sabato 9 dicembre 2017

Il mio primo (e per il momento unico) switch

Noi lo chiamavano Italia.
Italia era diverso dagli altri canali che avevamo, il suo palinsesto poteva essere lungo o corto di massimo 15 secondi, gli altri invece avevano una tolleranza di due minuti.
La playlist di Italia si chiudeva la sera dopo cena, poi a mezzanotte arrivava la persona che faceva il turno di notte, lo riguardava, controllava che tutto fosse a posto e solo dopo ci si dedicava agli altri canali. Questi dettagli lasciavano intendere quanto Italia fosse più importante degli altri.
Italia in realtà era un secondo nome, ma i nostri canali avevano tutti lo stesso nome, cambiava solo il secondo nome appunto. Italia era il più importante.
Prima di lavorare lì non lo chiamavo Italia, non sapevo neanche avesse questo secondo nome credo.

L'ultima notte di Italia me la ricordo benissimo, sembra ieri, eppure sono passati già due anni e mezzo.
Facevo il turno di notte. Una notte d'estate a cavallo tra venerdì e sabato.
Non ricordo chi ho trovato quando sono arrivata, ma ricordo bene che, come sempre, ho controllato Italia e poi sono passata agli altri canali. Caffè, sigaretta, spegnimento luci, controllo file, altro caffè, altra sigaretta, controllo dei canali.  
A fare il turno di notte io ci sono andata sempre con la tuta e le Converse, una sciarpa di cotone che la notte fa freddo anche se è piena estate, struccata.
Le notti lì erano tranquille, non succedeva mai niente, al massimo veniva la guardia a chiedere un caffè -noi avevamo la nostra macchinetta a capsule- oppure passava qualche collega che non era in turno a fare due chiacchiere. Prima di venire lì di notte però si avvisava con un messaggio o con una telefonata perché se si apre la porta di notte all'improvviso si rischia un infarto.
Quella notte non era passato nessuno né per il caffè né per fare due chiacchiere, ma la porta si era aperta all'improvviso alle 4.45 e io avevo cacciato un urlo. Prima delle 7 non sarebbe dovuto arrivare il cambio e comunque con chi sarebbe arrivato a fare il turno di mattina io non ci parlavo. No, non sto scherzando, c'era un clima così teso lì dentro che a pensarci oggi, che sono passati più di due anni dall'ultima volta che ci ho messo piede, mi viene da ridere. All'epoca però non faceva ridere, faceva piangere.
"Buongiorno"
"Ma buongiorno che? Non mi potevi mandare un messaggio? E soprattutto: ma che ci fai tu qui di sabato mattina alle 4.45?".
Non era il collega che sarebbe dovuto arrivare alle 7.
"Dobbiamo spegnere Italia".
Era la notte tra il 31 Luglio e il 1 Agosto 2015, sono passati due anni e mezzo e a me vengono ancora i brividi a scrivere "dobbiamo spegnere Italia".
"L'hai mai fatto uno switch?"
"No, mai"
"Sai come si fa?"
"No, cioè si, cioè me lo immagino, penso di si, non lo so"
"Prepariamo, dobbiamo aspettare una persona".
Era già tutto pronto, non si fa uno switch all'improvviso.
Dovevamo passare il canale ad altri, non sarebbe morto così. Dovevamo spegnerlo lì da noi, poi piano piano sarebbe stato accompagnato verso la sua fine. 
"Blocca lo streaming"
"Blocco lo streaming"
"Ok, facciamo lo switch".
Erano le 5.45 e delle tre persone presenti ero quella con lo stipendio più basso.
E sono anche stata quella che col mio indice storto ha swichato il canale.
"Non siamo più in onda"
"Ah"
"Dobbiamo spegnerne altri due"
Avevamo quattro canali, uno era Italia, spegnerne altri due significava restare con un solo canale.
"Ma spegniamo spegniamo?"
"Si, spegniamo"
"E cosa esce in onda?"
"Il cartello"
Il cartello, capite? Il cartello è il male, il cartello indica un problema, il cartello non va bene. L'ho sentito ripetere per anni che non si va in onda con un cartello se non in casi disperati.
"Spegniamo".
Spegnere per sempre gli altri due non è stato come switchare Italia. 
Alle 6.20 era tutto finito.
Italia non c'era più. Ero affezionata a quel canale.


Non è il canale per cui ho lavorato più a lungo, ma gli volevo bene. E capisco che detta così suona estremamente stupido, ma è vero.
I titoli di coda col mio nome su Italia sono una delle cose di cui vado più fiera in vita mia.
Lì non ho imparato a fare il tecnico di messa in onda (qui per saperne di più), ma ho capito cosa volevo essere da grande.
Lì ho gestito il disservizio più lungo della mia vita, 50 secondi di nero non su un contenuto qualsiasi, ma sulla pubblicità che ancora mi risuonano nelle orecchie le parole dello scheduler più simpatico che abbia mai conosciuto in vita mia: "Dobbiamo risarcire il cliente". 
"Siamo fuori di dieci secondi sull'affollamento" è un'altra frase che risuona nelle mie orecchie quando penso a quel posto. Era una diretta importante su tre canali in contemporanea, avevamo fatto i test dei ponti il giorno prima, ma quel giorno pioveva. "Secondo me, dobbiamo andare con la fibra" avevo detto quella sera. Ore di test buttati al secchio.
Quella era stata l'ultima diretta che avevamo fatto.

Alle 8 avevo finito il mio turno di notte e avevo guardato il cellulare: erano in tanti ad essersi accorti che avevamo spento due canali, in particolare uno che a quanto pare piaceva alla gente.
Piaceva anche a me a dire il vero, c'era bella musica su quel canale.
Lo switch di Italia, invece, era passato inosservato perché di fatto era ancora in onda. 
Piano piano è morto, è stata una fine più lenta la sua, ma per me è morto quella notte.
Non ho mai più voluto guardarlo. Mai più. E dico davvero.

L'8 Ottobre di quell'anno abbiamo fatto lo switch del quarto canale, l'ultimo che ci era rimasto.
Il 14 Ottobre ho firmato la messa in aspettativa retribuita e non sono stata l'unica.
Ad oggi, quella voce del mio curriculum si chiama "cessione di ramo d'azienda". 
Sono andate a casa diverse persone, tra cui qualcuno che non aveva l'età per trovarsi un nuovo lavoro e che ha sofferto tanto per la chiusura di quei canali.

Nella cucina di casa mia c'è una bacheca di sughero, appeso c'è il badge di quel posto lì. 
Ho buttato persino il badge della mia prima televisione, quella in cui ho conosciuto il Marito, ma ho tenuto questo. Sta lì, appeso, a ricordarmi di quando col mio dito storto ho swichato un canale simbolo per un sacco di gente che oggi ha almeno trent'anni.

Qualche mese fa, durante una riunione, una ragazza ha detto, davanti ad almeno altre quindici persone, che come conosceva lei quello che era successo quella notte, non lo sapeva nessuno. 
Non ho detto nulla e chi mi conosce sa quanta fatica faccio a stare zitta in certi casi.
"Eravamo in tre e tu non c'eri, quindi tu non puoi sapere proprio niente" avrei dovuto dirle, ma è una ferita ancora aperta per tanti motivi, chi c'era e chi mi conosceva già allora sa perché.
A tutti gli altri posso solo dire che è già stato abbastanza faticoso scrivere questo post.


Nb. Subito dopo aver fatto lo switch avevo scritto un post per raccontare le sensazioni a caldo, avevo dovuto rimuoverlo e non ne avevo salvato una copia, mi piacerebbe averlo fatto.

8 commenti:

  1. Cara Gilda, vedo che ti sei tanto divertita! e continui a farlo, ti dico forte! BRAVA!!!
    Ciao e buona domenica con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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  2. Azz.. dev'essere un bel lavoro il tuo, Gilda.
    E sì, quel canale era moooolto amato.

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    1. A me piace molto come lavoro, ma proprio molto molto :)

      E già, era tanto amato...

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  3. che bello 'sto racconto. e che bello il tuo lavoro!

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  4. Gilda per chi ama questo lavoro, spegnere un canale è qualcosa che ti rimane attaccato addosso. Lo posso davvero capire.

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    1. In questo caso, io amavo particolarmente quel canale per altro :(

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