mercoledì 1 giugno 2016

Storia di un codice rosso (mancato)

Ieri sera mi hanno portata -per l'ennesima volta- al pronto soccorso in preda ad una reazione allergica grave. GRAVE. Inspiegabile, oltre che grave.
Labbro penzoloni, edema della glottide (piccolino eh, ma io non respiravo), prurito ovunque, rossori e gonfiori diffusi.
La scelta del pronto soccorso è ricaduta sul Policlinico Umberto I°, non perché ci piace farci del male, ma perché era a 800 metri da casa della mia amica. Grande amica, una sorella, se potessi me la sposerei pure domani, ma abbiamo capito che ad entrambe piacciono gli uomini, quindi questo matrimonio non s'ha da fare direbbe qualcuno.
Ho un fidanzato e degli amici meravigliosi -scelgo bene di chi circondarmi- che hanno mollato la cena e sono corsi per portarmi in ospedale. Nel vero senso della parola: clacson, sgommate, semafori rossi.
Riferiscono che ad un certo punto piangendo ho detto:"Vi prego, non fatemi morire", ma visto che non me lo ricordo è la loro parola contro la mia.
Arriviamo al Policlinico.
Con una reazione allergica in corso si passa avanti, non ti chiedono nemmeno come ti chiami e ti soccorrono.

Iniziamo dall'infermiera con la paura di prendermi la vena. Altre fonti riferiscono che le ho detto:"Buca sta c***o di vena", ma anche questo non me lo ricordo. Dose massiccia di cortisone. Cortisone come se piovesse. Io che mi grattavo, che piano piano riprendevo a respirare, ancora con il labbro penzoloni. Niente choc anafilattico nemmeno stavolta.
Poi il suggerimento, quando ero abbastanza in grado di intendere e di volere, da parte del personale ospedaliero: "Perché non ti fai l'adrenalina?"
La mia adrenalina ovviamente che, per carità, potevo anche immolarla per una buona causa, ma in un ospedale magari sarebbe bello che ce l'aveste l'adrenalina.
"Perché , ehm, boh" ho farfugliato in preda al panico.
"Io non te la faccio, sia mai che succede qualcosa". Sono partiti corna e scongiuri: lei ci teneva a farmi sapere che non mi stava augurando nulla di brutto, è che -sai mai- può sempre succedere il peggio.
Se mi trovo ad 800 metri da un ospedale, io corro in ospedale.  Anche perché se mi auto somministro l'adrenalina, poi in ospedale ci devo andare comunque proprio perché è un farmaco estremamente delicato e comunque, così recita il mio piano terapeutico.
E si che un paio di matti -nel corso degli anni- scoperto che giro con questa benedetta adrenalina, mi hanno chiesto se gliene potevo cedere una fiala. A parte che di fiala ne ho una sola, averla è difficile, servono milioni di carte e io firmo tanti documenti per prenderla che indicano la mia responsabilità in caso di smarrimento, utilizzo inappropriato e via dicendo, non vedo perché dovrei trasformarmi in una spacciatrice di adrenalina.


Ad un certo punto mi chiedono gentilmente di alzarmi dalla barella e appoggiarmi al muro perché devono medicare un ragazzo: questo povero cristo era stato appena riempito di botte proprio lì, in ospedale. Da "nessuno", ci tengo a precisarlo. Era ammanettato, pieno di sangue. 
Io volevo morire, Fidanzato di solito sviene alla vista del sangue, gli amici proprio coraggiosi non sono (quanto meno non tutti). 
Dopo un po' ci dicono che dobbiamo aspettare qualche ora per ricevere le attenzioni di un medico, i parametri vitali erano tornati normali, il labbro stava a posto, il prurito pure, respiravo.
Le allergie sono così: o mi salvi subito la vita, io non muoio e nel giro di relativamente poco mi riprendo e siamo tutti felici e contento o muoio. Non sono morta, il loro lavoro l'hanno fatto.
"Toglietemi gli aghi" e me ne sono andata, perché io quindici ore (si, quindici ore) fuori ad aspettare che un medico mi dica quello che io so (perché mi disse un bravo allergologo che un allergico conosce quello che gli sta succedendo meglio di un medico) a vedere massacrare di botte la gente non ci sto. 
E piuttosto cambio ospedale.

11 commenti:

  1. Oh mamma. Povera te.
    Certo che ti succede spesso.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho fatto due Day Hospital a Maggio in un reparto di allergologia che rappresenta un'eccellenza, sono uscite delle novità non troppo piacevoli, quello che posso mangiare si è ridotto drasticamente ancora una volta, ma non è stato nulla di quello che non potevo mangiare quindi si ricomincia, sperando di venirne a capo :(
      Quello che mi fa specie è quello che è accaduto in ospedale, mai successa una cosa simile in tanti anni.

      Elimina
  2. Mi dispiace tanto, ma sono contenta che tu stia bene adesso. La storia del tizio picchiato però mi ha sconvolta. Sul serio.

    RispondiElimina
  3. Che storia allucinante...
    Te sei coraggiosissima, coraggiosissimi anche i tuoi amici che non si sono fatti prendere dal panico.
    Allucinante ciò che hai trovato in ospedale.
    Sono basita....

    Meno male che ora stai bene...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie per i complimenti, io più che coraggio lo chiamo abitudine. Ci si abitua a tutto ;)
      Comunque si, ospedale allucinante, dubito che ci torneremo!

      Elimina
  4. caspita .... brutta storia :-( ma cosa te l'ha causata?

    RispondiElimina
  5. Quanto deve essere difficile. Sono contenta che almeno nel tuo caso epilogo positivo. Ma la storia del ragazzo è allucinante 😱😱😱

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dalle mie parti dicono che l'erba tinta (nel senso di "cattiva") non muore mai... sarà per questo che mi salvo sempre? :P
      Comunque si, la storia del ragazzo è assurda!

      Elimina
  6. Oddio che situazione :( allucinante la storia del ragazzo 😱

    RispondiElimina