Sono passati anni da quando sono andata via dalla mia città natale, quasi dieci per essere precisi, che non sono tanti, ma non sono nemmeno pochi visto che corrispondono ad 1/3 della mia vita.
Sono andata via perché il corso di laurea che volevo fare a Palermo non c'era.
Non ho scelto la città dove andare, ho semplicemente scelto un corso di laurea che era, almeno in quel momento, solo in due città e tra le due, ha vinto Bologna.
Non ho scelto la città dove andare, ho semplicemente scelto un corso di laurea che era, almeno in quel momento, solo in due città e tra le due, ha vinto Bologna.
A Bologna ho cominciato a lavorare, mi sono costruita un pezzettino di futuro con tanti sacrifici e con tanta nostalgia nel cuore per casa mia. A quei tempi, riuscivo a tornare a casa molto spesso perché non avevo degli impegni lavorativi tali da rimanere incastrata lì.
Sempre a quei tempi, i miei amici, quelli con cui ero cresciuta, erano in gran parte ancora a Palermo o, se avevano anche loro deciso di studiare fuori, tornavano spesso come me.
Poi ho finito l'università e ho cercato un lavoro stabile, mandando curriculum in ogni dove, senza crearmi troppi problemi sul luogo dove sarei andata a finire.
E, alla fine, a pochissimi mesi dalla laurea ho ricevuto la chiamata che mi avrebbe cambiato la vita. Anche lì mi trovai sul punto di dover scegliere tra due città e io scelsi Roma, un po' perchè l'altra opzione era un paesello toscano di cinque abitanti compresi i piccioni e un po' perchè con Roma c'era comunque un legame, visto che da bambina e adolescente ci avevo passato parecchio tempo con i miei genitori.
E, alla fine, a pochissimi mesi dalla laurea ho ricevuto la chiamata che mi avrebbe cambiato la vita. Anche lì mi trovai sul punto di dover scegliere tra due città e io scelsi Roma, un po' perchè l'altra opzione era un paesello toscano di cinque abitanti compresi i piccioni e un po' perchè con Roma c'era comunque un legame, visto che da bambina e adolescente ci avevo passato parecchio tempo con i miei genitori.
Da lì, ci sono stati una serie di eventi: Fidanzato romano di Roma e la casa che con tanta fatica abbiamo costruito da zero, con qualche aiuto da parte dei miei super genitori. Cinque anni per avere la casa che volevamo, nella zona che volevamo, arredata come volevamo. Casa nostra, insomma.
Piano piano, da Palermo mi sono portata via tutto, è rimasta la mia camera da ragazzina che è ancora praticamente identica, con la mia collezione di mucche che dico sempre che prima o poi mi porterò, ma che di fatto è ancora lì e probabilmente ci rimarrà.
Un tempo, avevo ancora dei vestiti a Palermo, adesso il mio armadio è pieno di cose di mia madre e il mio spazio si è ridotto a un paio di ante e qualche cassetto dove, quando io e Fidanzato andiamo a Palermo, mettiamo il contenuto della valigia.
I miei genitori, nel frattempo, hanno preso una casa nuova, dove la mia cameretta è stata trasferita così com'era -mucche comprese- e che è diventata si la mia stanza, ma che di fatto, quando arrivo, viene presa d'assalto dai gatti dei miei genitori che mi guardano come a dire: "Tu cosa vuoi? Qui è tutto roba nostra" e attentano alla vita dei cani. Temiamo il giorno in cui porteremo Cane Gnappo da solo, visto che l'ultima volta che è venuto era ancora in compagnia di Cane Nero, perché sappiamo tutti che verrà aggredito dai quei due mostri coi baffi che hanno lo stesso senso di ospitalità di Salvini.
Io da Palermo sono andata via per tornare. Ero convinta che mi sarei costruita una professione, che avrei avuto un bel titolo di studio (che adesso ridarei indietro all'università se solo mi ridassero tutti i soldi che abbiamo speso), ne ero davvero convinta.
Poi il tempo è passato, io mi sono creata una vita, fatta di Fidanzato e di lavoro, ma anche di amici e di abitudini.
Un tempo andavo dal parrucchiere solo a Palermo, avevo l'estetista a Palermo, compravo vestiti solo a Palermo e aspettavo di tornare per le vacanze per fare tantissime cose. Adesso non è più così, se proprio non trovo un parrucchiere che mi aggrada, i capelli me li faccio da sola. E quello che mi serve lo compro un po' ovunque.
Un tempo tornavo a Palermo perchè c'erano un sacco di amici, adesso di amici a Palermo ne ho talmente pochi che si contano nelle dita di una mano, la maggior parte del mio tempo lì lo passo con i miei genitori dai quali non mi vorrei mai separare.
Dove sono finiti gli amici? Sono sparsi per l'Italia, se non addirittura per il mondo. Altri che sono rimasti sono lontani anni luce dal mio stile di vita e, piano piano, ci siamo persi. Così, senza preavviso.
Ho perso il mio accento per lasciare posto ad un accento romano di dubbio gusto, ma per il quale non posso fare niente: mi è venuto e non riesco a mandarlo via per quanto mi sforzi. Invidio mio padre che dopo più di cinquant'anni in Sicilia, ha ancora il suo accento e parla solo ed esclusivamente nel suo dialetto con le sue sorelle.
Uso sempre meno parole dialettali se non quando parlo con mia madre, non conosco più i locali, cerco negozi che hanno chiuso da tempo senza che io ne sapessi nulla, mi perdo a causa dei sensi unici che sono stati cambiati senza che gli omini che si occupano di viabilità mi facessero quanto meno una telefonata.
A Palermo non ci tornerò più. Adesso lo so.
Perché non c'è lavoro ed è vero. C'è il lavoro gratis, di quello ne è piena, ma io di lavorare gratis non ho voglia. Mi sentirei una nullità a farlo.
C'è il lavoro sottopagato che è vero che si trova ovunque, ma è altresì vero che dove non hai le grandi aziende difficilmente troverai altro.
Mi sono fatta il c**o per dieci anni, lontana dalla mia famiglia che ancora adesso mi manca in modo inimmaginabile e non ho voglia di buttare all'aria tutti i sacrifici che ho fatto.
Per un periodo, con Fidanzato, ci abbiamo provato. Avevamo deciso che bastava che solo uno di noi due trovasse un lavoro a Palermo e saremmo andati. Avremmo trovato una bella casa in Viale Strasburgo e avremmo preso quello che la vita ci offriva. É passato un anno e un lavoro non l'abbiamo mai trovato, né io né lui. Abbiamo una professione che fa dire uau alla gente per le mani, ma a Palermo non ci fila nessuno. Sapessi almeno fare le panelle e le crocchè, investirei in un camioncino e mi piazzerei davanti le scuole, come il Signor Umberto che per trent'anni ha fritto panelle e crocchè davanti la mia scuola. I miei figli andrebbero al Meli o al Galilei perchè il Cannizzaro e il Garibaldi sarebbero troppo lontani da casa nostra. Andrei da mia madre a pranzo ogni giorno, forse anche a cena. O forse no, ma avrei comunque i miei genitori vicini.
Fidanzato ama Palermo, ma non mi soprende: non conosco nessuno che l'abbia vissuta almeno un pochino che non la ami.
Perchè c'è sempre caldo, perchè c'è il mare che non è un mare qualsiasi. Ovunque guardi, lo vedi.
Perché ci sono Via Ruggero Settimo e Via Libertà che non saranno il Quadrilatero della Moda in quanto a negozi, ma lasciatemelo dire, sono delle vie bellissime. Perché c'è il Teatro Massimo che è il teatro più bello che io abbia mai visto e, altro che lavorare in televisione, qui c'è davvero da dire uau ogni volta che ci si passa davanti. Perché la vista da Monte Pellegrino mi fa sentire bene.
Perché quando scendi dall'aereo si sente quell'odore di mare che da nessun'altra parte ho mai sentito. E anche perchè ho sempre un pò paura che l'aereo cada a mare o sbatta contro la montagna, anche se mi hanno spiegato che a Palermo ci mandano solo i piloti esperti perchè è un aeroporto dove è difficile atterrare.
Perché c'è il cibo più buono della terra. Ma davvero eh.
E io comunque ero magrissima quando vivevo a Palermo, quindi non è vero che si ingrassa solo a guardare le arancine.
Perchè ci sono i miei genitori.
Solo che adesso non si può più tornare indietro, a meno che non vincessi alla lotteria. Se vincessi alla lotteria, farei le valigie, chiuderei baracca e burattini e me ne andrei subito a Palermo con Fidanzato e Cane Gnappo, prenderei una casa nello stesso pianerottolo di mia madre (sfrattando la vicina e il suo cane aggressivo che ha provato a mangiare Gnappo almeno dieci volte nell'ultimo anno) e odierei il mondo molto meno di quanto lo odio adesso.
"Perché c'è il mare che non è un mare qualsiasi"
RispondiEliminaPerché c'è il cielo di un blu mai visto altrove.
Perché pane e panelle, arancine, cassatelle, cannoli, pane cunzato ed il resto
Perché ho capito cosa è la sacralità dell'ospite.
Perché le persone che ho incontrato lì, grazie ad un palermitano che vive a Roma da anni e che è il mio amico del cuore, mi hanno messo a mio agio immediatamente e mi hanno detto che "sono una di loro"
Perché mi diverto da matti a fare "scambi culturali" tra modi di dire romani e palermitani.
Perché ci sono andata solo due volte in tre anni, ma spero di tornarci presto.
Ecco perché...
:)
Però non basta Cri, manca il lavoro e spesso la voglia di fare. Potremmo "sfruttare" le risorse e non lo facciamo,subiamo le compagnie aeree che un biglietto per la Sicilia te lo fanno pagare quanto uno per Tokyo, non ci lamentiamo (ma vale per tutta Italia) contro il lavoro gratis...
EliminaPensa che tempo fa discussi con un tizio perchè sosteneva che Mediaset doveva spostare la sua sede in Sicilia per dare lavoro alle persone. Si certo, come no. Aspetta che arriva!
Certo che non basta.
EliminaIo parlo con il cuore, io ci vado da turista e mi prendo solo il bello che c'è.
Ma la sensazione è quella descritta.
Pensa che quando andai per la prima volta, una volta tornata a Roma, dissi che avevo il "Mal di Palermo", equiparandolo al cosiddetto "Mal d'Africa".
:)
Beh, che poi in fondo non siamo così distanti dall' Africa ;)
Elimina..ah, mi sembra di vedere me. abbiamo avuto un posto a cui tornare fino ad ora quando in Italia. adesso invece dovremo sbarcare a casa dei miei : ci sistemeremo in camera mia dove negli ultimi 25 anni e` stato accumulato di tutto e dove c'e` ancora il mio lettino singolo. In preparazione del nostro arrivo, mia mamma sta finalmente buttando via...e` ancora settembre e lei e` gia` in crisi. Se hai ancora un cassetto e un pezzo d'armadio sei fortunata!!! Per il resto mi fara` piacere tornare a casa. Sara` la prima volta che dormiro` di nuovo nella mia stanza dalla notte prima del mio matrimonio.
RispondiEliminaIo ogni volta che dormo nel mio letto mi chiedo come ho fatto a dormirci per tutti quegli anni... mi sembra sempre troppo piccolo e scomodo :) sarà che mi sono abituata al lettone!
EliminaViene anche Francesca con voi?
il mio era cortissimo!! adesso mia madre ci ha comprato un divano letto matrimoniale, ma non so se ci stara` aperto!!! si` anche Franci viene con noi..
EliminaLa mamma avrà la casa invasa!
EliminaLa nostalgia di casa resta sempre.
RispondiEliminaDici che non passa mai?
Eliminaho pianto!!!
RispondiEliminaTi amo!
EliminaQuanto devo fare mie queste parole....
RispondiEliminaValgono un pò per tutti quelli come noi...
EliminaComplimenti mi hai fatto emozionare perché quella che hai descritto è anche la mia storia ...anche io non ho più la casa dove sono cresciuta, non ho più neanche la mia cameretta nè vestiti, anche io una volta andavo giù di più adesso al massimo una volta all’anno, non c’ero ai compleanni, alla nascita delle mie nipoti . A salutare l’ultima volta mio padre prima che ci lasciasse per sempre, anche io só che a Ragusa non ci tornerò più ....ma il ricordo l’avrò sempre nel cuore
RispondiEliminaUltimamente a me sta balenando in mente di tornare o quanto meno provarci, ma so che sarà molto difficile riuscire a farlo, ne sono consapevole e me ne sono fatta una ragione. Magari un miracolo!
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