mercoledì 15 marzo 2017

Quelli del sud (che fanno più fatica degli altri ad emigrare)

Qualche tempo fa ho sentito una frase che mi ha colpito parecchio: quelli del sud fanno più fatica degli altri ad emigrare, quindi alla fine preferiscono rimanere a casa loro.
Mi ha colpito questa frase, ma l'ho messa di lato. Ci ho ripensato dopo un po', come mi capita spesso con le cose che mi colpiscono.
Sono nata a Palermo. I miei genitori non sono palermitani: mia madre è di una località turistica a circa 60 km da Palermo, mio padre è veneto. Io sono l'unica palermitana doc della famiglia.
Avevo diciotto anni quando ho iniziato a vedere i miei amici andare via.
Era il 2004, l'anno del diploma, quell'anno l'università aprì i battenti in ritardo rispetto al solito, prolungandoci di fatto le vacanze e dando più tempo, a chi non sapeva cosa fare, di scegliere. Molti scelsero di andare via.
Diversi amici decisero di studiare a Milano, qualcuno a Bologna. Io feci la cosa più semplice del mondo: andai in Viale delle Scienze, a Palermo, e mi iscrissi ai test per due differenti corsi di laurea.
Qualcuno decise di andare a fare il cameriere a Londra. Erano i tempi in cui non esistevano i gruppi su Facebook che ti davano qualche dritta.  Non c'erano neppure gli Smartphone, se per questo.
Qualcuno in casa non aveva il computer, figuriamoci la connessione ad internet. Rari casi, ma c'erano.
Londra, dove ero stata in vacanza, sembrava lontanissima, soprattutto per un diciottenne. Lontana e grigia, così diversa da Palermo.
Tornavano a Pasqua, l'estate e a Natale. In alcuni casi, anche l'1 Maggio.

Sapete, Palermo è una città bellissima. Non è enorme, ma neppure piccola
Quando avevo diciotto anni io c'era ancora il Baretto, erano da poco passati di moda la Sirio (o era il Sirio?) e il Royal -che credo non esista più- e il Paramatta aveva già cambiato nome.
Resisteva il Goa e forse anche il Maneggio.
Ricordo comunque che passavo i sabato pomeriggio al Viale -che aveva un buffet strepitoso per l'aperitivo- e che iniziava a prendere piede la moda dei Candelai.
Si sta bene a Palermo, il sole non manca mai, anche se quando piove ci sono zone che si allagano.
Si mangia bene e si spende poco.
C'è il mare. Ovunque. A vent'anni la condizione di isolana cominciò a starmi stretta, non ricordo neppure perché. Vedevo mare ovunque, ma mi sarebbe bastato girarmi dall'altra parte per vedere la montagna.
C'era poco lavoro anche quando non c'era la crisi, anche se io ricordo che praticamente tutti i genitori dei miei amici -mamme e papà indistintamente- lavoravano. Tutti lavori di un certo tipo per altro.
Oh no, non voglio sminuire nessuna professione. Non lo farei mai. Però, davvero, erano tutti medici, avvocati, insegnanti, biologi, avvocati, architetti. 
Non so cosa sia successo ad un certo punto. Non so quando si è iniziato a non trovare lavoro, non so neppure se sono nata nella parte fortunata della città, quella in cui tutti avevano un lavoro e stavano bene, quella in cui i genitori si potevano permettere di mandare i figli a studiare fuori pagando d'affitto per una stanza quanto a Palermo paghi per un appartamento di 150 mq.
Quello che so è che da Palermo sono andati via (quasi) tutti. 
La mia generazione, quella nata negli anni '80, a Palermo manca.
Quelli che erano andati a studiare a Milano, ci sono rimasti.
Quelli che erano andati a fare i camerieri a Londra, adesso sono top manager di ristoranti chic.
Quelli che erano rimasti a studiare a Palermo, gli studi li hanno finiti da un'altra parte.
Quelli che gli studi li avevano finiti a Palermo, il lavoro lo hanno trovato altrove.
Quelli che il lavoro lo avevano trovato a Palermo, ad un certo punto hanno deciso di seguire il fidanzato o la fidanzata di sempre altrove. Magari a Palermo ci sono tornati a sposarsi.
Quando torno a casa, se non è Natale o il mese di Agosto, non ho praticamente nessuno con cui andare a bere un caffè, fatta eccezione per quei quattro o cinque irriducibili che a Palermo ci sono rimasti, attaccandosi con le unghie e con i denti a quella città così speciale.
Conosco anche qualcuno che a Palermo ci è tornato: mi viene in mente Caterina che ha abitato a lungo a Milano e poi, con cane al seguito, se n'è tornata lì, prima dai suoi genitori e infine si è trovata un appartamento tutto suo.
Tutte le volte che vado a Palermo, mi metto seduta per terra in balcone e guardo il mondo attraverso la ringhiera. Se giro la testa a destra vedo Monte Pellegrino, se la giro a sinistra vedo Mondello.


A volte ci penso. Ci penso sul serio.
Penso a tutte quelle persone che sono passate dalla mia vita: compagni di scuola, di università, amici di amici, cugini di amici.
Penso a quanta gente ho conosciuto, al fatto che uscire il sabato sera equivaleva a fermarsi a salutare decine e decine di persone.
Adesso non conosco praticamente più nessuno, quando esco spesso incontro persone che frequentavo un decennio fa e non mi salutano perché non mi riconoscono neppure. Poi magari si fermano a parlare con qualcuno che è lì con me e mi dicono: "Ah ma sei tu? Non ti avevo riconosciuto! Ma sei a Palermo?"
Tante volte mi sono trattenuta dal rispondere: "Se mi vedi qui, probabilmente si, sono a Palermo".
Penso spesso che c'è gente che non incontrerò, che in quel momento è chissà in quale parte del mondo. Persone che probabilmente non vedrò più e che magari, per anni, ho visto tutti i giorni.
Gente che se n'è andata per realizzarsi, per cercare qualcosa di meglio o semplicemente perché non si è girata a guardare la montagna quando il mare gli stava stretto.

E io non lo so mica se è vero quello che mi hanno detto ovvero che noi del sud facciamo fatica ad emigrare e preferiamo restarcene a casa nostra. Forse soffriamo più di altri, ma se c'è da andare via, ce ne andiamo in cerca di un futuro migliore, ma la verità è che ci sarebbe voluto più coraggio a restare e in tanti non lo abbiamo avuto.

28 commenti:

  1. A volte penso che quella che descrivi sia una condizione alla quale dovremmo abituarci un po' tutti in tutta Italia.
    Ti confesso però che mi fa molta tristezza.
    Sarà che io ho l'indole della cozza o solo che, anche per me, la mia città è bellissima

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    1. Ormai credo anche io che valga per tutta Italia, forse il fenomeno è accentuato più in alcune zone, ma non ne risparmia nessuna.
      Un po' di tristezza, quando ci penso, la mette anche a me, sai?

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  2. Esattamente le mie stesse sensazioni quando torno nella mia amata Puglia! Sarà che non mi sono ancora abituata a stare nel luogo in cui vivo adesso (e credo che mai mi abituerò), sarà che non volevo andar via ma purtroppo a volte la vita decide per te..fatto sta che io ci penso sempre che vorrei tornare nella mia terra, ma purtroppo non posso.
    Chissà, forse un giorno ci tornerò o magari mi abituerò (per forza di cose) a vivere così lontano, ma la cosa certa è che terrona ero e terrona resto anche al "nord" :D

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    1. Anche io resto terrona dentro e ne vado molto fiera :D
      Devo dire che io ormai mi sono abituata e, anzi, difficilmente tornerei indietro, ma certo la nostalgia a volte c'è...

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  3. Cara Gilda, parlando del sud, sai io che vivo al nord oltre le Alpi sogno il sud!!!
    Ciao e buona giornata cara amica con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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  4. Da siciliano mi ritrovo molto nelle tue parole. Essere un isolano, per quanto abitante di un'isola bellissima, non è semplice. Al nord prendi un treno e sei in un'altra città, in un'altra regione, con un'altra storia. Qui restiamo in disparte, con i nostri ritmi e le nostre cose. Io son rimasto (non so fino a quando) e mi son ritrovato a salutare molte persone nel corso del tempo. Alcune effettivamente sono tornate, altre sono andate ancora più lontano.

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    1. Sei siciliano? Io ero convintissima fossi milanese, non so perchè 😕
      Comunque, quando provo a spiegare questa cosa dell' essere isolano mi prendono per matta, invece tu hai capito perfettamente cosa intendo. Per fortuna che non sono l' unica a pensarla così :)

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  5. sarà che io non sono del sud, ma onestamente non l'avrei mai detto che quelli del sud fanno più fatica degli altri ad emigrare.
    O forse pure se fanno fatica lo fanno lo stesso (e questo mi fa pensare che ci siano proprio costretti). E forse fanno fatica proprio perchè lasciano posti meravigliosi per trasferirsi al nord, che oggettivamente è un postaccio dove da ottobre a febbraio il cielo è bianco o grigio, mai azzurro.
    Io personalmente non conosco molta gente che è andata via dalla zona dove è nata, al massimo ha cambiato paese, i più esagerati hanno cambiato provincia, ma solo perchè ne hanno istituite di nuove recentemente.
    non so se l'hai notato anche tu, ma chi va più lontano quando torna tende a salutare anche persone che quando abitava al suo paese ignorava bellamente. Mi capita con una mia coetanea che ora vive in Australia. Le volte che torna sembra che fosse la mia migliore amica. Quando stava qui per lo più mi ignorava... sarà la nostalgia?
    Io peraltro vivo non sol nello stesso paese ma pure nella stessa parrocchia da quando sono nata (ho cambito via ;) ) e da come mi son pesati i pochissimi anni in cui ho vissuto in un altro comune (adiacente al mio) guardo con grandissima ammirazione chi si sposta di centinaia o migliaia di km...

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    1. Secondo me in realtà non è vero che quelli del sud fanno più fatica ad emigrare, credo piuttosto che la difficoltà o meno nel farlo dipenda più dalla singola persona che da altro.
      Poi avendo appunto decine e decine di amici e conoscenti che sono andati via dalla Sicilia (chi comunque in Italia, chi in Europa, chi in giro per il mondo) faccio davvero fatica a crederla una cosa simile.
      Sul fatto che spesso chi va via, quando torna tende a "salutare" chiunque sono d' accordo, ho conosciuto più di una persona che lo faceva e non ho mai capito il senso. Io sono una brutta persona e tendo a non avvisare nessuno se non gli strettissimi :)
      Secondo me, è bello rimanere dove si é cresciuti spostandosi magari di poche centinaia di metri, mi da un senso di continuità che mi piace molto!

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  6. Per come l'ho vissuta e la sto rivivendo io, andare via è sempre una questione che richiede un delicato equilibrio di mezzi materiali e diaposizione mentale. Nessuno si dovrebbe permettere di giudicare chi va e chi resta. Dietro la parola "fatica" ci sono talmente tanti fattori che ogni semplificazione appare sciocca...

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  7. Post bellissimo.
    Nemmeno io ho mai compreso la volontà di andar via, lontano più che altro.
    Io pure me ne sono andato, ma solo dall'altra parte della metà di vita che ho sempre vissuto.
    Invece altri erano proprio contenti di sparire via, lontanissimi.

    E tu vorresti dirmi che non hai un blog serio??

    Moz-

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    1. "Dall'altra parte della metà di vita che ho sempre vissuto" è una frase tanto enigmatica quanto affascinante... me la spiegherai un giorno?
      Comunque ogni tanto sono seria, ma solo ogni tanto :D

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  8. Molto bello questo post. La mia situazione è simile, ma al contempo diversa. Sono nata e cresciuta a Sanremo, una città ibrida: non è metropoli, non è paese. Non ha l'università. A Imperia, ai miei tempi (sono di qualche anno più grande di te) c'erano solo Giurisprudenza ed Economia. Ora, solo economia. L'Ateneo più vicino era (è) a Genova, a 120 km. Io, nel 2000, ero soffocata e nauseata dalla mentalità provinciale. Sono andata a Milano, ci sono rimasta 12 anni. Ora, sono di nuovo qui. Il mio compagno, milanese, ha deciso di trasferirsi con me. Viviamo bene. Non ci lasciamo assuefare dalla mentalità provinciale e ci muoviamo spesso, durante i weekend. Io non tornerei mai più a vivere là. In un'altra metropoli, forse. Ma a Milano no. Ci torno spesso, non è più la città che ho conosciuto. Ho preso tutto ciò che potevo prendere, ora non ha più alcun ruolo, nella mia vita.

    Ma ora sto divagando.

    C'era un'altra cosa, che volevo dire. Penso che, per chi nasce e cresce qui, un'esperienza fuori casa, anche solo di qualche anno, sia fondamentale per imparare a guardare un metro oltre il proprio culo (scusa la finezza, ma molti qui non sanno farlo), però noto che, superata la trentina, molti ritornano. Perché, in fondo, si vive bene. :)

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    1. Io con Milano ho un rapporto molto ambivalente, forse troppo. E' una città particolare, non saprei definirla bene. Ho molti amici che ci vivono da anni e non la cambierebbero con nulla al mondo.
      Sono d'accordo sul fatto che un'esperienza fuori casa andrebbe fatta almeno una volta, anche se ho conosciuto persone che per esperienza fuori casa intendevano tornare dai genitori il week-end, farsi fare la spesa e la lavatrice, farsi mantenere in toto e via dicendo: cos' non vale :D

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    2. Quand'ero a Milano, potevo non tornare a casa per mesi. L'altro giorno ho fatto un mazzo tanto a una mia amica che, a 32 anni suonati, si faceva le paturnie per andare a Genova da sola con il treno, perché ha sempre bisogno di compagnia, ma io sono un caso disperato, visto che a 17 anni mi hanno spedito per tre mesi dall'altra parte del mondo, e ho impiegato anni a trovare un uomo che non mi facesse sentire limitata. Sarà l'ascendente Sagittario. ;)

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    3. Allora ci intendiamo alle perfezione: io, quando mi sono trasferita a Bologna dieci anni fa, a casa non ci sarei comunque potuta tornare ogni week-end, quindi passavano mesi e me lo sono fatta andare bene :)
      E credo che effettivamente sia merito dei miei genitori: anche loro a sedici anni mi hanno "cacciata" (anche se non ero esattamente dall'altra parte del mondo, ma a poco meno di 3000 km). Non credo che li ringrazierò mai abbastanza per avermi fatta crescere indipendente.

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    4. Per fortuna i miei hanno studiato entrambi fuori casa, quindi riconoscono l'importanza dell'autonomia, infatti non mi hanno mai dato restrizioni. Ho compagni del liceo che si sono fatti venire a prendere a scuola dal padre con la macchina, fino all'esame di maturità...

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    5. Quante cose in comune: mia mamma ha studiato a Parigi e mio padre si è trasferito a 18 anni. Ed era qualche decennio fa :)
      Ehehehe, io all'esame di maturità ci sono andata in motorino con il costume da bagno sotto i vestiti :P

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    6. Idem con patate! :-D
      La borsa del mare parcheggiata in bidelleria. ;)

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    7. Non mi ricordo mica dove l' avevo lasciata io la borsa del mare :D

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  9. Io non mi sono mai mossa dalla mia città e un po' mi dispiace non aver provato ad essere una fuori sede...Anche i miei cugini siculi non se ne sono mai andati hanno provato in tutti i modi a rimanere nell'isola...Solo qualche incursione nel continente qualche mese ogni tanto per lavoro...Ma piu' di tanto non resistono...

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    1. Io non credo di averci provato abbastanza in realtà, ero ragazzina e in fondo avevo voglia di andare via e poi il processo è stato irreversibile, ma devo dire che oggi sono comunque molto soddisfatta :)

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  10. A me vien da ridere.... a parte la mia situazione di emigrata per amore praticamente tutti i miei amici o quasi si sono trasferiti: nord Italia o estero poco importa! Davvero pochissimi sono rimasti...la maggior parte (me compresa!) avrebbe preferito rimanere in terra siciliana ma si sono trasferiti quindi boh...chi ha detto quella frase non ha idea di come sia DAVVERO la situazione...

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    1. È il bello di chi parla senza conoscere le situazioni :D

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  11. Io di partire ci ho pensato molto spesso, fino all'anno scorso progettavamo un trasferimento a Tenerife. Ma poi succede sempre qualcosa che ce lo impedisce. Forse la mia adorata Palermo sa che in fondo non voglio andarmene, e fa di tutto per trattenermi qui. E sai che c'è, Gilda? Oggi non voglio più trasferirmi da nessuna parte, ché tanto in fondo sento che qui non mi manchi nulla di quello che altrove potrei andare a trovare.

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    1. Secondo me fai bene, nel senso che secondo me trasferirsi a 20 anni è un conto, a 30 diventa più complesso e, salvo casi importanti, io preferirei restare dove sono :)
      E poi tu hai una tua dimensione (bellissima), chi te lo fa fare di trasferirti?

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