lunedì 23 maggio 2016

23 Maggio 1992: chiedimi chi era Falcone

Il 23 Maggio 1992 avevo sei anni.
Sei anni e un mese esatto, a voler essere precisi. Ho dei ricordi nitidi di quel periodo: la fine della primina, l' esame per passare in seconda elementare (o fare la prima), il mese di Giugno passato al mio vecchio asilo. A casa mia lavoravano tutti: madre, padre e anche la nonna, quindi da qualche parte bisognava pur lasciarmi.
Del 23 Maggio 1992 non ho ricordi.
Così come ricordo nitidamente la strage di Via D'Amelio, non ho alcun ricordo di quella di Capaci.
Mia madre racconta che eravamo all' ippodromo, si avvicinò un ragazzo di nome Manfredi e le disse:"Signora Ezia, ha sentito cosa è successo a Capaci? Dicono che potrebbe essere Falcone".
Era Falcone. E mia madre non si chiama Ezia: si chiama Enza, mentre mio padre si chiama Ezio, ma forse per pigrizia, la chiamavano Ezia.
Non esistevano gli smartphone, non c' erano neanche i cellulari a dire il vero, ma le notizie arrivavano comunque. Confuse, magari non precise, modificate dall' effetto telefono senza fili.
Davanti l' albero di Falcone -in Via Notarbartolo, a ridosso del portone di casa sua- ci sono passata tante volte in macchina, in motorino, ma mai a piedi. 
Dieci anni dopo, il 23 Maggio 2002, in una calda mattinata, ero all' aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. Avevo sedici anni, andai con la scuola, quella stessa scuola che a distanza di anni dal mio diploma ha preso il nome di un altro morto ammazzato dalla mafia.
Per entrare dentro un carcere bisogna sottoporsi a controlli, perquisizioni. I documenti da presentare sono tanti. E noi eravamo anche minorenni, ma era normale: a noi, bambini degli anni novanta, le stragi di mafia ce le hanno raccontate, qualcosa ricordiamo, ci sono entrate dentro. Non ce l'ha chiesto nessuno se eravamo pronti a capire che cosa è la mafia, forse non si è mai pronti.
No, mi spiace, non è uguale se siete stati bambini negli anni novanta, ma siete nati a Brescia o a Firenze. Non per quanto riguarda le stragi di mafia almeno.


La mia compagna di banco del liceo, grande amica ancora oggi, era appena passata di là, in macchina con la sua famiglia. Un minuto dopo, il tritolo era padrone di quel pezzo di A29.
Lei se lo ricorda bene, benissimo ed è più grande di me di soli sei mesi.
Poi è successo che è morto anche Borsellino: lui lo sapeva che sarebbe morto. Ed infatti, è morto.
Da quel momento, tutto a Palermo è stato intitolato a loro due: l'aeroporto senza nome è diventato l' aeroporto Falcone e Borsellino, ma l'abitudine è dura a morire e non conosco nessuno che lo chiami così perchè per tutti i palermitani è rimasto l'aeroporto Puntaraisi dal luogo in cui si trova.
C'era anche Villa Garibaldi che all' improvviso è diventata Villa Borsellino, nonostante ci sia un' enorme statua di Garibaldi a cavallo.
Io sono convinta che rinominando luoghi, molti vogliano pulire la loro coscienza.
Sapete -e non lo dico io- Falcone lo avevano lasciato solo. Quando avevano provato a farlo fuori, nella sua casa al mare, era stato detto che il tritolo se lo era messo da solo, per farsi pubblicità. No, non sto scherzando.
Era stato trasferito a Roma, lui che forse avrebbe potuto fare qualcosa per la mafia  che esiste e se vi dicono il contrario sappiate che stanno mentendo.
Oh si, per carità, io che vengo da una famiglia della Palermo bene, non ho mai conosciuto un mafioso, non hanno mai provato a squagliarmi nell' acido, non ho uno zio dentro un pilasto portante dei palazzi di Viale Lazio. Ma non per questo la mafia non esiste.
Me l' hanno raccontato in tanti di come Falcone avesse gran parte dell' opinione pubblica contro, di come qualcuno lo prendesse per pazzo visionario. Io non posso ricordarlo, ero troppo piccola, ma si sa. È una di quelle cose che molti sanno e nessuno dice.
Oggi siamo troppo impegnati a ricordarlo -com' è giusto che sia- per dare un pugno in faccia a chi lo denigrava. Forse non ci ricordiamo nemmeno chi erano quelli che lo denigravano.
Sono un pò gelosa delle stragi di mafia, quando leggo che molti scrivono due righe su Falcone o su Borsellino, ma confondono i nomi, pensano che Paolo sia Falcone e Giovanni sia Borsellino, vorrei dirgli "ma voi che ne sapete?".
E invece taccio. Taccio perchè so che non sono morti invano, so che da lì qualcosa ha cominciato a smuoversi, so che siamo diventati tutti un pò più consapevoli. E va bene così.






Sull'argomento mafia leggetevi anche questo, una storia che rileggendola oggi mi fa ancora arrabbiare.

Per le copertine dei giornali del 23 Maggio 1992 ringrazio le testate a cui appartengono.
La foto dell'autostrada è di Corriere.it

2 commenti:

  1. Sai io non parlo mai di Falcone e Borsellino.
    Non lo faccio perchè lo fanno tutti, perchè anche poco lontano da qua, nella città vicina a quella in cui vivo, dovendo dare un nome alla piazza del nuovo palazzo di giustizia, hanno scelto piazza Falcone e Borsellino. Perchè tutti ricordano i morti e nessuno i sopravvissuti. Perchè troppo spesso, anche su questi argomenti, leggo i soliti "ma anche", i "però" o castronerie spicciole (smettiamo di insegnare questo e insegnamo questo).
    Perchè quelle facce vicine, sorridenti, sono ovunque.
    Belle icone, ma del raggiungimento dello scopo, della diffusione dei contenuti non sono certa.
    Quando quegli attentati sono stati eseguiti io non avevo 6 anni (beate te), ne avevo 21, guardavo i telegiornali, leggevo i quotidiani e studiavo giurisprudenza. Mi ricordo i "corvi", le procure, Roma, le accuse di "giocare" con la mafia per fare carriera e un sacco di altre cose.
    Mi ricordo anche l'aneddoto di un Falcone che rovescia una scrivania (quasi)addosso ad un super boss durante un interrogatorio, perchè lo aveva chiamato "signore".
    Basta una parola per delegittimare, signore è come il "quaqquaraqquà" di Sciascia, e non riguarda solo questo o quel magistrato riguarda tutta l'organizzazione dello Stato.
    Non era facile farlo capire ai miei amici di allora.
    Poi le bombe scoppiarono anche qui.
    Avevo un sacco di amici che studiavano architettura e Firenze in fondo è un buco, fai prima a dire chi non conosci che chi conosci.
    Ancora oggi non passo da via dei Gerogofili senza un pensiero.
    Però hai ragione, non è uguale.
    Così come è innegabile che anche la mafia non sia più uguale a quella di allora: altri giri, altri interessi, altri modi.

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    1. L' aneddoto della scrivenia lo conosco, me lo hanno raccontato ovviamente.
      Per il resto, grazie dell' intervento, niente altro da aggiungere.

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