E alla fine la pioggia di medaglie
europee c'è stata. Medaglie di legno per essere precisi.
Ogni volta, faccio sempre lo stesso errore: non sto zitta. Dovrei stare zitta e ricordarmi che la scaramanzia è importante.
Dicono che non bisogna farsi
aspettative, ma per chi è squilibrato è estremamente difficile,
soprattutto se sai che quelle medaglie le potevi vincere.
Medaglie di qualsiasi colore, non faccio mica disparità. Andava bene qualsiasi cosa.
Poi, se magari la medaglia era d'oro e in premiazione suonava l'inno nazionale italiano non è che mi faceva schifo, eh.
La ginnastica artistica è uno sport
complicato -ma immagino che un tifoso di qualsiasi altro sport
direbbe la stessa cosa- perché in gara può succedere di tutto: può
succedere che una ginnasta che ha sempre eseguito tutto alla
perfezione sbagli, può succedere che una ginnasta che sbaglia sempre
faccia la gara della vita, può succedere che la giuria si sbagli,
può succedere che caschi un meteorite in campo gara, l'invasione aliena e via dicendo.
Insomma, fare pronostici è davvero
difficile. Si può sperare, pregare, fare gli scongiuri, fare un
salto, farne un altro, ma la certezza del risultato è praticamente
impossibile.
Ok, mi direte voi: può succedere la
stessa cosa in qualsiasi altro sport, ma ecco, ognuno guarda il
proprio orticello e quindi io guardo la ginnastica e mi limito a
pensare a quella.
La finale AA era assolutamente alla nostra portata: Erika Fasana, classe 1996, un' olimpiade alle spalle, è oggettivamente una ginnasta forte. Piano piano, si è ripresa da un infortunio che l'aveva costretta a stare ferma per parecchio tempo, è migliorata sempre di più, ha aggiunto difficoltà, ha lavorato ed è arrivata a livelli altissimi.
Era lecito quindi sperare in una
medaglia.
Durante la finale, Fidanzato ha acceso
la tv e mi ha mandato un messaggio che diceva più o meno: Erika è
prima, è in testa all'AllAround. Era solo la classifica il primo
attrezzo, ma vi assicuro che vedere una ginnasta italiana in testa a
quella classifica, fa venire il magone, i brividi e l'ansia.
L'ansia perchè sai che sei lì e te la
puoi giocare, ma può succedere di tutto.
E poi, dai, è commovente che Fidanzato ormai consideri le ginnaste sue amiche.
Non si ricorda a memoria il mio numero di cellulare, ma conosce benissimo nome, cognome e atrezzo di punta di tutte le ginnaste italiane, allieve e junior comprese.
E no, ovviamente non l'ho costretto a impararli. Non lo farei mai.
Costringerlo a guardare la ginnastica io? Ma vi pare?
Alla fine Erika era quarta.
QUARTA. Non quinta, sesta o decima, ma quarta. Il che significa che
la medaglia ci è sfuggita per un soffio: bastava un piccolo errore
di qualuna delle tre ginnaste che ci precedevano e il podio era
nostro.
Ok, non si spera nelle cadute altrui,
non si spera che qualcuno metta il sapone sulle parallele o che la
pedana del corpo libero si deformi improvvisamente, ma tant'è.
Essere sportivi prima di tutto. Non si
mandano le macumbe. O se si mandano, poi si nega fino alla morte di
averlo fatto.
Chiuso il capitolo finale AA, si passa
al capitolo finale al corpo libero. Anche questa assolutamente alla
nostra portata.
Ovviamente, siccome sono una persona
estremamente fortunata, la tv e lo streaming hanno deciso di
abbandonarmi esattamente un minuto dopo la fine della finale a trave,
quindi un attimo prima che iniziasse la finale a corpo libero con la
nostra Erika.
Esiste un momento, quando guardi una
finale, in cui ti rendi conto che la medaglia non la vincerai.
E' una cosa estremamente difficile da
spiegare, ma giuro che è vera: vedi gli altri esercizi, fai due
conti e lo capisci. E quando lo capisci, ovviamente, da bravo
squilibrato, cerchi di convincerti che stai sbagliando, che Dio
Tsukhara stavolta ti assisterà e che la pedana si deformerà.
Quarto posto anche qui. Medaglia di
legno.
Ottimo risultato, eh. Quarta ginnasta
in europa e quarta ginnasta al corpo libero è comunque un ottimo
risultato. E non sto scherzando.
I risultati vanno visti in un'ottica
ampia e vanno valutati a freddo. E essere quarte su ventiquattro su
quattro attrezzi significa essere oggettivamente forti.
Portare due diagonali a corpo libero di
difficoltà H -le difficoltà partono dalla lettera A che è la più
bassa e no, non arrivano alla Z- significa essere dei mostri.
E la maledizione della medaglia di
legno va accettata con sportività. Preparando il sapone per la
prossima gara, ovviamente.
La maledizione della medaglia di legno
ci ha colpiti per anni. Abbiamo un ginnasta, di cui sono perdutamente
innamorata, che ha preso più legni di qualsiasi altro ginnasta al
mondo: legni olimpici, legni mondiali, legni europei, legni al
campionato dell'oratorio. Milioni di legni. Roba che ogni volta che
sale sull'attrezzo nella mia mente appare una distesa di assi di
legno gigante.
Stavolta ha preso il bronzo. La
maledizione è finita. E speriamo che adesso non colpisca qualcun altro perché non ce la potrei fare a sopportarlo.
E poi, non è che i legni li ha presi solo lui. Del legno olimpico di Vanessa Ferrari ve ne avevo già parlato, no? E non è solo quello. Se mi ci metto, ne conto parecchi, ma preferisco non ricordare.
Martina Rizzelli |
E poi, insomma, ve l'ho già detto che
io sono affezionata alle ginnaste come se fossero amiche mie, quindi
ho pianto di gioia per Martina Rizzelli che, dopo qualche piccolo
problema, si è finalmente riscattata: nono posto AA e quinto posto
alle parallele. Mica pizze e fichi!
Si è vero, fino a un secondo fa mi
sono lamentata per i due quarti posti di Erika, ma che fan
squilibrata sarei se fossi coerente? E poi, dipende dai casi.
Ci sono casi in cui un quarto posto ti
sta stretto e altri casi in cui un quinto posto brilla come l'oro.
Non pretendo che qualcuno comprenda il
mio ragionamento che ovviamente è giusto e basta, senza se e senza
ma, ma sono felicissima e va bene così.
Martina farà grandi cose, io l'ho
sempre detto. E se lo dico io, che sono una ginnasta da divano di
alto livello, potete crederci.
È iniziato ufficialmente il conto alla
rovescia per i Mondiali che saranno a Ottobre. Sei mesi di attesa.
SEI MESI.
Arriverà un giorno in cui il mio cuore
non reggerà più e morirò d'infarto. E che io, a ogni Europeo, a
ogni Mondiali, non vi dico poi le Olimpiadi, faccio il pieno di
emozioni, positive e negative.
Sono talmente stanca - mentalmente eh, mica ci salgo io sugli attrezzi- dopo un Europeo
che devo prendere due settimane di ferie per riprendermi, manco la
gara l'avessi fatta io.
Ma nonostante tutto, non mi stanco mai
di seguire questo sport meraviglioso. E anzi: iniziate a seguirlo
anche voi se ancora non lo fate. Non ve ne pentirete.
E per le medaglie, beh, ci rifaremo la prossima volta. Ci potete scommettere.
Le foto del post sono di Silvia Vatteroni e di Filippo Tomasi.
0 commenti:
Posta un commento