martedì 29 marzo 2016

Satana

Ieri sera guardavamo un documentario su un caso italiano di cronaca nera, non avevo visto il titolo.
Sembrava un delitto passionale di come -purtroppo- ce ne sono tanti, non solo in Italia: lui, lei, l'ex che viene attirata in casa con una trappola, l'amico che viene chiamato in piena notte aiuto, abbiamo fatto un casino che finisce la vittima a badilate. Il cadavere -che ancora cadavere non era- che viene seppellito nella serra della casa dove si è consumato l'omicidio. Li sgamano subito. Lei parla, dal letto di ospedale dove è ricoverata per un'overdose, partono le indagini.
Un padre che legge sul giornale la notizia e si presenta davanti agli inquirenti per dire che sei anni prima è scomparso il figlio, insieme ad un'amica. Viene fuori il peggio.
Mentre ascolto, mi viene spontaneo dire: "Ma sono le Bestie di Satana?"
La voce over -sembra quasi mi abbia sentito- che un secondo dopo la mia domanda, dice: "Sono le Bestie di Satana".
Me la ricordo questa brutta storia, me la ricordo dai tg, non ero poi così piccola, avevo diciotto anni quando è saltata fuori. Non ero mai stata a Milano ai tempi, adesso Milano la conosco: sento nomi familiari: Corsico, il lungonaviglio, Porta Romana, Cimiano dove andava a scuola il capo di questa setta e dove io ho lavorato per sette lunghi mesi.
Non me la ricordavo bene la storia, sono passati più di dieci anni e, ai tempi, non facevo poi così attenzione ai casi di cronaca. E' tremenda, è una delle peggiori storie mai accadute, ho visto quello che le bestie avevano dichiarato ai microfoni di Chi l'ha visto? quando i due ragazzi erano spariti, mi sono venuti i brividi. Hanno vissuto beati per sei anni, finchè non si sono fatto scoprire.
Se non fosse morta la ragazza, se uno di loro non le avesse sparato in faccia, forse non sarebbe mai venuto fuori nulla.
Stamattina mi sono svegliata, ho cercato qualcosa sulla questione, io sono fatta così, cerco sempre di approfondire.
È una delle poche storie di cronaca nera del Bel Paese dove tutti sono ancora in carcere, pare che per un paio di loro abbiano buttato via la chiave, persino lei -quella dell'inizio della storia- che di fatto non ha sparato a nessuno, ma ha le sue colpe -eccome se ne ha- è in carcere, dove resterà per altri tredici anni. 
Ma non è questo. Anche se mi vengono i brividi a scriverne, anche se -come ha detto il sostituto procuratore intervistato nel documentario- piacerebbe pensare che queste persone appartengono a un'altra specie, ma invece sono esseri umani come noi, non è davvero questo quello di cui voglio parlare.


C'è il padre, quello grazie al qual'è venuta fuori tutta questa storia ed è lui che mi ha colpita.
Questo padre si chiama Michele Tollis, è il papà di Fabio, un ragazzino di sedici anni che una sera di Gennaio del 1998 ha telefonato a casa dicendo che sarebbe rimasto a dormire a casa di un'amica.
Il padre esce di casa, corre nel locale dove sa essere il figlio, c'è qualcosa che non lo convince in quella telefonata, ma non lo trova. Lo stavano ammazzando e buttando dentro una fossa in mezzo ai boschi in quel momento, cosa che lui scoprirà dopo anni.
Questo padre -intervistato nel documentario- ha iniziato a cercare il figlio. Tutti i giorni. Tutte le sere.
Ha iniziato ad ascoltare quella musica metal  che tanto piaceva al figlio, si è vestito come lui, ha girato per locali chiedendo in giro notizie, gli hanno pure detto di smetterla di farlo se no finiva male, ma lui imperterrito ha continuato.
Quando ha sentito che quello che all'epoca era un amico -o presunto tale- del figlio aveva ammazzato una ragazza, è andato alla polizia a raccontare tutto quello che aveva scoperto in quei sei anni, a raccontare le sue sensazioni.
Il sostituto procuratore l'ha definito un racconto lunghissimo e complicatissimo.
L'assassino ha confessato, ha detto dove erano il corpo di Fabio e di Chiara, l'altra ragazza.
Michele Tollis è andato di persona a vedere quello che restava del figlio, ancora in quella buca, insieme alla moglie e alla figlia. Dai filmati originali dei Ris, si vede lui che arriva, sposta quei fili che mettono per delimitare un'area quando ci sono delle indagini in corso -quelli bianchi e rossi che, perdonatemi, non so come si chiamano- e poi guarda dentro quell'enorme fossa.
Da un altro filmato, si vede sempre lui, Michele, che fuori dal tribunale dove era in corso il processo, cerca di sedare una lite tra il padre di una delle bestie e il padre di una delle vittime. 
Sempre lì, Michele, che non si è arreso, ha cercato il figlio, ha cercato in tutti i modi di scoprire la verità e ce l'ha fatta.
Una volta -tempo fa- mi dissero che quando hai un figlio e questo scompare, preferisci trovarlo anche morto perché non sapere che fine ha fatto è infinitamente peggio. Non so se èvero, mi auguro di non scoprirlo mai.
Questo papà è un padre con le palle. Quadre. Fumanti.

Signor Tollis, ha la mia stima. Per non essersi arreso, per avere cercato -e trovato- la verità.
Lei non leggerà mai queste mie parole, lo so. Ma ci tenevo a metterle nero su bianco perché la sua persona -quello che ha fatto- mi ha colpita. 
So che questo non le darà indietro suo figlio e immagino che per un genitore sopravvivere al proprio figlio sia la peggiore delle tragedie.
Grazie.


A voi non vi perdonerà neanche Satana in persona perchè avete tradito anche lui
(Michele Tollis)


4 commenti:

  1. Poi mi chiedo: ma veramente il Medio Evo era un periodo buio?

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    1. Non conosco nessuno che me lo possa confermare personalmente ;)

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  2. Non sapevo tutta la storia nei dettagli...è agghiacciante....e un applauso infinito a questo grande padre!

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    1. Anche io non ricordavo tutti i dettagli.. agghiacciante!

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