19 Ottobre 2006.
Comincia con il racconto di cosa
accadde quel giorno, il libro di Vanessa Ferrari, Effetto Farfalla.
É una data che io -e non credo di
essere l'unica- ho ben impressa nella mia mente.
La prima volta non si scorda mai: il 19
Ottobre 2006 è il giorno in cui, per la prima volta nella storia,
una ginnasta italiana salì sul tetto del mondo. Ad oggi, quella
prima volta è anche rimasta l'unica.
Vanessa aveva quindici anni ed era una
ragazzina.
A quindici anni siamo tutti dei
ragazzini, abbiamo voglia di divertirci, di uscire con le amiche, di
fare qualche cavolata, di innamorarci, di piangere per il primo
amore. Ma non per tutti è così: c'è chi a quindici anni diventa
campione del mondo.
E non sempre è facile: perché se sei
un campione, nessuno accetterà mai che un giorno potresti non
esserlo più, anche solo temporaneamente.
La gestione della dieta di queste
piccole atlete è quella che mi ha colpito di più: Io ero
piccola, non mangiavo granchè già di mio, però ricordo di aver
sofferto la fame. Così dice
Vanessa
Io comprendo che la
forma fisica sia importante -so che non ci crederete mai, ma ebbene
si, anche io ho fatto sport e lo so bene- ma affamare delle ragazzine
mi pare troppo.
Io avrei girato i tacchi e me ne sarei andata:”Ciao, vado a prendermi un gelato con
tripla panna, è stato bello”. Vanessa ha resistito. Credo che si
possa resistere a tutto, ma non alla fame.
In fondo, bisogna
essere campioni anche in quello, bisogna avere una forza di volontà
enorme. ENORME.
E difatti, puntuali
come un orologio svizzero, sono arrivati i problemi alimentari.
È la parte del
libro che mi ha colpito di più. C'è stato un periodo in cui Vany
era visibilmente fuori forma. Io non sono un genio, ma si vedeva. Se
però mi avessero chiesto (che poi, chissà perchèéavrebbero dovuto
chiederlo proprio a me?) che parte della causa erano dei problemi
alimentari, non lo avrei mai detto.
Era il periodo dei
problemi fisici, quello in cui Vanessa la davano per finita.
I problemi fisici
in effetti c'erano, ma c'erano anche questi disordini alimentari. C'è
voluto parecchio tempo per risolverli.
Sapete, a me
leggere questa cosa mi ha un po' turbata: le pesate collettive, le
perquisizioni in camera per vedere se c'era del cibo che non doveva
esserci non sono una cosa che fa bene a delle ragazzine, secondo me.
Tutto questo mi fa
pensare a quanto deve essere difficile la vita di un campione,
soprattutto in uno sport dove se non vinci nessuno parla di te.
Ti puoi allenare
ore e ore, fare mille sacrifici, ma a nessuno interesserà davvero di
te come persona.
Si interesseranno a
te esclusivamente come atleta se vinci, se no ciao. Nessuno ti
considera.
La
fortuna di Vanessa è
che lei voleva vincere. E sapeva di poterlo fare.
Arrogante dirà
qualcuno. Mentalità vincente dico io.
Perchè puoi avere
un talento naturale, ma se non hai voglia di vincere, non vinci.
Se non hai voglia
di fare le cose in grande, stai pur certo che non le farai.
Avevo fatto tutti quei sacrifici?
Dopotutto valevano la pena se il risultato era così clamoroso.
E' vero, valevano
la pena.
Io sono sicura che diventerò
fortissima.
E infatti, Vanessa,
lo sei diventata. Anzi, diciamo pure che lo sei ancora.
Non protestai, non dissi nulla.
Obbedii e basta.
Obbedire. A 15 anni
vuoi fare tutto tranne che obbedire, vuoi ribellarti, vuoi mandare
tutti a quel paese.
Non se sei una
ginnasta fortissima, a quanto pare.
E io il motivo lo
capisco, ma non lo condivido.
Forse sarebbe stato
diverso se a queste ragazzine fosse lasciata un po' più di libertà.
Poca, eh. Quel poco che basta per farle sentire delle ragazzine come
(quasi) tutte le altre.
Col senno di poi ovviamente non si va da nessuna parte, ma mai dire mai.
Vincere un Mondiale
per me significa essere una star.
Per qualcun altro
significa non poter mangiare una torta con la panna e sentirsi a
disagio quando ti fermano per strada per chiederti un autografo.
Io sta storia degli
autografi non l'ho mai capita: cosa ve ne fate degli autografi?
Io incontro un
campione, di qualsiasi disciplina, mentre passeggia per le vie di
Milano e gli chiedo l'autografo. Perchè? Tanto lui non si ricorderà
comunque di me e, a meno che non ho intenzione tra vent'anni di
rivendermi l'autografo che magari nel frattempo vale pure qualcosa,
del suo autografo di fatto non me ne faccio nulla.
A parte averlo
molestato mentre magari stava discutendo con il fidanzato o con la
mamma o con il fratello. O mentre stava facendo shopping e, si sa, lo
shopping non va disturbato e interrotto per nessun motivo il modo.
Il libro racconta
anche dell'Olimpiade di Pechino, una spedizione disastrosa per
la ginnastica artistica femminile. Col senno di poi, non sarebbe
potuta andare diversamente.
Vanessa aveva avuto
dei problemi fisici ed era fuori forma. Non era l'unica in squadra ad
essere fuori forma, ma su di lei le aspettative erano molto alte.
Comprensibile che
fosse così: e quando ci ricapita una ginnasta così forte?
Troppa pressione
addosso a questa piccola ginnasta ed è da lì che i problemi
alimentari vengono fuori in modo dirompente. Oltre ai problemi fisici
ovviamente.
Forse, in quel
periodo, Vanessa andava preservata un po' di più, forse andava
capita.
Ma quello che vale
più di tutto è che alla fine, Vanessa è tornata a splendere.
I problemi
alimentari sono stati risolti -non in un giorno, non senza l'aiuto di
qualcuno di competente, ma comunque risolti. Ed è tornata a vincere.
Forse non quanto
vinceva a 15 anni, ma ho come l'impressione che queste medaglie
conquistate da donna abbiano un enorme valore, significano qualcosa
tipo “Ehi, voi, finita a chi? Provate a dirlo ancora!”
A me questo libro fa pensare a una Vanessa consapevole delle sue capacità -passate, presenti e future- che si è rotta le scatole di passare per arrogante solo perchè sa di vincere perchè è capace di farlo.
E comunque, Mondiale o no, nemmeno io avrei dato il numero di telefono a Mario Balotelli.
Resta un ultima
cosa da fare prima dell'inizio di una vita nuova per Vanessa: Rio de
Janeiro.
Ce la farà? Io
dico di si.
Il libro comunque a me è piaciuto. È una biografia e come tale va presa.
Sicuramente dentro non c'è tutto quello che è successo nella vita di Vanessa, ma c'è quel tanto che basta per fare vedere cosa c'è dietro, a volte, la vita di uno sportivo vincente.
Oggi non posso non commentare :) e lo faccio qui, non su fb.
RispondiEliminaLa mia migliore amica ai tempi del liceo era campionessa italiana di ritmica. Ricordo i suoi racconti sulle cene a base di yogurt e cetriolo, e le ore a sfinirsi in palestra. Ne ho parlato qui
http://erolucy.com/2012/07/31/perche-difendo-la-fede/
e il caso ha voluto che questo post contenesse un episodio legato alla gita in montagna di cui ho parlato oggi. Grazie per questo bel post.
È assurdo che si metta così a rischio la salute delle ragazze,rischiando di portarle verso l' anoressia o la bulimia,a seconda dei casi... Pare cmq che la situazione sia migliorata.. Spero davvero sia così!!
EliminaIntanto corro a leggere il tuo post...ma come si chiama la tua amica? Sicuramente avrò quanto meno sentito il nome anche se è ritmica e non artistica...