giovedì 16 febbraio 2017

Di quando un pochino mi sono intristita

Oggi ho trovato la doccia in ufficio. È dentro ad un bagno in cui non ero entrata e che oggi sono stata costretta a usare perché quello in cui vado di solito era occupato. Non è un granché questa doccia, ma immagino possa essere utile, anche se, ecco, io non facevo la doccia neppure in palestra nella mia vita precedente -preferivo farla a casa- quindi figuriamoci se riuscirei a farla in ufficio.
Comunque non è questo il punto. La verità é che oggi sono pervasa da un senso di tristezza che non mi abbandona. 
Mi sono svegliata male stamattina, ho aperto le tende per guardare fuori (serrande e persiane non pervenute), ho controllato la temperatura esterna, ho fatto la doccia, mi sono vestita, colazione e tutte le solite cose che faccio ogni mattina. Le faccio ovunque queste cose, a parte il controllo della temperatura.
Sono uscita di casa col cervello che viaggiava a mille all'ora, ho preso la metro per fare prima che io ho oggettivamente un deficit dell'attenzione e se cammino per fare un chilometro ci metto due giorni perché mi guardo intorno come una bambina, mi sono sentita tirare il giubbotto e ho visto una mia collega. Lei sorride sempre e adesso so che sorride anche alle 8 del mattino.
Siamo arrivate insieme in ufficio, era particolarmente presto ed eravamo in pochi. 
Ho preparato il mio cappuccino, la macchinetta che dispensa caffè é di italica fattura, più o meno funziona come quelle che ci sono nei bar e il caffè è in chicchi.
Ero seduta da sola in cucina, fissavo il muro davanti a me e ho pensato che mi sarebbero mancati.
Domani si torna in Italia, molti pensavano che sarei rimasta qui a vita, ma no, torno di già.
E in Italia dovrò prepararmi a tornare qui a breve.
Passo la vita a tornare da qualche parte, in pratica.
Oggi tutti mi hanno chiesto a che ora parto domani. 
"Ma vieni in ufficio?"
"Si, vengo, ho da lavorare qualche ora e poi vado direttamente in aeroporto"
"Ah, pensavamo che saresti partita senza passare da qui"
"No, e comunque voglio abbracciarvi e baciarvi tutti".
È vero, domani ho da lavorare e anche parecchio, ho una riunione e devo anche finire di vedere delle cose con un collega. Che poi, conoscendomi, rischierò di perdere l'aereo.
Oggi ho anche consumato il mio ultimo pranzo svedese e mi sono resa conto che, nella maggior parte dei casi, mi hanno fatto mangiare cibo (più o meno) italiano. E ho scoperto che è un modo gentile per farti stare bene. Ne facevo a meno eh, ma apprezzo il gesto.


Avevo paura prima di questo viaggio, non avevo mai lavorato in un'azienda non italiana in loco perché se è vero che anche in Italia l'azienda resta svedese, è altrettanto vero che non è la stessa cosa stare qui e stare in ufficio in Italia, si lavora in modo diverso, con ritmi diversi e temevo di non riuscire ad adattarmi in così breve tempo. Temevo che non sarei stata in grado di capire un tubo che come dice la mia amica Giulia io tendo sempre a sottovalutarmi e probabilmente non ho davvero capito un tubo sul serio, ma sono quanto meno stati educati e non me l'hanno detto.
Ero anche spaventata dall'inglese, pensavo che io non avrei capito loro e loro non avrebbero capito me, che non sarei riuscita a comunicare, disperazione e panico . E invece sono diventata una fottuta logorroica. E mi pento e mi dolgo di aver frantumato le orecchie ai miei poveri colleghi, davvero, ma è stato più forte di me.
Che poi eh, oggi un mio collega mi ha detto: "Parlo in svedese quando devo sparlarti perché almeno non capisci tutto quello che dico", quindi è ufficialmente iniziato il mio apprendimento della lingua svedese che, l'ho già detto, non è manco così difficile da capire, il problema è ripetere le parole, fatta eccezione per ciao e grazie.
E quindi insomma, mi sono intristita. 
E siccome mi hanno vista un po' meno vispa del solito, stavano tutti lì a dirmi "dai che torni praticamente domani" e tutte queste cose per non farmi intristire ulteriormente che poi magari eh, domani quando avrò lasciato l'ufficio stapperanno lo champagne, questo non lo so e si toglieranno i tappi invisibili dalle orecchie.
Ci saranno tante cose da raccontare una volta tornata a casa, ma proprio tante tante. Tantissime.
Ho scattato centinaia di fotografie che dovrebbero servirmi da promemoria, ho girato qualche piccolo video, essenzialmente da mandare a Fidanzato, ma anche per me. 
E da qualche parte dovrò pur iniziare a raccontare quello che ho visto, quello che ho fatto e probabilmente anche in che modo cambierà la nostra vita nei prossimi mesi. 
Domani sera ci sarà un Fidanzato da abbracciare, una valigia piena di regalini e cose da mangiare da svuotare e un cane a cui spiegare che l'osso al salmone non l'ho trovato altrimenti glielo avrei portato.
E questo é quanto basta per fare passare la tristezza.

4 commenti:

  1. Cara Gilda, ora che piano piano mi sto bene rimettendomi, vedo che come tutti ci troviamo un po in panico all'estero, ogni paese a le sue abitudini e specialmente nel mangiare, ma io sono sicuro che te la caverai come sempre lo ai fatto!!!
    Ciao e buona serata cara amica con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Grazie Tomaso, sei sempre tanto gentile :)
      Me la sto cavando per fortuna!

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  2. Buon rientro. Capisco la malinconia, ma mi par di capire che tornerai e qui comunque hai una bella realtà che ti aspetta! Forza! Un abbraccio!

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    1. Si tornerò in Svezia abbastanza spesso, quindi non mi posso lamentare :)
      Grazie Pier!

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