martedì 24 novembre 2015

La prima volta

Sono arrivata a Roma un Martedì di Gennaio di qualche anno fa, in compagnia della mia macchina, quella stessa macchina che ha girato l'Italia, se solo potesse parlare la mia macchina.
La prima cosa che ho fatto è stata fermarmi a comprare un Tom Tom perchè, se è vero che Roma la conoscevo e non solo da turista, le strade di Roma sono insidiose anche per chi a Roma c'è nato, cresciuto e vissuto, figuriamoci per una forestiera.
Dovevo andare all'Eur e, mesi dopo, mi sono resa conto che quel navigatore l'avevo acquistato in un negozio di Via Palmiro Togliatti che se mi chiedono come c'ero finita in Via Palmiro Togliatti alzo le mani e mi arrendo perché non ne ho idea.
Mi ospitava una mia amica, carissima amica a dire la verità che adesso non é più amica e non so nemmeno perché.
Il giorno dopo il mio arrivo sarebbe stato il mio primo giorno di lavoro, sono arrivata con un'ora abbondante di anticipo e visto che sembrava brutto palesarsi così presto sono rimasta in macchina a leggere I Pilastri della Terra che era il libro che stavo leggendo in quel periodo. 
Quando sono arrivata in quello che per un bel po' di tempo sarebbe stato il mio luogo di lavoro, ho dovuto lasciare il documento alla guardia, salire al primo piano dove si trovava la regia televisiva e suonare ancora. Mi aprì quello che sarebbe diventato un mio collega e mi lasciò fuori, molto carinamente.
Attesi un bel po' che arrivasse il responsabile e solo allora mi fecero entrare. Che poi, quel posto, era dotato di una non bellissima sala relax e di una grande e luminosa sala riunioni che, volendo, potevano anche farmi accomodare lì, ma niente: mi lasciarono fuori assalita dai dubbi.
"Avrò sbagliato giorno?"
"Avrò capito male e magari in realtà non mi volevano assumere, ma dirmi che gli ero antipatica?"
Quando arrivò il responsabile mi fecero entrare e mi misero subito a lavorare. 
Il primo che mi rivolse la parola fu un collega che mi chiese se mi ero portata il pranzo o se volevo ordinare qualcosa con loro. Loro erano gli altri colleghi, di un'altra regia.
Dissi che non avevo nulla e quindi si, avrei ordinato volentieri.
Ho scoperto successivamente che il posto dove ordinammo era tossico e ti mandava al bagno nel giro di trenta secondi, ma ciò non toglie che non fu l'unica volta che mangiai roba ordinata in quel posto, visto che sarà anche stata tossica e molto zozza, ma quanto era buona.
Il collega molto gentilmente mi porto anche il pranzo fino al posto dove ero seduta, si premurò di procurarsi il resto visto che non avevo soldi cambiati e mi augurò anche buon appetito.
Alla fine della giornata lavorativa, sempre questo collega, dopo aver visto i turni che erano stati modificati per inserirci anche me, mi disse:"Ma come? Sei appena arrivata e venerdì già sei di riposo?"
Come se li avessi fatti io i turni.
Ricordo quel collega con un sorriso, anche perché, se pure avessi voluto dimenticarlo, non avrei mai potuto visto che vive in casa mia o forse dovrei dire nostra visto che dopo due mesi dal mio arrivo a Roma e in quel posto di lavoro è diventato Fidanzato e dopo poco più di un altro mese vivevamo insieme.
Di quel posto di lavoro ho tanti ricordi, non so neppure se esiste ancora, visto che non troppo tempo fa avevo letto che la sede di Roma stava per chiudere. Ogni tanto passiamo di là con la macchina, ma non riusciamo a capire se è ancora aperto o meno.
Io andai via dopo un bel pò e, dopo nove mesi dalla mia dipartita, anche Fidanzato andò via.
Siamo riusciti a trovare di meglio. 
Era la mia prima volta dentro una televisione. E anche la prima volta di Fidanzato.


Tutto quello che so - o meglio sappiamo- lo devo a loro, anche se mi hanno insegnato praticamente le basi e il resto me l'ha insegnato qualcun altro altrove. Però senza di loro, non avrei mai avuto le possibilità che ho avuto e quindi, in un certo senso, sono riconoscente a quel posto.
Ricordo che lì, per la prima volta, mi sentii un'espatriata, manco avessi cambiato continente. Un giorno un collega mi disse che io ero ospite a Roma e che portavo via i soldi perché li spedivo ai parenti. Non ce l'aveva con me, era un discorso patriottico dove per patria si intende il perimetro dentro il Grande Raccordo Anulare. Non ho avuto cuore di spiegargli che la Sicilia è in Italia e che io i soldi me li tenevo per comprarmi scarpe e borse e non li spedivo proprio a nessuno. 
Però mi sentii davvero ospite, adattarsi a Roma e ai romani quando non si è studenti, ma lavoratori, è più complesso, ma non impossibile. E anche adesso che mi è venuto quest'accento romano di cui non riesco a liberarmi, ripenso alle mie prime volte qui a Roma e mi scappa un sorriso.
E' così diversa la mia vita rispetto ad allora, l'unica costante rimane quel collega che provò ad intossicarmi con il pranzo e che, oggi, mi dice che non devo mangiare cose pesanti e zozze se no sto male. C'est la vie.

4 commenti:

  1. forse era meglio scegliere un'altra città?

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    1. No, se avessi scelto un' altra città non avrei mai incontrato Milly e Fuffi... e Fidanzafo ovviamente..!

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  2. Che bei ricordi che devi avere!!!! E poi finalmente so esattamente come hai conosciuto Fidanzato!!!

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    1. Non te/ve l' avevo mai raccontato? Davvero?
      Pensavo di si :)

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