domenica 17 settembre 2017

La ginnastica si è fermata a Eboli a fare compagnia a Cristo

Ma voi lo sapete perché Cristo si è fermato a Eboli e non altrove?
Allora: pare che si sia fermato lì perché, qualche decennio fa, era a Eboli che si fermavano la strada e la ferrovia, quindi era impossibile proseguire verso l'entroterra. 
Forse è in memoria di quei tempi che Eboli è piena di rotonde che dovrebbero facilitare la viabilità. 

Comunque, nonostante io vada a Battipaglia -che è il paese accanto- ogni sei mesi, a Eboli non c'ero mai stata prima.
E indovinate un po' il motivo per cui sono finita lì? Si esatto, una gara di ginnastica artistica. O meglio, non una gara e basta, ma la finale del Campionato di Serie A che, giusto giusto, cadeva a due settimane dalla partenza della squadra per il Mondiale.
La decisione di andare è stata una delle più tardive della storia: l'hotel è stato prenotato il giorno prima, anche perché il mio allergologo, che è appunto a Battipaglia, doveva vedermi con urgenza a causa di un avvelenamento da capsaicina di qualche giorno prima ed ecco, questo era un segno che a questa gara bisognava assolutamente andare.
Immaginate di andare al palazzetto dopo aver ricevuto delle notizie orribili, ma che davvero più orribili non si può, con un caldo pazzesco, ma di essere -come sempre- educati e rispettosi del prossimo perché, ecco, non è che se succede qualcosa di brutto nella propria vita, si può diventare fastidiosi verso il prossimo, giusto?
Io non ero dell'umore adatto, volevo solo piangere, ma so che la ginnastica, nonché l'atmosfera dei palazzetti e il rivedere persone che si vedono meno di quanto si vorrebbe è un'ottima terapia contro i mali del mondo. Almeno per me, eh.

Insomma, arriviamo al palazzetto, ritiriamo l'accredito ed entriamo. 
Ho individuato subito un tizio che aveva una maglia con la scritta staff e mi sono avvicinata: "Buongiorno, potrebbe indicarmi per favore dov'è la sala stampa o comunque la parte riservata agli accreditati?" il tutto mostrando il mio accredito nuovo di zecca.
"Devi andare in tribuna"
"Ah bene, è lì che avete predisposto i tavoli con le prese e via dicendo?"
"Ah no, devi parlare con la dottoressa che si occupa dell'ufficio stampa"
Ammetto che per dieci secondi mi sono chiesta come mai dovessi chiedere ad un medico della sala stampa.
"Questa è la dottoressa, devi chiedere alla dottoressa"
"Grazie, chiedo"
"É dottoressa, eh, ricordati che è dottoressa".
Alle ventisettesima volta che mi è stato detto che dovevo chiamarla dottoressa perché era dottoressa, ammetto che le mie due pergamene di laurea si stavano rivoltando nel cassetto in cui sono custodite da mia madre. Cassetto che, per la cronaca, non so neanche quale sia.
Certo mi sono interrogata sul perché io e le mie due lauree -per altro conseguite a 21 la triennale e 23 anni  la specialistica pur lavorando, con 110 e lode, bacio accademico, pubblicazione della tesi, applausi a furor di popolo e tanto amore - dovessimo sentirci dare del tu, ma dovessimo ricordarci di chiamare dottoressa qualcun altro pena, immagino, la pubblica gogna.
Comunque, per dire: di solito non vado a raccontare in giro di voti di laurea e simili, ma l'ho sottolineato per precisare che, ebbene si, esistono tante persone laureate, anche se non lo sbandierano ai quattro venti.
Ad onore di cronaca, devo precisare che la dottoressa, dopo un attimo iniziale in cui non ci ha nemmeno considerato, è stata molto gentile e si è premurata di chiederci per i due giorni che siamo stati lì se tutto andasse bene.
Forse mi sarei dovuta presentare anche io come dottoressa, sbandierando i miei inutili titoli di studio sin dall'inizio, ma ammetto che non ho l'abitudine di farlo perché lo trovo di pessimo gusto, a meno che non sei un medico e mi stai visitando in ospedale e allora ti chiamo dottore o dottoressa.

Chi aveva un accredito stampa, foto o tv poteva stare nella parte del campo gara riservata ai ginnasti e alle ginnaste, non vi dico la confusione che si è creata e probabilmente non è stata una brillante idea, soprattutto quando un gruppo di ragazzine -capitanato da un'arzilla signora che ha praticamente provato a sequestrare Vanessa- ha invaso quella parte di campo gara, senza che nessuno le fermasse.
L'unico modo per accedere a questa parte di campo gara era scavalcare una recinzione fatta con quel nastro bianco e rosso che, almeno a Roma, di solito mettono per delimitare le voragini  che si creano  nelle strade quando piove. Immaginate di dover scavalcare decine e decine di volte in un giorno una recinzione del genere, soprattutto se avete una certa età o se sei mesi fa vi siete rotti un ginocchio. O magari se siete in sedia o rotelle. O se avete le stampelle.
Ci sarebbe stato un accesso più agevole, ma se si provava a passare di là si veniva redarguiti in malo modo, ancora non ho capito il motivo.  E vi assicuro che non sono l'unica ad averlo capito.
C'è chi si è sentito dire che non andava bene fare avanti e indietro, che non potevano mica disturbarsi a spostare le transenne (oltre alla recinzione, a qualche metro c'era anche un transenna). 
Io capisco che è una seccatura, eh, ma purtroppo succede -se si sta svolgendo un determinato tipo di lavoro- di dover fare avanti e indietro dalla sala stampa o  di doversi spostare da una parte all'altra del campo gara (pensate ai fotografi), così come può succedere che uno ad un certo punto, dopo dieci ore in piedi, abbia bisogno di sedersi un attimo e, per farlo, se non hai previsto dei posti in campo gara, deve per forza spostarsi in sala stampa.  Chissà, magari se avessimo girato con un cartellino con scritto "sono laureato" non sarebbe successo (si, non mi è piaciuto molto questo sottolineare la superiorità di chi ha un titolo di studio, sminuendo chi in realtà quei titoli di studio li ha, senza motivo).
La cosa divertente è che, ad un certo punto, i guardiani delle transenne, hanno risposto male anche a Vanessa (voi sapete chi è Vanessa, vero? Se non lo sapete, cosa molto grave, qui ve lo spiego).
Dopo averla trattata male però hanno capito chi era e le hanno chiesto una foto, eh.

In generale, devo precisare che non siamo stati trattati benissimo, era già successo in un'altra occasione (qui per saperne di più) e allora come adesso preciso che, se non siamo graditi basta dirlo, che piuttosto mi compro il biglietto o sto a casa mia.
Lavoro in televisione da quasi dieci anni e conosco bene determinate dinamiche, comprese quelle che comportano -in alcuni casi- la scelta di seguire determinati eventi sportivi e non piuttosto che altri ed essere trattati come se si fosse di troppo potrebbe essere tra quelli.
Oh certo, non bisogna neanche stendere un tappeto rosso, eh, ci mancherebbe.
Sempre per onore di cronaca, bisogna sottolineare che se non fosse stato per il fotografo ufficiale, nonché responsabile dei fotografi in campo gara (no, io non sono un fotografo, ma si è occupato con amore e dedizione anche di me) sarebbe stato peggio, quindi un plauso alla disponibilità e alla professionalità. E anche un plauso alle luci da discoteca e ai fumogeni che Cocoricò levati proprio.

Da sottolineare però che il campo gara -si, proprio la parte degli attrezzi- era uno dei più belli che io abbia mai visto in Serie A e che era una bella gara: tra il ritorno di Vanessa dopo un anno e un mese dall'ultima gara e un'operazione, Lara che per me merita sempre una parola bella (ma anche due o tre), le piccoline classe 2003 che sono sempre bellissime da vedere, una buona prestazione di Elisa (si lo so, molti non sapete chi sono, ma se me lo dite vi spiego tutto) e tante piccole altre cose valeva la pena esserci, come sempre.
Diciamo anche che era la prima volta che si organizzava una gara a Salerno (si lo so era Eboli, ma ci siamo capiti) e che sicuramente ci sarà modo di migliorarsi per permettere a tutti di stare meglio possibile. 
E diciamo anche che, se lo state pensando, non dico sempre cose cattive, mi limito a riportare quello che succede (qui e qua ho detto cose bellissime, eh).


Ciao Serie A, ci rivediamo l'anno prossimo.
Con la ginnastica invece ci rivediamo tra due settimane, a Montreal, in Canada, per il Mondiale individuale.

Nb. Tra le cose simpatiche di questa gara c'è un aneddoto che va raccontato: su un forum dedicato alla ginnastica ho letto un post in cui mi si chiedeva se ero nella zona delle parallele. Chiaramente lì per lì ho pensato: "Oddio, chi è? Come sa chi sono?" e ammetto che cinque secondi di panico li ho avuti. E niente, era una ragazza molto carina che si chiama Vittoria, con una gonna bellissima.
So che è una cosa scema, ma ci tenevo a scriverla
.

La foto del post è di Samira El Bouchatoui (qui per l'album completo)

10 commenti:

  1. Cara Gilda, bella questa, che Dio si fermo a Eboli, ricordo un titolo di un film che diceva così! La tua descrizione è veramente interessante cara amica.
    Ciao e buon inizio della settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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  2. Ma fammi capire, allora tu le gare vai a vederle per lavoro? Io a chi è Vanessa ci arrivo, alle altre no.
    Insomma cosa ti ha detto l'allergologo?
    E ultima... Vai in Canada?

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    1. Sono riuscita ad unire passione e lavoro (diciamo più un secondo lavoro, ecco) e mi ritengo molto fortunata per questo, ma certe volte riuscire a fare un buon lavoro è impossibile. In alcuni casi non si sono attrezzati, ma se glielo dici rimediano, in altri -come questo- ti insultano e basta.

      L'allergologo ha detto che ho problemi epatici e di coagulazione del sangue causa cortisone (magari ci farò un post prima o poi) e che sono peggiorata...

      In Canada magari, ma le ginnaste ci vanno, quindi noi le seguiamo da casa...

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  3. ahaha anche io al tuo posto avrei pensato ad uno stalker :'D
    comunque grazie per le belle parole e complimenti per il post :D

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  4. ma quindi ti tocca eliminare pure il piccante?
    almeno pane e salame ti resta?

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    1. Niente più piccante, ma almeno il salame (ovviamente non piccante 😁😁😁) si. A chili.

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