sabato 9 luglio 2016

"Siamo ancora vivi": di come il 9 Luglio 2006 siamo stati tutti Campioni del Mondo.

Si, lo so. So tutto.
I calciatori sono undici cretini che rincorrono un pallone in mutande.
Che poi, che uomini frequentate che portano mutande altezza ginocchio?
Non sanno cosa sia la vera fatica.
Invece chi lavora in ufficio si.
Ma c'è sempre un ma nella vita.
Era il 9 Luglio 2006, esattamente dieci anni fa.
Io avevo vent'anni, frequentavo l'università. 
Di com'era avere vent'anni dieci fa, ne avevo già parlato qui, ma non è questo il punto.
Il Mondiale di calcio è pur sempre il Mondiale di calcio.
Saranno anche undici cretini in mutande che rincorrono un pallone, ma a me piace guardarli. Se poi corrono in maglia azzurra, mi piace ancora di più. 
Mi piace l'Inno di Mameli, rigorosamente cantato con la mano sul cuore. Sarò fuori moda, ma mi piace.
I miei genitori mi raccontavano del Mondiale del 1982, della tripletta di Paolo Rossi contro il Brasile, di Bergomi che aveva 18 anni e sembrava più vecchio di adesso, di Italia - Germania Ovest 3 -1, di Pertini che gioca a carte con Bearzot, Zoff e Causio sull'aereo di ritorno dalla Spagna.
Ma non ero nata e sentirsi raccontare una cosa non è come viverla.



"È il 9 di Luglio del 2006, dall'Olympiastadion di Berlino, è Italia-Francia, è la finale" diceva Caressa. Erano le 20,30 credo. 
Mi sembra ieri: la traversa sul rigore tirato da Zidane che sembrava non essere gol e invece era gol, il gol di Materazzi,  il gol in fuorigioco di Toni che dai, quando ha segnato stavamo già festeggiando sentendoci la coppa in tasca, la testata di Zidane a Materazzi che ci hanno fatto anche una statua.
I calci di rigore che io lo so che tutti gli italiani, in quel momento, hanno pensato che non avremmo mai vinto perché si sa, l'Italia ai rigori non è mai troppo fortunata. 
Ai tempi non c'era gente che faceva strani balletti o prendeva in giro con gesti strani portieri di altre nazionali prima di tirare un calcio di rigore.
Barthez non mi ha mai fatto troppa simpatia, i pelati non mi piacciono, è questa la verità. 
Mi ricordo Pirlo e De Rossi quando ancora non avevano la barba lunga che manco Babbo Natale.
Anche Buffon era un giovane di belle speranze.
Sto ancora aspettando che Totti batta il rigore. In realtà, non l'ha mai battuto, d'altronde era uscito. Io intanto continuo ad aspettare ancora oggi che sono passati dieci anni.
Mi ricordo Cannavaro immobile: no, non si è mai mosso durante quegli infiniti calci di rigore. MAI. 
Era Pirlo, Materazzi, De Rossi, Del Piero, Grosso la sequenza dei rigoristi? Ricordo bene, vero?
Mi ricordo Trezeguet disperato. Barthez vicino al palo della porta cercando di trovare il modo più indolore per suicidarsi. I francesi comunque non sono simpatici. L'abbiamo pensato tutti.
Mi ricordo Lippi che si perde gli occhiali, i capelli di Camoranesi che cascano sul campo, tagliati dai compagni.



Io un giorno lo racconterò ai miei figli di com'è bello vincere il Mondiale di calcio, di come è bello scendere in strada e fare casino. 
Racconterò loro di Fabio Grosso che magari non era proprio il più grande giocatore di calcio del mondo, ma ce lo ricordiamo tutti, nessuno escluso.
Racconterò di quei tizi appesi al camion del macellaio, quello a cui di solito sta appesa la carne. Mi chiedo se si siano fatti male. Ricordo la  gente sopra le fontane, sopra le pensiline degli autobus. 
Si lo so, non è proprio un grande esempio di civiltà, ma sono quelle cose che ti rubano comunque un sorriso e che ti ricordi per sempre.
C'era il tricolore ovunque.


Racconterò di come, in momenti come questi, si è tutti amici in un mondo fatto di brutture. 
Racconterò di come mi sono colorata la faccia.
Ai miei figli, mostrerò la gloriosa, ovvero quella gigantesca bandiera tricolore che comprai poco prima della finale, la stessa bandiera per cui ci ho rimesso la schiena.
Racconterò di come è stato bello sentirsi per un attimo campioni del mondo perché si è vero, non l'ho vinta io la Coppa del Mondo, il mio conto in banca non è cambiato, sono sempre undici cretini che rincorrono un pallone, ma è stato bello.
Dirò ai miei figli - se mai ne avrò- che devono crescere felici, che devono studiare scegliendo quello che desiderano, che possono amare chiunque vogliano, che sarò sempre al loro fianco, che vorrei girassero il mondo, praticassero uno sport, leggessero tanti libri, imparassero a nuotare e ad andare in bicicletta. 
Gli dirò anche che vorrei che una volta vedessero l'Italia vincere il Mondiale, come è successo a me il 9 Luglio del 2006. Dieci anni fa, che prima o poi diventeranno vent'anni fa, poi trenta, poi quaranta. Ma quella festa lì non me la dimentico. 

"Abbracciamoci forte e vogliamoci tanto bene"



Postilla:
Il 10 Luglio 2006 avrei dovuto sostenere l'esame di drammaturgia musicale. 
Decisi che per quella sessione estiva, avrei dato altri tre esami, incastrandoli in modo che se l'Italia fosse arrivata in finale, io la finale l'avrei potuta vedere serena senza l'ansia da notte prima degli esami che nel mio caso significava insonnia, palpitazioni, diarrea e chi più ne ha più ne metta.
Alcune compagne di università decisero di dare quell'esame, tanto figuriamoci se l'Italia arriva in finale e nel caso, la partita alle undici è bella che finita.
L'Italia vinse il Mondiale e loro andarono comunque a sostenere l'esame, con la faccia dipinta col tricolore completamente sbattuta dopo una notte di festeggiamenti. Io non ero con loro, me l'hanno raccontato.
Il professore non si presentò, era fermamente convinto che nessuno studente sarebbe andato a fare l'esame. La verità è che probabilmente era stato anche lui a festeggiare.
Io quell'esame lo diedi il 28 Febbraio 2007, fa parte dei magnifici sette, ovvero gli esami dello sprint finale, quello stesso sprint finale che mi costò un quasi esaurimento nervoso.
"Ventotto, accetta?"
"Si professore, sa questo esame volevo darlo a Luglio scorso, ma ho passato la notte al pronto soccorso perchè ho avuto un brutto incidente di macchina".
"Ha fatto bene a non venire, la salute prima di tutto"
Non ho mentito eh, ho solo omesso l'orario di arrivo in ospedale. 

6 commenti:

  1. Io ero a Berlino, in Erasmus. Avevo appena conosciuto la persona che da tre anni è mio marito. Ero, con un sacco di altri amici italiani e stranieri, alla public view davanti alla porta di Brandeburgo, un vera festa, tutto bello e sicuro. Quando Cannavaro ha alzato la coppa, anche da noi sono partiti coriandoli e fuochi d'artificio. E vedere Pariser Platz illuminata di bianco rosso e verde è stato meraviglioso. I ricordi di tutti sono preziosi e indelebili ma in questo specifico caso il mio è proprio speciale, ero nel posto dove bisognava essere nel momento in cui bisognava esserci!

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  2. Dieci anni fa avevo 15 anni e me li ricordo quei mondiali. Guardavo le partite con il poster dei giocatori della nazionale davanti per riconoscerli...😆 "Il cielo è azzurro sopra Berlino"disse il telecronista ( chiedo perdono ma non ricordo chi era)... non li dimenticherò!
    Buona serata e Complimenti per il blog!

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    1. Era il telecronista Rai, esatto.
      Grazie per i complimenti :)

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  3. Io seguo sempre mondiali ed europei...gli ultimi però no "causa figlio" e causa ansia......e odio i rigori..lì son sicura che alla fine mi prenderà un colpo e ci rimarrò secca...

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