lunedì 16 gennaio 2017

Quindicenni

Le ho osservate a lungo, sui mezzi pubblici.
Le ho osservate e ho ascoltato i loro discorsi. Mi sono sentita un po' matta, magari qualcuno avrà anche pensato fossi un soggetto pericoloso. Eppure io ho continuato ad osservare perché sono curiosa e le quindicenni di oggi mi incuriosiscono.
Io avevo 15 anni nel 2001, sedici anni fa. Alla fine degli anni '90, quelli delle Spice Girls, dei Backstreet Boys, di Cioè e delle magliette Onyx con le bamboline.
Dicono che tra una generazione e l'altra passino quindici anni, quindi loro sono la nuova generazione. Loro, le quindicenni di oggi.
Sui mezzi, dirette a scuola. Io non andavo a scuola con i mezzi pubblici, andavo con mia madre o in motorino, il mio meraviglioso Scarabeo 50 abbandonato a 18 anni e mezzo, in favore di un'Alfa Romeo 146. Mai errore fu più grande.
I capelli perfettamente piastrati. So riconoscere un capello piastrato da uno naturalmente liscio, io che convivo da sempre con la mia riccitudine e ho speso più soldi in piastre che in automobili. 
A 15 anni non avevo una piastra che io ricordi e se ce l'avevo di sicuro non me la passavo la mattina prima di andare a scuola. 
Visi perfettamente truccati. Occhi neri neri, la linea della matita tracciata perfettamente, mascara grondante. Fondotinta e fard. I rossetti matte, viola o rossi.
Se io avessi messo un rossetto matte viola per andare a scuola, mia madre mi avrebbe presa a calci in culo per tutta la via che separava casa mia dal liceo linguistico di Via Fattori. Calci in culo ben piazzati, non credo le sarebbe importato granché del gatto che non potessi sedermi.
Non potevo nemmeno uscire la sera truccata così. Non che potessi uscire chissà quanto la sera, ma questa è un'altra storia. Non di certo durante la settimana, in ogni caso, al massimo il sabato sera. Struccata.
Parka come se non esistesse un domani, quasi tutti dello stesso verde militare, un pò di nero, un pò di rosso. Ai miei tempi si usava il Belstaff che io -per la cronaca- non avevo. Credo comunque che nella mia classe avessimo tutti giubbotti diversi.
Le sciarpone avvolte intorno al giubbotto invece che intorno al collo, forse si usa così. Io la sciarpa non la portavo, tiravo fuori sciarpone, cappelli e guanti solo in occasione dei viaggi d'istruzione in paesi freddi e le mie sciarpe erano state tutte fatte a mano da mia nonna. Le conservo ancora.
Tutte lo stesso zaino North Face che a me fa pensare ad uno zaino da trekking. E comunque, con il rossetto matte non ci si può abbinare sto coso brutto. Io  a scuola ci andavo con la borsa Kookai o, al massimo, con lo zaino Eastpak. La Kookai credo che nel frattempo sia fallita o comunque io in Italia non l'ho mai più vista.
Le caviglie scoperte, i jeans lunghi fin sopra la caviglia, modello skinny, strappati, le calze corte. LE CAVIGLIE SCOPERTE.
Io usavo i jeans a zampa di elefante, i pantaloni a campana, roba molto brutta. Forse meglio le caviglie scoperte, anche se a trent'anni so che lasciare parti del corpo esposte alle intemperie  in inverno prima o poi si paga. Eccome se si paga. Parola di una cresciuta quando le caviglie venivano coperte, ma la pancia (e i reni) andava scoperta, ma non a scuola, altrimenti erano anche lì calci in culo.
Le Converse. Non so se avrei avuto il fegato di indossare le Converse di tela a Milano d'inverno neppure a quindici anni.
Non ricordo che scarpe si usavano quando andavo a scuola io, Hogan a parte. Forse le Camper o le New Balance.
Le ho viste fumare, fuori dalla metro.
Ai miei tempi, si fumava nel cortile di scuola, le sigarette costavano poco meno di 5.000£, non so se esisteva già il tabacco da rollare.
Le ho viste armeggiare con il cellulare, parlare tra di loro di messaggi Whatsapp e di notifiche Facebook. Noi non avevamo né Whatsapp né Facebook, ma c'erano gli squilli che valevano molto più di un mi piace e i messaggi che si pagavano. E se qualcuno ti mandava un messaggio pur pagandolo era tanta roba.
Ho ascoltato i loro discorsi, inevitabile in un autobus o una metropolitana affollata.
"Mi sono assunta le mie responsabilità, gli ho detto che sto attraversando un periodo molto difficile"
"Ormai dovrebbe essere maturo, ha sedici anni, mica è più un ragazzino"
"Quella stronza mi ha messo cinque, anche se avevo quattro allo scritto e sette all'orale"
"Entro a seconda ora, non ho studiato per l'interrogazione"
"Se arriviamo un po' prima, magari becco il (segue soprannome)".
"Quando compio 18 anni, sarà tutto diverso"


Le ho guardate, le ho osservate. Non sono riuscita a farne a meno.
E, alla fine, anche se noi non avevamo le caviglie scoperte, nè eravamo truccate, nè avevamo lo zaino Nort Face ho pensato che è tutto esattamente uguale a sedici anni fa.
Anche io credevo che un  sedicenne anni fosse maturo, non parliamo poi dei diciottenni.
Anche io entravo a seconda ora, anche io insultavo le mie professoresse.
Anche io sono arrivata un pò prima a scuola perchè mi piaceva qualcuno e speravo di incontrarlo.
Anche io parlavo per ore con le mie amiche di uno squillo piuttosto che di un messaggio.
Anche io ero convinta di attraversare periodi molto difficili. Pensavo che certe tragedie non sarei mai riuscita a superarle.
Anche noi eravamo vestite tutte uguali o quasi.
Anche noi credevamo che l'amicizia e l'amore di quel periodo fossero per sempre. In alcuni casi, è stato davvero così.
Credevamo tante cose e ci sentivamo invincibili. E anche noi eravamo convinti che a 18 anni sarebbe cambiato il mondo.
Siamo uguali a loro. Ecco tutto.


La foto del post è di Samira El Bouchtaoui.

28 commenti:

  1. Cara Gilda, i tempi cambiano rapidamente, da una generazione all'altra ce spesso un abisso.
    Ciao e buona giornata cara amica con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Eppure a me le ragazzine di oggi sembrano molto simili a come eravamo io e le mie amiche quindici anni fa :)

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  2. no vabbè, mia figlia ha 10 anni e mezzo. Ora c'ho un'ansia che metà basta :-)
    (e comunque quando io avevo 15 anni si portava il barbour _che non avevo_ blu o verde militare, raramente bordeaux. Lo zaino Invicta _che avevo_ e il capello mosso ma con la frangia liscia e laccata)

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    1. Il Barbour l'ho avuto anche io, ma alle scuole medie (che poi, era davvero bello quel giubbotto, lo ricomprerei volentieri).
      Comunque su, niente ansia: in fondo anche noi eravamo così, no?

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  3. Belle le quindicenni :) le caviglie scoperte non si possono vedere (per il freddo, piu' che altro), ma pure io andavo a scuola truccata (mi sa pero' che ero l'unica nella mia classe) e le Converse erano un must (e stando vicino a Milano, si, gli inverni erano freddi...)

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    1. Io credo che se ci fossimo presentate in classe truccate, al di là dei calci in culo dei genitori, li avremmo presi anche dai professori.
      Comunque, le Converse da me sono sparite per anni, si sono ricominciate ad usare quando io avevo circa vent'anni.

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    2. Una professoressa mi trattava sempre come una stupida perche' "ero quella truccata", e mi considerava frivola per gli smalti e gli ombretti. Dovrei scriverle a proposito del PhD che ho preso uno di questi giorni... XD

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    3. Congratulazioni per il PhD :D
      Comunque, ecco: sono una grande sostenitrice de "l'abito non fa il monaco", ne avevo anche parlato qui http://www.nonpuoesserevero.it/2016/09/perche-labito-non-fa-il-monaco.html

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  4. Cambia la forma, non la sostanza.
    Io ho cominciato il liceo con i paninari ed i dark (sono emo ora?).
    Le boy band non c'erano e se c'erano erano Duran Duran e Spandau Ballet, nessuna che conoscessi era autorizzata a truccarsi quanto loro (che comunque erano ragazzi rispetto ai punk della generazione prima), ma il buco dell'ozono e certamente colpa della lacca che ci spruzzavamo in testa.
    Naturalmente eravamo tutti pieni di compassione per la fame nel mondo e infervorati per la questione irlandese, ma solo perchè sentivamo in loop gli U2 e gli U2 al live Aid.
    Uscire la sera non era cosa di cui si potesse neppure discutere a meno che non fosse l'ultimo dell'anno, martedì grasso, una cena di classe o roba noiosa.
    Sulla moda ti prego di permettermi di stendere un velo pietoso, di piombo possibilmente.
    Non esistevano messaggi whatsapp nè msm, però sui diari tutti scrivevano di tutto, per un dibattito con le amiche bastava un riferimento personale, anche sul diario di qualcun altro.
    Il vero spartiacque era la telefonata a casa, se uno arrivava a tanto, qualunque fosse la scusa, era fatta. Se rispondeva tua madre e non metteva giù, potevi saltargli addosso la prima volta che lo vedevi, tanto era amore.
    Eravamo teneri, impacciati, invincibili, timidi e strafottenti, curiosi e impazienti.
    Loro sono uguali

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    1. Si, sono uguali, eccome se lo sono.
      Per altro mi hai ricordato delle cose alle quali non avevo pensato (mi sa che il blog serve a questo): i diari! Io avevo la Smemo stracolma di cose, solo l'ultimo anno l'ho davvero usata per scriverci i compiti (prima rigorosamente a matita che poi venivano cancellati).
      Io telefonavo solo alle mie amiche se non ricordo male. "Pronto, buonasera, sono Gilda, c'è Tizia?". E lì si pagava salata anche l'attesa :D

      (Mi hai uccisa con la lacca e il buco dell'ozono).

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  5. Ho solo un numero da scrivere: 1987!! io avevo 15 anni in quell'anno e avevamo tutti un look orrendo. Riguardare le foto fa male al cuore, oltre che divertire molto i miei figli.
    Ma concordo con il fatto che la forma è diversa ma stessa sostanza: siamo simili a quella età, stessi sogni, stesso drammatico dolore e stessa arroganza.
    Unica nota: la foto rappresenta secondo me delle 12enni. Mia figlia ha quella età e... odia il parka.
    buona giornata

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    1. Le bambine delle foto in effetti sono un tantino più piccole perchè facevo fatica a convincere le quindicenni sconosciute a farsi fare una foto. Neppure mia nipote sedicenne voleva finire sul blog :D
      Il parka io comunque lo trovo bello, sai?

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    2. Anche a me piace e le starebbe anche bene. Ma nulla si può fare contro certe teste dure.

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    3. Crescendo si impara a dare ascolto alle mamme :)

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  6. ah e mi fa piacere raccontare che io, contrariamente ad altre compagne e a te, mi truccavo in modo esagerato. Spesso avveniva di nascosto, direttamente a scuola. Tutto era esagerato, orecchini, abiti e capelli. Ero la sosia di Boy George...di una sobrietà disarmante praticamente

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    1. Ma gli insegnanti non dicevano nulla?
      Le mie prof. al liceo ml tolleravano trucco o abbigliamento non idoneo (secondo i loro standard).

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    2. Vuoi la verità? gli insegnanti mai e poi mai, né medie né superiori, ci hanno fatto osservazioni su look e trucco. Eh si che mi ci voleva una guida. Io mi rinfrescavo pure durante la lezione (dietro un libro). Ho iniziato in terza media e ho smesso all'università dove finalmente ho capito di essere più bella al naturale (beh ma nel frattempo erano arrivati gli anni 90, grazie al cielo). Ancora oggi penso di essere stata ridicola, ma era evidente che mettevo una maschera. E per questo non sono mai troppo dura con le ragazzine che incontro così mascherate. Hanno solo bisogno dei consigli giusti.

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    3. Da noi invece erano abbastanza severi: bastava una filo di pancia scoperta (ed era il periodo delle maglie sopra l'ombelico) per essere buttati fuori dall'aula, oltre che cazziati di brutto.

      Le ragazzine in questione comunque non erano ridicolo, anzi: truccate molto molto bene. Solo che mi sono chiesta dove trovano voglia e tempo al mattino presto, oltre ovviamente a pensare a quello che potevano dire genitori e insegnanti.

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  7. Era il 1985, andavano di moda i pantaloni strettissimi come adesso e chi non li aveva si faceva i risvoltini stringendoli, come adesso.
    C'erano i paninari con le timberland come adesso e con il moncler, ora c'è colmar. A scuola ci andavo struccata ma quando uscivo mi mettevo tanta di quella terra da paura e avevo sempre una sigaretta in mano, si fu n ava nell'atrio, nei bagni, nei bar, in discoteca alla domenica pomeriggio....
    Non avevamo il cell ma il walky con le cuffiette, si.
    Non avevamo whattsapp ma il telefono in casa a cui ci attaccavamo per ore, si.
    Dicevamo parolacce senza vergogna e limonavamo ovunque senza pudore e dire che adesso mi da un fastidio. .

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    1. Se ti attaccavi al telefono per ore però arrivavano le super bollette 😱
      Comunque ad ogni commento, mi viene in mente qualcosa... il walkman, ad esempio 😊

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  8. 15 anni? Naaaa è passato troppo tempo, erano gli anni 80 favolosi per me

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    1. Eh, gli anni '80 erano tanta roba.. magari viverli e non nascerci :)

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  9. Incontro giornalmente un sacco di adolescenti... e ringrazio di non esserlo più!
    Non era tanto bella la vita di una quindicenne obesa e studiosa (ma con un odio per la matematica... peccato aver frequentato il liceo scientifico!), ovviamente innamorata del più bello della classe... Dopo 15 anni il più bello della classe è parecchio decaduto... e io sono decisamente diversa! XD
    Però, in fondo, la questione sms/squillo/messaggio vocale ecc... ce le portiamo dietro... e così accadrà anche tra 15-30-45 anni e più!

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    1. Anche io odiavo la matematica e anche io non ero esattamente un fuscello (non che adesso pesi 40 kg, ma tant'è).
      Non so se tornerei indietro a quell'età, ma sicuramente a quando avevo 23/24 anni si.

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  10. Hai ragione, siamo molto molto simili. Il mio primo grande momento difficile viene proprio a 15 anni, come sembrava tutto così difficile. Mi piacerebbe tanto dire alla me quindicenne di un tempo di fregarsene di più e uscire a divertirsi, che poi i problemi tosti arrivano dopo e lì sì che bisogna rimboccarsi le maniche. Ma forse va bene così, anche quelli sono momenti di passaggio e strappo dall'infanzia che fanno crescere.

    Comunque giusto ieri sera, passeggiando per Genova sotto un freddo gelido, ho visto una ragazza con i jeans skinny, le Superga basse e i calzini che io uso d'estate. Non le capisco, queste caviglie scoperte, io non ricordo di essere stata tanto "caliente" quando avevo 15 anni, vivevo avvolta nei miei maglioni extralarge!

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    1. Alla me quindicenne piacerebbe dire la stessa cosa, sai? Quante cose ho pensato fossero "gravissime" e invece...il peggio doveva ancora arrivare!

      Ai miei tempi comunque si usava avere i reni scoperti d'inverno...adesso tocca alle caviglie ;)

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  11. Che bel post che hai scritto!
    Io con gli adolescenti ci ho avuto a che fare da quando ero adolescente io e... non ho più smesso!
    Alcune cose che mi hanno fatto capire che i tempi sono cambiati:
    - primo anno di insegnamento, avevo 21 anni. Andavo a scuola molto coperta e formale, per distinguermi dagli studenti, che avevano in alcuni casi solo 3 anni di meno. E ho strabuzzato gli occhi quando mi sono trovata davanti studentesse con i tacchi. I tacchi! A scuola! (Ed erano passati 3 anni dalla mia adolescenza, non secoli...)
    - Alla prima gita scolastica che ho accompagnato all'estero, sul volo del ritorno ho visto studenti buttare via il biglietto aereo e ho chiesto candidamente: "Ma come li buttate? NON LI CONSERVATE PER METTERLI NEL DIARIO?". Mi hanno guardata come fossi uscita dalla preistoria e fossi a cavallo di un mammut. Il collega ha avuto compassione di me e mi ha ricordato: "Loro sono un'altra generazione!"
    - L'anno scorso, in autobus a Milano, ho osservato delle liceali che tornavano a casa dopo la giornata a scuola. E, come te, non ho potuto evitare di sentirle dire: "Quella str*nza di francese!" inorridendo e pensando "Speriamo che nessuno dei miei studenti abbia mai a dire una cosa del genere su di me - che appunto all'epoca insegnavo francese-". Ma poi ho pensato a quanto io abbia detto le stesse cose dei miei insegnanti alla loro stessa età.
    Come dici tu, cambiano le mode, ma il desiderio di ribellione dei 15enni rimane lo stesso!

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    1. Ma davvero non si conservano più biglietti aerei (o qualsiasi cosa di simile)? Io conservo ancora tutto, anche se di anni ne ho trenta e non uso più il diario!
      Comunque, mia madre racconta che i suoi primi anni di insegnamento (anche lei francese, in un liceo) aveva studenti pluriripetenti che erano più grandi di lei..pensa che disagio!
      Il tacco a scuola lo vedevo, purtroppo, anche ai miei tempi, anche se molto raramente. Io, sarà che odio i tacchi anche adesso, ma proprio non concepisco una cosa simile!

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