mercoledì 11 aprile 2018

Ho sposato un romanista (e non lo odierò mai abbastanza per questo)

Mio marito è romano di Roma. E romanista.
Per quest'ultima cosa non lo odierò mai abbastanza.
Perché, ecco, mio marito mi ha insegnato ad amare la Roma all'urlo di "la Roma non si discute, si ama". 
Mio marito, sempre lui, mi ha trasformata nella prima delle tifose.
Non lo dice, ma so che è felice di avere una moglie con cui discutere di calciomercato e che dice frasi tipo: "non leggo i nomi sulle maglie, ma so come sono messi in campo, per questo li riconosco".
É un po' meno fiero di me quando dichiaro ai quattro venti che Nainggolan è l'unico uomo al mondo per cui lo lascerei e non tanto perché teme di ritrovarsi senza moglie, ma perché sostiene -ovviamente sbagliando- che non è possibile che mi piaccia così tanto proprio quello lì. 
Per correre corre, per essere forte è forte, ma secondo lui non è bello.
Mi sembra evidente che non capisce un tubo.

Comunque il punto non è questo.
Il punto è che non odierò mai abbastanza mio marito perché mi ha fatto amare una squadra che, nella maggior parte del tempo, ti fa venire voglia di prendere a pizze in faccia i giocatori uno per uno.
E che ti fa soffrire. Perché la Roma ti fa soffrire quasi sempre, sarà che è l'eterna seconda, saranno i dieci pareggi di fila di qualche tempo fa in campionato, sarà la finale di Coppa Italia persa con la Lazio che va bene tutto, ma perdere con la Lazio no.
O forse sarà anche che certe volte scendono in campo (i giocatori, eh) con una supponenza che ti fa arrabbiare, chi lo sa, però essere romanisti è difficile. Molto difficile.
Si soffre senza se e senza ma. Si soffre e basta.

Ma ecco, ci sono serate come quelle di ieri sera per cui vale la pena tifare Roma.
Quello che non sapete è che il Marito, quello romano di Roma, ieri sera era allo stadio a vedere il quarto di finale di ritorno di Champions League: Roma- Barcelona.
Lo stesso marito mi aveva rincoglionita dicendo che era ingiusto e immorale che avessero messo in vendita i biglietti prima della gara di andata che tanto sarebbe stata miseramente persa e che per i blaugrana sarebbe stata una partita di allenamento, quindi al massimo dovevano regalarli. 
Gli ho spiegato decine di volte il motivo per cui il suo discorso non aveva senso e, serafica, gli ripetevo "Non succede, ma se succede che fai? Non vai a vedere la semifinale immagino visto che fai questi dicorsi".
Mi ha mandata a quel paese. No davvero, mio marito mi ha mandata a quel paese.
Lui intanto aveva il biglietto e io no visto che gli avevo detto: "Sarò a Milano per lavoro, inutile che lo prendi anche per me".
Poi invece ero a Roma, arrabbiata come una biscia perché il quarto di finale contro il Barcelona meritavo anche io di vederlo, solo che quando ho saputo che ci sarei stata i biglietti erano solo un lontano ricordo.

Ieri sera io sono rientrata a casa, ho fatto una doccia, ho preparato la cena e mi sono piazzata sul divano con cane al seguito. 
Che poi eh, quando io ci sono partite con andata e ritorno non so fare i conti. É la triste storia della mia vita. Quindi mi ritrovo a chiedere sempre e comunque quanti gol servono con elenco dei risultati possibili. Una povera cretina insomma.

Quello che non avevo previsto è che sarebbe stata una notte magica, come la Roma, e forse voi che non seguite il calcio  e non siete romanisti penserete che sono una matta, ma questo è.
Adesso capisco il mio amico Dario, siamo amici da una vita, siamo nati a distanza di tredici giorni l'uno dall'altra e lui è romanista da sempre che, ecco, un romanista a Palermo non si era mai visto prima, ma lui è sempre stato fedele, fedelissimo e innamorato della Roma. Ha il cuore mezzo giallo e mezzo rosso lui. Dario, sappi che io il caso del motorino che ti eri fatto dipingere di giallorosso quando avevamo diciassette anni me lo ricordo bene.
Comunque, ecco, è stata una notte magica, ve l'ho detto: sola a casa, col cane a pois bianchi e neri che mi azzannava le caviglie ad ogni urlo e il mio amico Max con cui parlare tramite Whatsapp. Delirando.
Ad un certo punto mi ha detto che se non ci fosse stato quel mangialumache di Gonalons forse ci avrebbe creduto. Poi al rigore mi ha detto che si stava sentendo male. A Max ho mandato un messaggio vocale urlando al fischio finale dell'arbitro. Ed era di Max il primo messaggio che ho letto stamattina, inviato ieri sera quando io dormivo già da un pezzo, in cui mi diceva che stava andando a Trigoria. 

Mentre la Roma batteva il rigore, quello che ha aperto le speranze (perché ecco, non ditemi che a quel punto non ci avete sperato anche voi) io ero in ginocchio con la testa tra le mani spalle al televisore con il cane che mi guardava perplesso. Molto perplesso.
Gli ultimi cinque minuti che poi sono diventati nove avevamo tutti una crisi d'ansia pazzesca perché la Roma è così. La Roma può distruggere tutti i tuoi sogni al 94'. O anche al 98' quando c'è (98' senza supplementari, sia chiaro) e un romanista lo sa. 
Al fischio finale ho iniziato a urlare, mi ha chiamato il marito piangendo. Si piangendo, roba che non ha pianto neanche il giorno del nostro matrimonio mentre io non smettevo di lacrimare copiosamente.
Sono partiti i fuochi d'artificio sotto casa e considerate che io abito a più di venti km dallo stadio.

Io lo so che sembra una cazzata, eh. Me ne rendo conto, ma vorrei farvi notare che io sono la stessa persona che ha pianto disperata quando Vanessa Ferrari ha perso la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Rio de Janeiro (qui per saperne di più). E non c'è stato verso di farmi calmare per ore.

Ho pianto per l'ultima partita di Totti, anche se -lo ammetto- sono una di quelle che ha detto che era diventato un peso per la squadra. Scusa Francè, davvero. 

E comunque non me l'aspettavo. Non avrei mai potuto pensare che la Roma battesse una delle squadre più forti del mondo in rimonta e che andasse in semifinale di Champions League.
No, non me l'aspettavo proprio.
Sarebbe stato un sogno, eh, ma i sogni non sempre di realizzano.

Insomma, a casa nostra siamo romanisti, di quelli che vanno allo stadio, di quello che amano profondamente la propria squadra. Abbiamo il cane a pois bianchi e neri che abbiamo sempre chiamato lo juventino, ma questa è un'altra storia.
A casa nostra ieri sera è stata una serata pazzesca, dal rigore in poi perché prima, ecco, non è che ci avessimo creduto molto, eh.
Ho un padre che prima di ogni partita della Roma mi scrive che dovremmo chiuderci in casa con le tapparelle abbassate e che, durante la partita, mi chiama per chiedermi se il marito è ancora vivo. 
Ho un marito che è un disfattista incredibile.
Ho un marito che ieri sera ho sentito felice come un bambino. E tanto mi basta.
E forse, dico forse, mi ha fatto un grande regalo, quindi non posso odiarlo: mi ha regalato l'amore per la Roma che è una delle cose più belle che potesse fare. Si, anche se si soffre sempre.


Ah no, non mi basta, c'è qualcosa da aggiungere, prima che lo diciate voi ve lo dico io: ci sono sicuramente cose molto più importanti di una partita di calcio, avete ragione, ma io tutta la vita a piangere perché il mondo fa schifo non la posso passare, quindi gioisco per queste cose. E lo farò per sempre.

18 commenti:

  1. Di a tuo marito che questa impresa con Totti in campo sarebbe stata impossibile. Lui era la zavorra della magica

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  2. da noi il calcio non si segue, io ho il marito appassionato di ciclismo, e devo dire che mi ha abbastanza contagiato, qualche anno fa, con il tour de france.
    Però è più difficile, perchè in generale se ne parla meno che del calcio (o anzi, se ne parla zero, come per tutti gli sport diversi dal calcio, e come tu, che sei appassionata di ginnastica ben sai)
    E capisco quando dici che il marito ti ha contagiato!

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  3. Cara Gilda, io non penso al passato, ho festeggiato la Roma di ora! Bravi tutti.
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio.
    Tomaso

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  4. da super tifosa Juventina, mi sono emozionata ed ho gioito anche io per la Roma, e sono sincera, non mi era MAI successo prima, da questo punto di vista sono (o forse è il caso di dire ero) l'anti sportività in persona :-|
    Giulia

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    1. Io ammetto di essere abbastanza sportiva, ma solo in alcuni casi :D

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  5. Nainggolan???????? tu sei matta!!!!! Ma hai visto Piquè???

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  6. Adesso pero' dobbiamo completare l'opera al derby DAJE ROMAAAAAA

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  7. No, dai... Nainggolan è troppo tamarro anche se i gusti non si discutono.
    Io sono interista e quindi in quanto a masochismo, sofferenze e delusioni potrei dire la mia; ma ci sono state grandi gioie e grandi soddisfazioni tipo la notte della finale di champions passata a Milano tra piazza Duomo e lo stadio...
    Comunque sto cercando di smettere di seguire il calcio perchè così com'è non mi piace più, è diventato puro business tutto in funzione delle televisioni e del giro di denaro ad esse legato.

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    1. Mia mamma è interista, quindi capisco a pieno :D
      Su Nainggolan devo dire che hai ragione, è coatto da morire, tra i più coatti che io abbia mai visto, però è bello :D

      Concordo sul resto, hai detto una sacrosanta verità!

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  8. Questo va a tutti quelli che dicono che il calcio "ormai" è solo business, e non c'è più amore, né passione, né attaccamento alla maglia. Il calcio è ancora uno sport bellissimo, che fa battere il cuore come poche altre cose.

    Io sono milanista, ma molto italiana. Ero a una cena a cui non potevo mancare e seguivo la partita un po' così sul cellulare. Al 60° non ce l'ho fatta, e sono scappata a casa con una pessima scusa per vedere il finale. E non ci poteva essere finale più bello (che almeno tu hai condiviso col cane, io stavo sola in camera ad urlare come una pazza!).
    Grazie Roma.

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    1. Sai che non so se sarebbe stato meglio stare da sola che non con un cane a pois che mi mordeva le caviglie ad ogni urlo??
      Scherzi a parte, grazie Francesca per la bella testimonianza!

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