domenica 20 settembre 2015

Good Morning Mr. President

Quando ho chiesto a Folco Donati, presidente della Brixia Brescia, se potevo intervistarlo, si è messo subito a mia disposizione. "Vieni quando vuoi" mi ha detto.
Folco è fatto così. È sempre disponibile per qualsiasi cosa, apre le porte di casa sua, il PalAlgeco, senza nessun problema e mette le persone a proprio agio, come difficilmente ho visto fare.
Entrare al PalAlgeco è una cosa che a me fa sentire bene perchè c'è sempre un sacco di gente: ginnaste, allenatori, genitori. Tutti lì, con un obiettivo comune. 
Si respira una bella aria, sono tutti gentili, come se ti conoscessero da sempre e vi assicuro che non è una cosa così scontata.
Casa Iveco, la foresteria che ospita le piccole ginnaste della Brixia e le ginnaste della Nazionale in occasione di controlli tecnici e collegiali, é un posto curatissimo e pulito e, cosa che mi ha regalato più di un sorriso, le piccoline sono educatissime. Mentre eravamo io e Antonella, la mia spalla che credo proprio mi accompagnerebbe ovunque pur di vedere realizzati i miei progetti, Alice ed Elisa, due ginnastine infortunate che erano insieme a noi nella sala comune della Foresteria hanno fatto i salti mortali (in tutti i sensi, visto il tutore di una e il gesso fino a metà coscia dell'altra) pur di non fare rumore, saltellando a destra e sinistra e parlando a gesti per non disturbarci.
Abbiamo chiacchierato a lungo con Folco, circa quattro ore, e quando è dovuto andare via, ci ha detto con tutta la naturalezza del mondo:"Io vado, ma voi rimanete pure, state solo attente a non farvi chiudere dentro". Preciso che abbiamo davvero rischiato di farci chiudere dentro perché è un posto da quale né io né Antonella andremmo mai via, un pò per tutti i motivi che vi ho già detto, un pò perché in fondo siamo due impiccione e ci piace guardare cosa succede.
Abbiamo chiacchierato con Alessandro, il fisioterapista, e siamo state a lungo con la piccola Martina, una ginnastina bionda che è un tesoro.

-Ciao Folco, grazie per averci ricevuto.Tu sei il presidente della Brixia Brescia. Ci racconti un po' com'è nata , cosa hai fatto, da quanto tempo è nelle tue mani. Insomma, un po' tutta la storia di questa società.
-Allora, la Brixia nasce nel 1984 per opera di Enrico Casella, la moglie Daniela Leporati e di una terza persona che si chiama Paola Rietti che da tantissimi anni ormai non fa più parte di questo club. La Brixia nasce perché Casella, che era in un'altra gloriosa società che era la Forza e Costanza Brescia, società ultra centenaria, non trovando più spazio al suo interno per fare quello che realmente gli interessava ovvero fare ginnastica artistica ad alto livello, crea questa nuova società, improntata sul volersi migliorare per diventare qualcosa di importante nel campo della ginnastica artistica femminile che da sempre è il vero obiettivo della Brixia.
Io mi avvicino (fa una pausa)... La mia storia è per certi versi parallela a quella di Enrico e Daniela perché dal 1970/71/72, io e Enrico, entrambi ginnasti (lui ha qualche anno più di me) già ci frequentavamo, pur essendo in società differenti. La mia storia non si lega subito alla sua perché io smetto di fare ginnastica e decido di aprire una mia società che si chiamava Ginnastica Nave che poi è diventata Ginnastica Azzurra, una piccola realtà di paese, affiliata comunque alla Federazione Ginnastica d'Italia, anch'essa dal 1984, ma che aveva un target diverso rispetto a quello che avrebbe voluto Enrico. Fino al 1990 quando Enrico mi chiese se volevo entrare a far parte della sua società, non dal punto di vista tecnico, ma dal punto di vista dirigenziale. 
Per altro, a quel tempo avevo una storia in ballo con un'altra Federazione , ovvero la Federazione Pallacanestro, che ho cominciato a frequentare a partire dalla metà degli anni '80, anche lì non dal punto di vista tecnico, ma dal punto di vista dirigenziale, ma a me questa cosa di collaborare con la Brixia interessava  quindi nel 1990 ho accettato di far parte di quella che poi è diventata la mia società. Per qualche anno ho fatto il general manager e poi a metà anni '90 sono diventato il presidente e da lì nasce questa continua collaborazione con Enrico e quindi...

-Quanto tempo ti impegna, nell'arco della tua giornata, la gestione di questa società che adesso è diventata...bella grossa?
-Diciamo che va a periodi: in questo periodo e da tutto il 2015 direi quotidianamente, circa 7/8 ore al giorno; sono sempre qua e quindi.. Per alcune scelte, di natura professionale, ho deciso dal Primo Gennaio di dedicarmi interamente alla Brixia e quindi sono qui dalla mattina al pomeriggio inoltrato e, a volte, anche la sera.

-Questa società lega il suo nome a Vanessa Ferrari. Non ti chiedo di parlarmi della sua carriera sportiva perchè la conosciamo tutti, ma piuttosto del tuo rapporto con lei, sulla base di alcune immagini del 2006, che sono diventate famose, della tua esultanza alla fine del suo esercizio a corpo libero di Arhuus, ancora prima che uscisse il risultato. Ci dici qualcosa al riguardo?
-Innanzitutto faccio una piccola precisazione: è vero che la Brixia lega il suo nome a Vanessa Ferrari, però non va dimenticato un aspetto a cui teniamo: la Brixia, dal 1996, anno delle Olimpiadi di Atlanta, ha comunque sempre dato almeno una ginnasta alla Nazionale Italiana che partecipa ai Giochi Olimpici: Francesca Morotti nel 1996, nel 2000 a Sidney ci furono Bergamelli e Castelli, nel 2004 ad Atene ci fu Bergamelli, nel 2008 a Pechino ci furono Bergamelli e Vanessa Ferrari e nel 2012 ci furono Vanessa Ferrari ed Erika Fasana. Per noi questo è un vanto perché questa è davvero l'unica società in Italia in questo, secondo me anche delle altre discipline sportive e non solo della ginnastica artistica, quindi siamo davvero orgogliosi di questo curriculum. Ovvio che con la vittoria di Vanessa ad Aarhus, ci riconoscono di più per quello che abbiamo fatto con le sue gesta.


Vanessa Ferrari, ad Aarhus, è stata per certi versi una sorpresa perché Enrico Casella che è un tecnico di cui io mi fido moltissimo ovviamente, effettivamente mi disse prima di partire che se ci fossero state le condizioni ideali Vanessa poteva essere una da podio. Io che, anche se non sono un tecnico, un po' di ginnastica la mastico, vedendo i risultati mi sembrava abbastanza difficile e invece, come disse lui, un po' di cose si aggiustarono: la Memmel e la Liukin che all'ultimo non parteciparono alla finale a ventiquattro, beh, questo ovviamente è stato un vantaggio. Detto questo, Vanessa in quel periodo era una ginnasta in formissima che aveva un repertorio di primissima qualità; aveva dei valori di partenza altissimi e sta di fatto che pur cadendo in trave poi è riuscita a vincere.
Dietro a quelle immagini che ricordavi tu c'è un piccolo preambolo da fare. Ovviamente non era nulla di preparato: c'era un cameraman della televisione brasiliana che come puoi immaginare, beh i brasiliani sono persone che guardano molto all'esultanza piuttosto che al risultato come si nota in tante loro telecronache (qui sono scoppiata a ridere) e quando mi notò che ero un pochino esagitato, un po' così, su di giri, invece di riprendere Vanessa, mi riprese. 
Ho esultato prima che uscisse il punteggio di Vanessa perché mi ero reso conto che, in effetti, era sufficiente prendere poco più di 15,000 per vincere il Mondiale ed ero sicuro al 100% che si fosse meritata quel punteggio . Una gioia indescrivibile, ancora oggi faccio fatica a vedere quelle immagini senza emozionarmi (e qui, si sente la mia vocina lacrimosa dire un labile “anch'io” e Folco scoppia a ridere), quindi sicuramente è stata la gioia più grande che un dirigente di una società, secondo me, può avere. Hai una tua ginnasta che vince una medaglia ad un Mondiale! 
Poi credo che una medaglia ad un' Olimpiade sia una gioia inarrivabile e non è che ci tiriamo indietro se adesso andiamo a Rio e vinciamo qualcosa. Anche a Glasgow se vinciamo...

-Beh, le medaglie non sono mancate neanche negli anni successivi.
-No no, assolutamente, però la prima è quella che non ti dimentichi mai, almeno per me é così. 
Ho esultato per il titolo vinto a Volos, il titolo europeo, al di là che era già una gara a squadre e non individuale, però questa è stata veramente quella vittoria che ti ha cambiato anche un po': da lì, in casa Brixia sono cambiate tantissime cose.

-Per esempio cosa é cambiato? Ce lo puoi dire?
-Per esempio, il modo con cui la gente, con cui il mondo sportivo e non, ti guarda, ti considera.
Io ricordo che per diversi mesi dopo la vittoria siamo stati subissati da richieste. Allora, diciamo che da alcuni punti di vista la sua vittoria è stata fondamentale altrimenti questa palestra, questa foresteria dove siamo adesso e tante altre cose non le avremmo, mentre invece.. se vuoi ti racconto com'è nata l'idea di questa palestra...
Allora, faccio un inciso su cosa succede quando Vanessa vince il Mondiale. 
Noi ci allenavamo veramente in un buco, le Piscine Delfino. Tanto per dire, non c'era neanche la ricorsa corretta per il volteggio, era più corta di sei metri rispetto a quella che dovevano fare, quindi in quel periodo, quasi tutte le settimane, un giorno o due, dovevamo spostarci a Milano per fare le cose bene, ci siamo allenati davvero in condizioni....
Quindi, Vanessa vince e la prima idea che abbiamo è di dire a Vanessa:”Vanessa, mi raccomando, di che ci serve la palestra”. Detto fatto, non eravamo ancora tornati da Aarhus che nella nostra casella di posta abbiamo trovato una mail di una persona, un ingegnere, che ci dice che attraverso l'azienda di cui è dipendente, l'Algeco appunto, sarebbe stato in grado di aiutarvi per potere costruire la palestra.
Noi ovviamente ci siamo messi in contatto subito: loro volevano regalarci un garage, noi abbiamo fatto la palestra più bella che c'è in Italia. C'è stata un po' una trattativa e siamo riusciti a fargli fare due moduli diversi da quelli che loro generalmente fanno. Loro, per capirci, sono quelli che generalmente fanno i cessi sulle autostrade oppure i container dove ci sono dentro i muratori che servono per appoggiare le cose nei cantieri. Partendo dai loro moduli, noi gli abbiamo fatto fare una cosa diversa.
Tutto è nato dal fatto che Vanessa vince, Vanessa dice “ho bisogno di una palestra”,si mette in mezzo l'allora Ministra dello Sport, la Melandri, che dice vi aiuteremo, che viene a Brescia e facciamo questa cosa qui. Per inciso, si può anche dire, non è mai arrivato niente dal governo italiano, ci siamo dovuti arrangiare. L'interesse comunque c'era stato e questo è importante perché i giornali ne parlavamo e così via. 
Detto questo, i pro quindi sono stati questi ovvero qualche sponsor importante che si è avvicinato vedi Iveco, vedi Adidas, TechnoGym, però la gestione di Vanessa Ferrari in quel momento lì era una cosa difficilissima un po' perché non eravamo preparati perché questa società, checché se ne dica, è Enrico Casella, Folco Donati e Daniela Leporati; non c'è nessun altro. La società siamo noi e quindi ci siamo sempre dovuti dividere un po' i compiti: tutti volevano Vanessa, lei usa molto della sua ritrosia sia per la presenza sia per farsi voler bene, quindi in quel periodo lì siamo stati sottoposti ad uno stress incredibile. E' ovvio che non avremmo mai fatto cambio con nessun altro risultato, sono cose che sopporti (sorride), però ripeto che è stato un periodo molto molto difficile sulla gestione dell'atleta e della situazione relativa al fatto di aver vinto, di essere la prima ginnasta italiana della storia ad aver vinto (ride) e anche l'unica e rimarrà l'unica per tanto tempo purtroppo.

-Da quando sei dentro la Brixia il momento più difficile che avete dovuto sopportare e affrontare qual'è stato?
-Un momento durato qualche anno. Dopo le Olimpiadi del 2008, ovvero alla fine del 2009, Casella non accetta più quello che la Federazione gli offre per fare il responsabile della squadra nazionale e noi, in sostanza, andiamo in trincea perché abbiamo questo impianto da gestire e la Federazione non lo sfrutta più  per qualche anno e quindi andiamo in difficoltà dal punto di vista economico e della gestione perché questo è un posto che costa, questo è un posto che non ha delle entrate, le mie ginnaste non pagano le retta per fare ginnastica, sono tutte ginnaste di alta specializzazione e quindi i nostri introiti arrivano da altre cose, ovvero da sponsor, da sovvenzioni comunali e dalle sovvenzioni della Federazione perché ovviamente quando la Federazione ci manda qua le ginnaste per allenarsi paga quello che deve pagare. Quindi dal 2009 al 2012 abbiamo delle serie difficoltà. Nel frattempo Vanessa vive un suo momento particolare perché l'infortunio che ha patito nel 2007, ai Mondiali di Stoccarda, si rivela più grave del previsto e  per due anni abbondanti noi perdiamo anche Vanessa e quindi quello è stato il periodo peggiore sotto tutti i punti di vista, ma, nonostante questo, abbiamo vinto comunque qualche scudetto e qualche gara, non è che ci siamo mai tirati indietro. Diciamo che abbiamo avuto la forza in mezzo a tutte le difficoltà del momento di continuare a lavorare seguendo quello che è il nostro modus operandi, cioè quello di continuare a lavorare sulle ginnaste di punta di quel momento e sul settore giovanile.

-Ho letto il libro di Giulia Leni in cui lei parla di te un po' come di un secondo papà, lasciando trasparire che c'è un rapporto molto particolare. Ci racconti il tuo rapporto con lei e il rapporto che si instaura con queste bambine che arrivano qui e poi man mano vanno crescendo.
-Giulia Leni è una ginnasta e una ragazza del tutto particolare che esce un po' da quelli che sono i canoni che ci possono essere tra un presidente, come nel mio caso, e le proprie ginnaste. E' differente perché, come tutti ben sanno, ha vissuto a casa nostra per quasi tre anni in due tranche.
A casa nostra c'era stata in un primo momento, viveva tra Casa Iveco e casa nostra, ma quando doveva stare qua andava in crisi e allora veniva a casa, ma  l'idea, in quel periodo, era proprio quella di riempire la foresteria, però lei questa cosa qui non l'ha mai amata tanto, quindi appena poteva veniva a casa . C'è stata questa prima volta, poi è andata a Milano perché con noi , diciamo così, non c'era più feeling, quindi si è trasferita a Milano. O meglio, scappa da Brescia, va a casa e da casa la Federazione -era il periodo 2009/2012- la fa andare a Milano, dove rimane per poco più di un anno, finché, tra una cosa e l'altra, finalmente torna a Brescia dove otterrà i risultati migliori della sua carriera, secondo me anche qualcosa in meno di quello che avrebbe potuto. 
Tornando al rapporto, Giulia Leni è una ragazza fantastica sotto tutti i punti di vista, una ragazza educatissima, una ragazza a cui non si può ovviamente non voler bene. Ancora oggi che sono quasi due anni che manca, anzi due anni in questo periodo, noi ci sentiamo se non quotidianamente, quasi. Le mando un messaggio quando so che ha l'esame, lei studia medicina, per farle l'in bocca al lupo e poi, quando è possibile, ci vediamo: lei viene a Brescia o io passo da Siena per salutarla. Con la famiglia c'è un rapporto spettacolare.
Con tutte le altre é così, un po' di meno. Io voglio bene a tutte le ragazze che ci sono, qualcuno di più, per esempio Vanessa, ma solo perché la conosco da più anni, ormai ha 25 anni e sono 18 anni che ce l'abbiamo in palestra. Io personalmente credo di essere abbastanza amato dalle mie ginnaste, a parte qualche volta che le rimbrotto perché sporcano e non puliscono.
Io credo di avere un ottimo rapporto con tutte le ginnaste, anche perché sono il loro primo tifoso quando andiamo sui campi di gara.
(Si rivolge ad Alice ed Elisa, che sono ancora lì con noi e che, anche se un pò intimidite dal registratore, ci confermano quanto dice)

-Spesso sei stato criticato, adesso che la ginnastica artistica è così tanto presente sui social network, per delle reazioni definite eccessive in difesa delle tue ginnaste. Ci dici qualcosa al riguardo?
-Ne sono assolutamente orgoglioso, anzi penso e sono convinto di essermi trattenuto tantissimo, anzi se succederà State tranquille che farò il tifo nel modo più passionale possibile- Ognuno tifa come vuole, io non mi offendo per queste critiche, tifo solo per le mie ginnaste, anzi non sono contento quando le avversarie della mia squadra cadono, ma tifo per la mia squadra e ci mancherebbe altro. Sono orgoglioso di come tifo, anche perché è una cosa spontanea.
Sono contento quando loro eseguono bene un esercizio e mi arrabbio quando sbagliano.
Nella gara di sabato scorso (la Golden League 2015) mi sono arrabbiato perché non abbiamo vinto e siamo arrivati secondi: abbiamo sbagliato e siamo arrivati secondi , ha vinto la Gal ed era meglio, per me, se vincevamo noi. Poi con questo, bisogna dire che loro hanno vinto con merito perché noi abbiamo sbagliato, però c'era da arrabbiarsi e mi sono arrabbiato.

-Ma c'è una grande competizione con le altre società di ginnastica italiane?
-Io sono un agonista e quindi a me piace gareggiare e mi piace vincere, quindi è ovvio che ci sia un po' di rivalità, però il fatto di gestire questa Accademia Internazionale dove se non quotidianamente ma quasi sempre, ci sono qui ginnaste della Nazionale di altre società, mi induce ad essere un po' più tenero nei loro confronti . Però è ovvio che quando c'è una gara, soprattutto tra noi e la Gal Lissone, perché con le altre obiettivamente non c'è mai stata, soprattutto negli ultimi dieci/dodici anni, una rivalità perché siamo stati sempre noi e loro, soprattutto noi che loro, questo scrivilo che ci tengo a precisarlo. Quindi si c'è molta rivalità, assolutamente.
La rivalità nello sport deve esserci perché ti crea quella adrenalina per continuare, soprattutto più da parte mia che da parte delle ragazze. Quando c'è club contro club è ovvio che la rivalità ci sia, così come quando sei in gara con la Nazionale ci sia quella rivalità tra nazioni alla nostra portata: Cina, Stati Uniti... (ride e poi mi dice che scherza).

-So che segui anche il basket. Ci racconti qualcosa?
-La mia passione per il basket nasce all'inizio degli anni ottanta perché nella frazione di Brescia dove abitavo c'era una squadra di pallacanestro e anche lì inizio prima ad appassionarmi come semplice tifoso che fa a seguire la squadra e poi notano la mia propensione a rendermi utile nel fare qualcosa e nel giro di qualche anno divento direttore sportivo di questa squadra che è arrivata fino alla serie C. Nel frattempo, però, la mia professione mi porta ad occuparmi, per il il giornale per il quale scrivo, di pallacanestro ed entro sempre più in questo mondo, anche se non era stata la mia disciplina di gioventù e ,14 anni fa, sono eletto presidente provinciale della Federazione Italiana pallacanestro, una carica che ho tenuto fino a Marzo di quest'anno. Poi per “problemi politici” ho abbandonato e mi limito a scrivere di pallacanestro e a seguire mio figlio che gioca a pallacanestro.

-Lui il ginnasta no, eh?
-Assolutamente. Mio figlio e mia figlia assolutamente no, ma non approfondiamo (ride).

-Tu sei sempre in giro a seguire le tue ginnaste. Questa cosa toglie spazio e tempo alla tua famiglia?
-Assolutamente si, ma sono vaccinati. E' da sempre così. Sono in giro almeno da vent'anni, anche perché facendo il giornalista sportivo, il sabato e la domenica lavoro sempre e quindi sono assolutamente vaccinati. Certo, sentono la mancanza, ma non credo ne venga fatta una malattia. Fa parte del gioco!

-Per me va bene così, c'è qualcosa che ci vuoi dire?
-Un mese e mezzo fa, eravamo già tornati dalle vacanze, i primi di Agosto, c'era qui in ritiro la Nazionale e suona il campanello, noi apriamo e in palestra arriva un genitore con una ragazzina e ci dice:”Noi non volevamo disturbare, scusi, possiamo?”. Gli rispondo: ”Oggi non c'è problema, prego si accomodi". Questa ragazzina qui era ovviamente impazzita e quindi sta qui tutto il giorno, finché non escono le ragazze che fanno anche delle foto con lei.
Solo che il papà fa un grave errore: va a casa, dopo aver continuato a ringraziarci, e mi scrive una mail nella quale ci ringrazia per la nostra grande disponibilità, ci dice che non pensava che ci fossero delle persone così disponibili e ci dice che lui fa il falegname, quindi se ci serve qualcosa, è a nostra disposizione: grave errore con noi, con me e Casella questo è stato un gravissimo errore.
L'abbiamo convocato per dirgli che abbiamo appena costruito una casetta dove ci sono quattro posti letto che ha bisogno di una copertura esterna. E' venuto, ha preso le misure e adesso, in questi giorni, verrà a posare gratuitamente la pedana di copertura e noi li ospiteremo la prossima volta. Per questo che ti dico che ha fatto un grave errore!
Questo per farti capire che ogni tanto c'è qualcuno che viene qui, magari aspetta fuori perché non ha il coraggio di suonare, ma tanti invece entrano.
Spesso mi scrivono le ragazzine, ma spesso dico che non è possibile, però se capitano qui ed è possibile, li facciamo entrare.

-Folco ,tu lo sai che se scriviamo qualcosa del genere capiteranno qui per caso anche da Bitonto?
-Puoi scriverlo, tanto se non possiamo farle entrare non entrano, non siamo come Via Ovada che prendono gli appuntamenti per farli andare a vedere.




Questa intervista è stata trascritta esattamente com'è stata registrata. Quello che non è possibile trascrivere, sono gli sguardi, i toni, le risate, così come è impossibile trascrivere tutte le ore di chiacchiere tra e me e Folco, due chiacchieroni nati. 
Questo è un progetto, o, come preferisco dire io, un viaggio che comincia da qui, ma non finisce qui.
Un viaggio alla scoperta del mondo della ginnastica visto dai suoi protagonisti.
Grazie a Folco Donati e ad Antonella Di Ciancia per il loro assecondarmi nelle mie idee. Grazie davvero, di cuore. Io non devo dirvi nulla perché voi sapete già tutto.


La foto di Folco Donati sul podio é di Antonella Di Ciancia.
La foto di Folco Donati insieme alle ginnaste é di sua proprietà.

3 commenti:

  1. io non capisco niente di ginnastica, ma come al solito hai saputo interessarmi!

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  2. Che bella intervista. Io ho seguito spesso Vite parallele.

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    1. Grazie :)
      Io "Ginnaste Vite Parallele" l'ho sempre guardato,ma da una visione un pò distorta del mondo della ginnastica artistica italiana....

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