mercoledì 1 marzo 2017

Il rispetto della vita e della morte

Quando ero poco più che adolescente, una persona che ho amato e amo tuttora, nonostante non sia più qui, si è ammalata.
Una malattia brutta, cattiva. Ancora adesso, quando ci penso, ho i brividi.
A volte, ripensando a quella persona, mia nonna materna, mi viene da piangere. 
Mi chiedo se sapeva quanto l'amavo.
Mi chiedo cosa sarebbe successo se fosse stata ancora accanto a me, cosa avrebbe pensato dell'uomo che mi sta accanto. Mi chiedo cosa avrebbe provato il giorno della mia laurea.
Lei mi amava moltissimo, più della sua stessa vita, questo lo so. 
Io ero una ragazzina e non so se l'ho amata abbastanza, o meglio non so se lei lo sapeva quanto l'amavo.
Vado da lei quando posso, so che per molti è una cosa stupida, io invece vado lì, mi siede, chiacchiero, immagino le risposte e so che mi sente.
Non sono credente, ma è un modo per sentire vicina questa persona. E credetemi che, almeno per me, funziona.
A volte alzo gli occhi al cielo e le chiedo: "Ma tu che faresti in questa situazione?" e, in un modo o nell'altro, mi arriva la risposta.
Questa è una confessione molto intima, ma non è questo il punto.
Quando lei si è ammalata, mia madre le ha provate tutte. Qualsiasi cosa fosse possibile, lei l'ha provata. Anche qualcosa di impossibile, a dire il vero. Ha chiesto, ha girato, è andata ovunque. Ci ha provato. Non ci è riuscita. Ad un certo punto, ci siamo dovuti arrendere.
Lei era una bella donna, curatissima, piena di vita. Usciva, viaggiava, era piena di amiche. Era anche giovane: aveva 71 anni, ma ne dimostrava almeno dieci di meno.
Aveva un grande cruccio, quello di essere sopravvissuta al suo unico figlio maschio tanto amato e anche un po' viziato, ma aveva reagito. Era una donna con le palle.
Ha lottato, ci ha provato. Non ci è riuscita, la malattia l'ha annientata nel giro di pochissimo tempo.
Era lo scheletro di se stessa, magrissima, sofferente.
Io me la ricordo la morfina. Me la ricordo bene. E quando ci penso, mi scendono le lacrime.
Mi ricordo le trasfusioni di sangue, è stato lì che ho smesso di impressionarmi alla vista di quel liquido rosso che prima mi faceva cadere giù svenuta.
Mi ricordo una persona piena di vita che improvvisamente non si è più alzata dal letto.
Mi ricordo che per quattordici giorni non ha mangiato. Quattordici giorni senza mangiare.
Non si trovavano più neanche le vene in quei quattordici giorni.
Non c'era niente da fare, solo aspettare.
Soffriva lei -e tanto anche- e soffrivamo noi.
Non era una vita dignitosa, ammesso che vita si possa chiamare lo stare in un letto in quelle condizioni.
Non se lo meritava e non era quello che voleva.
Prima di questi quattordici giorni era stata un'escalation di sofferenze, la vita -intesa come qualcosa di bello- se n'era andata lentamente e quello schifo era culminato in quei quattordici giorni.
Lei capiva, sapeva. Soffriva e aspettava quello che stavamo aspettando tutti e che non sapevamo quando sarebbe arrivato.
Quattordici giorni non sono nulla, ci sono persone che soffrono molto più a lungo, ma quattordici giorni di sofferenza atroce agonizzando sono tantissimi per chi li vive.
I mesi precedenti erano stati tremendi. Una cosa orribile, me lo ricordo bene. Mi ricordo tutto quello che ha detto, mi ricordo bene anche questo.
Avevo diciassette anni e quando andavo a scuola la mattina avevo paura. Si, paura di non rivederla più quando sarei tornata a casa. E un giorno mi hanno chiamato e mi hanno detto che non l'avrei rivista.
Ai tempi, ero una ragazzina ve l'ho detto, pensavo fosse ingiusto che avesse avuto una fine così tremenda.
A trenta abbondanti vi dico che non è passato un giorno in cui non abbia pensato che avrei dato la mia vita per la sua, anche se non avrebbe accettato.
E visto che non avrebbe mai  accettato la mia di vita in cambio della sua, avrei dato qualsiasi cosa  perché se ne andasse un po'  prima, in modo dignitoso. 


Vorrei che quei quattordici giorni non fossero mai esistiti. Vorrei che non fossero esistiti nemmeno i cinque mesi precedenti.
Vorrei che tutti vivessimo e morissimo dignitosamente. Tutti.
Vorrei che ci fosse rispetto della vita. E anche della morte.

16 commenti:

  1. Fai come me.Pensala sempre elegante,allegra e piena di vita

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  2. Non so cosa dirti, davvero.
    Ho perso due nonni (uno il mese scorso) e per fortuna la loro sofferenza è stata breve se non -spero- inesistente.
    Ovvio che li vorrei ancora qui con me, darei qualsiasi cosa. ma so che non accetterebbero, che non è nemmeno possibile.
    Hai ragione, bisognerebbe che tutti avessero una fine dignitosa.
    Scusa la digressione personale...

    Moz-

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    1. Sarà che io le faccio spesso, ma le disgressioni personali sono sempre ben accette :)
      Uno il mese scorso è brutto brutto, quindi intanto ti abbraccio e poi aggiungo che io mia nonna l' avrei voluta almeno altri dieci anni, sarebbe stato un sogno averla accanto in tanti momenti belli e importanti della mia vita :)
      (I nonni maschi non li ho mai conosciuti e l' altra nonna, quella a cui devo il nome, è morta nel 2000).

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  3. In primis grazie per aver condiviso questa pagina così personale con noi, che poi è la storia di tutti, perché tutti in un modo o nell'altro ci sentiamo toccati.
    È strano come uno stato che si occupa di ogni aspetto della vita, poi non si occupi anche della morte.

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    1. E' vero, tutti ne siamo toccati, chi più chi meno.
      Comunque non so perché la morte non sia presa davvero in considerazione, me lo sono chiesta spesso, ma purtroppo non sono ancora riuscita a darmi una risposta.

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  4. Il cancro mi ha cambiato la vita. Ho sofferto tanto, ho lottato e sono qui. Oggi vedo tutto sotto una prospettiva diversa. La morfina la conosco bene, oh se la conosco e ringrazio Dio ci fosse. Non appartengo a nessuna religione ma Credo fermamente e mi sono trovata a pregare tante volte il mio Signore che se doveva finire mi prendesse e facesse finire quello strazio. E invece sono qui. Ti invidio per il fatto che riesci ad andare a trovarla; io ho sotterrato un marito di 46 anni, un figlio di 6 mesi ed un Padre di 68 e non riesco ad andare al cimitero. Mi sforzo, arrivo sino a quella porta e poi faccio marcia indietro. Sono una vigliacca, lo so. Però tu sappi una cosa; seppure da una dimensione più spirituale, loro sono accanto a noi e sanno bene quanto li amavamo e quanto ci mancano ed il più bel dono che si può loro fare è quello di essere felici e di non sprecare neppure un giorno nel rancore, nell'odio, nella tristezza. Sorridi Gilda.

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    1. Io a volte sono triste quando penso a lei, poi sorrido pensando effettivamente che la sento vicina, seppur in modo diverso :)
      Il cimitero dove sono i miei nonni e mio zio è in un posto molto tranquillo, un piccolo paese vicino Palermo, mi "rilassa" andare, non saprei come spiegarti la sensazione, come se mi sentissi in pace con me stessa, ma mi rendo conto che non è facile entrare al cimitero, è una cosa molto soggettiva e conosco diverse persone (alcune a me molto vicine) che provano le stesse cose che hai scritto tu :)

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  5. Sono pochi i fortunati che, per una ragione o per l'altra, non hanno perso una persona cara e non l'hanno vista soffrire prima di andarsene.
    A me l'esperienza è toccata ormai molte volte, così tante, in effetti, che potrei scrivere la storia della terapia del dolore in Italia: dal niente o quasi (anzi dallo scetticismo e dal sospetto), alla somministrazione con troppa cautela, fino al medico che ora, ti guarda e ti fa capire che aumentare la dose probabilmente accellererà la fine, ma al punto in cui siamo, non è detto sia un male.
    Personalmente, non dovendo dare conto a nessun Dio, sono per la libertà di scelta, purchè sia, ovviamente, rimessa solo ed esclusivamente al diretto interessato.
    Non vorrei mai trovarmi a dovere decidere l'interruzione di cure o somministrazioni per un altro, ragione per cui, in casa mia, tutti sanno che devono scrivere cosa vogliono e cosa no.
    Chè io questa responsabilità per loro non me la prendo e il bene che voglio potrebbe spingermi a non lasciarli mai andare.

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    1. Io non deciderei mai per qualcun altro, ammetto di non essere stata in grado di decidere neppure per la mia cagnolina, ma vorrei che fosse più semplice che la volontà di chi non vuole vivere/morire in modo non dignitoso venga sempre rispettata.
      E ti dico che in alcuni casi ho sperato che la fine arrivasse prima perché a me che resto, qualche giorno (o mese) non cambiano nulla se non la sofferenza di soffrire per la persona cara che sta male, ma per chi sta male è un'agonia tremenda e ingiusta..

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  6. Mia mamma ha avuto un agonia più breve eppure son stata lì lì per soffocarla col cuscino. Non ne ho avuto il coraggio ma sarebbe stato meglio morire così che urlando nonostante la morfina. Son suoni che non si dimenticano e che ti tormentano per sempre.....sempre.

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    1. Urlando nonostante la morfina.
      Hai perfettamente centrato il punto e no, sono suoni che non si dimenticano.

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  7. Con grande delicatezza hai focalizzato un tema molto doloroso, ma che ci sfiora tutti: quello del dolore e della morte. Tua nonna sicuramente era ben conscia di tutto il tuo amore nei suo confronti, molto bello anche il fatto di confidarti ancora con lei, io non lo so cosa ci possa essere dall'altra parte, ma parlare con una persona che dall'altra parte è già passata è segno di grande affetto e fiducia e non può portare che del bene per il tuo futuro. Ciao

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  8. Grazie!!! Ti dico questa cosa: mia nonna che di lutti ingiusti, così li definisco io quelli quando ancora l'età non è quella giusta, compreso quello di mia madre che aveva quattro figli piccoli e se n'è andata a 33 anni con un tumore al seno ....a me bambina mi diceva "se il dolore fosse forte come il primo giorno impazzeresti, poi come calano le carni (non ho mai osato chiedere cosa volesse dire ) si affievolisce anche il dolore.Il tempo , il tempo un po' aiuta ...te lo posso garantire io che già l'ho vissuto con mio padre ....non dimentichi perché non si dimentica ma il dolore si affievolisce con il tempo .....Un saluto !!!!

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    1. E' vero il dolore si affievolisce, anche se non sparisce mai del tutto e ci sono giorni in cui è forte come se fosse il primo giorno...purtroppo!

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