Anni fa, tanti anni fa, troppi anni fa, ero una studentessa universitaria.
Ho frequentato all'università Palermo il corso di laurea in Scienze e Tecnologie dell'Arte, dello Spettacolo e della Moda ovvero il Dams solo che continuare a chiamarlo Dams sapeva di punkabbestia sballato con il cane feroce e quindi hanno trovato un nome altisonante che solo per pronunciarlo tutto ci voleva mezzora.
Insomma, ero una studentessa universitaria. Lavoravo anche a dire il vero, ma la mia missione principale era studiare. E lo facevo anche con serietà.
Contrariamente a quello che molti pensano, io -e non solo io- mi sono ammazzata di studio per (quasi) tre lunghissimi anni.
Ho frequentato poche lezioni, praticamente solo i laboratori per cui era obbligatorio esserci e poco altro, ma studiavo. Tanto, tantissimo.
E sono sempre stata perfettamente in regola con gli esami.
Cioè non sempre in realtà: l'esame di psicologia delle arti, materia del primo anno, me lo sono portata dietro fino al secondo anno, quando, dopo mesi in cui avevo studiato tantissimo senza capire assolutamente niente, supplicai di scrivermi quel benedetto 23 -che secondo la professoressa non era abbastanza- sul libretto.
Il voto più basso della mia intera carriera universitaria, nonché quello di cui vado più fiera.
Ho festeggiato per una settimana, giusto per farvi capire il livello di degrado mentale dopo aver studiato quella roba per otto lunghissimi mesi senza riuscire a capire nulla.
Insomma, io avevo un metodo preciso per dare gli esami: una volta che uscivano le date dell'appello successivo, cercavo di incastrare almeno due esami a sessione lasciando un margine di almeno due settimane tra un esame e l'altro.
La sessione di Giugno/Luglio era quella in cui cercavo sempre di dare tre esami, ma anche lì: dovevano esserci almeno due settimane tra un esame e l'altro perché va bene studiare durante tutto l'anno, ma avevo bisogno di rivedere tutto e di ripetere perché io -cosa di cui adesso mi pento e mi dolgo perché ho rischiato l'esaurimento nervoso- se non sapevo tutto, compreso il numero esatto dei peli del sedere dell'autore del libro, a fare l'esame non ci andavo.
Una pazza, insomma.
Il mio terzo anno di università -parliamo della triennale- era quello più semplice, avevo solo sei materie e pensavo di gestirmela in modo semplice.
Ovviamente sbagliavo perché, quando era uscito il calendario delle lezioni, avevo scoperto che solo una di queste materie era prevista durante il primo semestre.
Tutte le altre erano materie del secondo semestre che mi sarei dovuta gestire tra la sessione di Giugno/Luglio e quella di Settembre perché io a Dicembre mi sarei dovuta laureare. Tesi già chiesta mesi prima, bibliografia già pronta, filmografia pure (ho fatto il Dams, curriculum spettacolo, non dimenticatelo), bisognava scriverla sta benedetta tesi e finire gli esami.
E qui arriva il bello: io dovevo dare tre esami di arte scegliendo da un gruppo di sei.
Il mio curriculum era spettacolo, ma io avevo scelto le tre storie dell'arte: contemporanea, moderna e medievale che io di studiare oreficeria o quella roba lì non avevo voglia. E poi, secondo me la me ventenne, così era più sensato.
Storia dell'arte contemporanea l'avevo inserita al secondo anno, le altre due al terzo.
Storia dell'arte moderna era la famosa unica materia del primo semestre del terzo anno.
Storia dell'arte medievale era una materia del secondo semestre del terzo anno.
Quando uscì il calendario degli esami di Giugno/Luglio del mio terzo anno avevo diviso in questo modo: tre adesso e due a Settembre.
Storia dell'arte medievale era finita a Settembre per poi in realtà essere piazzata il 4 Ottobre visto che quella era la data del secondo appello. Al primo appello ne avevo un'altra da dare, mi ricordo bene anche qual era (che a ripensarci adesso, con il lavoro che faccio, era forse la più utile) e l'inversione dei due esami sarebbe stata scomoda perché non c'erano le due settimane canoniche nel mezzo.
Si lo so, sembrano discorsi di una squilibrata, me ne rendo conto, ma io sono così: estremamente precisa. E a quei tempi, era pure peggio. Crescendo sono migliorata molto.
Il caso ha però disgraziatamente voluto che, nel periodo tra i due esami, succedesse una di quelle cose che non possono essere vere che da sempre caratterizzano la mia vita.
Era domenica mattina presto e suonavano al campanello, io stavo studiando in camera mia, ma mia mamma non aveva sentito, quindi -piccolo genio che non sono altro- mi ero fatta una corsa pazzesca per andare ad aprire. A piedi scalzi, che io sto sempre a piedi scalzi, anche a Gennaio.
Il pavimento era bagnato, ma non c'era nessun cartello che avvisava del pericolo (avete presente i cartelli gialli dei bagni pubblici?) e io ero atterrata, con tutta la mia maestria, di culo.
Frattura dell'osso sacro. No, non scherzo. È tutto vero. Dopo due anni mi sono anche dovuta operare a causa di questa frattura, ma quella è un'altra storia.
Io comunque ci scommetto che tutti voi siete atterrati di culo almeno una volta nella vita e non vi siete fratturati l'osso sacro, ma io sono un caso a parte.
Pronto soccorso, pianti, urla.
"Signora, sua figlia deve sedersi sulla ciambella medica" dissero.
E mia madre -o forse ci era andato mio padre, non ricordo- giustamente andò a comprare la santa ciambella medica che però non era disponibile, bisognava ordinarla, aspettare e nel frattempo io non potevo mica stare in piedi.
E li arrivo l'ideona: quando vivi in un posto di mare, che ci vuole a trovare una ciambella salvagente per bambini?
Peccato che era fine stagione, quindi l'unica ciambella salvagente disponibile fosse dei Gormiti (che fino a quel momento non sapevo manco chi fossero).
Ho poggiato il mio nobile culo su una ciambella dei Gormiti per quasi un mese, rovinando per altro il 25esimo anniversario di nozze dei miei genitori che non potevano certo organizzare grandi festeggiamenti con una figlia cretina che scivola sul pavimento bagnato e si frattura l'osso sacro, quindi alla fine avevamo festeggiato con me seduta sul trono blu e rosso con questi mostri stampati sopra (si, sempre i Gormiti) e loro a ridere della situazione assurda. Giustamente oserei dire.
Seduta sulla ciambella, io studiavo per il mio ultimo esame che era appunto storia dell'arte medievale.
Considerate che non sono mai stata bocciata ad un esame, eh.
Consideratelo che è un dettaglio importante, non sto facendo la sborona.
Avevo chiamato la segreteria qualche giorno prima spiegando che ero scivolata, l'osso sacro, la ciambella dei Gormiti e avevo chiesto di poter fare l'esame per prima.
"Mai sfidare la sorte" mi ero ripetuta in quei tre anni.
"Mai chiedere di passare prima ad un esame che porta male" avevo sempre aggiunto, tanto che ci facevo le notti all'università visto che interrogavano in ordine alfabetico e il mio cognome inizia con la S, ma tant'è.
Il 4 Ottobre, accompagnata da mio padre (che casualità mi aveva accompagnata anche a fare il primo esame, cosa che non era mai più successa), accompagnata da un cuscino enorme a forma di mucca (le collezioni da quando avevo 14 anni), mi ero seduta non senza fatica e avevo iniziato il mio esame.
"Posso avere il libretto?"
"Si, eccolo"
"Ma è l'ultimo esame?"
"Si"
"E come mai ha dato prima contemporanea e moderna lasciando per ultima medievale?"
"È stato un caso" e parte il pippone con la spiegazione del mio sistema di organizzazione esami, le due settimane almeno tra uno e l'altro, bla bla bla.
"Capisco, comunque torni la prossima volta"
"Eh?"
"Si, perché bla bla bla".
La prossima volta non c'era.
Dovevo finire gli esami entro il 12 Novembre, data ultima anche per la consegna della tesi, ma non c'erano più appelli prima di Dicembre perché per quell'anno non avevano previsto appelli straordinari per laureandi.
Io avevo già pagato la prima rata della specialistica, mi ero iscritta sotto condizione (quella di laurearmi) e dovevo laurearmi.
Avevo pianto tutte le mie lacrime, mio padre ha probabilmente rischiato l'infarto, mia madre non ci credeva.
Quando mi sono ripresa dalla disperazione, insieme ad altri compagni di università, avevamo sfrantato le palle ogni giorno in facoltà finché non avevano inserito l'appello straordinario.
Mi sarei presa la materia anche con 18.
Avevo studiato di nuovo, avevo finito la tesi, mancava l'impaginazione e il cortometraggio e avevo l'ansia.
Ai tempi, se durante il percorso universitario avevi preso almeno quattro lodi ti riconoscevano un punto in più per il voto finale di laurea. Io ovviamente ne avevo tre.
Mi aveva interrogato l'assistente, davanti alla professoressa.
"Signorina, lei che curriculum è?"
"Spettacolo"
"Che strano, non ho mai visto qualcuno che non è del curriculum arte esaminare le immagini così bene".
"Grazie"
"Per me è un 30 e lode, ma deve valutare la professoressa".
Lei prese il libretto e scrisse il trenta e lode.
Ed è così che, tra un osso sacro fratturato, una ciambella dei Gormiti e una croce lignea di Giotto, ho concluso in modo folle i miei esami.
Sotto l'albero di Natale quell'anno ho messo la laurea triennale, dopo per altro essermi fatta anche due settimane di ricovero causa appendicite, non senza la sofferenza di ritrovarmi la professoressa di storia dell'arte medievale in commissione di laurea. E mi fece anche una domanda.
Sotto l'albero di Natale quell'anno ho messo la laurea triennale, dopo per altro essermi fatta anche due settimane di ricovero causa appendicite, non senza la sofferenza di ritrovarmi la professoressa di storia dell'arte medievale in commissione di laurea. E mi fece anche una domanda.
Vi siete mai chiesto come nasce un post?
Ieri sera ero a cena con la mia amica Giorgia e, davanti ad una quantità di sashimi che sarebbe bastata per sfamare l'intera popolazione dell'India, lei mi ha raccontato del suo esame di analisi matematica. E io le ho raccontato questa storia.
Alla fine, ci siamo dette che avremmo raccontato ciascuna il suo episodio nei rispettivi blog (qui trovate il suo) e quindi, eccomi qua.
Ieri sera ero a cena con la mia amica Giorgia e, davanti ad una quantità di sashimi che sarebbe bastata per sfamare l'intera popolazione dell'India, lei mi ha raccontato del suo esame di analisi matematica. E io le ho raccontato questa storia.
Alla fine, ci siamo dette che avremmo raccontato ciascuna il suo episodio nei rispettivi blog (qui trovate il suo) e quindi, eccomi qua.
Cara Gilda, spesso ricordiamo il passato specialmente quando ci a fatto soffrire, oggi tutto è passato e non resta che sperare sempre bene.
RispondiEliminaÈ arrivato il natale e questo ci da da pensare alle decotazioni.
Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Un abbraccio grande anche a te!
EliminaA me questo passato fa molto ridere oggi per fortuna :)
certo che con la salute non si può dire che tu abbia..... culo!
RispondiEliminaIn effetti no 😂😂😂
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