Sono nata a Palermo, città che notoriamente, nelle persone della mia generazione, provoca sentimenti contrastanti di amore e odio.
Amore perché Palermo non puoi non amarla: il clima é fantastico, il cibo ti fa sentire appagata solo a guardarlo, la gente è allegra e cordiale, c'è sempre qualcosa da fare o un posto dove andare e poi c'è il mare, di cui andiamo tanto fieri.
Odio perché purtroppo, a chi ha la mia età,non ha lasciato scelta: sopravvivere arrancando o andarsene. Il lavoro non c'è, non c'era nemmeno quando la crisi non sapevamo nemmeno cosa fosse,figuriamoci adesso, l'università non è esattamente tra le migliori al mondo e c'è poco spazio per chi ha qualche idea innovativa.
Da quando non vivo più a Palermo, spesso mi capita che qualcuno mi chieda cosa fare,dove andare,cosa vedere aggiungendo "certo che costa meno andare in una capitale europea che non in Sicilia". Lo so, belli miei, ne sono consapevole: non penserete mica che a me il biglietto della nave o dell'aereo lo regalino!
A Palermo, però non ci sono rimasta per sempre: ho fatto lì i primi tre anni di università e poi ho dovuto fare una scelta, per cui mi sono iscritta all'Università di Bologna per proseguire i miei studi...
Tutto quello che avete sentito dire su Bologna è vero!
E' una città universitaria, dove il giorno non conosce fine, c'è sempre qualcosa da fare, qualcuno con cui parlare,un posto nuovo da scoprire, amicizie da fare.
Una città dove tutto è permesso. Le cose più folli della mia vita le ho fatte a Bologna e lo ricordo come il periodo più emozionante della mia vita, che mi ha arricchito tantissimo come persona.
All'alba dei miei 24 anni,ho salutato Bologna con il groppo in gola e sono approdata nella città eterna, per lavoro.
L'impatto è stato terrificante. Conoscevo Roma, ma viverci è tutta un'altra cosa.
Vi racconteranno che è una città dove c'è tutto, ma tutto tutto eh;dove c'è la metro che ti fa spostare da un capo all'altro della città in men che non si dica; dove si passa il tempo a mangiare pasta alla carbonara o all'amatriciana e tutti sono felici.
Quello che non vi diranno è che è vero, c'è tutto, ma la città è enorme e gli spostamenti richiedono tempo; non si può organizzare una serata in dieci minuti perché, se vi va bene, la vostra amica, quella che adorate, abiterà sulla Cassia e voi all'Eur (tempo di percorrenza: 30 minuti senza traffico; tempo di percorrenza reale: 2 ore e 15 minuti, con in mezzo un'infinità di bestemmie).
Ma non c'era la metro? La che? Ah si,l a metro: che copre nemmeno 1/8 della città (o forse la proporzione è diversa, non ne ho idea) e che nel 90% non arriverà dove voi dovete andare e quindi sarete costretti a prendere, oltre alla metro, anche 3 o 4 linee d'autobus che chiaramente non saranno mai puntuali.
E, per la cronaca, i romani non mangiano solo pasta e guanciale in più varianti. Sarebbe come dire che io, palermitana, mangio solo arancine e panelle e poi rotolò giù per Monte Pellegrino per andare di corsa all'ospedale con il fegato e l'intestino che si ribellano. "Fammi uscire da questo corpo" direbbe il caro amico fegato, se solo potesse parlare. "No, fate uscire prima me" risponderebbe l'intestino.
Roma, però, è la città che ho nel cuore, quella che, ora come ora non cambierei con nessun'altra al mondo. Quella in cui, alla fine, ci si crea una propria dimensione, modellata su di se. La città dove non ho scelto di vivere, ma che adesso sceglierei mille volte.
La città dove, appena arrivata in questo nuovo posto di lavoro, ho conosciuto un tipo estremamente carino e, volendo, anche simpatico, che mi ha portato fuori a cena. "Non bevo vino e non mangio salumi" mi ha detto. E chi sei? Un alieno? Passi il vino, ma il salame proprio non ti piace? Il prosciutto crudo? Ah...non ti piace nemmeno la pancetta? Ma non dicevano che i romani mangiavano solo pasta e pancetta? No, è guanciale quello. Quindi, almeno il guanciale ti piace? No, ma sulla pasta posso fare un'eccezione.
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