lunedì 21 dicembre 2015

Il cenone della Vigilia e il pranzo di Natale a Palermo

Il primo Natale da fidanzati -ormai qualche Natale fa- eravamo a Roma.
Io ero disperata -"voglio il brociolone di mamma, è un mio diritto averlo"- ma non si poteva fare altrimenti.
E quindi, finì che il cenone della Vigilia consisteva  in una portata -durata della cena: venti minuti- e il pranzo di Natale consisteva in due portate, 80 grammi di primo a testa e poco secondo che i grassi saturi, si sa, fanno male.
C***o sono i grassi saturi?
Io da brava invitata ho mangiato, ringraziato, sono tornata a casa e ho detto mai più.

L' anno dopo portai Fidanzato a Palermo e fu così che venne sancito che, nei secoli dei secoli, finchè morte -o una bionda alta 1,90 com una quinta di seno- non ci separerà, il Natale si passerà a Palermo. Anche Santa Lucia, Santo Stefano, Capodanno e l' Epifania, se possibile.
Fidanzato non era preparato psicologicamente al Natale siculo, non era nemmeno abituato a festeggiare sia la vigilia che il giorno di Natale, ma noi l'abbiamo tranquillizzato, gli abbiamo spiegato che qui Babbo Natale porta in ogni casa una fornitura annuale di Malox e Biochetasi e che doveva stare sereno. Pensiamo a tutto noi.


Io ho il padre veneto e, di conseguenza, anche due zie venete, quindi il cenone della vigilia è rigorosamente veneto. Veneto sicilianizzato perché se è vero che altrove ci sono due micro portate e poi tutti a casa, da noi no. Si mangia. Per ore. Giorni. 
Si comincia con una ventina di antipasti vari che cambiano ogni anno. Ed è stata dura spiegare al Fidanzato che no, non è l'intero cenone, ma solo gli antipasti. 
Poi ci sono i tortellini in brodo, di solito tre piatti a testa più pesca direttamente dalla pentola nel dopo cena con mia zia che insegue i piccoli di casa chiedendo per riscaldare sti benedetti tortellini. Alle due di notte.
Comunque. Poi c'è la faraona, il cappone, l'arrosto di vitello e il maialino al vino, accompagnati dalla peverada che è una specie di contorno a base di fegatini di pollo. FEGATINI DI POLLO PER CONTORNO, avete capito benissimo. E le patate. E l'insalata. E il baccalà. E i cardi in pastella. 
E poi il panettone. E il pandoro. Riempito con la crema di mascarpone. E il tiramisù, che voi non lo sapete ma il tiramisù è un dolce veneto e qui si passano le tre settimane precedenti al Natale a cercare il mascarpone fresco che a Palermo -per onor di cronaca- non esiste.
E la cassata, sia classica che a forno.
E i cannoli. Che Natale è senza cannoli?
E le noci, i bagigi, le mandorle. Io sono allergica a tutte queste cose, quindi devono scegliere -Fidanzato compreso- se mangiare la frutta secca o stare vicino a me. Scelgono sempre la frutta secca.
E il torrone.
E poi ancora tortellini.  Torrone inzuppato nel brodo dei tortellini.
Caffè, ammazzacaffè, vodka alla menta.
Niente domande sulla vodka alla menta, grazie.
Il cenone finisce di solito intorno alle 3 di notte. Tanti cari saluti e ci vediamo domani. Intorno alle 14, non prima che almeno ci viene fame.
 Fidanzato, la prima volta, ha pensato che, a quel punto, il giorno dopo brodino o, al massimo, latte e biscotti.
E difatti il menù del giorno di Natale prevede antipasti a mai finire: tartine, salmone, cocktail di gamberi, salsiccia secca, formaggi, salumi, una renna intera.
Anelletti al forno e lasagne che -sempre per onor di cronaca- fa la sottoscritta.
Salsiccia e carne al sugo.
Brociolone ripieno. Molto ripieno. C'è più ripieno che carne.
Cotolette. Che magari a qualcuno non piace l'altra carne.
Calamari affogati.
Funghi a cotoletta, che tanto a che si frigge la carne tanto vale friggere qualche altra cosa.
Patate.
Broccoli. Che sarebbe quello che voi  chiamate cavolfiore, visto che quelli che voi chiamate broccoli, noi li chiamiamo sparacelli.
Insalata.
Chi c***o la mangia l'insalata a Natale non si sa.
Pandoro. Panettone. Tiramisù. Cassata. Cassata al forno. Crostata.
Noci. Bagigi. Mandorle. Torrone.
Torrone bianco, nero, al pistacchio, al limone, all'arancia, in salsa di renna.
Caffè, ammazzacaffè, vodka alla menta.
Ore 19: fine del pranzo.
Ore 20: mio cugino grande chiede uno spuntino. "Zia, ho fame". Gli altri venti commensali si accodano allo spuntino. Si ricomincia a mangiare.
Biochetasi.
Quest'anno c'è una novità: sono stati invertiti i giorni. Vigilia a casa dei miei, Natale a casa degli zii.
Mia madre ha commentato il cambio affermando:"Così abbiamo più tempo e possiamo cucinare qualcosa in più".
Mia zia ha detto che quest'anno avrebbe cucinato un po' meno. Aveva stilato un menù con due portate in meno rispetto al solito. Poi, ogni giorno, ha chiamato per dire che aggiungeva roba e, alla fine, ci sono dieci portate in più rispetto al normale.
Io ho deciso che, ai dolci, quest'anno si sarebbe aggiunta la zuppa inglese. Ho girato tutta Palermo per trovare l'Alchermes e finalmente una sera sono tornata a casa esibendo il mio trofeo, ovvero la bottiglia di Alchermes che tutti conoscevano, ma nessuno aveva e che mia madre voleva sostituire con il Marsala.
Io avevo anche proposto l'after: mangiamo dalle 20,00 del 24 alle 20,00 del 25 e vediamo che succede: mi hanno risposto proprio "E per la colazione come facciamo?"

10 commenti:

  1. Da due anni non torno in Sicilia per Natale....come mi mancano le abbuffate!!!

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  2. Noi normalmente ci diamo abbastanza un contegno, perché la mia mamma è iper salutista e ha fatto il lavaggio del cervello a nonna che ora è spaventatissima dalla reazione della figlia alla quantità di grassi saturi presenti sulla tavola, però io, una volta nella vita, un afterhours vigilia-Natale lo farei!

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    1. Più grassi saturi ci sono a Natale, più si sarà felici durante l' anno... solo a Natale però ;)

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