sabato 23 dicembre 2017

Natale, a Palermo (quando tutti tornano)

Ogni volta che passo il Natale a Palermo mi viene da chiedermi perché sono andata via.
Il 27 Dicembre saranno dieci anni esatti che non vivo più qui.
Quando sono andata via pensavo che sarei tornata, cosa che non è successa, però piano piano ho visto andare via anche quelli che in prima battuta a Palermo ci erano rimasti.
Gente che credevo sarebbe rimasta per sempre a vivere qui, che forse a vent'anni ho anche criticato perché si ostinavano a restare, ma che poi alla fine ha ceduto ed è andata via.
A Natale, a Palermo, ci sono tutti -o quasi- quelli che qui non vivono più. 
Tutti tornano a Palermo a Natale, chi con il fidanzato o la fidanzata, chi con mogli e mariti, chi con figli. Figli che a Palermo non ci sono nati, ma che hanno un po' di Palermo nel sangue.
È il periodo dell'anno in cui la città è più piena, più ricca, a differenza dell'estate perché ecco d'estate non è detto che si torni a casa -si, per me questa in fondo è casa- e comunque non si torna tutti nello stesso periodo.

Quando sono a Palermo a Natale oltre a chiedermi perché sono andata via, mi sembra quasi di essere sempre stata qui, come se questi dieci anni non fossero mai esistiti.
C'è il panificio dove da tutta la vita la mia famiglia compra il pane che è sempre uguale: il proprietario mi saluta con un "ciao Gilda" che sembra quasi che io sia entrata anche il giorno prima e quello prima ancora. E poi c'è la ragazza -che ormai non è più una ragazza- al banco che mi da il pane senza che le dica cosa voglio. E meno male perché io non ricordo mai cosa comprano i miei genitori.
C'è la mia scuola elementare e quella media, sempre uguali anche loro.
Ci sarebbe anche il liceo che è a 500 metri da casa, ma è in una strada senza uscita e bisogna andarci apposta per vederlo, cosa di cui faccio volentieri a meno.
Ci sono i negozi, molti sono cambiati, ma altri sono punti di riferimento da sempre.
I locali invece no, quelli che frequentavo io hanno chiuso praticamente tutti oppure hanno cambiato nome e quando mi dicono di vederci da qualche parte, io non so mai di che posto si tratti e devo cercarmelo su Google oppure chiedere a mia madre che ha settantanni, ma è informatissima di tutto manco di andasse tutte le sere in quei locali.
Ci sono un sacco di posti che mi ricordano qualcosa: cose che ho fatto, cosa che mi hanno raccontato, cose che sono successe ad altri, ma mi ci ero talmente tanto immedesimata che sembra quasi che le abbia fatte io.

A Natale a Palermo, però, mi sembra di tornare ai tempi in cui tutte le persone della mia età vivevano qui. Cammino per strada e incontro sempre qualcuno perché ecco Palermo non è piccola, ma non è neanche grande e si incontra sempre un sacco di gente (tranne quelli che vuoi incontrare, quelli non li incontri manco se li vai a cercare) che è qui per le feste e allora si, mi sembra di avere diciotto anni.
Mi sembra che questi dieci anni non ci siano mai stati, ma questo l'ho già detto.

E io sono felice quando sono a Palermo per Natale, mi godo i miei genitori che forse molti non si rendono conto della fortuna che hanno a potere vedere mamma e papà quando vogliono.
Io non posso farlo e questa cosa mi fa soffrire molto. e più passa il tempo, più io divento grande e loro invecchiano, più mi dispiace per questa cosa a cui un giorno -lo giuro- troverò una soluzione.
Mi godo il cibo perché se esiste una cosa che mi manca tremendamente durante l'anno  e il cibo palermitano che no, non si trova ovunque. E a me manca perché noi in fondo siamo quello che mangiamo (lo diceva Feurbach, non io) e io sono arancine, panelle, crocchè (qui per saperne di più) e cassata al forno. Sopratutto arancine credo, visto il peso forma.
Mi godo gli amici, quelli di sempre, quelli che anche se non li vedi per mesi sembra sempre che vi siete lasciati il giorno prima. Si, quelli con cui hai fatto un sacco di cazzate che mai racconterò ai miei figli, se mai ne avrò.
Mi godo la mia città addobbata a festa perché Palermo è scintillante a Natale, è quanto di più bello ci sia, anche se forse io dovrei essere un po' arrabbiata con Palermo perché se fosse stata solo un po' diversa adesso non sarebbe orfana di tanti suoi figli. Solo un po', appena un po', quel po' che sarebbe bastato per farci restare tutti -o quasi- qui.








Mi godo il Natale, quel Natale che se non sono a Palermo non è mai davvero Natale perché io un Natale come si deve lontano da qui non so immaginarlo. E questo forse è un limite. O forse no.

9 commenti:

  1. Fa lo stesso effetto anche a me tornare a casa. Probabilmente nemmeno io tornerò, ma non considererò mai Roma come "casa mia"

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  2. Mi sa che il mio amico è stato "miracolato" a trovare lavoro a Palermo, per di più se consideri che proviene da un'altra provincia siciliana... Non so come abbia fatto, giuro.
    Comunque buon Natale :)

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    1. Anche io ho diversi amici che lavorano a Palermo, ma in proporzione sono molti di più quelli che hanno deciso di andare via.
      Io ad esempio sono andata via per studiare e poi fuori ci sono rimasta, non so come sarebbe andata se fossi rimasta, ma quasi sicuramente non farei il lavoro che faccio :)

      Buon Natale anche a te!

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  3. Palermo è nella mia top list delle città da conoscere, e questo post mi ha fatto venire ancora più la curiosità :) Da come ne parli sembra avere la stessa dinamica di Cagliari, una città meravigliosa, che a volte funziona come un gran paesone, e da cui purtroppo troppa gente deve andare via.

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    1. Non conosco Cagliari, ma a naso direi che le isole maggiori sono vittime dello stesso triste destino :(
      Comunque è davvero bella Palermo, io sono di parte, ma molti amici e conoscenti che sono venuti fin lì se ne sono innamorati quindi direi che vale la pena vederla!

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