lunedì 31 agosto 2015

L'importanza di averti accanto

Fra meno di dodici ore sarà tutto finito: sarà Settembre!
E con Settembre arriverà la luce alla fine del tunnel, lo so.
Sono superstiziosa e paranoica, mi fisso sulle cose e questo Agosto proprio non mi è piaciuto.
È stato un mese orrendo, l'ho già detto e mi scuso se non faccio altro che ripeterlo.
Oggi c'è stata l'ennesima cosa brutta, ma si supererà anche questa. E se dico così, anche se adesso non vedo esattamente la luce, ma solo il buco nero, è perché c'è lui.

Fidanzato ha sempre avuto un ruolo all'interno di questo blog, è presente, ne parlo, tutti sanno che esiste, che non mangia salame e che è un rompiscatole di prima categoria, lui e la sua fissa per l'aspirapolvere. Ma senza, sarei persa.
Non ho mai pensato che un fidanzato o un marito siano l'unica cosa che conta, ho sempre ribadito a gran voce, soprattutto quando ancora lavoravamo insieme, che siamo due persone diverse, distinte, ognuna con una propria individualità e che, prima di essere coppia, siamo due individui. E lo penso, dovrebbero pensarlo tutti (e dovrebbero anche abolire per legge i profili Facebook di coppia che ritengo un crimine contro l'umanità).
Ma, ecco, averlo accanto è una delle cose più importanti che ho.
Fidanzato c'è sempre, nella gioia e nel dolore, nella buona e nella cattiva sorte. Si, ci sposeremo. Non ho una data, ma più passa il tempo, più mi accorgo che senza di lui non so come farei. E non perché io dipenda da lui o viceversa, ma perché in questi anni, ci siamo sempre fatti forza a vicenda, non siamo mai andati a letto arrabbiati, ci siamo supportati. Lui è il mio primo fan, supporta e sopporta le mie decisioni lavorative che, a volte, sono sbagliate. Ed è sempre lui che ultimamente mi sta dicendo come dovrei indirizzare la mia carriera (sempre se così si può chiamare) adesso che sono parecchio destabilizzata e non so cosa voglio.
É lui che mi da consigli, che mi aiuta ad affrontare le difficoltà e che mi dice che se fosse per me vivremmo sepolti dai peli del cane, cosa che, ovviamente, non è affatto vera.


Insomma, volevo ringraziarlo.
Non gli dico mai abbastanza quanto è importante e a volte temo che non lo sappia. Ma poi ci penso e in realtà mi accorgo che lo sa, eccome.
E quindi grazie. Grazie di essere qui, da quasi cinque anni. Davvero.



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sabato 29 agosto 2015

Di Milano, angoscia, genitori, Fidanzato, Etere e colleghi

Ero sul tram pieno ed è salita una coppia di vecchietti, non li ho visti salire, ma ho sentito la signora dire a quello che presumibilmente era il marito:"Vedi se più avanti c' è posto".
Mi sono girata e ho detto al signore:"Prego, si segga".
Il signore non la smetteva di ringraziarmi.

Io e la mia gastroenterite -anche se adesso sto meglio complice la cura che sto facendo- non eravamo molto contente di alzarci, ma, nel mio piccolo, ho pensato che era meglio far sedere il signore visibilmente affaticato che non stare io seduta. Tutto qui.
A volte è facile essere gentili, dire grazie, prego, per favore, sorridere sempre e fare qualche piccolo gesto che vi assicuro, fa stare meglio chi lo fa che lo riceve.
Non mi sto auto celebrando, so che chi mi conosce penserà che è così visto che io me la tiro sempre un po', ma la verità è che ultimamente ho ricevuto un paio di batoste che mi hanno buttato giù. Forse più di un paio. E no, non voglio nemmeno l' autocommiserazione delle persone. Se la volevo, avrei raccontato tutto lo schifo che ultimamente mi circonda.


Accanto allo schifo, però, ci sono state persone che ci sono state (eh lo so, è un orrendo gioco di parole, ma fatevelo andare bene), che mi hanno regalato un sorriso sapendo che avevo l' umore sotto terra. Alcuni miei colleghi, ad esempio. E loro  sanno l' angoscia che ho provato ultimamente.
Non parlo mai dei miei colleghi, né di quelli di adesso né di quelli del passato. Ho sempre voglia di raccontare cosa significhi lavorare circondata da uomini, ma poi non lo faccio mai, anche se so che l' argomento suscita curiosità perché, chiunque sente che non ho colleghe, mi riempie di domande. E un pò come il uau quando dico dove lavoro da qualche anno a questa parte: viene spontaneo.
Del fatto che sono meno beceri di quello che credete e non ne ho ancora incontrato uno che non parli della propria moglie/fidanzata come se fosse l' ottava meraviglia del mondo (secondo me senza nemmeno rendersene conto), magari un giorno ne parlerò.
Adesso sono concentrata sul fatto che non va bene una cippa, che è un brutto periodo e che se da una parte vorrei che questi due mesi passassero in fretta perché via il dente via il dolore, dall'altra ho il terrore di quello che riserva il futuro che mai come adesso è totalmente incerto.
È vero: dovrei tenere questi sentimenti angoscianti per me, ma il blog è il mio e ci scrivo quello che voglio. Gne gne gne.
Tempo fa qualcuno mi ha detto che non si rendono pubbliche le cose brutte perché poi gli altri godono. Se qualcuno gode, mi fa piacere, magari quest' angoscia serve a regalare un sorriso a qualcuno.
Milano mi ha regalato molte cose belle, alcune hanno nome e cognome, e mi ha dato molte delusioni.
Tra le cose belle, anzi forse la più bella in assoluto, c' è Etere e questo dovrebbe fare riflettere. Ma io sono fatta così, mi piace davvero quello che faccio, mi piace imparare cose nuove e riscoprire quelle vecchie. E tra me e Etere è stato amore a prima vista (almeno da parte mia, da parte sua non so).
Mi manca Fidanzato, Cane Gnappo e casa nostra.
Mi mancano i miei genitori con i quali vorrei aver passato molto più tempo in questi mesi, ma non ho potuto.
Ogni giorno chiamo mia madre e le ricordo che non manca molto e avranno tre ospiti ingombranti per un bel po'. E lei mi risponde che Cane Gnappo potrà provare finalmente a fare amicizia con i due gatti. Io invece temo che senza Cane Nero a difenderlo (sarà la prima volta che Gnappo viene a Palermo senza la sorellina) i due gatti se lo mangiano a spezzatino con le patate, ma tant'è.
Poi aggiunge che non siamo ospiti, che è casa nostra e io, da brava figlia unica, tendo sempre a ricordarle che semmai é casa mia, camera mia, tutto mio, che Fidanzato lo ospito volentieri nel letto in più in camera mia, ma andiamoci piano a dire certe cose che la figlia sono io.

Insomma, manca poco e questo blog diventerà un cronache di quello che ho passato a Milano. Devo solo aspettare un altro po'. E sorridere, sempre. Anche quando non c' è nessun motivo per farlo.
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giovedì 27 agosto 2015

Agosto colpisce ancora: gastroenterite, turno di notte e amenità varie

Io questo blog non dovevo chiamarlo storie di vita quotidiana, ma tragedie della vita quotidiana o com'è difficile sopravvivere in questo mondo.
Tutto è iniziato durante un turno di notte: avevo freddo, molto freddo, nonostante in pieno Agosto avessi maglione di cotone pesante, sciarpa e giubbotto jeans. E il riscaldamento fisso sui 31°, ma questo è un dettaglio.
Arrivo a casa, la mattina, e scopro di avere la febbre. E li ho iniziato a pensare all'untore, ovvero un mio collega che era venuto a lavoro malato. E gliel'ho anche scritto, eh. Mi hai contagiata, stronzo.
Ho provato  a dormire un pò, ma è arrivato anche il vomito. E allora ho iniziato a riflettere.
Tipregotipregotipregotiprego fai che non sia gastroenterite. Non è che sono matta eh, è che ce l'ho avuta l'anno scorso e ancora mi chiedo come ho fatto a sopravvivere. E difatti, ogni volta che sto male e avendo lo stomaco delicato delicato, sono sempre terrorizzata.

Spiccando per altro per perspicacia, l'anno scorso, dopo quattro giorni, convinta di essere guarita, avevo mangiato un buon panino con la porchetta (a me avevano detto che la carne si poteva mangiare, quindi io l'ho mangiata) e sono stata a letto un mese, ho perso non so quanti kg (tranquilli, li ho ripresi tutti) e mi sono lamentata come se non esistesse un domani, quindi avevo un po' d'ansia. Tanta ansia.
Ma va, ti pare che mi sono beccata di nuovo la gastroenterite? È stato l'untore, io lo so.
Quando la dottoressa della guardia medica(che io avevo capito fosse un dottore) si è palesata alla mia porta, insieme a un baldo giovane che io ho deciso fosse un paramedico, e mi ha rivoltata come un calzino, è arrivata la triste sentenza: gastroenterite. ACUTA, giusto per non farsi mancare nulla. E il colon infiammato, molto infiammato, e una colite (che non ho capito se sono la stessa cosa, quindi nel dubbio io riporto tutto), pressione bassa e un'altra decina di mali.
(Se ve lo state chiedendo, dopo aver comunicato la sentenza a madre, padre e Fidanzato, ho scritto all'untore ritrattando:"No, Untore, non è colpa tua, sono proprio fradicia io, non mi hai contagiata tu").
La dottoressa mi ha fatto una puntura che deve essere quella che fanno quando ti arruoli nell'esercito che poi non ti ammali per dieci anni, perché la mattina dopo stavo abbastanza bene, nel senso che non ero proprio un'ameba confinata a letto.


Solo che magari era il caso di stare a riposo, quindi ho chiamato il mio medico di base che però non c'era. C'era la sostituta che dopo un colloquio telefonico in cui le chiedevo di convertire il certificato della dottoressa della guardia medica in un certificato telematico mi dice prima ok e poi mi dice che nisba, il programma dei certificati telematici collegato con l'Inps non funziona e quindi o vado in pronto soccorso o mi attacco.
Poi ci lamentiamo che il pronto soccorso è sempre pieno. Ti pare che vado in pronto soccorso per una gastroenterite che per altro sto già curando, ad aspettare (giustamente per altro) dieci ore per sentirmi dire cose che già so e, di fatto, intasando il pronto soccorso e togliendo spazio e tempo a gente che magari sta peggio di me? E poi ci lamentiamo.
Il certificato della guardia medica scadeva oggi (e quindi una notte l'ho saltata), io alle 00.00 (che è già domani) ho la notte, quindi me ne vado allegramente a lavoro con la gastroenterite e tanti saluti a tutti.
Se muoio, sapete con chi prendervela.

Nota: io pensavo che Agosto avesse ormai smesso di esercitare i suoi influssi negativi, d'altronde ormai Settembre è alle porte. E invece no, stronzo anche lui.

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mercoledì 26 agosto 2015

Imprenditoria femminile: la storia di Marta e del suo B&B


Conosco Marta da un'infinità di tempo. 
Era il 19 Settembre 1999, quando entrai nell'aula che ospitava la 1° D, che poi è diventata 2°D, 3°D e via dicendo. Abbiamo fatto insieme tutti e cinque gli anni del liceo, fino a quando il 25 Giugno 2004 mi sono liberata definitivamente di quell'enorme agonia che era diventata la scuola.
Lei ha studiato arabo, l'ha anche imparato e poi ha deciso, con l'aiuto della famiglia, di diventare un'imprenditrice. Lei non ama questo termine, quando le ho proposto questa intervista mi ha detto che, secondo lei, avrei trovato gente molto più interessante da intervistare. Ma io, avevo già deciso che volevo lei, che rappresenta un esempio da imitare.
Marta, difatti, ha aperto un B&B a Palermo. L'intervista è lunga, ma merita di essere letta: se è così lunga è anche perché mi ha detto in modo gentile e garbato, che accettava l'intervista solo se non l'avessi censurata (cosa che comunque, ammetto, ma non diteglielo, non avrei fatto comunque).

-Ciao Marta, tu sei titolare di un B&B a Palermo. Posso chiederti com'è nata l'idea di aprire un B&B?
-Certo che si! Anzi ti ringrazio per avermi dato la possibilità di parlartene.
L'idea è nata un pomeriggio di fine estate del 2008, da una "consultazione familiare". Eravamo seduti nel salotto di casa, piuttosto piuttosto demoralizzati nel constatare la desolante situazione occupazionale palermitana, e frustrati dai miei reiterati tentativi di trovare un impiego. I miei genitori possedevano una grande casa in cui intendevano ritirarsi dopo la pensione. Iniziammo a cercare un modo di sfruttarla, invece, per creare un'occupazione, ed in un pomeriggio abbiamo vagliato tutte le possibili destinazioni d'uso, dell'alloggio per anziani al Bed&Breakfast appunto. Alla fine, quest'ultima opzione ci parve quella più "semplice e di immediata attuazione".


-Quanto tempo ci avete messo per realizzare il B&B e per ottenere tutti i permessi necessari?
-Praticamente il giorno successivo, mio padre cominciò a muoversi per avviare i lavori di ristrutturazione della casa, un'antica palazzina risalente agli ultimi anni dell'ottocento, ed iniziammo ad informarci sulla legislazione relativa all'attività di Bed&Breakfast. Comincio subito col dire che non sarei arrivata lontano senza l'aiuto dei miei genitori: la struttura è stata interamente messa a nuovo (con lavori di ristrutturazione massicci partiti dalle fondamenta), e per far ciò sono stati utilizzati i loro risparmi di una vita, che hanno generosamente messo in gioco senza pensarci due volte; inoltre mio padre, geometra e tecnico di grande esperienza, si è fatto carico della parte burocratica. Ben presto ci siamo resi conto di quanto poco "semplice ed immediato" fosse aprire un b&b, almeno per chi vuole rispettare la legge: agibilità, abitabilità, planimetria dettagliata della casa con indicazione degli spazi comuni e quelli ad uso esclusivo degli ospiti; conformità di tutti gli impianti e tanta altra documentazione ancora. Posso dire con fierezza che il nostro è uno dei pochissimi B&B a Palermo con TUTTE LE CARTE IN REGOLA. I lavori di ristrutturazione sono durati poco meno di un anno, nel frattempo io seguivo mio padre su e giù per uffici nel fantozziano tentativo di stabilire una comunicazione con i vari addetti alle attività produttive. Gli impegni nei quali li trovavamo affaccendarsi erano fra i più disparati: andava per la maggiore la briscola a mazze con i fascioni di buoni pasto erogati dalla regione.
Una nota di merito alla totale imbecillita' di alcuni fra loro: una su tutte, cito quella volta in cui ci siamo sentiti dire che l'abitazione non poteva essere adibita a b&b perché il bagno del proprietario si trovava a piano terra mentre le camere degli ospiti a primo piano, ed essendo il B&B fondato sullo spirito della condivisione degli spazi questa separazione inficiava il tutto. Ricordo mio padre, fresco di studio approfondito sulla legislazione in merito, argomentare qualcosa circa il fatto che, se voleva, il bagno del proprietario poteva metterlo pure nel bel mezzo del giardino. Il mio compito consisteva per lo più nel mediare le sue posizioni: "mio padre intendeva dire che", "quello che cercavamo di argomentare è che". In realtà mio padre cercava di insegnare a molti il proprio lavoro. E aveva ragione. Ad ogni modo, tra stop vari e solleciti reiterati (perché è facile fare impresa in Sicilia), abbiamo ottenuto tutti i permessi esattamente nel giugno del 2009.


-Hai usufruito dei prestiti o delle agevolazioni destinate all'imprenditoria femminile?
-Agevolazioni? Prestiti?? (Disse Marta esplodendo in una grassa risata. E qui Gilda ti risparmio la parentesi che avresti dovuto mettere tu ).
Non abbiamo visto un centesimo né dalla regione, né dal comune, né dalla provincia. Un tempo, di cui forse gli antichi serbano il ricordo, esistevano dei bandi per il rimborso delle spese relative alla creazione di attività come la mia; ma, come disse madre citando gli antichi siculi: "dove arriviamo noi, seccano pure le pietre".
Noi poveri fessi stiamo ancora aspettando che esca il bando per usufruire delle agevolazioni. Dal 2009. Certo c'è di peggio: ci sono regioni d'Italia dove è obbligo per gli aspiranti gestori di B&B seguire dei corsi a pagamento (interamente a spese loro) sulla conservazione dei cibi, il che a mio parere è un futile pretesto per giustificare ulteriori esborsi, in specie considerando che il B&B è un attività ricettiva di stampo familiare; o addirittura dove è obbligatorio pagare dei controlli stile Gestapo sulla qualità dei prodotti utilizzati per la pulizia. In Sicilia ancora non esistono obblighi simili. In compenso sei solo contro gli allegri addetti di cui sopra.

-Com'è organizzato il tuo B&B? Quante ospiti può contenere? Come son organizzati gli spazi?
-Il B&B si snoda su tre piani: il piano terra/zona giorno, dove offro la colazione ai miei ospiti e dove si trovano anche le mie stanze private, il primo piano con le stanze degli ospiti, ed il terrazzo attrezzato con gazebo e angolo cottura in condivisione. Può ospitare un massimo di 8 persone.


-Ci racconti una tua giornata tipo all'interno del B&B?
-La mia giornata tipo inizia all'incirca alle 7:30 del mattino, quando mi alzo per apparecchiare la tavola e attendo l'arrivo del domicilio dal bar o dalle pasticcerie locali. La colazione si basa sulle richieste e abitudini degli ospiti, a meno che non venga richiesto del Kopi Louak. Ma ciò che devi sapere è che, da nord a sud, ogni ospite può diventare un divoratore seriale di cannoli, se debitamente incoraggiato. Finite le colazioni mi dedico alla pulizia delle stanze e dei locali comuni, operazione non velocissima, dato che si tratta di pulire e riordinare ogni giorno una casa di tre piani.Il pomeriggio, quando serve, mi aggiro furtivamente fra super mercati e centri commerciali per procacciare tutto il necessario per l'attività, e alla sera innaffio le piante. Tante piante. Tranne i cactus, che annaffio poco. Ma tanto non muoiono mai.

-Chi ti ha aiutato o ti aiuta nella gestione del B&B?

-Spesso, soprattutto nelle ore diurne, vengo aiutata da mia madre e da mia sorella, altre volte devo cavarmela da sola e non è facile.

-So che quando si ha un B&B è necessario che il proprietario viva all'interno dello stesso. E' un problema per te o per i tuoi ospiti questa cosa?
-Per i miei ospiti non è affatto un problema che io viva nella stessa casa di cui affitto le stanze. È necessario per prima cosa specificare che questo è un obbligo di legge: un gestore di b&b che non sia domiciliato nel luogo in cui lavora non è in regola. In secondo luogo, gli spazi sono ben concepiti, così che ospiti e proprietari convivano tranquillamente. Infine, ho notato che alla gente fa piacere sapere che ci sia qualcuno sempre presente in casa, disponibile ad offrire consigli e indicazioni e ad aiutarli in caso di necessità.

-In questo periodo di crisi, come vanno le cose? Hai periodi morti o ci sono sempre degli ospiti?
-Il B&B ha conosciuto momenti di alterna fortuna. È già tanto se in congiunture durissime come queste riusciamo a tenerci a galla. Si tratta di un'attività prevalentemente primaverile ed estiva. Ciò non vuol dire che il B&B non sia aperto tutto l'anno: a parte i novanta giorni di chiusura obbligatoria imposti per legge è sempre possibile prenotare, ma è ovvio che la maggior parte del lavoro si concentri nei momenti in cui la gente va in ferie e cioè bella stagione e festività. È per questo che bisogna tentare di sfruttare al massimo il periodo estivo: per quanto sia dura lavorare a ritmi sostenuti con il caldo l'estate è il momento in cui si mette da parte per affrontare almeno in parte l'inverno. In pratica sono una formica in un mondo di cicale.


-È difficile per te che lavori ogni giorno, soprattutto in quelli che per altri sono festivi o comunque periodi di ferie, conciliare il lavoro con la vita privata?
-Non è facile. Lavorare mentre tutti postano foto di località meravigliose è frustrante, ma c'è di buono che in Sicilia l'estate generalmente dura un po di più e quindi posso recuperare in parte a Settembre, nei buchi che si creano qua e là.
Ad ogni modo io amo il mio lavoro, e non mi pesa più di tanto (disse Marta mentre grosse lacrime le solcavano il viso. Anche qui ti risparmio la parentesi).

-Che idee hai per il futuro? Cambierai qualcosa?
-Per il futuro l'impegno è quello di cercare di migliorarsi e crescere sempre. Da quando ho cominciato questo lavoro ho imparato in prima persona a conoscere ed amare di più la mia terra, ricchissima e martoriata, mentre cercavo di tracciare un quadro esaustivo di tutte le attrattive che ha da offrire ai visitatori. In particolare nel sito del B&B c'è un intera sezione dedicata alle bellezze naturalistiche ed al folklore di Sferracavallo, realizzato e tradotto da me personalmente, come ogni testo del sito. Quello a cui aspiro e' far conoscere sempre più al turista le bellezze del territorio e dargli la possibilità di fruirne pienamente cercando di colmare dove possibile le lacune e i disservizi locali. Ora possiamo ad esempio offrire ai nostri ospiti un servizio navetta da/per la città e da/per l'aeroporto a prezzi veramente stracciati. Nel medio/breve periodo cercheremo, insieme ad altri giovani (e preparati) impegnati nel territorio di creare una rete di servizi che permetta ai nostri ospiti di vivere palermo a 360 gradi; guidati, coccolati, e non derubati da gente che ama il proprio territorio e che desidera principalmente farlo conoscere ed apprezzare

Sono palermitana e amo la mia città.
La maggior parte delle persone della mia età, da Palermo se n'è andata cercando altrove un futuro migliore e questo è uno dei più grandi rammarichi della mia vita.
Marta è rimasta e a lei va tutta la mia stima, oltre che i miei più sentiti ringraziamenti per essersi resa disponibile per questa intervista.
Conosco la sua famiglia da anni e non posso che non rivolgere un pensiero a suo padre, che a quattordici anni ho ribattezzato affettuosamente Uomo Pipa perché non ricordo di averlo mai visto senza la sua amata pipa, a sua madre e sua sorella, che insieme a lei hanno permesso tutto questo.


Il B&B di Marta si chiama Il Golfo e si trova a Sferracavallo, una borgata di Palermo molto affascinante, a due passi dalla Riserva di Capo Gallo.




Tutte le foto del post sono di Marta.


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lunedì 24 agosto 2015

Studiare fuori sede: istruzioni per l'uso

Doverosa premessa: io ho finito la specialistica a Marzo 2010, quindi più di cinque anni fa, quindi è possibile che qualcosa sia cambiato.

Di recente, qualcuno  arrivato qui cercando figlio fuori sede Bologna Dams costi. Io di costi non ho mai parlato, ma colgo l'occasione per farlo, così giusto per rendere l'idea.
Io, ai tempi, era il lontano 2007, scelsi l'università di Bologna perché era l'unica università pubblica che aveva il corso di laurea specialistica come lo volevo io. L'altra opzione ero lo Iulm di Milano, che però è stata bocciata sin da subito. Inoltre, mi permetteva di iscrivermi sotto condizione, ovvero di iscrivermi a Settembre e laurearmi a Dicembre in triennale, perdendo di fatto tre mesi di lezione (che se le due università fossero state vicine non avrei perso, ma tant'è), che però ho recuperato praticamente subito.
Il costo della retta era di circa 2000€, suddiviso in due rate (che poi, l'anno seguente, sono diventate tre). Da quale che so, il costo è aumentato un po' e comunque varia da facoltà a facoltà, in base ai laboratori e altre cose simili.
Per dire, mio cugino, che fa veterinaria nella stessa università, pagava un pò più di me.
Ci sono comunque le borse di studio, che vengono erogate in base al reddito e che vanno mantenute, dando esami pari a un determinato numeri di crediti entro una determinata data. L'importo delle borse di studio è variabile, io per esempio avevo una compagna di università che prendeva circa 8000€ annue e aveva diritto allo studentato, che si paga (per chi usufruisce di borsa di studio costa davvero poco), ma che di fatto si può pagare con i soldi ricevuti dalla borsa di studio. Lo studentato fa risparmiare un bel pò, non solo perché costa meno di una stanza, ma perché è tutto compreso e non bisogna pensare alle bollette, alla manutenzione e via dicendo.
Il costo di una stanza singola va dai 300€ ai 380€ circa, mentre quello di una stanza doppia va dai 200€ ai 280€ circa (ci sono le eccezioni chiaramente): il costo ovviamente dipende dalla zona, dalla stanza e da una serie di altri fattori.

Essenzialmente, a Bologna c'è la parte dentro le mura e quella fuori le mura: io ho provato entrambe le soluzioni, abitando per un periodo dentro e per un periodo fuori, appena a ridosso della porta e, tornando indietro, sceglierei sicuramente di abitare fuori le mura perché le case sono più nuove, tenute meglio e più grandi. Se si va però troppo fuori, al costo della stanza bisogna aggiungere quello dell'abbonamento ai mezzi pubblici. Io mi muovevo a piedi e molto raramente ho preso i mezzi, quindi non ho mai avuto l'abbonamento.
Al costo della stanza, bisogna aggiungere le spese di condominio e riscaldamento (a meno che non siano comprese) e di solito é una mazzata perché quasi tutte le case che ho visto hanno il riscaldamento centralizzato in modalità caldo africano dal 15 Ottobre al 15 Aprile. Noi non avevamo modo di regolare il riscaldamento da dentro casa in alcun modo, per cui in casa c'erano fissi 32° e, con lo sbalzo di temperatura esterna, ero difatti sempre malata. Poi ci sono le spese di luce, gas, acqua e telefono fisso/internet e anche quelle non sono esattamente basse, visto che, soprattutto le bollette della luce sono quasi sempre altissime, vuoi perché in casa si è in tanti (noi eravamo in tre, ma trattandosi di tre stanze singole le luci erano di fatto sempre accese), vuoi perché magari si è meno attenti ai consumi di quando si diventa grandi.
E poi, bisogna pur mangiare: il mito per il quale gli studenti mangiano solo pasta scondita e scatolette di tonno io vorrei un attimo sfatarlo, visto che io ho mangiato tanto e bene durante i miei anni a Bologna, anche grazie ai pranzi e alle cene organizzati con i miei compagni di università che facevano invidia persino a MasterChef. Vero é che tutti avevamo i pacchi che ci mandavano i genitori (il mio coinquilino riceveva delle salsicce dalle Marche che me le sogno ancora la notte) e comunque tornavamo belli carichi di cibo da casa (per la cronaca, il pacco arriva ancora adesso che non sono più una studentessa).
Ci sono anche le spese relative ai libri. Bologna é piena di copisterie, ma c'è un tetto massimo di pagine che si possono fotocopiare, stabilito per legge, quindi molti testi sarà necessario comprarli e non costano poco.
E infine, ci sono le spese da sostenere per non stare sempre rintanati in casa: vuoi una birra, vuoi una qualsiasi altra cosa. Io ho passato serate bellissime in case altrui (a volte anche imbucandomi insieme ai miei amici) al costo di una bottiglia di vino (chiaramente non esattamente il miglior vino in circolazione) o serate seduta in piazza con la chitarra, tempo permettendo ovviamente.
Una cosa da non sottovalutare sono i costi da sostenere per tornare a casa: io, ai tempi, spesso prendevo la Freccia del Sud, un sudicio carro bestiame che da Bologna mi portava a Palermo in sole venti ore (se andava bene) alla modica cifra di 40€ e due panini portati rigorosamente da casa (l'alternativa era morire di fame). Talvolta, ho preso anche l'aereo, ma visto il poco preavviso con cui decidevo di tornare a casa. il treno rimaneva la soluzione più economica per una studentessa squattrinata.
Ad onor del vero, quasi tutte le persone che ho conosciuto, a Bologna avevano comunque un lavoro, per lo più in ristoranti, bar e pub di modo da non gravare troppo sulla famiglia. È abbastanza facile trovare lavoretti del genere visto il grande ricambio di studenti che c'é e visto il gran numero di locali.


Da un punto di vista umano, studiare a Bologna non ha prezzo: ad oggi credo sia stata una delle esperienze più belle della mia vita e tornando indietro rifarei la stessa scelta altre mille volte.


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domenica 23 agosto 2015

Le disgrazie non vengono mai da sole

In questi ultimi due giorni, sono stata presa da altro e mi ero quasi dimenticata di raccontare le mie disgrazie. E' che, davvero, io già non amo Agosto, ma quest'anno sembra quasi che la sfiga -o chi per lei- ce l'abbia un pò con me.
Io continuo a vivere secondo l'antica dottrina del ma che ce frega ma che ce importa, ma magari qualcuno si fa due risate leggendo le disavventure di casa mia.
Tolta la triste vicenda del portafoglio, passato lo spavento per l'aggressione, cercando di non pensare ad alcune problematiche un pò più serie di cui magari parlerò un'altra volta, questa settimana è stata, come dire, un pò curiosa. Davvero, non mi viene in mente un termine migliore di curiosa.


Dopo un periodo estremamente turbolento, sono rientrata a Milano.
Per carità, sono sempre di corsa, non ho molto tempo per me e non so nemmeno dove trovare il tempo per una telefonata a Fidanzato, ma questo è secondario.
E comunque, riusciamo lo stesso a sentirci.
Sono rientrata di sera, molto tardi, ho aperto la porta di casa -che poi, chiamarla casa è un termine davvero inappropriato- e mi è sembrato che la porta fosse chiusa in modo diverso da come l'avevo lasciata. Ma era passato un pò di tempo, ho avuto parecchi pensieri e quindi ho pensato semplicemente di essermi sbagliata.
E invece no. Vado in cucina per bere un pò d'acqua -io sono un pò cammello dentro- e mi accorgo subito che manca qualcosa: quattro sedie, per essere precisi, e che le finestre sono chiuse in modo diverso.
A questo punto, col cellulare in mano pronta a chiamare polizia, carabinieri, guardia di finanza, forestale e vigili del fuoco, faccio un giro e cerco di fare mente locale. Man mano, mi sono accorta di tutte le cose che mancavano, alcune di valore e altre probabilmente portate via solo per dispetto (cavolo ve ne fate di quattro sedie, per altro un pò bruttine?E soprattutto, ma possibile che nessuno si sia accorto di niente?). Ho rinunciato a chiamare le forze dell'ordine, almeno nell'immediato, e ho chiamato Madre e Fidanzato.
Per fortuna che la porta della mia camera da letto era chiusa a chiave perchè, davvero, se fossero state messe le mani nelle mie cose sarei potuta impazzire. Non che mi faccia piacere che siano entrati in casa, ma tant'è.
E quindi, oltre i già molteplici pensieri che avevo in testa, mi sono pure dovuta occupare di questa cosa, sperando che i colpevoli saltino fuori, anche se non nutro molte speranze e comunque so che non servirebbe a niente perchè le sedie probabilmente se le sono già rivendute (e vorrei tanto sapere quanti soldi ci hanno fatto) e il resto, beh, poco importa, non andrò di certo in rovina. Vuol dire che doveva andare così.
E poi dicono che non sono zen.


Passata l'arrabbiatura e la preoccupazione perché, di fatto, io non mi sento poi così sicura a stare da sola in una casa dove, a quanto pare, entrare è così semplice, una mattina mi sono svegliata e non ho più trovato le chiavi della macchina. Ricordavo di aver usato la macchina un paio di giorni prima, ma niente, sul resto tabula rasa. Non ricordavo dove fossero. Ho cercato ovunque, ma erano anche le sei del mattino e dovevo andare a lavoro, quindi ero estremamente agitata.
Io poi sono puntuale in modo maniacale e l'idea di non arrivare in tempo a dare il cambio al collega che faceva la notte mi ha agitata ancora di più. Quindi, essendo nota la mia sorprendente capacità di sviluppare pensieri intelligenti prima di una certa ora, sono uscita di casa e mi sono incamminata in direzione lavoro. D'altronde che volete che sia fare otto km a piedi, di prima mattina, senza aver preso nemmeno il caffè?
Ho chiamato in lacrime il collega che faceva la notte, ero proprio disperata, e immagino che anche a lui siano venute le palpitazioni quando gli è squillato il cellulare alle 6.20 del mattino e ha visto comparire il mio numero.
Come minimo, avrà pensato che ero in punto di morte e che sarebbe dovuto rimanere lì per ore, invece di andare a casa a dormire. E, oggettivamente, questa sarebbe stata la sua sorte se non mi avesse detto:"Calmati, ti do il numero dei taxi".
Collega santo subito. Io al taxi ci avevo pensato, ma col cervello lobotomizzato, non avendo il numero, non ho mica pensato, che ne so, di cercare su Google. No, io sono partita a piedi, in pellegrinaggio. Senza aver preso il caffè.

Ho chiamato il taxi, gli ho detto dov'ero e, nel giro di pochissimi minuti (ovvero il tempo di procurarmi della caffeina), è arrivato questo simpatico signore che aveva una voglia matta di chiacchierare.
"Qualcosa mi dice che sei in ritardo al lavoro"
"No, non sono in ritardo, è che non trovavo le chiavi della macchina e mi sono agitata"
"Se le hai perse, ti tocca spendere 100€ per rifarle + 100€ per cambiare le serrature"
QUANTO?????????
"Ma nella via che mi hai dato, c'è un'azienda? Perchè io questa via proprio non la conosco"
"Non la conosce perchè si c'è un'azienda, ma è una via piccolissima, ci siamo praticamente solo noi"
E poi ho aggiunto:"Ma non è la sede principale, eh" che sia mai che faccio fare brutta figura all'azienda che ha la sede principale in un posto fighissimo, ma che davvero più figo non si può.
"Che azienda è?"
Conto fino a dieci, se glielo dico mi dice UAUUUUUUUU (lo dicono tutti, non chiedetemi perché), se non glielo dico penserà che stiamo andando, che ne so, in un posto malfamato e magari mi scarica a metà strada. Quindi glielo dico.
"UAUUUUUUUUU"
Amico, se non dicevi uauuuuu, ti chiedevo di sposarmi. Davvero, eh.
Alla fine, con ben sette minuti di anticipo, mi ha mollata davanti al cancello nero del lavoro. Sempre sia lodato. Il tassista, ovviamente.
Il collega, sant'uomo, ha passato dieci minuti buoni a cercare di consolarmi perchè, nel frattempo, mi era tornata l'angoscia.

Ho potuto rimettermi alla ricerca delle chiavi perdute dopo ore, molte ore, ore in cui mi è passato in mente di tutto, ore in cui ho pensato che magari le avevo perse per strada e chi le aveva trovate aveva premuto il pulsante dell'antifurto a casaccio e aveva individuato la macchina, portandosela (no, non ho molta fiducia nel genere umano ultimamente), ore in cui pensavo a come andare al lavoro ad orari un attimo anomali senza rischiare di essere come minimo derubata e senza spendere lo stipendio in taxi.
Dopo ben due minuti di ricerca, le chiavi sono comparse dentro ad una borsa, quella che avevo l'ultima volta che avevo utilizzato la macchina. Dove ovviamente avevo cercato anche la mattina, ma giuro che non c'erano. O forse c'erano, ma io ero troppo agitata per vederle.
Mia madre, ovviamente, mi ha riso dietro per un'ora abbondante. 

Sottolineo che, durante la mia disperazione, sia mia madre che Fidanzato si erano offerti di pagare il taxi affinchè io non tornassi dal lavoro da sola in piena notte, visto che mi ero lamentata del fatto che era uno spreco prendere il taxi in attesa che mi spedissero (e arrivassero, che era la cosa che mi preoccupava di più) le chiavi di riserva. Avrei potuto dirgli che le chiavi non le avevo trovate e racimolare soldi con cui regalarmi una O Bag nuova, ma non l'ho fatto.
Mannaggia a me che non so dire le bugie. Ma tutto è bene, quel che finisce bene.

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venerdì 21 agosto 2015

Lettera aperta a Ignazio Marino

Buongiorno Ignazio,
sono una cittadina romana. Vivo a Roma da cinque anni, che non sono tanti, ma non sono neppure pochi. Non sono romana di nascita, ma considero Roma la MIA città, sarà che quando ero bambina e poi ragazza le mie estati le passavo a Roma perché mio padre lavorava a Tor di Valle e con la mia famiglia vivevamo a Ostia. Sono cresciuta al Luneur, mangiando la frutta dal fruttarolo di Viale Marconi, andando a mare al Kursaal, facendo shopping in Via del Corso e mangiando carbonara come se non ci fosse un domani.
Roma è la città del mio fidanzato, è la città che abbiamo scelto come casa nostra e sa, a me Roma piace tanto, mi piace il suo odore, i suoi colori, la sua storia.
E mi dispiace che oggi tutto il mondo ci stia ridendo dietro perché abbiamo permesso il funerale più ridicolo della storia. Io capisco che lei non ne sapeva nulla. Non metto in dubbio che nessuno abbia visto le carrozze trainate da cavalli, l'elicottero che gettava petali e la banda che suonava la colonna sonora de Il Padrino (che tra l'altro, è un bellissimo film che le consiglio di vedere qualora non l'abbia già visto).
È così imbarazzante che i giornali di tutto il mondo parlino di noi perché permettiamo che carnevalate del genere vengano organizzate nella città eterna.
Ma capisco che non sia un suo problema.
Capisco davvero che i suoi problemi siano altri, che Roma é una città molto grande e che sia difficile da amministrare. Capisco anche che i suoi predecessori abbiano creato dei buchi nel bilancio e che abbiano fatto degli errori.
E so che lei, appena eletto, si è subito adoperato per risolvere questi problemi. Come non dimenticare che la prima cosa che ha fatto è stata cambiare i sensi dell'area intorno al Colosseo e pedonalizzare i Fori Imperiali, mettendo quei giganteschi vasi di fiori? Siamo tutti consapevoli che il primo intervento di cui aveva bisogno Roma era questo.
So anche che lei ha fatto il possibile per ridurre il traffico, che a Roma è davvero una piaga, ha invitato tutti noi a muoverci con la bicicletta. È stata un'idea geniale, sa? D'altronde, si sa che Roma è piena di piste ciclabili comode e fruibili da tutti.
E so anche che è impossibile realizzare una rete di trasporti pubblici degna di una capitale europea che ospita ogni anno tantissimi turisti, oltre ai cittadini che si recano ogni giorno al lavoro, a scuola o da qualsiasi altra parte. D'altronde non esiste nessuna altra città al mondo estesa quanto Roma se non di più. Ed è risaputo che siamo la città al mondo con la più alta densità di popolazione.
Gli altri che ne sanno?

Sa cos'é?
Io ricordo benissimo che quando ero piccola, l'area davanti l'ippodromo di Tor di Valle, dove lavorava mio padre, ospitava un gigantesco campo rom. E ricordo anche che gli zingari rubavano le caprette dai box dei cavalli per mangiarsele arrostite.
Ricordo che ad Ostia, la fruttivendola sotto casa trovava spesso delle siringhe usate nella fontana dove lavava i suoi cocomeri.
Ricordo anche quando in occasione della grande nevicata (tre millimetri di neve) del Febbraio 2012, la città si è paralizzata e il suo predecessore ha pensato bene di mettere un bel po' di zingari nell'area dell'Ex Fiera di Roma. Io lavoravo lì accanto e da quel momento abbiamo iniziato a trovare le macchine spaccate.
E ovviamente questo non è colpa sua, quindi ha ragione: i problemi a Roma ci sono sempre stati.
E ci mancherebbe che così non fosse. E' una città enorme, con tantissime persone.


Ma sa, da quando c'è lei, Roma * peggiorata piano piano e io adesso non la riconosco più.
È una città sporca. Molto sporca.
Capisco che i cittadini non dovrebbero sporcare, dovrebbero avere più senso civico, ma anche pulire, ritirare l'immondizia e intensificare i controlli per evitare che ognuno faccia come gli pare non sarebbe una cattiva idea.
Roma puzza di piscio, sa? Io capisco che non é colpa sua, che lei probabilmente avrà sette bagni con i rubinetti d'oro massiccio, ma intensificare i controlli e punire chi fa i propri bisogni per strada non sarebbe male.
Si, lo so, i clochard ci sono sempre stati. Solo che io a Roma non ho mai sentito puzza di piscio come ultimamente. E non ho mai visto tante foto di gente che si lava, urina, defeca, fa sesso nella pubblica via come ultimamente.
Si lo so, che ognuno deve essere libero di esprimere il proprio io. Ci mancherebbe che così non fosse.
Non ho nemmeno mai visto tanti borseggiatori nella metro come ultimamente. Praticamente, tocca pregare di uscire vivi (e con il portafoglio) da Termini e non solo. Bisognerebbe andare tutti in Chiesa a pregare. Ma sa com'è, poi si rischia di trovare le chiese occupate.
Capisco anche che la delinquenza e la sporcizia non siano un problema importante.
Capisco che ci sono delle priorità, tipo quella di trasformare l'Eur in un quartiere a luci rosse. Sa, io sono d'accordo  con la legalizzazione della prostituzione, per tanti motivi. Ed è indubbio che a Roma sia pieno di prostitute, come d'altronde ovunque. Saremmo una città all'avanguardia se riuscissimo ad avere un quartiere a luci rosse, ma possibilmente non sotto casa mia. Perché poi magari diventerebbe pericoloso girare nel quartiere, che è uno dei quartieri più belli di Roma, e io capisco che non si potrebbe tenere sotto controllo la situazione per evitare eventuali problemi perché bisogna presidiare i vasi dei Fori Imperiali.
Capisco anche che tra le priorità c'era quella di aumentare il costo delle strisce blu perché bisogna incentivare l'uso dei mezzi pubblici. Io sono d'accordo con lei, pagherei oro per muovermi con i mezzi pubblici, sa? Ma se i mezzi pubblici non ci sono, cosa posso farci? E poi, le dirò, è abbastanza frustrante pagare il biglietto e poi vedere che i controllori non fanno le multe a chi il biglietto non ce l'ha o che si girano dall'altra parte se qualcuno salta i tornelli della metro.
Capisco anche che sarebbe ideale muoversi a piedi, che fa anche bene alla salute, ma sa, farsi quaranta km a piedi per andare a lavoro non è comodissimo.

Io capisco davvero che non c'é modo di far risplendere Roma.

Ma capisco anche che prima o poi scoppierà una rivolta popolare.
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mercoledì 19 agosto 2015

Tremate tremate, la ginnastica è tornata

E' finita l'estate.
O meglio, non è finita, ma sarà la pioggia di questi giorni, sarà che i Mondiali qualificanti sono sempre più vicini, sarà che si sono appena conclusi i P&G negli Usa, sarà che a me aspettare mi sta facendo venire l'ansia, ma toccava ridare un senso ai miei Mercoledì.
L'estate, in realtà, non si ferma un bel niente e tocca fare uno sforzo sovrumano per riuscire a capire come procede la preparazione delle nostre ginnaste. Ogni tanto, viene fuori qualche foto, qualche video di elementi nuovi e lì parte la paranoia perché una foto o un video possono volere dire tutto e niente. Magari è un elemento già stabile che verrà portato in gara oppure è ancora in fase iniziale e chissà se e quando lo vedremo in gara.


E poi c'è l'ansia che le ginnaste si facciano male perché aumentando i ritmi della preparazione, aumenta anche il rischio che si rompano qualcosa. E, a questo punto, se si rompono adesso, ciao Mondiale. 
E poi, dai, sono anche dotata di un pò di umanità e se si fanno male mi dispiace non solo per i Mondiali, ma anche per loro, sia per il dolore in sé, sia perché devono comunque rinunciare a una gara importantissima.
Fino adesso, non si è rotta nessuna, quindi l'unica cosa che possiamo fare è pregare. Accendere lumi se è il caso. Fare i fioretti. E ancora pregare.
Un'altra cosa che in genere si fa è controllare le circolari sul sito della Federazione Ginnastica, con le quali vengono annunciati i collegiali. Ovviamente, se disgraziatamente non dovesse comparire il nome di una ginnasta del giro della Nazionale è subito panico.
"Si è rotta?"
"Sta male?"

"Non la vogliono più in Nazionale?"

E poi guardare le altre. Questo si fa sempre, ma le americane hanno l'abitudine di fare la loro gara più importante proprio in questo periodo, quindi che fai? Non le guardi?
Nell'ordine la situazione va così:
-impazzire perchè non si trova lo streaming.
-gioire perchè si è trovato lo streaming.
-arrabbiarsi perchè lo streaming non è disponibile in Italia.
-tirare un respiro di sollievo perchè si è trovato comunque il modo di vedere il tutto.
-constatare che oggettivamente le americane non sono umane.
-consolarsi pensando che tanto è una gara nazionale e alle gare nazionali, si sa, volano i punteggioni.
-litigare con il prossimo perchè, si sa anche questo, le ginnaste americane o si amano o si odiano, quindi si creano le fazioni. A me piace questa. A me quest'altra. Rissa.
-fare il pronostico di quali ginnaste saranno in squadra e quali no. Altra rissa.
-concludere dicendo che tanto l'oro lo vincono comunque.
-iniziare a sperare che non abbiano un body rosa.
Bisogna anche guardare le gare junior estive che, si sa, loro sono il nostro futuro.
Quest'anno c'erano gli Eyof, l'anno scorso gli Yog, l'anno prima ancora sempre gli Eyof.
Rissa perchè le junior sono sempre un argomento molto delicato: alcune potrebbero non arrivare alla carriera senior per tanti motivi, in primis perchè potrebbero anche stufarsi e ritirarsi. E poi perchè sono pur sempre delle ragazzine molto giovani, che non hanno la stessa esperienza di gara delle compagne della nazionale maggiore.

Tea Ugrin - Trieste 2015
Esultare per il il calendario campionato di Serie A. No, davvero, non scherzo.
Ogni anno, quando esce il calendario, io sono sempre arrabbiata perchè a Roma non c'è mai una gara, però di solito ce n'è sempre una a Firenze, quindi almeno per una riesco a non dover fare otto miliardi di km.
L'anno prossimo il calendario di Serie A sarà questo:
12-13 febbraio, RIMINI
4-5 marzo, ANCONA
1-2 aprile, ROMA
6-7 maggio, FIRENZE
Quando l'ho letto, ho pensato ad uno scherzo. Poi ho approfondito la questione e ho scoperto che non solo la terza tappa è a Roma, ma è anche sotto casa mia. No davvero, posso andarci a piedi. Posso anche andare a fare la pipì a casa invece che ai bagni del posto. Fidanzato può salutarmi dal terrazzo. Anche il cane può salutarmi dal terrazzo.
A questo punto, ho telefonato a chiunque, mandato sms anche agli sconosciuti.
"Mammaaaaaaa, è successa una cosa fantastica!!!"
"Ti hanno promosso ad amministratore delegato?"
"No, c'è' la Serie A a Roma"
"Ma di cosa?"
"Ginnastica"
"Ah"
Ok, proviamo ancora.
"Fidanzatooooo è successa una cosa fantastica"
"Cosa?"
"Fanno la Serie A a Roma!!"
"Ginnastica?" (lui si che mi capisce)
"Si, non sei felicissimo?"
"Dove?"
"Al Palalottomatica"

"Ottimo, così ci vai a piedi e ti vedi direttamente lì con le tue amiche matte come te e io non devo guidare in giro per l'Italia per accompagnarti"

Fidanzato ingrato. È grazie a me se sai tutto della ginnastica. Io ti ho istruito, io ti ho fatto vedere video per ore ed ore, io ti ho tolto l' uso di pc e tv in occasione di tutte le gare più importanti dandoti la possibilità di dedicarti ad attività più salutari, io ti ho portato in giro per l' Italia per vedere la ginnastica, io ho appeso il gagliardetto della Fgi in salotto, io ho tapezzato la cucina di ritagli di giornale delle medaglie. E tu non gioisci con me?
Passiamo alle amiche della ginnastica che loro si che possono capirmi. Di Roma però ce n'è una sola. Le altre ovviamente sono disperate per la mancanza di tappe a Milano o a Torino o da qualsiasi parte un attimo più vicina.
"Vi ospito io a casa mia, tutte"
E infine, tormentare il prossimo. Io passo l'estate a mandare messaggi vocali su Whatsapp alla amiche. Ore e ore di messaggi vocali a parlare di ginnastica. Incontri organizzati da una parte all'altra dell'Italia perchè così stiamo insieme. E parliamo di ginnastica. Di elementi. Di esercizi.
Perchè, l'avevo già detto, da qualche parte nel mondo, c'è sempre qualcuno che ti capisce, anche se sei squilibrato.


Le foto del post sono di Ginnastica Artistica Italiana.

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lunedì 17 agosto 2015

Cosa cerca la gente su Google #2

Consueto appuntamento con le ricerche che portano la gente sul blog.
Se vi siete persi la scorsa puntata cliccate qui.


-Quando si risolve megavescica.
La scorsa volta qualcuno cercava come si risolve megavescica. Mi vien da pensare che sia la stessa persona che ha finalmente risolto. Ci dici anche come?

-Figli unici da vecchi.
I figli unici non invecchiano, posseggono l'elisir dell'eterna giovinezza, che non lo sai?

-Il lavoro non nobilita nessuno.
Un pò di sano ottimismo non farebbe male, davvero. E poi, a casa tutto il giorno, che fai?

-Essere mamma su Facebook.
In che senso? Si possono fare i figli su Facebook?

-Quanto costava Crystal Ball 20 anni fa.
Non ne ho idea, ma immagino 1000 o 2000 £. Qualcuno lo sa?

-Non avendo il biglietto del tram è stato multato.
Pensa, a me mi hanno multata avendolo, figuriamoci non avendolo.

-Italo treno ricapita.
Non ho capito nemmeno questa. Ricapita in che senso?

-Non sopporto i cani (anche nella variante non sopporto i cani in casa).
Sei nel posto sbagliato, io li amo, in casa e fuori casa.

-Te lo regalo.
Grazie, fa sempre piacere ricevere un regalo. Ti mando il mio indirizzo?

-C'è un motivo per non avere Whatsapp.
La ricerca originale era c e senza apostrofi e accenti, quindi direi che iol motivo per non averlo è che non sai scrivere in italiano e a me verrebbe l'orticaria a leggerti.

-Perché ti fanno i contratti di un mese.
Bella domanda. Io penso che è per evitare di prendere fregature quando si assume qualcuno e poi, se non va bene, non si riesce più a licenziarlo, ma di questa cosa se ne sta un tantino abusando.

-Santa Rosalia non esiste.
Ma come ti permetti? Certo che esiste, ohibò.

-Ti regaliamo un fratellino.
Per curiosità, dove si comprano i fratellini? C'è un negozio apposito o basta andare al centro commerciale?

-Turni di notte in linea tempo che non passa mai.
In linea in che senso? Comunque, suvvia, lo sanno tutti che il turno di notte è il più bello in assoluto. E se guardi sempre l'orologio, il tempo non passa nemmeno di giorno.

-Quando hai il lavoro bisogna tenerselo.
Bravo amico, molto saggio. Mi dici anche come si fa?

-Professoressa pancia scoperta.
E ci pensi in piena estate alla professoressa? Comunque, ai miei tempi le professoresse erano disposte a uccidere se beccavano una pancia scoperta, ma forse sono vecchia e le cose sono cambiate.

-Come far capire alla madre mi fa capire che vuole farsi leccare i piedi e svezzare il figlio.
Questa non la commento. Ho perso le parole. E no, non ce le avevo qui un attimo fa.


Queste ricerche mi hanno lasciato perplessa, forse sono stupida, ma non ci ho capito granché, davvero.
Vi prego, ditemi cosa significano perchè io proprio non ci arrivo.

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sabato 15 agosto 2015

Fare la carta d'identità a Roma

É successo che il mio portafoglio sparisse, volatilizzato nel nulla.
La cosa mi ha disturbata non poco e non per i soldi -visto che dentro c'erano circa 15€ e qualche spiccio- ma per il portafoglio in sé (chi mi conosce lo sa che ho una mania per Alviero Martini e ho tutto di quella marca compreso il portasigarette) e soprattutto per documenti, bancomat, carte di credito e quant'altro.

Bloccare e riavere bancomat e carte é di una semplicità impressionante visto che nel momento stesso in cui chiami per bloccarle ti danno un codice blocco (che i carabinieri, all'atto della denuncia, mi hanno chiesto) e ti chiedono se le vuoi rispedite. E anche lì, certo che le voglio rispedite, che faccio, mi do al baratto?
La carta d'identità invece é stata il mio cruccio perché mi serviva nell'immediato e no, non potevo farne a meno. Quando il carabiniere mi ha informata (che poi, io già lo sapevo, ma sai mai che nel frattempo qualcosa è cambiato) che non c'era modo di rifarla a Milano, ma dovevo farla a Roma mi è venuta l'ansia. Carta d'identità da rifare a Roma la settimana di Ferragosto con urgenza mi sembrava praticamente un incubo.
Non mi sono persa d'animo e ho preso un FrecciaRossa all'alba in prima classe area silenzio (e non perché me la tiro, ma perché c'era solo quello) confidando nel fatto che scendendo dal treno prestissimo, sarei potuta correre in Comune a fare sta benedetta carta d'identità e poi usarla per quello che mi serviva. CON URGENZA, tengo a sottolineare.
E invece no. A Roma non puoi più andare in Comune e fare con urgenza la carta d'identità (o quanto meno, non puoi farlo nel mio municipio), ma devi prima registrarti al sito del comune e prenotare il tuo appuntamento scegliendo il servizio del quale vuoi usufruire. Il che é davvero un'ottima idea, ma non se hai fretta e nemmeno se hai 75 anni e non sai come funziona un pc (io penso a mio padre o a mia suocera che è vero che hanno i figli tecnologici, ma perché renderli completamente non autosufficienti pure per queste cose?). A quel punto, mentre fai il log-in devi pregare tutti i santi che ci sia posto in fretta perché probabilmente non sei l'unica persona al mondo che ha necessità del servizio anagrafe di Roma, ma tant'é.
Quando sono arrivata al punto di scegliere l'orario, dopo aver compreso che della mia urgenza non fregava nulla a nessuno, è stato molto divertente constatare che gli orari sono solo dispari: 9.56; 10.23; 14.12 e via dicendo. Ma perché?


Arrivato il giorno e l'ora del mio appuntamento (e meno male che è la settimana di Ferragosto perché di solito, pare, ci vuole parecchio per averlo, mentre io l'ho avuto quasi subito), Fidanzato mi ha portata al Comune, che è in un posto orrendo e abbiamo fatto le foto alla macchinetta appena fuori l'ingresso. Foto ovviamente orribili, ma va bene così. D'altronde io avevo fretta.
Pago i 10,58€ perché se la perdi o te la rubano paghi di più -per la serie cornuto e mazziato- e aspetto.
Nel display, per farti sapere che è il tuo turno, visualizzano il codice fiscale che, ora, io non vorrei davvero fare polemica, ma se sei maniaca come me che calcolo codici fiscali a chiunque (e ho pure imparato a memoria il meccanismo dell'ultima lettera), la privacy che tanto decantano (e della quale, per la cronaca, a me non frega un tubo) se ne va un attimo a farsi benedire.
E finalmente andiamo allo sportello con foto, copia della denuncia, modulo compilato, ricevuta del pagamento e a questo punto uno dovrebbe avere la carta d'identità.
E invece no.
"C'è un errore nella variazione di residenza, sono venuti i vigili e hanno dato esito negativo"
"Prego?"
"Si, perché lei ha da poco cambiato residenza da altra regione"
"Ehm, veramente no: ho cambiato residenza, ma Roma su Roma e comunque qualche mese fa"
"Allora, non è un cambio di residenza. E' un cambio di abitazione"
"Ah ok, bene. Ma comunque era Roma su Roma"
"E' un cambio di abitazione, non di residenza"
Quello che vuoi, amica. Io voglio la carta d'identità. Con urgenza.
Chiama la collega, poi l'altra collega, poi il Papa. Borbottano e snocciolano sigle mai sentite (e giustamente direi, è il vostro lavoro, non il mio).
"Ah siiiiii: c'era un errore nel sistema, ha ragione".
E vorrei ben dire, lo saprò dove abito e dove non abito.
"Questo taglio di capelli nella foto tessera non va bene"
"Prego?"
"Il taglio di capelli non va bene, dovrebbe rifare le foto"
La guardo, penso che non è molto comodo andare dal parrucchiere, cambiare look, rifare le foto e tornare lì (e soprattutto: io questo taglio di capelli ce l'ho da quando avevo diciotto anni, visto che non ho grande scelta a causa dei 12 kg di lana merinos che mi ritrovo in testa e di foto tessere ne ho fatte decine).
"Eh, guardi a me va bene questo taglio di capelli"
"Sicura?"
"Sicura"
Passiamo avanti: indirizzo, altezza, capelli, occhi, segni particolari. Tutto bene, pure se mi sono regalata un centimetro perché pareva brutto mettere 1,69 cm.
Stato civile: ho barrato la casella in cui dichiaro che non voglio che venga messo nella carta d'identità. E non per chissà quale motivo, ma perché poi nel frattempo mi sposo e io sono pignola su queste cose, quindi tenermi dieci anni una carta d'identità con scritto nubile e invece sono sposata, mi darebbe fastidio.
"Lei è nubile?"
"Si"
"Sicura di non volerlo mettere?"
Sorrisino ammiccante.
"Si"
Lavoro: per facilitarle la vita, avevo scritto tecnico di regia tv che alla fine va bene uguale.
"Questo lavoro nel sistema non ce l'abbiamo"
"E allora metta tecnico di emissione video"
"Non ce l'abbiamo"
(Lo immaginavo, te l'ho detto apposta)
"E allora cosa avete?"
"Posso mettere impiegata"
"No, non mi piace"
"Non sei impiegata in un'azienda?"
Nel frattempo, Fidanzato sperava si aprisse una voragine sotto i suoi piedi e io invece insistevo che no, impiegata non lo voglio e lui mi diceva di fare mettere impiegata e basta.
La tizia intanto cercava man forte:"Ce l'ha con noi impiegati"
"Lui fa il mio stesso lavoro"
E io me la tiro, faccio la figa, quando la gente dice "oooooooo che figata!" in fondo mi piace.
A me impiegata fa pensare agli impiegati comunali che hanno da ridire sui tagli di capelli altrui e mi viene la tristezza, che ci posso fare?
"Ok, non metta niente"
"Suo padre come si chiama?"
Glielo dico.
"Sicura?"
Se mia madre non mi ha detto una bugia, si. Che ti devo dire?
Finalmente stampa la carta d'identità, mi fa firmare e me la consegna.
Fidanzato, scappiamo prima che ci ripensi.
Qualche giorno prima, il mio capo mi aveva detto:"Ci vuole un attimo a fare la carta d'identità" mentre io mi lamentavo come se non esistesse un domani.
"Non a Roma, capo, non a Roma"
Forse me la sono tirata.
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