sabato 6 febbraio 2016

Il rispetto del dolore di una donna

Ho trascorso un pomeriggio al reparto di ginecologia.
No, non per me. Ero in visita ad un'amica.
Stanza da quattro pazienti, un caldo atroce, tanto che qualcuno, ad un certo punto, ha spalancato le finestre.
Un letto era vuoto, finchè non hanno portato una ragazza -non so dire quanti anni avesse- rannicchiata. Al seguito, quello che doveva essere il suo fidanzato o suo marito.
La ragazza aveva appena subito un raschiamento perchè il cuore del suo bimbo aveva smesso di battere.
Non conosco questa coppia, non so la loro storia, non so quanto avessero desiderato questo bimbo, ma lo sguardo di lui trasmetteva dolore. Dolore per la perdita di un figlio e probabilmente dolore nel vedere la sua compagna così rannicchiata, un po' sicuramente per il dolore fisico e probabilmente anche per il dolore del cuore.
Non deve essere facile, deve essere un dolore atroce.
Quando ti dicono che non c'è più nulla da fare immagino si provino sensazioni tremende.
Nella stanza, qualcun altro era felice, tempo di buone notizie, tempo di bimbi perfettamente sani nelle pance delle loro mamme.
Chi era felice cercava di contenere la propria gioia nel rispetto di quella coppia.
Noi siamo andati fuori ad abbracciarci per una buona notizia, quando siamo rientrati parlavamo piano per non disturbare loro. Perché il dolore di quella coppia andava e va rispettato.
Ho pensato a quanto non fosse giusto che una donna che sta provando un dolore così grande debba essere costretta a dividere la propria stanza con chi, invece, è felice per qualcosa che a lei la felicità l'ha tolta.
Poi sono andata a fare pipì. E ho attraversato un corridoio pieno di stanze vuote, più piccole, letti che non erano occupati da nessuno.


Ho pensato che sarebbe stato giusto dare a quella coppia uno spazio solo per loro, senza dover assistere alla gioia di qualcun altro. Uno spazio per stare tranquilli, in un momento difficile.
Si lo so che la vita va così, che sono cose succedono. Solo che sono solo cose che succedono, finchè non succedono a noi.
E ogni donna avrebbe diritto al rispetto del proprio dolore, così come ogni uomo.


La foto è di Photo Lisart di Elisabetta Sampugnaro


12 commenti:

  1. La delicatezza non è questione di numeri e in questo caso i numeri sono i letti a disposizione. Il dolore c'è ed è grande ma si prova anche se vai al supermercato e ti ritrovi una coppia con un neonato di appena 15 giorni. No, non è giusto, la penso come te ma, evidentemente, loro pensano di riempire camera per camera.

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    1. E' vero, sono tante le situazioni che potrebbero generare dolore a chi si ritrova ad affrontare un dramma simile, ma almeno nel momento in cui succede, credo sia giusto tutelare sia le donne che i loro compagni. Dovrebbero esserci delle stanze singole per queste situazioni, altrimenti diventa la triste storia del "se ti puoi pagare una clinica dove stare da sola, bene, se no meriti di soffrire anche più di quanto già non stai soffrendo".

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    2. Samanta ma non è un discorso questo. Un ospedale è un ospedale, non è un supermercato o un giardino giochi. Se tu esci di casa e vedi coppie con i neonati ovvio che non ci puoi fare nulla, altrimenti ti rinchiudi in casa e non esci più, ma l'ospedale deve tutelare i pazienti. Io in ospedale ci lavoro, e da me le donne che fanno ivg o raschiamenti per altri motivi vengono distinte dalle stanze delle partorienti, eppure anche da me il reparto è sempre pieno.

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  2. Concordo con te! Nella clinica dove ho partorito io, le prime due stanze erano per questi casi "particolari"...sono stata messa lì quando ho rischiato il parto pre termine e non finirò mai di ringraziare per la cosa....e non parliamo di un raschiamento che è cosa molto più "pesante"...

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    1. Sai che ieri sera una mia carissima amica mi raccontava di una sua amica che, quando ha rischiato il parto pre termine, è stata messa in stanza con una ragazza che aveva appena partorito? E mi diceva proprio di come questo l'aveva fatto stare male?
      Quindi tanto di cappello alla Grecia!

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  3. È successa la stessa cosa quando ho partorito. Nella stanza eravamo in quattro,due di noi erano felici, una aspettava, l'altra soffriva. Sono passati quasi cinque anni ed ancora ricordo lo sguardo perso di quella donna e gli abbracci del compagno. Mi sono sentita fuoriluogo. Ho provato un'immensa pena ed ho pensato che fosse atroce far stare quella donna in quella stanza. E questo succedeva in uno degli ospedali considerati, allora, un'eccellenza per le nascite.

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    1. Anche io, ieri, mi sentivo fuori luogo. Ed ero "solo" l'amica in visita, quindi ti capisco.

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  4. Credo dipenda dalle strutture. Io ho partorito in Ostetricia, prima del travaglio in una stanza, dopo in un'altra con la nursery interna per i neonati. Quando ho subito un raschiamento per un aborto spontaneo ero in Ginecologia. E, ecco, quelle con me
    erano messe peggio. Certo il dolore è comunque enorme e per ognuno è diverso, per me i neonati altrui non sono mai stati un problema, forse perché non era il Mio primo
    Bimbo quello che ho perso

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    1. Penso che si, il dolore cambi da persona a persona, ma in linea di massima, bisognerebbe tenere in considerazione il fatto che, appunto, per qualcuna potrebbe essere terribile.
      Sono convintissima che non tutte le strutture siano uguali e che alcune sicuramente funzionino meglio e diano maggiore attenzione a questo aspetto, ma credo che dovrebbero uniformarsi tutte nel rispetto del paziente.

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  5. Io mio figlio l'ho partorito morto. È stato ed è tuttora il dolore più grande che io abbia mai provato. A questo aggiungo la rabbia di aver diviso la stanza con una neomamma per giorni,prima di avere quella sentenza di morte e dopo aver inserito le candelette per far partire il parto. Ho resistito 10 ore,poi ho firmato e sono andata via. Mi sono esposta anche a dei rischi,perché dopo il parto un pochino di controllo ci vuole... ma mi si spezzava il cuore. Grazie per aver dato voce a questo dolore.
    Anna

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    1. E' proprio questo: non è giusto sottoporre una donna ad un dolore simile.
      Un abbraccio grande, in questi casi c'è poco da dire.

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    2. Un abbraccio va benissimo ♡

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