sabato 24 settembre 2016

Perché l'abito (non) fa il monaco

Discussioni recenti mi hanno riportato alla mente quella volta (qui per saperne di più) che una tizia mi ha trattato come manco un bidone della spazzatura perché non gradiva il mio abbigliamento.
L' avevo dimenticato e, per altro, mentre me lo ricordavano avevo addosso i miei jeans preferiti che hanno due enormi strappi sulle ginocchia e una maglia a pois. Adoro i pois: più grandi sono più mi piacciono.
Questa storia che chi sei lo decidono i tuoi vestiti mi sta un po' sulle palle.
Io, per esempio, ho un cervello, due lauree e un sacco di vestiti di merda.
E quando vedo persone in giacca e cravatta, mi domando sempre se non siano troppo giovani per sposarsi -anche se hanno cinquant'anni- e poi, niente, mi ricordo che il prezzo del successo e di uno stipendio a tanti zeri dipendono anche dalla quantità di cravatte che si hanno dentro l' armadio. O dalla quantità di tacchi a spillo.
Che poi, per carità, io a diciotto anni, salivo e scendevo le scale di casa con un dizionario sopra la testa e un paio di scarpe con il tacco con stampato un quadro di Andy Warhol, ma avevo diciotto anni e la convinzione che 7 cm di arma contundente sotto i piedi potessero slanciare il mio fisico a pera.
A trenta -che ai piedi ho le ciabatte a forma di unicorno- sta storia che se sei vestito bene -che poi, bene secondo chi?- sei una persona che ne sa, non me la bevo più.
Oh, non che io ne sappia, ma confesso che tutte le persone che stimo di più non avevano addosso un tailleur né completo e cravatta quando le ho incontrate la prima volta, né tanto meno le volte a seguire.
Ho avuto un capo che sapeva il fatto il suo ed era evidente che la mattina, prima di venire a lavoro, prendesse dall'armadio -o forse da una sedia- la prima cosa capitata sotto mano.
Ho anche incontrato persone geniali in giacca e cravatta, sia chiaro.
È solo che, sinceramente, ma chi se ne frega di quello che avete addosso?
È un po' come la storia della minigonna, che se te ne metti una sei una poco di buono. A me piacevano le minigonne, adesso non mi ci sento più a mio agio e non le metto più.
Però adoro gli shorts -o pantaloncini per i comuni mortali come me- e quelli li metto.







Giuro sulle palle del mio cane che sono in grado di fare andare il cervello anche con i pantaloncini addosso.
E di non essere una poco di buono con un vestito scollato e una quarta abbondante.
E di non essere una Drag Queen -che poi, io le adoro, ci ho anche fatto una delle due tesi di laurea- con maglia di paillettes e boa di piume rosa al collo.
(Agli animalisti specifico che le piume non sono di struzzo, ma sintetiche, prima che vengano a lanciarmi una bomba carta in terrazzo).
E di non essere superficiale anche con la Louis Vitton con le iniziali incise sopra al braccio.
E di non avere un disturbo ossessivo compulsivo anche se abbino il colore di reggiseno e mutande.
E di essere educata anche se non ho un trench nero, ma ne ho comprato uno arancione fluorescente.
E, soprattutto, di essere una persona degna di rispetto anche se non sono vestita come piace a voi.
Nemmeno voi, spesso, siete vestiti come piace a me, eppure non vi tratto a pesci in faccia.

10 commenti:

  1. Cara Gilda, credo che oggi non sia più cosi una volta l'abito faceva veramente il monaco!!!
    Oggi le cose sono cambiate completamente, nessuno ci tiene più ha indossare bene e eleganti!!! Ciao e buona serata cara mica, con un abbraccio e un sorriso:), e fa bene!
    Tomaso

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    1. Io ne ho conosciuta di gente per la quale il non essere vestiti secondo i loro gusti (non necessariamente eleganti) era motivo di un comportamento poco edificante nei confronti della persona :)
      Un grosso abbraccio!

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  2. A me piace vestire bene. E con bene intendo indossare qualcosa che mi faccia sentire a mio agio con me stessa e con l'ambiente. Non andrei mai a lavoro con il tubino nero perché, cavolo, sembrerei una cretina a stare ore e ore in un centro stampa vestita come imponeva Chanel, con la paura che dalla finestra entri un topo! Non credo alla storia che "l'abito fa il monaco" piuttosto credo che in certi contesti non puoi andare in ciabatte perché non sarai credibile, come da Ragazzini Generali in un torrido sabato di agosto a Catania dove non ci hanno degnati di uno sguardo perché per loro due genitori vestiti così con una figlia con un abitino da otto euro mica potevano avere tanti soldi da poter spendere!

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    1. Anche io sono convinta che in certi contesti sia il caso di avere un abbigliamento consono (per fare l'esempio più banale, non entrerei in chiesa in bikini):
      Sai che una cosa simile è successa anche a me comunque? In un negozio a Parigi ci hanno guardato in modo pessimo (E io ero entrata per comprare), di certo non eravamo eleganti essendo lì in vacanza e girando dalla mattina, quindi i nostri soldi li abbiamo portati altrove.

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  3. Naturalmente è da sciocchi trattare bene o male una persona in base a come è vestita. Ciononostante è sempre interessante osservare come una persona sceglie di andare per il mondo, dice molte cose, non superficiali.
    Certo bisogna osservare anche il contesto, perchè è evidente che c'è differenza tra un turista e l'invitato al matrimonio del secolo.
    Io vivo tra gente con tacchi alti, giacche e cravatte, abbigliamenti più o meno formali, non sono tutti uguali, in genere le persone intelligenti imparano ad usare anche questi mezzi espressivi.
    E non è detto che tirare su le prime due cose cascate su una seggiola non sia un modo per appartenere ad un gruppo.
    Tutti i nerd professionali che girano attorno alla mia vita, si vestono malissimo, non è disinteresse, è scelta. Fa fico dire che non conta.

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    1. Per me, vestirmo a caso, è più voglia di restare al letto più possibile la mattina :)

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  4. Io ho uno stile tutto mio e variabile di giorno in giorno!
    Quando mi sono trasferita qui mia suocera (sempre lei!!!) voleva trasformarmi nella classica signora sposata vestita in tailleur e cappotto rigorosamente nero per andare in Chiesa.....e ovviamente no al trucco esagerato che è il mio stile! Ricordo che quando organizzammo la festa post matrimonio qui in Grecia lei il pomeriggio prima di andare via mi disse "mi raccomando non truccarti troppo pesante".....e niente mi feci uno smokey eye (che giuro era quello che avevo in mente eh...non lo feci apposta!!)

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    1. Anche se lo avessi fatto apposta, io avrei fatto partire la ola per te.

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  5. A me questa cosa dell'abbigliamento ha sempre creato non pochi grattacapi. E anche se con il tempo ho imparato cosa mi sta meglio addosso nella vita di tutti i giorni, con il lavoro faccio sempre fatica a trovare un vestiario consono. Come dicevano altri nei commenti anche i vestiti sono un linguaggio e quelli che stiamo usando stanno dando un messaggio di noi. E il messaggio può anche essere: "Ho voglia di rimanere a letto di più la mattina" ma potrebbe anche essere: "Sono così organizzata che, visto che voglio dormire di più alla mattina, la sera prima metto i vestiti adatti sulla sedia". Passano due messaggi un po' diversi, che mi spiegano qualcosa anche sul modo di lavorare della persona (sarà una persona che fa le cose all'ultimo minuti, sotto alla scadenza, o una organizzata che sa pianificare). Lo stile dell'abbigliamento poi è un'altra cosa che mi ha sempre messo in difficoltà: cosa vuoi dire con quello che ti metti addosso? Quando esco per i fatti miei mi metto quello che mi sembra adatto e comodo per quello che devo fare, ma per andare a scuola ci devo pensare. I ragazzini passano molto tempo ad osservare gli insegnanti e come ti vesti gli sta trasmettendo un messaggio. Quindi ho sempre scelto di vestirmi in un modo più formale rispetto a quello da passeggio ma di personalizzarlo con indumenti che mi facessero comunque sentire comoda (mai tacchi a spillo ma stivaletti con il tacco basso, mai gonne strette ma sì gonne a ruota, mai vestitini troppo corti ma sì leggins neri e vestitini sopra, mai trucco esagerato ma sì un po' di mascara) e in fondo è quello lo stile che mi fa sentire comoda. Come dici tu, le lauree e il cervello non si vedono da come uno si veste, ma se uno è a suo agio con la propria forma d'essere (che passa anche dai vestiti che sceglie), sì, si vede! ;)

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    1. Sono d' accordo che se uno è a suo agio (o, al contrario, non lo é) si vede eccome :)
      E mi hai anche fatto venire in mente che quando andavo a scuola, ci costruivamo mille film sull'abbigliamento dei prof. Non ci avevo mai riflettuto...

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