, ma ha una D bassa"
"In che senso?"
"Nel senso che il punteggio di un esercizio di divide in due parti: punteggio D, che è più o meno l'insieme delle difficoltà, e punteggio E, che è dato dall'esecuzione"
"E chi lo decide?"
"C'è un codice dei punteggi che viene rifatto sostanzialmente dopo ogni Olimpiade e i giudici si basano su quello"
"E perché?"
Perchè due non fa tre. Che ne so io perchè? Perchè qualcuno avrà deciso così e quel qualcuno, guarda caso, non sono io.
"Ma l'esercizio più facile è più bello. Deve vincere l'oro"
Beh, se fosse così a fare le Olimpiadi ci andrei io. O forse io no. Ma al liceo avevo un sacco di compagne di classe che sapevano fare la ruota. Dai, chi è che, a parte me, non sa fare la ruota?
Tutti sanno fare la ruota. E quindi tutti potrebbero andare a fare ruote alle Olimpiadi e vincere una medaglia d'oro.
"E tu come lo sai che c'è un codice dei punteggi?"
Per lo stesso motivo per cui un tifoso di calcio sa che esiste il fuorigioco. Dovranno attenersi a qualcosa per dare il punteggio, no?
E io ho studiato, come d'altronde studiano tutti quelli come me. Ho imparato il codice dei punteggi, ho imparato i nomi degli elementi (e, con il tempo, anche a riconoscerli), ho imparato un sacco di cose. Ma no, non puoi imparare quello che io ho imparato in dieci anni, in due ore di gara.
Se lo fai, sarò costretta a ucciderti perchè io ci ho messo dieci anni, tu non puoi metterci due ore.

"Ma perchè guardi le gare di notte?Non possiamo dormire?"
"Perchè c'è il fuso orario e se lì, nel posto X, sono le 3 di pomeriggio, qui sono le 4 di mattina"
"Ma scusa, perchè non le fanno a un orario più comodo?"
Ti do una dritta, al mondo non c'è solo l'Italia. Ci sono anche altri paesi. E il fuso orario non è un'invenzione dei complottisti. Esiste e tocca farsene una ragione.
E poi, inevitabilmente, arriva l'urlo di dolore:"aaaaaaaaaaa è cadutaaaaaaa"
"Si, lo so, succede. Speriamo non si sia fatta male"
"Ma perchè guardi uno sport violento in cui le ginnaste cadono?"
La ginnastica è uno degli sport con il più alto rischio di farsi male, ne sono consapevole. E quando una ginnasta si fa male a me dispiace moltissimo e -come ho detto alla mamma di una ginnasta che si è fatta male- mi dispiace anche per i genitori che vedono figlie e figli farsi male.
Ma definire la ginnastica artistica uno sport violento mi sembra un pò esagerato.
E poi, si fanno male anche nel calcio, nel nuoto, nell'atletica leggera.


Ma i momenti peggiori, quelli in cui proprio viene fuori il mio istinto omicida, sono le gare a squadre.
Già soffro tantissimo in una finale individuale, figuriamoci in una finale a squadre in cui devi aspettare che tutte facciano l'esercizio. E poi magari due lo fanno bene e la terza cade.
"Ma la ginnastica è uno sport a squadre?"
"Si, anche: ci sono le gare a squadre, quelle individuali su tutti e quattro gli attrezzi, quelle individuali su un singolo attrezzo"
"E perchè se è una gara a squadre, le ginnaste non fanno tutte l'esercizio contemporaneamente?"
Ho anche provato a immaginarmi quattro ginnaste contemporaneamente sulla trave, ci ho provato davvero, ma con tutta la mia più fervida immaginazione non ci sono riuscita.
Ma la cosa più tremenda è che alla fine di tutte queste estenuanti domande, arriverà sempre QUELLA DOMANDA: Ma le ginnaste che piacciono a te, la palla e il nastro, dove li hanno lasciati?


Le foto del post sono della Federazione Ginnastica d'Italia e di Filippo Tomasi
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martedì 17 marzo 2015

Traslocare: istruzioni per l'uso

Traslocare è una cosa che richiede tempo, fatica e nervi saldi.
Se poi, come nel nostro caso, si possiede una quantità inesauribile di oggetti inutili può diventare una missione impossibile.
Non è la prima volta che cambiamo casa, ma non abbiamo mai avuto così tante cose da portarci dietro, nè così tante cose a cui pensare. Che poi, a ripensarci, un trasloco normale è quello che stiamo facendo adesso, quindi ecco una lista di cose a cui pensare e da fare:


-Iniziare almeno un mese prima a impacchettare la roba.
Ovviamente, è il caso di togliere di mezzo prima le cose che si ha la certezza che non serviranno, vedi vestiti dell'altra stagione (siamo in inverno, quindi probabilmente i costumi da bagno non serviranno ancora per un bel pò, ad esempio), vestiti eleganti (sperando che nessuno ci inviti a quel party esclusivissimo  per cui è richiesto l'abito scuro), soprammobili prendipolvere, libri, collezione di Topolino.
Poi, si passa alle cose di cui si può fare a meno, anche se se ne sentirà sicuramente la mancanza: noi abbiamo lasciato fuori due paia di scarpe per uno -per scegliere quali ci abbiamo messo tre giorni- e pochi vestiti, due cambi di lenzuola, due cambi di asciugamani, due padelle, una pentola per fare la pasta, due tazze, due piatti, due forchette e due coltelli. E ovviamente la caffettiera, se no mi sarei trasformata in Freddy Kruger dei poveri.
-Fare le disdette delle utenze, tenendo bene a mente che per alcune cose servono trenta giorni lavorativi.
Per il telefono fisso (lo so che non ce l'ha più quasi nessuno, ma per noi è indispensabile) serve un sacco di tempo. Nel nostro caso, mandando la disdetta in largo anticipo e non avendo ancora attivato una nuova linea, il gestore ci ha fatto un'offerta fantastica per traslocare il nostro numero: ci è mancato poco che si offrissero di pagarci loro la bolletta.
Ah, cosa non si fa pur di non perdere un cliente che ha sempre pagato puntuale.
Per il gas bisogna tenere in considerazione che deve venire l'omino del gas a chiudere il contatore, quindi bisognerà perdere una mattina per la questione.
Il giorno effettivo della chiusura delle utenze deve coincidere, bene o male, con la data del trasloco definitivo, altrimenti si rischia di rimanere senza luce e senza acqua calda. E senza acqua calda, altro che Freddy Kruger.
-Vendere o regalare quello che a noi non serve più e che è inutile portare nella casa nuova.
Un trasloco è un'ottima occasione per fare pulizia di tutte quelle cose che teniamo in casa senza che effettivamente servano a qualcosa.
Si, lo so che quella maglietta del 1912 è un caro ricordo, ma quando non ci sarà più, nessuno ne sentirà la mancanza. E magari qualcuno la potrà utilizzare, che ne so, per riciclo creativo che adesso va tanto di moda.


-Smontare i mobili dieci giorni prima.
Ovviamente, non dico di dormire per terra, ma magari la parete attrezzata del salotto tanto bella, ma che ha una funzione puramente estetica, può essere smontata senza problemi o crisi isteriche di sorta.
E ricordarsi di comprare viti e stop che servono per il rimontaggio nella casa nuova: nella maggior parte dei casi, non sarà possibile utilizzare le stesse viti e arrivare a casa nuova e non poter rimontare le cose forse non è il caso.
-Darsi una mossa a scegliere eventuali mobili nuovi da acquistare. E, ovviamente, farseli consegnare direttamente a casa nuova.
Noi, per scegliere la camera da letto, ci abbiamo messo venti giorni. E naturalmente, alla fine, abbiamo preso la prima che avevamo visto. Non siamo ancora riusciti a decidere quale tavolo comprare, ma abbiamo deciso che ci penseremo con calma: l'unica certezza che abbiamo è che non vogliamo un tavolo di vetro.
-Cercare una ditta di traslochi, ma prima di sceglierla, farsi fare più preventivi.
Ho scoperto che, per fare la stessa identica cosa, c'è chi chiede 100 e chi 1000.
Di solito, chi chiede 1000 è lo stesso che ti tampinerà per convincerti a scegliere proprio lui.
-Mettersi in contatto con l'amministratore di condominio (se è un condominio ovviamente), fargli sapere che prenderete possesso della casa dalla tal data e lasciargli un paio di recapiti.
Ovviamente, non vi chiamerà mai -l'amministratore di condominio è l'uomo (o la donna) che non deve chiedere mai- ma almeno ci avrete provato.
-Fare la spesa centellinata, senza eccedere con grosse quantità di roba che poi toccherà traslocare.
Vi do una dritta: i supermercati ci sono anche vicino casa nuova, a meno che non decidiate di andare a vivere sul cucuzzolo della montagna.
-Abituarsi a vivere per qualche settimana nel delirio più totale.
Possibilmente senza lamentarsi.
-In caso di presenza di animali in casa cercare di convincerli che gli scatoloni ammucchiati non servono per arrampicarcisi sopra.
E abituarsi all'idea che, una volta giunti nella nuova casa, un cane (soprattutto se maschio) sentirà l'esigenza di annusare, esplorare e probabilmente decorare con l'urina tutto.
D'altronde, quella è pure la sua nuova casa e se noi mettiamo le targhette sul citofono e sulla cassetta delle lettere per far sapere che adesso quello è il nostro territorio, lui in qualche modo dovrà pur fare.

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sabato 14 marzo 2015

Convivenza e ospedale: sette ore in sala operatoria

Oltre alla fatidica domanda "Quando lo fai un figlio?", tra le più gettonate c'è "Quando vi sposate?"
Succede. Ogni giorno. O se non è ogni giorno, a cadenza regolare.
Io e Fidanzato non siamo sposati -altrimenti non si chiamerebbe Fidanzato- e viviamo insieme da parecchio ormai quindi questa domanda ce la sentiamo ripetere continuamente.
Me lo chiedono talmente spesso che ogni tanto anche io chiedo a Fidanzato:"Ma quando ti sposi?" e lui lo chiede a me.
La risposta che vorrei dare, nella maggior parte dei casi è:"Ma un pacco di cavoli tuo no, eh?", ma siccome sono una principessa alla fine la butto sempre sul "Prima o poi ci sposeremo!".
Ed effettivamente prima o poi lo faremo davvero.
Volevamo sposarci, ma una serie di cose ci ha fatto rimandare e ancora non ci è tornata la voglia di metterci a organizzare tutto. Tornerà. Prima o poi.

Ma, non so perchè, chiunque -coppie sposate, conviventi, single- alla fine arriva sempre all'annosa questione "Ma se non vi sposate e uno dei due finisce in ospedale l'altro non può entrare, non gli fanno nemmeno varcare la porta dell'ospedale, non lo informa nessuno di cosa succede".
A parte che credo proprio che in ospedale ci possa entrare chiunque -chi non è andato a trovare un amico o un parente?- confido  sempre nel buon senso.
Se io finissi in ospedale, dubito che i miei genitori impedirebbero a Fidanzato di entrare, anzi sarebbero i primi a volerlo lì accanto a me e accanto a loro, visto che, contenti o meno che siano, è la persona che ho scelto di avere a fianco.
E comunque non è del tutto vero.
E non lo dico perchè sono andata a studiarmi la normativa in materia, ma perchè è successo a noi.

Fidanzato, dall'oggi al domani, si è trovato nella situazione di dover affrontare un intervento che non era esattamente una passeggiata. Un intervento che a me faceva paura, ma che andava fatto, altrimenti le conseguenze sarebbero state tremende: alla lunga, non avrebbe più camminato.
E quando dico dall'oggi al domani non sto scherzando: sono passati tre giorni da quando ha fatto la visita specialistica con il chirurgo che l'avrebbe operato a quando è stata fissata la data dell'intervento, previsto una settimana dopo.
Il chirurgo in questione l'avevano consigliato a me. A consigliarmelo è stata una persona che non ringrazierò mai abbastanza per questo prezioso consiglio  che mi aveva detto:"Quando sceglierete il chirurgo, fidatevi dalla vostra sensazione a pelle, non considerate solo il curriculum".
Usciti dalla visita, ci siamo guardati in faccia e, senza dirci una parola, abbiamo deciso che era lui.
E non solo perchè in quel campo è il migliore, ma perchè ce ne siamo letteralmente innamorati: ci siamo innamorati del suo modo di spiegare le cose -adatto a due che non capiscono nulla di medicina, ci siamo innamorati della sua disponibilità, della sua umanità e della sua pazienza. E vi assicuro che con una come me, che parla tanto e fa milioni di domande, ce ne vuole tanta di pazienza.
È milanese, ma non imbruttito: insomma, perfetto.
Finito il pre ricovero, che ha messo a dura prova i miei nervi, è arrivato il giorno del ricovero.
E a Fidanzato hanno dato milioni di fogli da firmare e tra questi ce n'erano un paio che chiedevano più o meno: chi dobbiamo informare di quello che ti succede? Con chi dobbiamo parlare? Da chi dobbiamo andare per qualsiasi problema?
E Fidanzato ha messo il mio nome, con tanto di numero di telefono e dati della carta d'identità.
Se succede qualcosa, andate da lei.
Non c'era la possibilità di aggiungere "occhio che è nevrotica, quindi qualsiasi cosa ditegliela con molto tatto", ma comunque c'era il mio nome.

E così è stato. Soprassiedo su come ho passato quelle quasi sette ore mentre lui era in sala operatoria visto che ho praticamente pianto tutto il tempo pensando che tutte le milioni di complicazioni possibili -elencate su un plico di fogli che aveva dovuto firmare quella mattina prima che lo portassero via- sarebbero successe proprio a lui. Tutte eh. Mica una complicazione sola.


A metà dell'intervento, una gentile signora, che ancora non ho capito bene che lavoro facesse, è venuta a dirmi: "Vieni, telefoniamo in sala operatoria e vediamo come procede".
C'era un dubbio su questo intervento: non sapevamo se sarebbe stato possibile fare tutto l'intervento insieme o se sarebbe stato necessario farne metà in quel momento e l'altra metà dopo qualche mese.
La signora mi disse che avevano iniziato la seconda metà. E io andai giù di lacrime perchè sapevo quanto Fidanzato ci tenesse che venisse fatto tutto insieme.
E poi è arrivato l'aiuto chirurgo in camera: "Cerco la Signora Fidanzata".
Lui cercava me perchè così era. Doveva dirlo a me.
"È' andato tutto bene, lo stanno ricucendo, tra un pò  lo riportano in camera.
Se vuole può scendere a parlare col chirurgo".
Poi ho parlato col chirurgo e poi ancora, quando l'hanno riportato in camera, con l'anestesista che era venuto a sistemargli tutta una serie di tubi che ancora ricordo con una certa ansia.
E questo dottore ha risposto con pazienza anche alla domanda:"Perchè vi siete portati via un Fidanzato con un colorito normale e mi avete riportato un Fidanzato giallo?"
Forse, se avessi avuto qualche anno di più, avrei saputo che dopo un intervento del genere i fidanzati tornano in camera gialli, ma io non lo sapevo. E l'anestesista me l'ha spiegato.
Con la stessa pazienza con cui si spiegano le cose a un bambino impaurito.
Le infermiere avevano il mio numero e quando mi allontanavo, praticamente mai a dire il vero, loro mi dicevano:"Signora, qualsiasi cosa le telefoniamo, non si preoccupi".
Non mi hanno mai telefonato a dir la verità.
E dopo qualche giorno hanno smesso anche di chiamarmi signora.
"Vi prego, chiamatemi per nome e datemi del tu. Ho a malapena ventisette anni"
"Ventisette anni? Ne dimostri molti meno"
"A maggior ragione non chiamatemi signora".

E poi c'è stata la complicazione. Una complicazione banale, che poteva succedere. Era praticamente impossibile che non succedesse.
Vedevo andare avanti e indietro le infermiere e, siccome non sono scema (e comunque ho visto un sacco di puntate di Dottor House e Greys Anatomy), ho sgamato subito che qualcosa non andava.
E poi Fidanzato non stava bene. Era molto debole.
"Scusate, che succede?"
"Succede che dobbiamo fare una trasfusione perchè l'emoglobina è scesa troppo"
"Il dottore l'avete chiamato?"
"Si, dice di trasfondere"
Fidanzato era semi cosciente, ma il mio parere l'hanno chiesto.
E io e Fidanzato avevamo pareri completamente discordanti sulla questione: io sono favorevole, lui è totalmente terrorizzato dal sangue e della trasfusioni.
Ma sapeva e sa tuttora che se mai qualcuno mi avesse chiesto l'autorizzazione a fargli una trasfusione, io l'avrei data. Perchè forse l'emoglobina risalirà da sola, ma forse no. E se il medico dice che è necessaria una trasfusione per me significa che è necessaria una trasfusione.
Fidanzato si è fidato di me, non capiva un tubo e stava male, e la trasfusione è stata fatta.
"Però controlla che la sacca sia per me, che ci sia scritto il mio nome, che il gruppo sanguigno corrisponda".
Ho passato la notte a leggergli i dati scritti su quella sacca. Se avete mai visto una sacca di sangue, saprete che ci sono scritte tre cose in croce: gruppo sanguigno, nome e cognome, data e luogo di nascita di chi deve ricevere quel sangue. E io ho letto queste tre informazioni ad alta voce per tutta la notte.
E poi ho firmato milioni di cose: ricevute, carte varie, persino i fogli con le ordinazioni per pranzo e cena.
Se mai un giorno dovessimo lasciarci e a lui servirà la cartella clinica, sarà costretto a leggere il mio nome ovunque.
Quando l'hanno dimesso e mi hanno consegnato il paziente -hanno detto proprio così- ho gestito io la pratica con l'assicurazione sanitaria e sono io che mi sono occupata del post operatorio, mesi e mesi di fisioterapia. Perchè così voleva lui e così è stato.

So che molti penseranno:"Ma se succede all'improvviso? Se non hai il tempo di firmare le carte?"
Vai da un notaio e lo fai a priori.
"E se muore e non hai diritto a niente?" Non ci ho mai pensato, sarà che non facciamo sessant'anni in due, ma è un pensiero che non voglio fare. E se proprio devo farlo, rispondo che non me ne frega niente: non mi interessa avere niente, sarà che non abbiamo chissà cosa, sarà che penso che starei troppo male e l'ultima cosa a cui mi vien voglia di pensare sono queste cose.
E comunque un giorno ci sposeremo.
E non perchè se sta male non mi fanno entrare in ospedale, ma perchè è quello che vogliamo.

Una cosa che però tengo a dire è che avere la responsabilità di un'altra persona è una cosa pesante.
Che qualcuno ti venga a dire cosa succede o ti chieda qualcosa non è facile.
Io avevo ventisette anni e un Fidanzato sulle spalle, spalle che non erano abbastanza larghe e che probabilmente non lo sono tuttora. E avevo paura: paura di quello che potevano dirmi, paura che qualcosa andasse male e che sarei stata la prima a saperlo, paura che avrei potuto dire o fare qualcosa di sbagliato, paura di non essere all'altezza.
È una cosa da non sottovalutare la responsabilità che queste cose comportino. E l'amore potrebbe non bastare, anzi forse è proprio l'amore che ci fa avere tutta questa paura.


Nota: il chirurgo che ha operato Fidanzato si chiama Gianluca Cusmà. 
Non metto mai nomi su questo blog, ma gli ho chiesto il permesso e me l'ha dato. 
E' una persona che non ringrazierò mai abbastanza, che sa quanta stima abbiamo di lui, ma volevo ribadirlo. 
L'ultima volta che l'ho visto, siamo andati al ristorante, ha controllato come camminasse Fidanzato mentre io ero in bagno. Perchè sa che sono una rompiscatole senza eguali. 
E non ringrazierò mai abbastanza tutto lo staff della clinica: mi hanno sopportata, capita, coccolata.


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venerdì 13 marzo 2015

Cosa è la felicità?

Felicità è:
-Ricevere tutte quelle telefonate che stavi aspettando per mettere a posto tante cose sospese. In un giorno solo.
-La mamma che ti chiama per chiederti se hai visto quel servizio sulla ginnastica e ti informa di cosa è successo in Canada. E poco importa se lo sapevi già da quattro giorni cosa è successo in Canada.
-Stare al sole sdraiata su un prato con Cane Gnappo dopo aver avuto una giornata impegnativa e stancante.
-Le giornate che si allungano.
-Essere d'aiuto a qualcuno che ha un problema. E offrirgli una soluzione a cui magari aveva pensato, ma che non aveva l'ardire di chiederti.
-Salsiccia e patate per cena.
-Fidanzato che ti riempie di complimenti. "E non perché sei la mia fidanzata, ma perché è vero".
-Iniziare il countdown per il compleanno. Perché io amo il mio compleanno.
-Ricordarsi che è proprio bello essere felici.


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giovedì 12 marzo 2015

Quando (e quanto) si deve pagare per lavorare

Ieri mattina squilla il telefono.
Driin driiin driiiin driiiiin.
"Pronto?"
"Salve, sono Tizio, chiamo dalla Asl di Paperopoli, parlo con la signorina Tizia?"
Cerco di fare mente locale per ricordarmi se ho prenotato qualche visita per me o per Fidanzato, ma non mi viene in mente nulla.
"Lei ci ha inviato un cv".


Resetto la ricerca precedente nei meandri del mio cervello e cerco di ricordare se ho inviato un cv alla Asl di Paperopoli. Potrebbe essere, ma non ne sono certa. E poi, alla Asl che ci fanno con un mio cv? Non sono nè un medico nè un infermiere.
"Sono il responsabile dell'Ufficio Stampa"
Ecco, se è un ufficio stampa potrebbe essere plausibile che io abbia inviato il mio curriculum, ma chissà quanto tempo fa l'ho fatto.
Non sono mai stata una fanatica dell'impiego pubblico, ma non sono ancora completamente cretina e so che, per molti versi, è migliore di un lavoro in un'azienda privata.
E so anche che le aziende private più sono grosse più sono insensibili nei confronti dei dipendenti.
Lo so perchè l'ho provato sulla mia pelle.
"Si, sono io. Mi dica"
"Guardi, abbiamo ricevuto il suo curriculum e.. UAU!! Ci piace tanto!!"
"Grazie"
"Sarebbe disposta a fare un colloquio?"
Faccio mente locale di nuovo. Paperopoli è a circa 100 km da casa mia, ma è un impiego pubblico. Come fai a dire di no a un colloquio per un impiego pubblico?
"Certo, sono disponibile"
"Guardi, la avviso è un lavoro molto impegnativo, molto stressante, si lavora molto. Non è un lavoro part time, ma full time con molti straordinari"
"Non c'è problema"
Tizio comincia a spiegarmi dove si trova il posto, come raggiungerlo e mi fa alcune domande sul mio curriculum seguite da frasi tipo "Uau: ma lei ha lavorato qui, ha questa esperienza strabiliante qua, ha fatto quest'altra cosa lì"
Ci manca solo che dica Che figo! e siamo a posto.

Non ho idea di quale sia la retribuzione per un lavoro del genere alla Asl, nè quale sia il ccnl di riferimento, ma decido nella mia mente di fare queste domande in sede di colloquio.
Alla fine, oltre ad essere una cosa interessante, posso approfittarne per fare una gita a Paperopoli, dove non sono mai stata. Magari Fidanzato è libero e mi accompagna e alla gita possiamo unire anche un pic nic (comodamente seduti al ristorante, si intende)

"Ah, ovviamente è lavoro volontario". VOLONTARIO.
A quel punto, il mio cervello -che ha già lavorato parecchio- è completamente pieno di fumo nero.
"E l'assicurazione sanitaria obbligatoria per lavorare qui è a carico suo. Sono 120€"
CENTOVENTI EURO. AL MESE.
"E poi ci sarebbero queste altre spese. Ovviamente a carico suo"
OVVIAMENTE.

Faccio due rapidi calcoli e arrivo alla conclusione che per andare a Paperopoli ci sono due opzioni:

-metro fino alla stazione Termini, treno fino a Paperopoli, autobus fino alla Asl: circa 250€ di abbonamenti a mezzi di trasporto vari. Per un totale di tre ore e mezza circa di viaggio all'andata e altrettante al ritorno.

-macchina fino a Paperopoli, passando per l'A1, quindi benzina e casello autostradale: circa 600€. Per un totale di circa due ore di viaggio all'andata e altrettante al ritorno, senza considerare il traffico sul Raccordo.

Quindi per lavorare alla Asl di Paperopoli, nella migliore delle ipotesi devo pagare circa 500€, nella peggiore delle ipotesi circa 900€.
Esclusi i pasti e altre eventuali spese accessorie, ma visto che mangio sia se lavoro alla Asl, sia se lavoro da un'altra parte, sia se sto a casa sul divano decido di non aggiungere anche questa spesa al calcolo finale.

"Ah, ovviamente non c'è nessuna possibilità che a lungo andare la situazione retributiva cambi"
QUALE SITUAZIONE RETRIBUTIVA? Nel senso che mi stai assicurando che non dovrò mai pagare più di così per lavorare lì?
Beh, meno male dai, è già qualcosa.

Adesso non va più di moda andare a lavorare per avere uno stipendio.
Adesso va di moda pagare per lavorare.
E la colpa è si delle aziende, pubbliche o private che siano, ma anche di chi accetta di pagare per lavorare o di lavorare gratis, regalando a qualcuno -che non gli dirà nemmeno grazie- le proprie capacità e le proprie competenze.


Nota:ho controllato che fosse realmente la Asl di Paperopoli a chiamare. Si, erano loro.
Probabilmente, avrei dovuto stupirmi del fatto che non fosse necessario fare un concorso per accedere a una posizione simile. Ma direi che se non si accede tramite concorso è perchè sarebbe davvero il colmo bandirlo per un lavoro per cui si deve pagare.


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mercoledì 11 marzo 2015

Come nasce una ginnasta: intervista a Martina Rizzelli

Per mesi, ovunque ci sono state critiche nei confronti di una ginnasta.
Ma ovunque, eh.
E allora, siccome io sono squilibrata ho deciso di intervistare questa ginnasta.
Volevo raccontare una storia fighissima del nostro incontro nel bar più figo di una città credibile.
Ma diciamo la verità: non so raccontare le bugie e poi non sarebbe credibile.
Abitiamo a km di distanza.
Quindi questa intervista l'abbiamo fatta a distanza. Io a casa mia e lei a casa sua.
Con tanta pazienza, lei ha atteso che io finissi di cenare e poi siamo partite.
Da brava squilibrata, ho iniziato a riempirla di chiacchiere: il blog, i Mercoledì della Ginnastica e un sacco di altre cose noiose. Al che, giustamente, lei mi ha chiesto:"Ok, ma io che devo fare?
Saggia domanda. Nel mio fiume di parole, mi sono dimenticata di dirle la cosa più importante ovvero che volevo intervistarla.
Grazie al cielo, è stata molto comprensiva con la fan squilibrata di turno e ha compreso che aveva di fronte a se una matta totale.
Martina Rizzelli è una ginnasta della Nazionale Italiana, classe 1998.
Fra due settimane compie 17 anni. E ha all'attivo già un europeo e un mondiale.
E ha vinto un oro agli Eyof. A parallele.
Roba che quando una ginnasta italiana vince una medaglia a parallele ci commuoviamo tutti.


Allora Martina, mi tocca iniziare dalle solite domande che ci fanno a una ginnasta: quando hai iniziato a fare ginnastica? Perché hai iniziato a fare ginnastica?
(povere ginnaste, farebbero prima a tatuarsi la risposta su una mano visto che in qualsiasi caso le prime due domande che gli faranno sono queste)
"Ho iniziato a fare ginnastica all'età di quattro anni e mezzo. Ho iniziato perché facevo salti ovunque e i miei hanno deciso di portarmi in palestra"
(genitori geniali: pensate voi a due genitori che portano la figlia in palestra perché salta ovunque e probabilmente sperano così di evitare danni alla mobilia e se la ritrovano in nazionale).

Cosa si prova ad essere scelta per la Nazionale?
"Allora...
Non è un allora per dirti muoviti a mandarmi le domande. E' un allora per dirti adesso rispondo"
(Probabilmente da brava squilibrata, sto portando Martina alla follia)
"Essere scelta per la Nazionale è una cosa bellissima perché non capita tutti i giorni di essere presa per fare delle gare rappresentando l'Italia all'estero.
Poter indossare la maglia azzurra è sicuramente una grande emozione"
(io ovviamente le credo sulla parola da brava sportiva da divano quale sono)

Cosa si prova a vincere un oro internazionale? 
(A questo punto, aggiungo: "Eyof, ma mi sa che lo sai che l'hai vinto". Il massimo sarebbe stato che mi rispondesse:"no, non lo so" e quel punto avrei capito che mi stava trattando come si fa con i matti, ma per fortuna Martina è molto educata e gentile).
"Vincere l'oro agli Eyof è stata una delle cose più belle che mi sia potuta capitare soprattutto perchè non me lo sarei mai aspettata di poter vincere e soprattutto di poter vincere un oro"

Ma come non te lo aspettavi?
(Noi dal divano lo sapevamo tutti che Martina aveva le possibilità di vincere l'oro, ma mi sta cominciando a venire il dubbio che per chi fa la gara sia un po' diverso. Rimarrò col dubbio, ho dimenticato di chiederglielo)
"Sapevo che avrei potuto fare bene la gara, ma mai mi sarei aspettata di poter vincere"
(Dai Martina, visto che in fondo lo sapevi pure tu?)

C'è ansia prima di salire su un attrezzo in una gara importante come Europei o Mondiali?
E' un'ansia diversa rispetto alla gare nazionali come Serie A o Assoluti?
(Ho cercato di immedesimarmi, ma poi ho capito che se già faccio certi numeri assurdi solo guardando in tv, figuriamoci a salire sull'attrezzo. E poi, parliamoci chiaro, è troppo faticoso).
Si, sicuramente c'è molta ansia sia nelle gare qui in Italia che soprattutto nelle gare all'estero che sono sicuramente molto più importanti!
"Non ho un'ansia diversa quando sto partendo per fare l'esercizio. L'unica cosa diversa è che si hai paura di sbagliare come in tutte le gare, però se sbagli non stai rappresentando solamente la tua squadra, ma stai rappresentando l'Italia e quindi si ha una responsabilità maggiore".
(Posso dire che mi sono quasi commossa? Questo scricciolo di 16 anni che parla di responsabilità nel rappresentare una nazione intera è una delle cose più belle che abbia mai sentito dire).
E poi aggiunge:
"Non so se hai capito perchè è tutto un pò contorto"
(Si Martina, ho capito. E' che sono quasi commossa)
A questo punto è doveroso dire una cosa: Martina Rizzelli ha ricevute tante critiche nell'ultimo anno.
Ma proprio tante. Perchè ha sbagliato agli Europei. E perchè ha commesso qualche errore anche ai Mondiali.
La ginnastica è uno di quegli sport dove la possibilità di sbagliare è altissima.
Dove il lavoro di anni si concentra in un minuto scarso sull'attrezzo.
E, so che non lo avreste mai detto, ma, ebbene si, le ginnaste sono anche esseri umani. Con le loro emozioni, con l'ansia, con la paura, con la responsabilità addosso.
Cioè, lo ammetto, anche io ho avuto qualche dubbio che non fossero proprio umane.
Dai, quando gli vedi fare quei salti è lecito che venga il dubbio.


Cosa hai provato quando hai letto quelle critiche malefiche dopo gli Europei?
In pratica è stato detto che se non abbiamo vinto il bronzo a squadre è colpa tua.
"Le prime volte che ho letto quelle critiche mi sono messa a ridere perchè non c'era nulla da rispondere.
Io agli Europei ho fatto una gara bruttissima e alle parallele ho fatto sicuramente una bruttissima figura, ma non è stato soltanto per colpa mia che non abbiamo vinto il bronzo perché, oltre alle mie, ci sono state almeno altre tre o quattro cadute.
Io non posso assolutamente difendermi e accetto queste critiche, ho fatto una ca**ta      pazzesca, ma dire che se io non fossi caduta    avremmo vinto la medaglia non è vero perchè  saremmo comunque arrivate quarte.
 La maggior parte della colpa era comunque mia  perché soltanto io ho fatto tre cadute"
 (Grande risposta Martina, io sarei andata a  riempire tutti di botte. Uno per uno).

 Quando sbagli e cadi si va in palla totale, no?
"Si, è vero. La prima caduta ci sta (forse).  Quando sono ripartita sono caduta ancora e lì    sono andata in palla e non ho capito più niente,  avevo le braccia che mi tremavano e non mi  reggevano più. E' stato uno dei momenti più brutti!"

Hai pensato che non ti dessero più fiducia quando in finale ai Mondiali di Nanning ti hanno sostituita alle parallele?
"In Cina, in qualifica, avevo sbagliato il primo salto e dato che nella finale le ginnaste che salivano sull'attrezzo erano tre e non veniva scartato nessun punteggio, non hanno voluto rischiare"

Ho visto che hai aumentato le difficoltà, alla Serie A di Milano hai portato delle parallele bellissime. Queste critiche ti hanno dato la spinta per fare bene, migliorati, andare avanti?
"Corpo libero e parallela ho aumentato il valore di partenza.
Adesso si tratta soltanto di dimostrare tutto!!"

Gli Europei stanno lì apposta.
"Speriamo! Chissà se ci andrò!"

E' questa è Martina Rizzelli.
Quasi 17 anni, tanta voglia di rifarsi e dimostrare cosa può dare alla ginnastica, una maturità da venticinquenne.
Io intanto da fan squilibrata quale sono, ho già dato il mio totoeuropei a Martina.
Mi sono, però, dimenticata di dirle che se indovino, mi deve nascondere in valigia.
Faccio la dieta, promesso.

Grazie a Martina che è stata gentilissima, mi ha fatto ridere  e mi ha confidato tutte queste cose.

Le foto del post sono di Silvia Vatteroni e Giorgia Groppi


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martedì 10 marzo 2015

Te lo regalo se vieni a prenderlo: storia di un minifrigo e della follia umana

Vi avevo già raccontato un episodio su Te lo regalo se vieni a prenderlo.
Oggi vi racconto un sacco di cose sulla follia umana che ci sta invadendo e di cui io mi sono accorta proprio grazie a questo gruppo.
Te lo regalo se vieni a prenderlo è un'idea geniale.
Adesso dovrei dire tante parole carine su quanta stima abbia per il fondatore di questo gruppo, ma la verità è che io non lo stimo. Gli voglio proprio bene. E quando vuoi bene a una persona -e la prendi in giro ogni trenta secondi- suona paraculo dire che la stimi, no?
Comunque, nel caso specifico questo gruppo è il più grande del Lazio, ci sono 30.000 iscritti e, la cosa drammatica, è che aumentano di giorno in giorno. E, nella maggior parte dei casi, sono casi umani.
Sia chiaro, questo non è un post che sponsorizza questo gruppo -ci conoscono già fin troppe persone- ma essendo un amministratore del gruppo ho viste cose che voi umani.
Eccome se ne ho viste.
Ho storie da raccontare ai nipoti che probabilmente non avrò mai per almeno vent'anni.
Facciamo trenta.

Stamattina ho messo in regalo un mini frigo Pepsi, una cosa che era di Fidanzato e che lui ha deciso che non voleva più in casa.
Ce lo siamo portati ovunque, ci ha salvato la vita quando si è rotto il frigorifero, l'ho amato e coccolato e lui ha deciso che non lo vuole più.
Ho aspettato una settimana, per vedere se questa decisione cambiava, ma niente: il mini frigo non lo vuole più.
E quindi, l'ho messo in regalo.
Preciso che il gruppo in questione ha delle regole chiare e semplici e che ogni persona che si iscrive dovrebbe leggerle. Sono regole che capirebbe anche un bambino e che sono state create man mano che si incontravano svariate problematiche.
Le regole, in buona sostanza, dicono che non si può scrivere a chi regala in privato prima dell'assegnazione, bisogna scrivere mi prenoto (senza aggiungere altre informazioni) sotto al post, chi regala sceglie come vuole a chi regalare, non si possono fare proposte di vendita (d'altronde stiamo parlando di un gruppo di regalo) e non si può dare buca alle persone. E ovviamente bisogna essere un minimo educati, non offendere e non insultare.
Insomma, per sto minifrigo c'erano 400 prenotazioni regolari, 200 irregolari e ho ricevuto decine di messaggi privati. Che dico decine: centinaia.
Gente la cui vita senza un mini frigo assolutamente inutile era finita, gente disposta a pagare, gente che era disposta a venire subito.
"Vengo subito, dimmi dove venire, arrivo tra dieci minuti"
Ma cribbio.  un mini frigo.
Gente che ha iniziato a insultarmi.
"Tu sei una capra"
"Tu sei un'ignorante con la terza media"
"Tu sei una persona gretta e meschina"
"Tu sei una persona che morirà sola e a me non fregherà nulla di te"
"Tu sei un'idiota"
"Mi fai venire il voltastomaco"
"Fate leva sulla disperazione della gente che ha bisogno di qualcosa"
"Tu non sai chi sono io. Io ho due lauree"
T-U-N-O-N-S-A-I-C-H-I-S-O-N-O-I-O-I-O-H-O-D-U-E-L-A-U-R-E-E
Anch'io. E non lo racconto in giro.
E comunque è un mini frigo.
Nessuno ha bisogno di un mini frigo della Pepsi da camera.
Ed è follia pura mettersi a insultare  una persona sconosciuta solo perchè non ti ha regalato un mini frigo.
È la stessa identica cosa succede per un dvd, una sedia, una maglietta, un pannello di compensato.
Non vi dico poi cosa succede quando si parla di televisori, cellulari, mobili o oggetti che in generale potrebbero avere un valore.
La gente da il peggio di se. Impazzisce.
Insulta, sbraita, viola tutte le regole, minaccia.
Per un regalo mancato.
Perché un perfetto sconosciuto non ti ha regalato una cosa che, nella maggior parte dei casi, potresti comprare per pochi euro.
O che magari costa un po' di più, ma senza la quale la tua vita non è finita.
Siamo disposti a diventare cafoni, arroganti, maleducati, magari beccarci una denuncia per un mini frigo. O per un dvd. O una maglietta.
O siamo disposti a raccontare tutti i nostri problemi personali -che a volte sono veri, altre volte no- per accaparrarci un oggetto inutile. Siamo disposti a raccontare a uno sconosciuto che nostro marito ci riempie di botte quindi abbiamo assolutamente bisogno di quella maglietta per coprire i lividi, siamo disposti a raccontare che nostro padre ha una malattia terminale e per consolarci abbiamo disperatamente bisogno di quel dvd da vedere con lui.
Al di là che è vietato dal regolamento impietosire la gente, ma che senso ha?
Insultare, raccontare disgrazie, minacciare. Per un regalo.

Nota: fortunatamente non sono tutti così. Molti hanno compreso lo spirito del gruppo, che è quello di dare una seconda vita a qualcosa che a noi non serve più, evitando gli sprechi, ma confesso che certe cose mi lasciano davvero molto perplessa.

Se volete sapere qualcosa in più su Te lo regalo se vieni a prenderlo cliccate qui: avevo raccontato per filo e per segno come funziona.
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domenica 8 marzo 2015

Il Mondo visto dal mio Cane

Ci sono giornate in cui mi sveglio già stanca perchè so già che mi aspettano un sacco di cose da fare.
Cose che ovviamente non ho assolutamente voglia di fare.
E oggi è esattamente una di quelle giornate.


Oggi però ho passato la giornata ad osservare Cane Gnappo e il suo mondo stupendo.
No davvero eh, se rinasco, voglio essere Cane Gnappo.
Ormai sono quasi tre settimane che Cane Nero non c'è più e dopo qualche problemino legato al fatto che la cercava ovunque -persino sotto al divano e dentro l'armadio- siamo usciti dalla fase rivogliocaneneroanchesenonmifacevasaliresuldivanoemirubavalapappa.


Stamattina, mentre io correvo avanti e indietro per cercare di fare tutto in tempo, Cane Gnappo si è svegliato con calma, ha fatto colazione a letto -ormai il posto che era di Cane Nero è diventato suo- ed è tornato a dormire.
Io correvo, Fidanzato correva, lui dormiva.
Ci manca poco che ci mangia una mano quando proviamo a portarlo fuori:"Sai, Cane Gnappo, dovresti fare i bisognini, tu sei un cane, devi uscire"
Quando l'abbiamo convinto, è uscito tutto contento ed è stato fuori tutta la mattina.
Giornata di sole, prato, Fidanzato che lo porta ovunque lui voglia.
A pranzo si è collocato sulla sedia accanto a Fidanzato, seduto composto come io gli ho insegnato e ha aspettato pazientemente che qualcuno gli allungasse qualcosa.
Ad un certo punto ho chiesto a Fidanzato:" Facciamo cambio? Io ti do la mia frittata, tu mi dai i tuoi wurstel?"
"No, io voglio i wurstel"
Che poi, ne era rimasto uno, lo scambio gli conveniva pure
E poi è stato un attimo: ha spezzato il suo wurstel in due parti e ne ha dato metà a Cane Gnappo.
Siccome l'altra metà sarebbe stata di Cane Nero, gli ha dato pure quella.
E io guardavo come un'ebete.
"Stai dando il wurstel che io volevo al Cane?"
"Eh, ma lui è mio"
Io invece sono stronza.
A quel punto, Cane Gnappo ha mangiato i suoi croccantini e si è sdraiato al sole in terrazza.
Io intanto correvo e Fidanzato correva. Lui prendeva il sole. A pancia all'aria.
Finchè, ovviamente, noi non ci siamo seduti sul divano per riposarci ed è venuto a reclamare le coccole.
"Accarezzami lì, poi lì, gratta la pancia, adesso massaggiami il collo"
"Obbedisco, serve altro?"
"Si, adesso lanciami la pallina che voglio giocare"
E te la riporta pure. E la vuole rilanciata.
Lancia-riporta-lancia-riporta-lancia-riporta-lancia-riporta.
"Ti prego, Cane Gnappo, non ce la faccio più"
Seguono ululati degni di un cane maltrattato.
E allora: lancia-riporta-lancia-riporta-lancia-riporta.
Sia mai che qualcuno chiami la Lav.
Poi siamo usciti. Io e lui.
Due ore a correre, annusare, giocare con altri cani.
No davvero eh, abbiamo fatto il giro del quartiere tre volte. E ogni volta ci siamo fermati a giocare con qualcuno.
Siamo stati anche assaliti da una banda di jack russel. Cinque cagnette che l'hanno accerchiato.
E lui le ha snobbate.
Ci siamo presi le coccole di una dozzina di passanti e poi siamo tornati a casa.
Io ho ricominciato a correre e lui si è messo a dormire sul divano.
Almeno finchè non è stata ora di cena e dopo aver spiluccato qualche croccantino, ha aperto la porta della camera e si è messo sul letto. A domire.
Tra un'oretta verrà qui con il guinzaglio e staremo fuori altre due ore.
Se rinasco, voglio rinascere Cane.
Davvero, eh.

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sabato 7 marzo 2015

#IoSonoAlmaviva

Si, lo so. Questo blog dovrebbe parlare dei fatti miei, ma ci sono cose che non possono essere ignorate.
Ultimamente, spopola ovunque in giro per il web IoSonoAlmaviva.



Praticamente tutti ne hanno sentito parlare.
Io non lavoro per Almaviva, ma so cosa è.
E lo so perchè a Palermo tantissimi amici, amici di amici, conoscenti, amici di conoscenti, conoscenti di amici lavorano per Almaviva.
Almaviva è essenzialmente una società che gestisce dei call center per altre società.
Avete presente quando avete un problema con, che ne so, la Wind e telefonate al 155 e vi risponde una voce che dice:"Buongiorno, sono Pina, come posso aiutarla?"
Ecco, Pina molto probabilmente è un dipendente Almaviva.
Sta tutto il giorno con la cuffia e risponde alle nostre telefonate.
E non solo per conto di Wind, ma anche per conto di Alitalia, Sky, Tim e via dicendo.
Insomma, aziende grosse e che qualche soldino ce l'hanno.
Ma veniamo al punto: Wind, a quanto pare, vuole appaltare il call center all'estero, dove costerebbe molto meno, e circa 1700 persone resterebbero senza lavoro.
Io lo capisco che costa meno, eh.
Ma non condivido.
Per tanto motivi.
In primis, perchè non è che in Italia -non parliamo poi di Palermo- perdi il lavoro, mandi il curriculum e il giorno dopo ne hai un altro.
E se la gente non ha un lavoro, non spende soldi.
E se non spende soldi, l'economia crolla.
E se l'economia crolla, chiudono altre aziende.
E se chiudono altre aziende, altre persone perdono il lavoro.
Un cane che si morde la coda insomma.
In fondo, è quello che ci sta succedendo da un pò di tempo a questa parte, dovremmo saperlo.
E dovrebbero saperlo anche quelli che delocalizzano il lavoro, quelli che non riducono le tasse sul lavoro, quelli che continuano a dirci di tirare la cinghia. Ma a quanto pare, non lo sanno.
O fanno finta di non saperlo.
E poi, vi racconto una storia: ho lavorato in una grossa azienda. Molto grossa. Con tanti soldi.
Ma proprio tanti, non avete idea del fatturato di questi qua.
L'help desk interno era appaltato a una società rumena.
In pratica, io dipendente, se avevo un problema, che ne so, con il badge o con la posta elettronica aziendale, componevo un numero interno e mi rispondevano dalla Romania.
"Salve, sono Tizia del reparto X, non riesco a configurare la posta elettronica"
"Ahjeuedjwedjejjfjejwndnwed dddwdkn diddiidldncoan"
"Scusi, non capisco"
"Aasqsa dqdnjqdwwen dind d iwndsd"
Al che riattaccavo, andavo dal responsabile e gli spiegavo che c'era un problema di comunicazione.
"E' che rispondono dalla Romania, non tutti parlano bene l'italiano"
"Ma è il nostro help desk interno"
"Si, ma in Romania costa meno"
Non ho niente contro la Romania, immagino siano in difficoltà anche lì, ma comunque il mio problema non lo risolveva nessuno perché ora che trovavo qualcuno che capiva quello che gli stavo dicendo, il problema me l'ero dimenticato.
Me le immagino le vecchine che chiamano:
"Pronto? Salve, ho un problema con uozzapp, il mio aifon regalato dal nipotino di otto anni non funziona"
"Qsjfjffhew dnejdnjewdn ejnej"
"Tu-tu-tu-tu-tu-tu"
Per Almaviva si stanno mobilitando tanti personaggi famosi, si stanno mobilitando i dipendenti, si sta mobilitando la gente comune.
Basterebbe solo che Wind e in generale le altre grosse aziende che si ritrovano a fare scelte come quelle di Wind ragionassero un attimo sul prezzo che tutti noi italiani dobbiamo pagare per queste scelte.
E che si detassasse il lavoro. Un pò eh, mica pretendo che non si paghino più tasse.
Quel pò che basterebbe per dare a tutti, giovani e vecchi, un barlume di speranza che ci permetta di vedere la luce in fondo al tunnel.

#IoSonoAlmaviva
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mercoledì 4 marzo 2015

A volte si ritirano ovvero non potete farmi questo

Questo è un post triste. Non fa ridere.
È la tragedia delle tragedie.

È doverosa una premessa: la carriera di una ginnasta è abbastanza breve rispetto a quella di un'atleta di un qualsiasi altro sport.
Iniziano prestissimo, alcune praticamente gattonano e poi fanno i tripli avvitamenti, dallo step intermedio -camminare ad esempio- non ci passano.
A 12 anni sono junior, a 15 sono senior. Cioè, stando alle regole, diventano senior l'anno in cui compiono 16 anni, quindi a meno che non sono nate il primo Gennaio di fatto hanno 15 anni, ma non glielo dite a quelli che fanno le regole che poi ci rimangono male.
 A 18 anni sono veterane, a 19 sono vecchie, a 20 decrepite.
Fortunatamente, da un po' di tempo a questa parte, l'età in cui diventano decrepite si è un pò alzata e ormai non è inusuale trovare ginnaste che a 20 anni non hanno ancora le rughe e i capelli bianchi.
Ma ad un certo punto arriva per tutte il momento in cui decidono di ritirarsi.

In pratica, le vedi crescere, diventare grandi, vincere le medaglie, soffri con loro, ti fai male con loro, gioisci con loro e poi loro che fanno? Si ritirano. Dall'oggi al domani decidono di fare altro e ciao, tanti saluti, è stato bello.
Se si è fortunati, ti avvisano prima "questa sarà la mia ultima gara", in altri casi si ritirano e basta, arriva l'annuncio ufficiale e a quel punto rimane solo una cosa da fare: sperare che ci ripensino.

Perché, dai, io ti seguo da quando avevi 8 anni e tu adesso ti ritiri? Non puoi.
Devi darmi delle spiegazioni, quanto meno. E non basta che dici che ti vuoi dedicare ad altro.
E così bello fare sei ore di allenamento al giorno, andare a scuola il pomeriggio, fare gli esami da privatista.
Almeno, dal mio divano sembra bellissimo.

Il fan squilibrato, ovviamente, di fronte al ritiro di una ginnasta da di matto.
N-O-N-E'-P-O-S-S-I-B-I-L-E. Non può farmi questo.
Il fan squilibrato chiaramente la prende sul personale. Ci rimane male. E poi mette pure il muso alla foto della ginnasta appesa in camera.

Sono molto labile su questo argomento perché, ebbene si, è successo anche a me. E da poco anche.

Si insomma, si è ritirata la mia ginnasta del cuore.
L'avevo vista crescere, fare una finale di specialità mondiale, vincere un bronzo europeo, diventare campionessa italiana assoluta, andare alle olimpiadi, infortunarsi, riprendersi, infortunarsi di nuovo, ritirarsi.

È stato annunciato il ritiro e io, serafica, ho detto che non ci credevo.
Il ritiro è stato smentito. Ho tirato un sospiro di sollievo.
Il problema è che aveva un brutto infortunio, ma io ero convintissima che si sarebbe ripresa.
Ma proprio convinta, eh. Non ci si poteva parlare con me:"Vi dico che torna, non sottovalutatela. E poi ormai la medicina ha fatto passi da gigante"
Poi io ero al Grand Prix e lei anche. E ha dichiarato che non saliva sugli attrezzi da mesi. Solo che l'ha detto ai telecronisti in diretta tv, io che ero lì non l'ho sentito.
Ma l'ho letto: sul forum, su Facebook, su Twitter.
Allora mi sono attaccata al fatto che la telecronista è un pò rimbambita e di ginnastica ne sa quanto io di rubamazzo. Avrà capito male dai.
Niente. A quel punto ha scritto una lettera. RITIRATA UFFICIALMENTE.
E che fa il fan squilibrato? Guarda i video e si commuove, tipo il video del bronzo di Berlino.
"Dai, non cadere, dai che ce la puoi fare".
"Scusa, ma non è un video di tre anni fa e sai già che ha vinto il bronzo?" chiese il saggio Fidanzato alle duecentesima volta che riproponevo lo stesso video.
"Ma che c'entra? E' sempre emozionante"
"Tu stai male, molto male".

"Amore, ma stai ancora guardando la puntata di Ginnaste-Vite Parallele delle convocazioni olimpiche?"
"Zitto che adesso dicono i nomi"
"Ma le Olimpiadi sono state due anni fa, lo sai già chi è andato. E sai anche com'è finita"
"Zitto che non sento cosa dicono e poi mi rimane il dubbio"
"Pronto? Psichiatria? Io la tengo, ma voi fate presto!"


Sto parlando di Elisabetta Preziosa. Non era la più forte, ma era una combattente. Ed era anche sfortunata: si è rotta di tutto. Ed era elegante. E ad ogni collegiale, io facevo il tifo per lei.
Adesso sono ancora squilibrata, ma almeno sono diventata un po' più obiettiva. A parte quando, nel pieno del delirio, ai vari totomondiali, totoeuropei, totoqualsiasicosa caccio sospiro davanti la tastiera del pc e poi scrivo:"ah, io vorrei Betta".
Fortunatamente, la seconda ginnasta del cuore è ancora in attività. Se mai decidesse di ritirarsi, non so, forse digiunerò tre giorni.

E, a proposito di ritiri, c'è una ginnasta, Giulia Leni, che si è ritirata e poi è tornata.
E quando è tornata ha fatto incetta di medaglie, si è presa un sacco di soddisfazioni.
Quindi ho ragione io: ripensarci fa bene.
Poi comunque si è ritirata definitivamente, adesso studia medicina, ma meglio di niente, no?


Ah, e tornando a Vanessa Ferrari: non ci pensare nemmeno eh. Che magari nel 2024 le Olimpiadi le fanno a Roma ed è un attimo che vengo lì a vederti.



Le foto del post sono di Nico Zico e di Ginnastica Artistica Italiana
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