Succede. Ogni giorno. O se non è ogni giorno, a cadenza regolare.
Io e Fidanzato non siamo sposati -altrimenti non si chiamerebbe Fidanzato- e viviamo insieme da parecchio ormai quindi questa domanda ce la sentiamo ripetere continuamente.
Me lo chiedono talmente spesso che ogni tanto anche io chiedo a Fidanzato:"Ma quando ti sposi?" e lui lo chiede a me.
La risposta che vorrei dare, nella maggior parte dei casi è:"Ma un pacco di cavoli tuo no, eh?", ma siccome sono una principessa alla fine la butto sempre sul "Prima o poi ci sposeremo!".
Ed effettivamente prima o poi lo faremo davvero.
Volevamo sposarci, ma una serie di cose ci ha fatto rimandare e ancora non ci è tornata la voglia di metterci a organizzare tutto. Tornerà. Prima o poi.
Ma, non so perchè, chiunque -coppie sposate, conviventi, single- alla fine arriva sempre all'annosa questione "Ma se non vi sposate e uno dei due finisce in ospedale l'altro non può entrare, non gli fanno nemmeno varcare la porta dell'ospedale, non lo informa nessuno di cosa succede".
A parte che credo proprio che in ospedale ci possa entrare chiunque -chi non è andato a trovare un amico o un parente?- confido sempre nel buon senso.
Se io finissi in ospedale, dubito che i miei genitori impedirebbero a Fidanzato di entrare, anzi sarebbero i primi a volerlo lì accanto a me e accanto a loro, visto che, contenti o meno che siano, è la persona che ho scelto di avere a fianco.
E comunque non è del tutto vero.
E non lo dico perchè sono andata a studiarmi la normativa in materia, ma perchè è successo a noi.
Fidanzato, dall'oggi al domani, si è trovato nella situazione di dover affrontare un intervento che non era esattamente una passeggiata. Un intervento che a me faceva paura, ma che andava fatto, altrimenti le conseguenze sarebbero state tremende: alla lunga, non avrebbe più camminato.
E quando dico dall'oggi al domani non sto scherzando: sono passati tre giorni da quando ha fatto la visita specialistica con il chirurgo che l'avrebbe operato a quando è stata fissata la data dell'intervento, previsto una settimana dopo.
Il chirurgo in questione l'avevano consigliato a me. A consigliarmelo è stata una persona che non ringrazierò mai abbastanza per questo prezioso consiglio che mi aveva detto:"Quando sceglierete il chirurgo, fidatevi dalla vostra sensazione a pelle, non considerate solo il curriculum".
Usciti dalla visita, ci siamo guardati in faccia e, senza dirci una parola, abbiamo deciso che era lui.
E non solo perchè in quel campo è il migliore, ma perchè ce ne siamo letteralmente innamorati: ci siamo innamorati del suo modo di spiegare le cose -adatto a due che non capiscono nulla di medicina, ci siamo innamorati della sua disponibilità, della sua umanità e della sua pazienza. E vi assicuro che con una come me, che parla tanto e fa milioni di domande, ce ne vuole tanta di pazienza.
È milanese, ma non imbruttito: insomma, perfetto.
Finito il pre ricovero, che ha messo a dura prova i miei nervi, è arrivato il giorno del ricovero.
E a Fidanzato hanno dato milioni di fogli da firmare e tra questi ce n'erano un paio che chiedevano più o meno: chi dobbiamo informare di quello che ti succede? Con chi dobbiamo parlare? Da chi dobbiamo andare per qualsiasi problema?
E Fidanzato ha messo il mio nome, con tanto di numero di telefono e dati della carta d'identità.
Se succede qualcosa, andate da lei.
Non c'era la possibilità di aggiungere "occhio che è nevrotica, quindi qualsiasi cosa ditegliela con molto tatto", ma comunque c'era il mio nome.
E così è stato. Soprassiedo su come ho passato quelle quasi sette ore mentre lui era in sala operatoria visto che ho praticamente pianto tutto il tempo pensando che tutte le milioni di complicazioni possibili -elencate su un plico di fogli che aveva dovuto firmare quella mattina prima che lo portassero via- sarebbero successe proprio a lui. Tutte eh. Mica una complicazione sola.
A metà dell'intervento, una gentile signora, che ancora non ho capito bene che lavoro facesse, è venuta a dirmi: "Vieni, telefoniamo in sala operatoria e vediamo come procede".
C'era un dubbio su questo intervento: non sapevamo se sarebbe stato possibile fare tutto l'intervento insieme o se sarebbe stato necessario farne metà in quel momento e l'altra metà dopo qualche mese.
La signora mi disse che avevano iniziato la seconda metà. E io andai giù di lacrime perchè sapevo quanto Fidanzato ci tenesse che venisse fatto tutto insieme.
E poi è arrivato l'aiuto chirurgo in camera: "Cerco la Signora Fidanzata".
Lui cercava me perchè così era. Doveva dirlo a me.
"È' andato tutto bene, lo stanno ricucendo, tra un pò lo riportano in camera.
Se vuole può scendere a parlare col chirurgo".
Poi ho parlato col chirurgo e poi ancora, quando l'hanno riportato in camera, con l'anestesista che era venuto a sistemargli tutta una serie di tubi che ancora ricordo con una certa ansia.
E questo dottore ha risposto con pazienza anche alla domanda:"Perchè vi siete portati via un Fidanzato con un colorito normale e mi avete riportato un Fidanzato giallo?"
Forse, se avessi avuto qualche anno di più, avrei saputo che dopo un intervento del genere i fidanzati tornano in camera gialli, ma io non lo sapevo. E l'anestesista me l'ha spiegato.
Con la stessa pazienza con cui si spiegano le cose a un bambino impaurito.
Le infermiere avevano il mio numero e quando mi allontanavo, praticamente mai a dire il vero, loro mi dicevano:"Signora, qualsiasi cosa le telefoniamo, non si preoccupi".
Non mi hanno mai telefonato a dir la verità.
E dopo qualche giorno hanno smesso anche di chiamarmi signora.
"Vi prego, chiamatemi per nome e datemi del tu. Ho a malapena ventisette anni"
"Ventisette anni? Ne dimostri molti meno"
"A maggior ragione non chiamatemi signora".
E poi c'è stata la complicazione. Una complicazione banale, che poteva succedere. Era praticamente impossibile che non succedesse.
Vedevo andare avanti e indietro le infermiere e, siccome non sono scema (e comunque ho visto un sacco di puntate di Dottor House e Greys Anatomy), ho sgamato subito che qualcosa non andava.
E poi Fidanzato non stava bene. Era molto debole.
"Scusate, che succede?"
"Succede che dobbiamo fare una trasfusione perchè l'emoglobina è scesa troppo"
"Il dottore l'avete chiamato?"
"Si, dice di trasfondere"
Fidanzato era semi cosciente, ma il mio parere l'hanno chiesto.
E io e Fidanzato avevamo pareri completamente discordanti sulla questione: io sono favorevole, lui è totalmente terrorizzato dal sangue e della trasfusioni.
Ma sapeva e sa tuttora che se mai qualcuno mi avesse chiesto l'autorizzazione a fargli una trasfusione, io l'avrei data. Perchè forse l'emoglobina risalirà da sola, ma forse no. E se il medico dice che è necessaria una trasfusione per me significa che è necessaria una trasfusione.
Fidanzato si è fidato di me, non capiva un tubo e stava male, e la trasfusione è stata fatta.
"Però controlla che la sacca sia per me, che ci sia scritto il mio nome, che il gruppo sanguigno corrisponda".
Ho passato la notte a leggergli i dati scritti su quella sacca. Se avete mai visto una sacca di sangue, saprete che ci sono scritte tre cose in croce: gruppo sanguigno, nome e cognome, data e luogo di nascita di chi deve ricevere quel sangue. E io ho letto queste tre informazioni ad alta voce per tutta la notte.
E poi ho firmato milioni di cose: ricevute, carte varie, persino i fogli con le ordinazioni per pranzo e cena.
Se mai un giorno dovessimo lasciarci e a lui servirà la cartella clinica, sarà costretto a leggere il mio nome ovunque.
Quando l'hanno dimesso e mi hanno consegnato il paziente -hanno detto proprio così- ho gestito io la pratica con l'assicurazione sanitaria e sono io che mi sono occupata del post operatorio, mesi e mesi di fisioterapia. Perchè così voleva lui e così è stato.
So che molti penseranno:"Ma se succede all'improvviso? Se non hai il tempo di firmare le carte?"
Vai da un notaio e lo fai a priori.
"E se muore e non hai diritto a niente?" Non ci ho mai pensato, sarà che non facciamo sessant'anni in due, ma è un pensiero che non voglio fare. E se proprio devo farlo, rispondo che non me ne frega niente: non mi interessa avere niente, sarà che non abbiamo chissà cosa, sarà che penso che starei troppo male e l'ultima cosa a cui mi vien voglia di pensare sono queste cose.
E comunque un giorno ci sposeremo.
E non perchè se sta male non mi fanno entrare in ospedale, ma perchè è quello che vogliamo.
Una cosa che però tengo a dire è che avere la responsabilità di un'altra persona è una cosa pesante.
Che qualcuno ti venga a dire cosa succede o ti chieda qualcosa non è facile.
Io avevo ventisette anni e un Fidanzato sulle spalle, spalle che non erano abbastanza larghe e che probabilmente non lo sono tuttora. E avevo paura: paura di quello che potevano dirmi, paura che qualcosa andasse male e che sarei stata la prima a saperlo, paura che avrei potuto dire o fare qualcosa di sbagliato, paura di non essere all'altezza.
È una cosa da non sottovalutare la responsabilità che queste cose comportino. E l'amore potrebbe non bastare, anzi forse è proprio l'amore che ci fa avere tutta questa paura.
Nota: il chirurgo che ha operato Fidanzato si chiama Gianluca Cusmà.
Non metto mai nomi su questo blog, ma gli ho chiesto il permesso e me l'ha dato.
E' una persona che non ringrazierò mai abbastanza, che sa quanta stima abbiamo di lui, ma volevo ribadirlo.
L'ultima volta che l'ho visto, siamo andati al ristorante, ha controllato come camminasse Fidanzato mentre io ero in bagno. Perchè sa che sono una rompiscatole senza eguali.
E non ringrazierò mai abbastanza tutto lo staff della clinica: mi hanno sopportata, capita, coccolata.