giovedì 24 marzo 2016

La paura

Un altro attentato, questa volta a Bruxelles.
Mi chiedo se e quando toccherà a noi.
Vorrei non avere paura, ma sarei ipocrita. Ho il sacrosanto terrore che un giorno -potrebbe essere già domani- la prossima città europea coinvolta in un attentato del genere sia proprio Roma.
Ieri sera ho guardato Fidanzato e gli ho detto: "Vorrei che -se mai un giorno accadrà qui- entrambi fossimo a casa". Non che casa significhi essere al sicuro, ma vorrei che fossimo insieme. Sul divano.
Mi sconvolge quello che che sta accadendo. So che lo scopo di questi attentatori non è solo uccidere, ma anche generare paura: paura di vivere la propria vita quotidiana.
Le nostre vite sono sempre uguali: ci alziamo la mattina, portiamo fuori il cane, andiamo a lavoro, usciamo con gli amici, andiamo a cena fuori, al cinema o da qualche altra parte, facciamo una passeggiata.
Una vita normale, identica a quella di tante persone che sono morte, che sono rimaste ferite.
Uscire di casa e non rientrarci mai più scrivevo qualche mese fa, quando era stata la volta di Parigi.
E' questa la mia paura. Non rientrare a casa o non vederci rientrare qualcuno a cui voglio bene.

Si, lo so che ogni giorno nel mondo muoiono milioni di persone.
Ne sono perfettamente consapevole. E ogni giorno, ad ogni morto, mi si stringe il cuore.
Sono umana e il cuore mi si stringe di più quando a morire sono dei bambini. I bambini non dovrebbe toccarli nessuno. I bambini -che hanno una vita davanti- non dovrebbero morire, in nessuna circostanza.


Non sono ipocrita e ammetto che ho paura per la mia di vita che non vale più di quella di nessun'altra persona al mondo, ma è la mia. E ho paura anche per quella delle persone a cui voglio bene.
Se un giorno toccherà a Roma, io spero di non esserci.
Spero che la mia vita non venga stravolta.
Penso a tutte quelle persone a cui voglio bene che ogni giorno prendono la metro, vanno in centro, sono in quei posti che sono considerati sensibili.
Penso ai miei genitori che morirebbero di infarto solo ad apprendere di un attentato qui, nella città dove vive la loro bambina quasi trentenne, ma che per loro resta pur sempre una bambina.
So che la vita va avanti, che non dobbiamo avere paura, che non dobbiamo vivere nel terrore che domani possa succedere a noi.
So che bisogna continuare ad andare a lavoro, che bisogna continuare a prendere la metro, ad uscire, ma è impossibile non pensarci.
So che sono umana. E che questa è una debolezza, ma lasciatemela avere questa debolezza.
E lasciatemi sperare che non accada nulla. Tutto qui.


La foto del post è di Beata Lenkiewicz.

2 commenti:

  1. La paura è inevitabilmente tanta, ma non bisogna farsi sopraffare. Bisogna semplicemente sperare che non succeda mai nulla!

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