mercoledì 29 aprile 2015

Quella pioggia di medaglie mancata ovvero ci rifaremo la prossima volta

E alla fine la pioggia di medaglie europee c'è stata. Medaglie di legno per essere precisi.
Ogni volta, faccio sempre lo stesso errore: non sto zitta. Dovrei stare zitta e ricordarmi che la scaramanzia è importante.
Dicono che non bisogna farsi aspettative, ma per chi è squilibrato è estremamente difficile, soprattutto se sai che quelle medaglie le potevi vincere.
Medaglie di qualsiasi colore, non faccio mica disparità. Andava bene qualsiasi cosa.
Poi, se magari la medaglia era d'oro e in premiazione suonava l'inno nazionale italiano non è che mi faceva schifo, eh.

La ginnastica artistica è uno sport complicato -ma immagino che un tifoso di qualsiasi altro sport direbbe la stessa cosa- perché in gara può succedere di tutto: può succedere che una ginnasta che ha sempre eseguito tutto alla perfezione sbagli, può succedere che una ginnasta che sbaglia sempre faccia la gara della vita, può succedere che la giuria si sbagli, può succedere che caschi un meteorite in campo gara, l'invasione aliena e via dicendo.
Insomma, fare pronostici è davvero difficile. Si può sperare, pregare, fare gli scongiuri, fare un salto, farne un altro, ma la certezza del risultato è praticamente impossibile.
Ok, mi direte voi: può succedere la stessa cosa in qualsiasi altro sport, ma ecco, ognuno guarda il proprio orticello e quindi io guardo la ginnastica e mi limito a pensare a quella.


La finale AA era assolutamente alla nostra portata: Erika Fasana, classe 1996, un' olimpiade alle spalle, è oggettivamente una ginnasta forte. Piano piano, si è ripresa da un infortunio che l'aveva costretta a stare ferma per parecchio tempo, è migliorata sempre di più, ha aggiunto difficoltà, ha lavorato ed è arrivata a livelli altissimi.
Era lecito quindi sperare in una medaglia.
Durante la finale, Fidanzato ha acceso la tv e mi ha mandato un messaggio che diceva più o meno: Erika è prima, è in testa all'AllAround. Era solo la classifica il primo attrezzo, ma vi assicuro che vedere una ginnasta italiana in testa a quella classifica, fa venire il magone, i brividi e l'ansia.
L'ansia perchè sai che sei lì e te la puoi giocare, ma può succedere di tutto.
E poi, dai, è commovente che Fidanzato ormai consideri le ginnaste sue amiche.
Non si ricorda a memoria il mio numero di cellulare, ma conosce benissimo nome, cognome e atrezzo di punta di tutte le ginnaste italiane, allieve e junior comprese.
E no, ovviamente non l'ho costretto a impararli. Non lo farei mai.
Costringerlo a guardare la ginnastica io? Ma vi pare?
Alla fine Erika era quarta. QUARTA. Non quinta, sesta o decima, ma quarta. Il che significa che la medaglia ci è sfuggita per un soffio: bastava un piccolo errore di qualuna delle tre ginnaste che ci precedevano e il podio era nostro.
Ok, non si spera nelle cadute altrui, non si spera che qualcuno metta il sapone sulle parallele o che la pedana del corpo libero si deformi improvvisamente, ma tant'è.
Essere sportivi prima di tutto. Non si mandano le macumbe. O se si mandano, poi si nega fino alla morte di averlo fatto.
Chiuso il capitolo finale AA, si passa al capitolo finale al corpo libero. Anche questa assolutamente alla nostra portata.
Ovviamente, siccome sono una persona estremamente fortunata, la tv e lo streaming hanno deciso di abbandonarmi esattamente un minuto dopo la fine della finale a trave, quindi un attimo prima che iniziasse la finale a corpo libero con la nostra Erika.
Esiste un momento, quando guardi una finale, in cui ti rendi conto che la medaglia non la vincerai.
E' una cosa estremamente difficile da spiegare, ma giuro che è vera: vedi gli altri esercizi, fai due conti e lo capisci. E quando lo capisci, ovviamente, da bravo squilibrato, cerchi di convincerti che stai sbagliando, che Dio Tsukhara stavolta ti assisterà e che la pedana si deformerà.
Quarto posto anche qui. Medaglia di legno.

Ottimo risultato, eh. Quarta ginnasta in europa e quarta ginnasta al corpo libero è comunque un ottimo risultato. E non sto scherzando.
I risultati vanno visti in un'ottica ampia e vanno valutati a freddo. E essere quarte su ventiquattro su quattro attrezzi significa essere oggettivamente forti.
Portare due diagonali a corpo libero di difficoltà H -le difficoltà partono dalla lettera A che è la più bassa e no, non arrivano alla Z- significa essere dei mostri.
E la maledizione della medaglia di legno va accettata con sportività. Preparando il sapone per la prossima gara, ovviamente.
La maledizione della medaglia di legno ci ha colpiti per anni. Abbiamo un ginnasta, di cui sono perdutamente innamorata, che ha preso più legni di qualsiasi altro ginnasta al mondo: legni olimpici, legni mondiali, legni europei, legni al campionato dell'oratorio. Milioni di legni. Roba che ogni volta che sale sull'attrezzo nella mia mente appare una distesa di assi di legno gigante.
Stavolta ha preso il bronzo. La maledizione è finita. E speriamo che adesso non colpisca qualcun altro perché non ce la potrei fare a sopportarlo.
E poi, non è che i legni li ha presi solo lui. Del legno olimpico di Vanessa Ferrari ve ne avevo già parlato, no? E non è solo quello. Se mi ci metto, ne conto parecchi, ma preferisco non ricordare.

Martina Rizzelli
E poi, insomma, ve l'ho già detto che io sono affezionata alle ginnaste come se fossero amiche mie, quindi ho pianto di gioia per Martina Rizzelli che, dopo qualche piccolo problema, si è finalmente riscattata: nono posto AA e quinto posto alle parallele. Mica pizze e fichi!
Si è vero, fino a un secondo fa mi sono lamentata per i due quarti posti di Erika, ma che fan squilibrata sarei se fossi coerente? E poi, dipende dai casi.
Ci sono casi in cui un quarto posto ti sta stretto e altri casi in cui un quinto posto brilla come l'oro.
Non pretendo che qualcuno comprenda il mio ragionamento che ovviamente è giusto e basta, senza se e senza ma, ma sono felicissima e va bene così.
Martina farà grandi cose, io l'ho sempre detto. E se lo dico io, che sono una ginnasta da divano di alto livello, potete crederci.

È iniziato ufficialmente il conto alla rovescia per i Mondiali che saranno a Ottobre. Sei mesi di attesa. SEI MESI.
Arriverà un giorno in cui il mio cuore non reggerà più e morirò d'infarto. E che io, a ogni Europeo, a ogni Mondiali, non vi dico poi le Olimpiadi, faccio il pieno di emozioni, positive e negative.
Sono talmente stanca - mentalmente eh, mica ci salgo io sugli attrezzi- dopo un Europeo che devo prendere due settimane di ferie per riprendermi, manco la gara l'avessi fatta io.
Ma nonostante tutto, non mi stanco mai di seguire questo sport meraviglioso. E anzi: iniziate a seguirlo anche voi se ancora non lo fate. Non ve ne pentirete.
E per le medaglie, beh, ci rifaremo la prossima volta. Ci potete scommettere.

Le foto del post sono di Silvia Vatteroni e di Filippo Tomasi.

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