mercoledì 29 aprile 2015

Quella pioggia di medaglie mancata ovvero ci rifaremo la prossima volta

E alla fine la pioggia di medaglie europee c'è stata. Medaglie di legno per essere precisi.
Ogni volta, faccio sempre lo stesso errore: non sto zitta. Dovrei stare zitta e ricordarmi che la scaramanzia è importante.
Dicono che non bisogna farsi aspettative, ma per chi è squilibrato è estremamente difficile, soprattutto se sai che quelle medaglie le potevi vincere.
Medaglie di qualsiasi colore, non faccio mica disparità. Andava bene qualsiasi cosa.
Poi, se magari la medaglia era d'oro e in premiazione suonava l'inno nazionale italiano non è che mi faceva schifo, eh.

La ginnastica artistica è uno sport complicato -ma immagino che un tifoso di qualsiasi altro sport direbbe la stessa cosa- perché in gara può succedere di tutto: può succedere che una ginnasta che ha sempre eseguito tutto alla perfezione sbagli, può succedere che una ginnasta che sbaglia sempre faccia la gara della vita, può succedere che la giuria si sbagli, può succedere che caschi un meteorite in campo gara, l'invasione aliena e via dicendo.
Insomma, fare pronostici è davvero difficile. Si può sperare, pregare, fare gli scongiuri, fare un salto, farne un altro, ma la certezza del risultato è praticamente impossibile.
Ok, mi direte voi: può succedere la stessa cosa in qualsiasi altro sport, ma ecco, ognuno guarda il proprio orticello e quindi io guardo la ginnastica e mi limito a pensare a quella.


La finale AA era assolutamente alla nostra portata: Erika Fasana, classe 1996, un' olimpiade alle spalle, è oggettivamente una ginnasta forte. Piano piano, si è ripresa da un infortunio che l'aveva costretta a stare ferma per parecchio tempo, è migliorata sempre di più, ha aggiunto difficoltà, ha lavorato ed è arrivata a livelli altissimi.
Era lecito quindi sperare in una medaglia.
Durante la finale, Fidanzato ha acceso la tv e mi ha mandato un messaggio che diceva più o meno: Erika è prima, è in testa all'AllAround. Era solo la classifica il primo attrezzo, ma vi assicuro che vedere una ginnasta italiana in testa a quella classifica, fa venire il magone, i brividi e l'ansia.
L'ansia perchè sai che sei lì e te la puoi giocare, ma può succedere di tutto.
E poi, dai, è commovente che Fidanzato ormai consideri le ginnaste sue amiche.
Non si ricorda a memoria il mio numero di cellulare, ma conosce benissimo nome, cognome e atrezzo di punta di tutte le ginnaste italiane, allieve e junior comprese.
E no, ovviamente non l'ho costretto a impararli. Non lo farei mai.
Costringerlo a guardare la ginnastica io? Ma vi pare?
Alla fine Erika era quarta. QUARTA. Non quinta, sesta o decima, ma quarta. Il che significa che la medaglia ci è sfuggita per un soffio: bastava un piccolo errore di qualuna delle tre ginnaste che ci precedevano e il podio era nostro.
Ok, non si spera nelle cadute altrui, non si spera che qualcuno metta il sapone sulle parallele o che la pedana del corpo libero si deformi improvvisamente, ma tant'è.
Essere sportivi prima di tutto. Non si mandano le macumbe. O se si mandano, poi si nega fino alla morte di averlo fatto.
Chiuso il capitolo finale AA, si passa al capitolo finale al corpo libero. Anche questa assolutamente alla nostra portata.
Ovviamente, siccome sono una persona estremamente fortunata, la tv e lo streaming hanno deciso di abbandonarmi esattamente un minuto dopo la fine della finale a trave, quindi un attimo prima che iniziasse la finale a corpo libero con la nostra Erika.
Esiste un momento, quando guardi una finale, in cui ti rendi conto che la medaglia non la vincerai.
E' una cosa estremamente difficile da spiegare, ma giuro che è vera: vedi gli altri esercizi, fai due conti e lo capisci. E quando lo capisci, ovviamente, da bravo squilibrato, cerchi di convincerti che stai sbagliando, che Dio Tsukhara stavolta ti assisterà e che la pedana si deformerà.
Quarto posto anche qui. Medaglia di legno.

Ottimo risultato, eh. Quarta ginnasta in europa e quarta ginnasta al corpo libero è comunque un ottimo risultato. E non sto scherzando.
I risultati vanno visti in un'ottica ampia e vanno valutati a freddo. E essere quarte su ventiquattro su quattro attrezzi significa essere oggettivamente forti.
Portare due diagonali a corpo libero di difficoltà H -le difficoltà partono dalla lettera A che è la più bassa e no, non arrivano alla Z- significa essere dei mostri.
E la maledizione della medaglia di legno va accettata con sportività. Preparando il sapone per la prossima gara, ovviamente.
La maledizione della medaglia di legno ci ha colpiti per anni. Abbiamo un ginnasta, di cui sono perdutamente innamorata, che ha preso più legni di qualsiasi altro ginnasta al mondo: legni olimpici, legni mondiali, legni europei, legni al campionato dell'oratorio. Milioni di legni. Roba che ogni volta che sale sull'attrezzo nella mia mente appare una distesa di assi di legno gigante.
Stavolta ha preso il bronzo. La maledizione è finita. E speriamo che adesso non colpisca qualcun altro perché non ce la potrei fare a sopportarlo.
E poi, non è che i legni li ha presi solo lui. Del legno olimpico di Vanessa Ferrari ve ne avevo già parlato, no? E non è solo quello. Se mi ci metto, ne conto parecchi, ma preferisco non ricordare.

Martina Rizzelli
E poi, insomma, ve l'ho già detto che io sono affezionata alle ginnaste come se fossero amiche mie, quindi ho pianto di gioia per Martina Rizzelli che, dopo qualche piccolo problema, si è finalmente riscattata: nono posto AA e quinto posto alle parallele. Mica pizze e fichi!
Si è vero, fino a un secondo fa mi sono lamentata per i due quarti posti di Erika, ma che fan squilibrata sarei se fossi coerente? E poi, dipende dai casi.
Ci sono casi in cui un quarto posto ti sta stretto e altri casi in cui un quinto posto brilla come l'oro.
Non pretendo che qualcuno comprenda il mio ragionamento che ovviamente è giusto e basta, senza se e senza ma, ma sono felicissima e va bene così.
Martina farà grandi cose, io l'ho sempre detto. E se lo dico io, che sono una ginnasta da divano di alto livello, potete crederci.

È iniziato ufficialmente il conto alla rovescia per i Mondiali che saranno a Ottobre. Sei mesi di attesa. SEI MESI.
Arriverà un giorno in cui il mio cuore non reggerà più e morirò d'infarto. E che io, a ogni Europeo, a ogni Mondiali, non vi dico poi le Olimpiadi, faccio il pieno di emozioni, positive e negative.
Sono talmente stanca - mentalmente eh, mica ci salgo io sugli attrezzi- dopo un Europeo che devo prendere due settimane di ferie per riprendermi, manco la gara l'avessi fatta io.
Ma nonostante tutto, non mi stanco mai di seguire questo sport meraviglioso. E anzi: iniziate a seguirlo anche voi se ancora non lo fate. Non ve ne pentirete.
E per le medaglie, beh, ci rifaremo la prossima volta. Ci potete scommettere.

Le foto del post sono di Silvia Vatteroni e di Filippo Tomasi.
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martedì 28 aprile 2015

Differenze tra i venti e i trent'anni ovvero come sono diventata vecchia senza accorgermene

Cinque giorni fa è stato il mio compleanno: ho compiuto 29 anni, il che mi ha causato un disagio psicologico non indifferente.
Al lavoro abbiamo una reception aperta h24 e il portiere di notte mi ha detto: "Ma dai, avrai al massimo 20 anni, sei così piccola".
Capita spesso: una volta ho provato a comprare del tabacco e non c'è stato verso di farmelo vendere finché non ho mostrato il documento. E non un documento qualsiasi, ma la patente già rinnovata, a riprova degli anni che passano.
Insomma, potete anche dirmi che dimostro molti meno anni di quelli che ho, ma io i miei quasi trent'anni me li sento tutti. E l' ultimo compleanno con il 2 davanti mi ha dato la botta definitiva.


A 20 anni pensavo di avere in mano il mondo. Sono grande. Una persona adulta, capace di sbrigarsela da sola.
A 30 anni, i ventenni mi sembrano dei ragazzini e, ripensando ai miei vent'anni, beh, ero ragazzina anche io.

A 20 anni dormivo due ore a notte ed ero fresca come una rosa. Studiavo, uscivo, facevo le cinque di mattina e poi andavo dritta all' università. Non contenta, poi andavo a lavoro e la sera uscivo di nuovo.
A 30 anni, se non dormo dieci ore a notte mi viene il cagotto, l' influenza, la febbre gialla. E poi muoio.

A 20 anni mi piaceva andare a ballare e non mi fermavo mai.
A 30 anni in discoteca non ci metto piede manco pagata, la musica alta mi fa venire le allucinazioni. "Andiamo in un pub silenzioso, senza musica che altrimenti non si può parlare". Oppure stiamo a casa, organizziamo una bella cena, con tre antipasti, primo, secondo, contorno, cinque tipi di dolci. Anche sei tipi di dolci, l' importante è che stiamo a casa.

A 20 anni se mi chiamavano a mezzanotte passata per uscire, mi vestivo e in un attimo ero fuori.
A 30 anni, se mi chiamano dopo le 21, sono già sotto al piumone, anche se è estate e ci sono 40°.

A 20 anni la fatica fisica non esisteva.
A 30 anni, dopo aver sollevato un mobile, mi fa male la schiena. "Sai, io ho fatto un incidente pazzesco nove anni fa, la sera della finale dei Mondiali di calcio, mi si è spostata una vertebra". E siccome sta vertebra  è stronza, all' epoca non faceva male. Quando ho compiuto 28 anni ha deciso che doveva manifestare tutto il suo disagio per essersi spostata anni prima.

A 20 anni mangiavo insalata tre giorni e dimagrivo dieci chili. Poi mangiavo schifezze per i restanti 362 giorni dell' anno e non prendevo un etto.
A 30 mangio insalata tutto l' anno e ingrasso un chilo al mese.

A 20 anni mangiavo con le mani, in mezzo al bosco.
A 30 anni ho il servizio di piatti buono, le posate coordinate, i bicchieri di cristallo.

A 20 anni, mia madre mi sembrava un pò strana.
A 30 anni sono la sua copia esatta, con i capelli marroni invece che biondi.

A 20 anni, urlavo al mondo:"io il colore ai capelli non lo farò mai".
A 30 anni, ogni tre mesi mi guardo disperata allo specchio e corro a fare il colore come se non esistesse un domani. Forse i capelli si rovineranno, ma i capelli bianchi non li posso soffrire.

A 20 anni, il mio guardaroba contava capi che manco le Spice Girls.
A 30 anni, abbino persino le mutande. Colori sobri, roba calda e che mi copre i reni se no mi ammalo. E poi muoio.

A 20 anni potevo fare le vacanze in campeggio o negli ostelli di dubbia pulizia in Irlanda.
A 30 anni solo l' hotel con prima colazione che non ce la posso fare a uscire se prima non ho bevuto la mia tazza di latte e caffè e mangiato i biscotti integrali con il miele sopra.
Fighissima la colazione internazionale, ma se mangio uova e bacon alle sette di mattina mi vengono le coliche. E la gastrite. E poi il colesterolo sale. E poi muoio.

E comunque non mi dispiace avere trentanni: ho un lavoro che mi piace, un fidanzato meraviglioso, una casa che Pinterest mi fa un baffo e sono felice, immensamente felice (e anche estremamente antipatica a scrivere queste cose che poi, dai, sembra che me la tiro).


L'illustrazione è di Sveva De Angelis Coccanari.
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domenica 19 aprile 2015

Gli anni passano e non tornano più ovvero com' erano belli gli anni dell' università

Siamo cresciuti. Siamo diventati grandi, abbiamo tutti trent'anni o quasi. Io sono la più piccola di tutti, ma i trenta arriveranno anche per me.
Lavoriamo tutti, chi è stato più fortunato, chi un po' meno, ma bene o male un lavoro l' abbiamo tutti.
C' è chi si è sposato, chi sta per farlo, chi ha comprato casa, chi ha avuto figli, chi ha perseverato con la carriera universitaria, chi è andato all' estero.

Gli anni a Bologna sono stati i più belli della mia vita. Eravamo una classe molto unita, ci piaceva definirci la classe delle medie.
La leggenda narra che al Dams di Bologna ci siano i punkabbestia, i tossici, gli alcolisti e gente brutta e cattiva da non mettersi in casa. Io i punkabbestia non li ho mai visti, ma piuttosto ho visto tutta gente con un gran cervello, persone normali con una vita abbastanza normale.

Un paio di giorni fa, in una piovosa Milano, ho passato il pomeriggio con un paio di vecchi compagni dell'università. Ed é sempre tutto uguale: si è creato un gran legame, ci si vede poco perché siamo sparsi per il mondo, ma quando ci si vede sembra ieri che ci siamo lasciati.
Sono passati anni da quel periodo, eppure sembra ieri.
E ogni volta che ci penso mi viene la malinconia.

Feste su feste rigorosamente a tema, i Martedì della messaggeria al Transilvania (locale che, per altro, non esiste nemmeno più), le serate al Pratello a non far nulla, ma felici con un bicchiere di vino in mano, il concerto di Little Tony, il viaggio della speranza a Dublino (che poi, non era esattamente un viaggio della speranza, ma il tubercolotico non l' ho mai più dimenticato).
E potrei andare avanti per ore.


Malinconia. Ma sarà che i trenta si avvicinano, sono spuntati i primi capelli bianchi e sono consapevole che quegli anni non torneranno più.
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mercoledì 15 aprile 2015

Di brividi e amaro in bocca ovvero anche se la diretta non c'è non mancano le emozioni

Ho spiegato qual è il mio lavoro giusto un paio di giorni fa.
Insomma, qualche emittente televisiva l'ho girata e ho avuto modo di vedere palinsesti interessanti e altri giusto un attimo improponibili. Di ginnastica, in questi palinsesti, non c'è mai stata traccia.
Siccome sono una gran rompiscatole, ho molestato i miei capi con domande tipo: "Perché non compriamo i diritti per trasmettere la ginnastica artistica?". COMPRIAMO. Come se i soldi per questo affare ce li mettessi io.

La dura verità -alla quale ad un certo punto mi sono dovuta rassegnare- è che esiste un ufficio apposito che si occupa di queste cose: diritti, palinsesti e roba simile. Ed è evidente che a loro la ginnastica non interessi.. ammesso che sappiano che esista.
Di sicuro, nelle emittenti televisive dove ho lavorato io che la ginnastica esiste lo sanno visto che ho molestato e tormentato tutti i colleghi affinché si convertissero. Poi, probabilmente, non li ho formati nel migliore dei modi se ormai dicono frasi tipo "gufiamo, malediciamo, facciamo i riti woodo" o " i giudici sono cattivi".
Per ovviare al problema, ci ha pensato la Federazione Ginnastica che ci garantisce una visibilità maggiore rispetto al passato.
Il prossimo obiettivo, per il quale prometto che mi impegnerò personalmente, è garantire una copertura h24 su tutti i canali..solo ginnastica in tv, in tutti i canali. Ginnastica Channel è il mio sogno. Poi Ginnastica Channel 2, 3, 4 e via fino all' infinito. Dai, crediamoci,che sognare non costa nulla.


Oggi poi è stata una giornata di sclero, una di quelle giornate in cui avrei avuto tanto bisogno di una diretta.
Mi sono svegliata, ho acceso il cellulare e ho iniziato a farneticare. Oggi è il giorno delle Wag qualifications che, per chi non lo sapesse, sono le qualificazioni femminili. E non qualificazioni qualsiasi, ma quelle degli Europei.
Nella mia nuova casetta di Milano non c' è ancora il wifi quindi niente pc per controllare e ricontrollare i punteggi live.
Ma non sono l' unica persona problematica al mondo e mi ha salvata un'amica che, in barba alla sua capa, ha controllato tutti i punteggi e mi ha tenuta informata. Whatsapp è un grande invenzione, sappiatelo!

Italiane nella prima suddivisione: Carlotta Ferlito, al rientro nelle competizioni internazionali che contano, e Martina Rizzelli.
Obiettivo: finale alla trave per Carlotta e , magari, finale alle parallele per Martina. Io ho predetto una pioggia di medaglie, lo so, ma se prima non ci qualifichiamo, non possiamo nemmeno giocarcele le medaglie. Ma non si può cambiare il regolamento e scrivere che le italiane vanno dirette in finale per evitare crisi compulsive alle povere fan come me che, prima o poi, avranno un collasso cardiaco?
Alla fine di questa suddivisione, i loro punteggi non erano male, almeno agli attrezzi che ci interessano, ma nemmeno così alti da farci dormire sonni tranquilli.
E ci aspettavano ancora quattro suddivisioni. Sapremo solo stasera. Otto ore di ansia e morsa allo stomaco. 
E poi è iniziata la seconda suddivisione: altre due italiane, Erika Fasana e Vanessa Ferrari.
Immaginate lo stato d' animo con cui si segue una suddivisione dopo aver letto che Erika è tra le favorite per una medaglia AA. Non che io non creda nelle sue potenzialità, ma ci sono cose che non si dicono per scaramanzia. È importante la scaramanzia. Molto importante.
E immaginate anche che l' inizio della seconda suddivisione coincida con l' orario in cui dovete uscire per andare a lavoro. E, si sa, mica si può guidare la macchina guardando il cellulare per controllare i punteggi.
E poi arriva quel messaggio, dalla santa amica che da tutto il giorno ti tiene informata su quello che succede: il punteggio di Vanessa al corpo libero è basso e rischia di non entrare in finale.
Siccome lo squilibrio in questi mesi non è passato, c' è mancato poco che scoppiassi a piangere.
Il resto del mondo ha comprensione per quelli come noi, invasati che nonostante le avversità continuano ad aggiornare i siti per vedere punteggi, e vista la mia faccia da funerale i colleghi mi hanno proposto di vedere la gara di qualifica invece di lavorare.
"Ma la diretta non c' è!!"
"Nemmeno streaming?"
"No, niente diretta"
"Ti siamo vicini in questo momento difficile".


Fine della seconda suddivisione.
Quattro italiane tra le prime sette ginnaste.
Ma non è finita.
Il criterio con cui si accede alle finali è questo: 24 ginnaste in finale all around e otto ginnaste in ogni finale per attrezzo, ma massimo due ginnaste per nazione.
Ed ecco: il top sarebbe piazzarsi in cima alla classifica (o meglio alle varie classifiche) con punteggi stratosferisci e stare tranquilla, ma a noi piace l' ansia. Ci piace proprio. Sereni per l' AA, ma in ansia per gli attrezzi.
Quindi per essere tranquilli bisogna attendere la terza e la quarta suddivisione.
Quattro ore di crisi isteriche. Quattro ore di controllo frenetico di tutti i siti esistenti.
Respirare. Fare un corso rapido di controllo dell' ansia -possibilmente della durata massima di dieci minuti- e aspettare.
Le ore, in certe occasioni, sembrano giorni. E quando sta per arrivare la fine, i minuti sembrano anni.
E si inizia a impazzire.


Quando mancano poche ginnaste e sai che la finale è lì, a un passo, cominci a sperare in silenzio. Perchè se lo dici ad alta voce potresti portare sfiga.
Noi piazziamo due ginnaste nell' all around, Erika Fasana e Vanessa Ferrari, ma questa è una delle poche cose di cui eravamo sicuri.
Piazziamo una ginnasta nella finale a corpo libero, Erika Fasana e c'è l'amaro in bocca per la mancata qualificazione di Vanessa Ferrari, campionessa europea in carica.
Amaro in bocca anche per la finale a trave e per Carlotta Ferlito, che meritava di stare dentro. Lo meritava davvero. E anche se si sa che il tifoso della ginnastica è sportivo, posso dirlo che non mi farebbe schifo se un paio di ginnaste si ritirassero da questa finale di modo che Carlotta, seconda riserva, possa fare la finale che merita?
E infine, ci sono i brividi: la finale più inaspettata, la finale che fino all'ultimo tutti abbiamo pensato che non potesse essere. E il mio pensiero va a Martina Rizzelli che conquista una finale a parallele che vale un oro, almeno per me.
Adesso aspettiamo per goderci le finali.
E, se la ginnastica porta squilibrio mentale, adesso sapete che può portare anche delusioni, ma soprattutto può portare una grande, immensa felicità.


Le foto del post sono di Filippo Tomasi e di Folco Donati.

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martedì 14 aprile 2015

Un tuffo nel passato

Ovviamente a Milano mi serviva una casa, possibilmente in una zona ben servita dai mezzi visto che odio prendere la macchina, in un quartiere decente, a un prezzo non troppo elevato, cosa che, a meno di un mese dall'Expo sembrava abbastanza improponibile.
Aggiungeteci poi che io ho saputo di dover venire qui dalla sera alla mattina e immaginate il bel quadretto che mi si è prospettato davanti.
Per i primi giorni, ho trovato una soluzione abbastanza particolare, per non dire al limite della follia umana. Ma la verità era essenzialmente una: dovevo cercarmi una casa, una stanza, qualsiasi cosa.
Ci ho provato e riprovato, ma per due giorni la ricerca è stata infruttuosa, per cui ad un certo punto ho deciso di mettere in stand-by la questione e andare a cena da una coppia di amici che non vedevo da tempo che tra l' altro si sono sposati da poco (e non ero potuta andare al matrimonio).
Ed è arrivata la soluzione: avevano una casa da affittare. Fuori dal mio budget purtroppo.


Ma vuoi che questo è un periodo fortunato, vuoi che gli amici si vedono nel momento del bisogno, la casa me l' hanno data lo stesso. Presa a scatola chiusa, senza nemmeno vederla. Ve l' ho detto che sono amici, vi pare che mi rifilavano un bidone?


Nel giro di 24 ore mi sono trasferita nella mia nuova casa e mi sono innamorata.
La casa era della zia di uno di loro che purtroppo da poco non c' è più ed è un gioiellino anni '50. Una casa vintage, insomma. In una zona estremamente milanese, con tanti milanesi quasi centenari per vicini di casa, tenuta come io non sono mai riuscita a tenere niente se non Gina (che è la mia borsa preferita), ovvero in modo perfetto.
Quando sono entrata in casa non ho potuto fare a meno di pensare a Fidanzato che è letteralmente malato di cose vintage e ho pensato che lui questa casa l' avrebbe adorata.
E poi, questa casa trasuda serenità come se chi l' ha abitata per sessant'anni l' avesse amata in modo infinito.
E dopo aver girato con gli occhi a cuoricino per quella che sarà casa per i prossimi mesi, sono andata a conoscere i vicini, ovvero i milanesissimi quasi centenari di cui sopra.
"Non si vedeva una bella ragazza da secoli, qui ci sono solo vecchi" mi ha detto questo simpatico signore, mentre la moglie continuava a dirmi che per qualsiasi cosa loro sono a mia completa disposizione.
Mi manca casa mia, quella che abbiamo creato io e Fidanzato pezzo per pezzo fino a renderla perfetta per noi, ma mi piace stare qui. E tassello dopo tassello, ogni giorno è sempre un giorno migliore.
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domenica 12 aprile 2015

E tu lo sai cos'è un Playout?

Il Playout. O anche Master Control Room. O anche Sala Emissione o Messa in Onda.
Esiste davvero, eh.
Io e Fidanzato lavoriamo entrambi in playout.
Di solito, quando diciamo che lavoriamo su turni, la prima domanda è:"Sei medico o infermiere?"
"Ehm, nessuno dei due"
"E allora che lavoro fai?"
"Lavoro in messa in onda"
"Cioè?"


Ecco, la messa in onda è fisicamente il luogo in cui, grazie a delle simpatiche persone come noi, si controlla l'emissione dei canali televisivi. Ci sono tanti bei simpatici pulsantini colorati, tanti monitor che nel giro di pochi anni ti porteranno via la vista, un palinsesto che gira grazie a un software e un sacco di cose da fare.
Non ci sono le telecamere: quelle le hanno in studio.
Non ci sono personaggi famosi: anche quelli stanno in studio o al massimo a casa loro o al ristorante a spendere i loro soldi.
In messa in onda ci stanno i pulsantini colorati e i tecnici di emissione che non sono famosi. A me non mi conosce nessuno, fatta eccezione per le risorse umane, ma solo perchè ogni mese mi pagano lo stipendio, se no non mi conoscerebbero nemmeno loro.
È un lavoro che nessuno considera e la maggior parte delle persone non sa nemmeno che esiste. Il punto è che se non esistesse la messa in onda, nessuno vedrebbe la tv.
È un lavoro estremamente tecnico e prettamente maschile. Per ragioni ignote, le donne in messa in onda non esistono: io non ho colleghe, sono l'unica donna. Mi chiedono quasi tutti se non mi manca l'avere una collega e francamente no, non me ne frega un tubo.
I tecnici di emissione inventano verbi -ad esempio il verbo ingestare che di fatto non esiste, ma che io ripeto almeno una decina di volte al giorno ed è un verbo senza il quale la mia vita sarebbe vuota- e ripetono parole che la gente ti guarda e pensa che ti sei appena fatto una canna di roba andata a male.
Mia madre ci prova da anni ad avere un dialogo con me:"Amore cosa hai fatto oggi a lavoro?"
Io inizio a parlare e lei, dopo tre minuti, mi dice che tanto non capisce perchè io, brutta figlia cattiva, utilizzo termini incomprensibili.
Io, però, sono una persona fortunata e ho il Fidanzato che fa lo stesso lavoro, quindi le nostre discussioni sono estremamente interessanti, potremmo parlare per ore di un logo, dell'ingest di un materiale interessantissimo, di un freeze o dell'affollamento pubblicitario. Gli altri si limitano a dire: che figata, lavori in televisione, come hai fatto?
E tocca spiegargli che non ci sono persone famose, non ci sono le telecamere e non ti riprende nessuno.
È un bunker, spesso e volentieri senza finestre, collocato in posti non facilmente raggiungibili, dove nessuno passa perché quelli della messa in onda stanno in disparte rispetto agli altri dipendenti dell'emittente televisiva, per aprire la porta serve un badge che nessuno ha se non chi lavora lì dentro, prima di fare entrare qualcuno devi chiedergli chi è, cosa fa, perché vuole entrare e se per caso ha intenzione di premere pulsanti a caso e mandare a nero il canale.
Dire nero in messa in onda è come dire bomba in aereo.  Il nero è la peggior cosa che ti possa capitare: nessun segnale audio e video, la gente a casa non vede nulla ed è un problema gigante. Che può, giusto per facilitare le cose, essere originato da almeno due milioni di cause diverse. Quindi, prima di tutto, si manda in onda qualcosa -la prima cosa che ti insegnano e che ti sogni anche la notte sono le procedure di emergenza- poi si trova il problema e poi si risolve, possibilmente senza prendere a calci nessun macchinario.
E poi ci sono l'audio e l'immagine che devono avere determinati requisiti se no non va bene, ci sono i loghi a cui piace sparire, ci sono le grafiche che hanno lo stesso vizio dei loghi. Controllare, trovare problema, risolvere. Il tempo entro il quale si può risolvere un problema, di solito, è di circa otto secondi, dopo di che arriva il super mega capo, anche se è notte o Natale perché tanto i super mega capi sanno sempre cosa c'è in onda, e ti dice:"ciao, sei licenziato".
Nessuno a casa si accorge se manca un logo o se se ne accorge penserà che è una soficasticatissima scelta editoriale, ma tant'è.
Io e Fidanzato guardiamo la tv a casa e invece di commentare quello che vediamo passiamo le serate a dire cose tipo: guarda, manca il logo; guarda, hanno pasticciato con la grafica; guarda, sono in onda con il doppio effetto sbagliato; guarda, gli si è frizzata l'immagine. Se l'errore è particolarmente interessante, siamo capaci di stoppare il programma e riguardarcelo.


È un lavoro complicato?
No, non lo è. E' un lavoro che mette a dura prova i nervi e per il quale devi avere una soglia dell'attenzione altissima. E non entrare mai nel panico.

È un lavoro per cui serve studiare qualcosa? No, si impara facendolo. Se trovi, ovviamente, qualcuno disposto a investire nella tua formazione. Non esistono due playout che lavorano allo stesso modo, quindi se decidi di cambiare emittente, devi tenere a mente che dovrai praticamente ricominciare da capo.

Guardi sempre la tv? Io guardo se c'è l'audio e il video, spesso non mi accorgo nemmeno di cosa c'è in onda. Non sono in grado di commentare il programma di ieri sera che ho mandato in onda con le mie mani perchè tanto non l'ho visto. Immaginate di guardare la tv otto ore al giorno tutti i giorni per tutta la vita. Immaginate ora di guardare sempre gli stessi programmi. Quanta attenzione prestereste effettivamente al contenuto? Nessuna, ve lo dico io.

Mi puoi fare andare in televisione? No, non posso farvi andare in televisione. Non ho nemmeno idea di come si faccia ad andare in televisione francamente. Se riuscite ad andarci, però, io posso mandarvi in onda.

Ma quindi è una regia televisiva? No, è una messa in onda. Sono due cose diverse. Io ho lavorato anche in una regia ed è molto bello, poi sono finita in messa in onda e la legge della tv dice che se entri in messa in onda non cambierai reparto mai più.

Ma perché lavori anche di notte? Aspettate le due di notte. Adesso accendete la tv. Vedete qualcosa? Ve lo dico io: si, vedete qualcosa. Tutti i giorni e tutte le notti c'è qualcosa in onda, 365 giorni l'anno. Quindi, dovrà anche esserci qualcuno a mettere in onda quello che vedete la notte.

Perché tu e Fidanzato fate lo stesso lavoro? Meno male che facciamo lo stesso lavoro, se no non lo avrei mai conosciuto. Io facevo questo, lui pure e ci siamo conosciuti lavorando, come accade a medici, commessi, baristi, pompieri, ingegneri e un sacco di altre persone.

Chi è più bravo, tu o lui? Io sono ambiziosa, lui lo è diventato. Non lavoriamo insieme da anni, quindi chi è più bravo non lo so. Ma, quando eravamo colleghi, gran parte del lavoro di quella televisione, me lo ha insegnato lui.

Tornando indietro, sceglieresti ancora questo lavoro? Non l'ho scelto, ma tornando indietro lo sceglierei altre 10, 100, 1000 volte.

Da oggi in poi, ogni volta che accendete la tv, ricordatevi che dietro quello che vedete c'è qualcuno che sta in un bunker a premere pulsanti, ad allineare palinsesti, a mettere a posto loghi, a controllare contenuti. H24, 365 giorni l'anno.
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venerdì 10 aprile 2015

Il peso della lontananza

E alla fine è ufficiale.
Vado a Milano per qualche mese.
Questa è una di quelle opportunità  a cui non si può dire di no. E non perché ci sia qualcuno che te lo impone, ma perché se dici di no poi te ne penti per tutta la vita. E io non voglio passare tutta la vita a pentirmi di qualcosa.
Questa cosa ha preso forma nel giro di dieci giorni. Dieci giorni in cui ho avuto modo di riflettere, pensare, cercare di capire cosa fosse giusto e cosa no.

E alla fine, la cosa giusta è risultata essere quella di andare a Milano.
In questa casa le decisioni si prendono in due, ma c'è stato poco da discutere. Io e Fidanzato facciamo lo stesso lavoro, quindi entrambi sapevamo quanto importante fosse non solo per me, ma per entrambi, questa opportunità.
E quindi mi sono ritrovata a guardare la mia bella casa, che abbiamo praticamente appena finito di sistemare, e a pensare che mi mancherà.

E poi, volete sapere la verità?
Io ho sempre dormito da sola, sono figlia unica e non ho mai dovuto dividere la camera con nessuno, ma da qualche anno a questa parte dormire da sola non mi piace più.
La prima volta (nonché l'unica) che sono stata costretta a dormire da sola in casa nostra ho chiuso a chiave tutte le porte, ho preso Cane Nero e Cane Gnappo, li ho collocati sul letto e gli ho intimato di fare la guardia. Chiaramente, loro mi hanno guardato con disapprovazione, si sono messi a dormire -russando di gusto- e io non ho chiuso occhio.
Le volte che vado dai miei genitori da sola, invece, chiedo ai miei genitori se possono lasciare la porta aperta di modo che, mal che vada, se succede qualcosa, mi sentono urlare.
Non è mai successo nulla, ma di contro sentiamo i vicini del piano di sotto che urlano in piena notte perché i due figli adolescenti sono rientrati troppo tardi e ci facciamo delle grasse risate da una camera all'altra.
Ho chiesto a mia madre se potevo dormire con loro -possibilmente in mezzo- ma mi ha detto che non se ne parla. "Sei troppo grande" ha sentenziato.
Detto questo, è abbastanza palese che l'idea di avere una casa tutta per me e dormire da sola non mi stuzzica poi molto.

L'altro problema è che io ho una mania: tenere gli armadi e i cassetti in modo maniacale. Tutto perfettamente piegato, ordinato per forma, colore e stagione. Guai a mettere una cosa fuori posto perché potrei impazzire. Lasciare il mio armadio nuovo nelle mani di Fidanzato è una cosa che mi spaventa non poco.
Tremo all'idea di come lo potrò ritrovare.

E infine: Fidanzato e Cane Gnappo mi mancheranno da morire.
Mi chiedo se riuscirò a sopportare la lontananza, anche se mi rendo conto che sono solo tre ore di treno e ogni settimana potrò comunque tornare a casa mia. E volendo, anche loro potrebbero venirmi a trovare.
Che poi, ho un'amica che è stata nove mesi lontana da sua marito. NOVE MESI. Lui era fuori per lavoro, non poteva assolutamente rientrare durante questi nove mesi e lei non poteva andarci. A causa del fuso orario e degli impegni di lavoro di lui non potevano sentirsi quando volevano. L'ho molto ammirata per la forza d'animo. Io non so se sarei stata brava come lei!


Io sono abituata alla lontananza, ormai sono anni che non vedo i miei genitori tutti i giorni.
E spesso dico ai miei che se vivessimo nella stessa città, io prenderei casa accanto a loro per potermi molestare andarli a trovare in qualsiasi momento.
Speriamo quindi che anche stavolta vada bene. E poi sei mesi passano in fretta.


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giovedì 9 aprile 2015

Alla fine torna sempre il sereno

A volte mi prende un pò la tristezza. A volte, non sempre.
La verità è che Cane Nero mi manca tantissimo. Sono passati quasi due mesi e io non me ne sono fatta una ragione.
In molti mi dicono "prendi un altro cane", ma io non voglio un altro cane. Io voglio Cane Nero.
Per un mese non ho smesso di ripetere che ero disposta ad accettare tutte le sfighe che ci sono capitate, ma portarmi via Cane Nero era stato davvero un colpo basso da parte di chi muove i fili delle nostre vite. Un colpo davvero basso. Non lo meritavo io, non lo meritava Fidanzato, non lo meritava Cane Gnappo e soprattutto non lo meritava Cane Nero.
Però, c'è sempre un però.
Cane Nero ovunque sia sta sicuramente mettendo lo zampino per farci essere felici: tante cose belle ci sono successe da quando lei non c'è più. E io mi sono convinta che sia lei che, in qualche modo, vuole farci sentire la sua presenza. Sarò sentimentale, sarò scema, ma, secondo me, non è un caso che dopo un periodo orribile ci stiano capitando tante cose belle tutte insieme.
Non voglio parlare troppo forte perchè magari poi mi porto sfiga da sola, però va detto. Ecco: l'ho detto.

Non voglio ripetere sempre le stesse cose, ma quando ho aperto questo blog era un periodo nerissimo, la malattia di Cane Nero ci aveva distrutti, psicologicamente e fisicamente. Non riuscivamo ad accettare che la nostra cagnolina avesse un tumore di quelli tremendi per il quale non puoi fare niente, solo aspettare e sperare in un miracolo. Le notti in bianco, le giornate scandite dalle pillole, i pannolini da cambiare avevano fatto il resto per darci il colpo di grazia.
Non uscivamo praticamente più perchè Cane Nero non poteva rimanere da sola, non parlavamo d'altro che di chemioterapia e pannolini. Nel frattempo, ero diventata un'esperta mondiale di pannolini.
Poi piano piano, la vita ha ricominciato a sorriderci. E' tornato il sereno. E sono successe tante cose belle. Persino Cane Gnappo è diventato un cane (quasi) normale.

E devo dire che la quiete dopo la tempesta è bellissima.
Ci manchi Cane Nero, ma sarai sempre con noi.

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mercoledì 8 aprile 2015

Sono arrivate le americane

Lo sanno tutti: gli Usa sono la nazione più forte al mondo. Almeno per quanto riguarda la ginnastica artistica femminile.


E vedere le ginnaste americane è una cosa più unica che rara, visto che escono dal loro paese praticamente solo per Mondiali e Olimpiadi. E per il Trofeo Città di Jesolo, che si svolge ogni anno a fine Marzo a Jesolo per l'appunto.
Il Trofeo Città di Jesolo è la più importante gara amichevole internazionale e, per uno strano caso della vita, la fanno in Italia. In un posto dove per arrivarci devi cambiare dodici mezzi di trasporto, ma questo è secondario. I tifosi non si fermano di fronte a nulla: pensate forse che dopo aver seguito gare in diretta streaming che perde il segnale ogni dieci secondi e  aver letto punteggi senza poter vedere gli esercizi sia un problema raggiungere Jesolo? Io difatti non ci sono andata perché era un week end estremamente impegnativo. E ho letto di amici del mondo della ginnastica che fino alla sera prima cercavano disperatamente un passaggio per poter arrivare a destinazione. Ma vale la pena soffrire così per arrivarci. Oh, se vale la pena.
Quest'anno c'erano le nostre ragazze (che giustamente ci sono sempre visto che la gara è in Italia), l'Australia, il Canada e gli Usa. Giusto per capirci: la campionessa mondiale in carica è americana, la campionessa olimpica AA in carica è americana e la campionessa al corpo libero in carica è americana anche lei. Ed erano tutte e Jesolo. Mica pizza e fichi! E poi c'era il resto della squadra, che vi assicuro è notevole.
Loro non escono mai dal loro paese, vengono in Italia e io non solo non posso andarci, ma non posso nemmeno seguire la gara perchè, per una malefica congiunzione astrale, non ho wi-fi, ho il cellulare scarico e non ho nemmeno collegato la tv nuova. Non che fosse prevista una diretta tv, sarebbe chiedere troppo, ma mi sarei sentita meno fuori dal mondo. E poi che ne sai che invece del campionato nazionale di tamburello trasmettono un esercizio -uno solo eh, non chiedo mica tanto- di Jesolo?
Tutto regolare, tutto sotto controllo.
Si sa già che vince la gara a squadre. Non perché io sia figa e abbia poteri paranormali, ma di solito vincono le americane. E infatti hanno vinto loro. Ma l'Italia era seconda.
E poi ci sono le finali individuali e, che ne sai, magari un piccolo posticino sul podio ce lo lasciano.
Piccolo piccolo, non chiedo mica tanto. Magari un bronzo.


"Ma scusa, è una gara amichevole. Che ti frega del risultato?"
Domanda sbagliata: adesso sarò costretto a ucciderti.
Cosa vuol dire che mi frega del risultato? Certo che mi frega. Tra poco ci sono gli Europei, è ovvio che mi frega. E poi, vuoi mettere la soddisfazione di andare sul podio a una gara dove ci sono le americane? E poi, vogliamo parlare dell'emozione di vederle, ste benedette americane?
Io sono molto sportiva: per principio, di fatto, le americane non le tifo mai. Ma sono belle da vedere. Oh, se sono belle.
L'hai mai vista la prima diagonale al corpo libero di Aly Raisman?
"Aly chi?" Altra domanda sbagliata, adesso sarò costretta a ucciderti di nuovo, visto che evidentemente la prima volta il risultato non è stato quello sperato.

E poi, ok, non sarà un mondiale, non ci saranno tutte le nazioni, quello che vi pare, ma il momento in cui stai guardando la diretta streaming dal cellulare (stavolta carico) e ti rendi conto che un'italiana, Erika Fasana nello specifico, ha vinto la medaglia d'argento al corpo libero, lasciandosi dietro l'Aly Raisman di cui sopra..beh, ma che te lo dico a fare? Urla, trombette, pianti, lacrime, capelli strappati. SECONDO POSTO.
E se poi a questa medaglia ci aggiungi un bronzo a trave e un argento al volteggio direi che possiamo aprire la seconda parte del TotoMedaglie degli Europei: pioggia di medaglie, chili di medaglie, milioni di medaglie. TUTTE NOSTRE. Tanto le americane agli Europei non ci sono.
L'importante è comunque rimanere sempre coi piedi per terra. E pensare alle medaglie.
E ovviamente dedicare un pomeriggio a una delle attività preferite del tifoso: rivedere tutti i video uno per uno. Più volte ciascuno. Saltare la cena per vedere gli esercizi. Anche la colazione del giorno dopo. Ridere per tre ore di fila vedendo il volo di Kyla Ross al corpo libero. E solo dopo aver smesso di ridere, accertarsi che non si sia fatta male.

E' che Jesolo è Jesolo. Sarà che arrivano le americane, sarà che è una gara che precede di pochissimo gli Europei, sarà quello che vi pare, ma l'ansia sale. Tantissima ansia.

Adesso inizia il countdown agli Europei. Ci siamo. E siamo in forma.
Forse non arriverò viva a quella data: l'ansia mi ucciderà.

Le foto del post sono di Antonella Di Ciancia.
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martedì 7 aprile 2015

Roma: di luoghi comuni, pancetta e Colosseo

Sono anni che vivo a Roma ormai.
E sono anni che un sacco di gente passa da Roma -giustamente direi- per visitare la città eterna.
Roma è oggettivamente una città bellissima, c'è tanto da vedere, è bello perdersi per i vicoli, si mangia bene e c'è davvero tutto quello che possa venirvi in mente.
Però, arriva anche un sacco di gente piena di strane idee su Roma.

-A Roma ci sono da vedere solo il Colosseo e i Fori Imperiali.
Ehm, ecco. Il Colosseo merita sicuramente, è stupendo. I Fori Imperiali idem. Ma non sono l'unica cosa da vedere.
Roma è piena di cose meravigliose e non basta un week end, per quanto uno possa camminare veloce, alzarsi all'alba e robe simili.


-Conosco Roma benissimo: ho letto tutte le guide, cercato su Google, parlato con mio zio che è stato a Roma tre volte.
Non metto in dubbio che Google fornisca tutte le informazioni possibili e men che mai mi permetterei di dire che le guide non siano valide, ma Roma -come, per altro, ogni città del mondo- ha delle meraviglie che difficilmente saranno segnalate sulle guide. Cosa buona e giusta sarebbe affidarsi ai consigli di chi a Roma ci vive, magari meglio ancora se a Roma ci è nato.
Conoscevo Roma prima di venirci a vivere, ci avevo passato parecchio tempo, ma quello che ho scoperto grazie a Fidanzato è un tesoro inestimabile.
Poi, va beh, nel frattempo, io ho imparato le strade meglio di lui e ho scoperto cose che nemmeno lui conosceva, ma questo è secondario.

-A Roma si mangia solo la carbonara. Con la pancetta. E i romani si nutrono solo di quello.
A parte che sarebbe guanciale e non pancetta, indubbiamente la carbonara è una specialità buonissima. Lo stesso vale anche per l'amatriciana, la gricia e la cacio e pepe (che però non ha nè guanciale, né tanto meno pancetta), ma non sono le uniche cose.
Ci sono i pomodori col riso, i carciofi alla giudia, la coda alla vaccinara, la coratella, gli straccetti e una miriade di altre cose.
E personalmente, non conosco nessun romano di nascita o d'adozione che mangi ogni giorno pasta e pancetta (che poi, ribadisco, sarebbe guanciale). A casa mia, la carbonara si mangia, se tutto va bene, una volta l'anno. Lo stesso vale per la cacio e pepe. L'amatriciana non la facciamo proprio mai, non credo di aver mai cucinato un'amatriciana in vita mia. Gli straccetti, invece, li facciamo spesso.
E comunque, il giovedì si mangiano gli gnocchi. Senza guanciale.

-A Roma c'è la metro. È un attimo spostarsi.
Si, è vero c'è la metro. Due linee e mezza. Che coprono si e no 1/6 della città, quindi scordatevi di girare in metro come se fosse Londra o Parigi.
Dipende dove alloggiate, poi, la metro scordatevela proprio.

-Vado a casa di amici. Girerò con loro per Roma, in macchina.
Girare per il centro di Roma in macchina, soprattutto nei giorni feriali, è pura pazzia.
E comunque, nessun romano di nascita o d'adozione ha poi così tanta voglia di girare per una settimana per vedere musei e monumenti.
E la domanda "Ma tu il Colosseo vieni a vederlo ogni giorno, vero?" non fatela, vi prego.
Io il Colosseo lo vedo raramente, se per caso passo di là. Altrettanto raramente vado in centro: succede, ogni tanto, che io e Fidanzato decidiamo di andare in centro, ma è un evento molto raro.
I monumenti li ho già visti, mi fa piacere rivederli ogni tanto, ma girare ad Agosto per vedere i Fori Imperiali...anche no! Fare la coda ai Musei Capitolini con 40° all'ombra, beh, piuttosto cammino in ginocchio sui ceci.

-Adesso che ho fatto a piedi da Piazza Venezia a Piazza del Popolo, Roma per me non ha più segreti.
Roma è grande. Molto grande.
Ci sono zone che Fidanzato, trentun'anni di vita passati a Roma, non sa nemmeno dove siano.
Ci sono zone dove, a meno che non ci viviate o ci lavoriate, non vedrete mai. E non perché siano brutte o cose simili, ma semplicemente perché sono zone un po' più periferiche che non sono considerate meta turistica. E, il giorno che troverò qualcuno che conosce tutta Roma, angolo per angolo, vado nuda a fare il bagno dentro Fontana di Trevi. Se i turisti mi fanno passare, ovviamente.


-Il Grande Raccordo Anulare va verso nord. No, non è vero va verso sud.
Gira intorno. Anulare indica che è a forma di anello.
E si, fuori il raccordo è ancora Roma. Almeno fino a un certo punto.

-Per adattarsi a Roma bisogna dire Mortacci tua a tutti quelli che incontri. L'ho visto in un film.
Beh, se vi piacere, fatelo. Magari ditegli Mortacci tua e poi Daje che forse l'interlocutore sarà contento.
Magari, ecco, evitate di dirlo a qualcuno alto 2,10 metri che pesa 180 kg.
Io lo so che in alcuni film dicono mortacci tua come se non ci fosse un domani, ma i romani non gradiscono. E manco i non romani, se per questo.

-Vengo a Roma in vacanza, porto il curriculum e dopo una settimana mi trasferisco lì per lavorare.
Non funziona così. Forse un tempo, si trovava lavoro subito. Adesso cercare lavoro a Roma è diventato un vero e proprio lavoro. Andare al Colosseo, mangiare la carbonara e trovare lavoro in un week end non si può fare.

-Mangio solo a Trastevere perché è il cuore di Roma e i ristoranti buoni sono solo lì.
Io adoro Trastevere, mi piace da morire.
Il momento della giornata in cui mi piace di più è il tardo pomeriggio in primavera. Mi piace un pò meno il sabato sera.
E ci sono tanti ristoranti ottimi, ma anche tanti ristoranti per turisti.
Roma comunque è piena di ristoranti, alcuni nascosti, alcuni in zone meno turistiche (e fidatevi, questo non è un male) e credetemi che si mangia benissimo, spendendo anche poco. Fatevi consigliare, ma poi non lamentatevi se nella carbonara c'è il pecorino e non il parmigiano.

-Io capisco alla perfezione il romanesco perché ho visto tutte le puntate dei Cesaroni.
Quasi cinque anni a Roma, un fidanzato romano di Roma, tutti mi chiedono se sono romana perchè sai hai proprio l'accento romano e io il romanesco ancora non lo capisco. O meglio: capisco gran parte di quello che mi dicono, ma non capisco tutte le parole. E faccio ancora molta fatica a capire le unità di misura dei soldi: piotte, testoni, scudi, sacchi e compagnia bella sono roba assolutamente ostica, se poi iniziano con mezze piotte e mezzi sacchi ciao proprio.
I romani tolgono una R quando c'è la doppia R e mettono la R quando dovrebbero mettere la L: per tempo immemore sono stata convinta che Alessandro Altobelli, giocatore di calcio, fosse Alessandro Artobelli. Nel mio nome, poi, c'è una L in mezzo e, ad un certo punto ero talmente assuefatta, che lo scrivevo con la R: persino Fidanzato pronuncia il mio nome con la R e ormai me ne sono fatta una ragione.
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lunedì 6 aprile 2015

Telefono: istruzioni per l' uso

Quando ho aperto questo blog, ho deciso di inserire come sottotitolo Storie di Vita Quotidiana: questo perché volevo raccontare un po'  quello che succede a me e intorno a me.
Sono comunque convinta che  cose, strane o normali che siano, accadano un po' a tutti, anche se magari non tutti decidono di raccontarle.

Il giorno di Pasqua è squillato il telefono di casa, alle 16,25. Un numero fisso, di Roma.


Ho risposto e dall'altra parte non ho sentito nessuno.
"Pronto? Pronto? Pronto?"
Al venticinquesimo pronto, una voce femminile mi ha chiesto "Con chi parlo?"
"Ehm, veramente ha chiamato lei"
"Cosa dici? Io voglio gabjbfjwbnfjnf. Vaffanc**o p*****a".
E ha riattaccato.
La voce non l'ho riconosciuta, ma io non faccio testo visto che non riconosco nemmeno Fidanzato al telefono. Il numero non lo conosco, ho controllato sulla rubrica del cellulare e non so proprio chi possa essere. E poi non ho capito cosa voleva. L'unica cosa che ho capito è che mi ha mandato a quel paese e che non deve avere una buonissima opinione di me.
Poi ho riflettuto: ma chi mai potrebbe essere che mi chiama il giorno di Pasqua e mi manda a quel paese? Da quel che so, non ho nemici. Poi magari non sto simpatica a tutti, ma ecco, da qui a essere insultata al telefono ne passa.
E poi, dai, ma chi è che ancora oggi, nel 2015, chiama al telefono di casa e insulta il prossimo?
Dopo aver stabilito che  fosse qualcuno che aveva sbagliato numero, la mia galoppante fantasia ha iniziato a vagare: secondo me, era qualcuna che o cercava la moglie dell'amante o cercava l'amante dl marito. Siccome io non ho l'amante e mi sembrava un po' troppo vecchia dalla voce per essere l'amante di Fidanzato (oltre al fatto che Fidanzato il nostro numero di casa non lo ha mai saputo e gliel'ho dovuto memorizzare io sul cellulare), mi è rimasta la curiosità di sapere chi fosse questa donna e cosa volesse. Non ha richiamato, quindi probabilmente non lo saprò mai.

La verità è che, per questa donna, chiunque sia, mi è dispiaciuto molto.
Il giorno di Pasqua -così come in generale per qualsiasi giorno di festa- bisognerebbe essere felici con i propri cari, non di certo chiamare le persone e scaricare su di loro la propria frustrazione.
E poi, se si ha un problema, forse la soluzione migliore sarebbe parlarne con il diretto interessato.
A me la storia che sia una moglie tradita o l'amante di qualcuno non me la toglie nessuno dalla testa.
Forse l'amante triste perchè il proprio amante (sul quale è meglio che non dico nulla) è a casa con la famiglia. E magari lei pensava di stare chiamando la famiglia dell'amante.
Forse. Non lo saprò mai.
E poi, questa telefonata mi ha fatto riflettere sul rapporto che noi abbiamo con il telefono.
Non  possiamo fare a meno del telefono di casa, ma il nostro numero ce l'hanno pochissime persone, non siamo sull'elenco e non lo diamo praticamente mai.
I miei genitori non chiamano mai se prima non sono certi che siamo svegli -lavorando su turni i nostri orari sono particolari- e mia suocera non telefona mai prima delle 11 di mattina, se rispondiamo la prima cosa che chiede è "Siete svegli? Vi ho disturbato?" e di norma, se non rispondiamo, dopo due o tre squilli attacca.
Per tutti gli altri, c'è il cellulare. Se siamo svegli, il cellulare è acceso, se dormiamo il cellulare è spento. Se non posso rispondere, semplicemente non rispondo, ma richiamo sempre quando vedo le chiamate. E ammetto che, quando trovo venticinque chiamate perse dallo stesso numero, un pò mi infastidisco, a meno che quelle venticinque chiamate non siano di mio padre o di mia madre e a quel punto mi preoccupo terribilmente. Poi magari richiamo e mio padre mi dice "Amore di papà, volevo salutarti", ma intanto ho pensato al peggio.
Una volta, ero smontante dalla notte, ho tenuto il cellulare spento fino alle 19 (stavo dormendo sul serio) e nessuno -genitori e Fidanzato- si è azzardato a chiamarmi. Prima o poi si sveglierà.
Dal canto mio, io non chiamo mai nessuno al numero fisso fatta eccezione per i miei genitori. Se è un orario anomalo, prima mando un sms e chiedo se sono svegli e se posso chiamare: da quando ho memoria mia madre ha sempre risposto "Si, siamo svegli, chiama". A qualsiasi orario.
Al cellulare chiamo solo dopo una certa ora, non chiamo mai a ora di pranzo o di cena e la sera, fatta eccezione per le amiche strette, non telefono proprio. Non so, forse sono esagerata, ma credo che bisognerebbe sempre tenere in considerazione, quando si telefona a qualcuno, che il telefono è si una grande invenzione, ma bisognerebbe usarlo in modo consono, senza rompere le scatole a nessuno.
Quindi, Signora, a me dispiace davvero per i suo problemi, ma la prossima volta si goda la Pasqua invece di mettersi a insultare le persone per telefono.

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sabato 4 aprile 2015

Pasqua

A me la Pasqua fa pensare a due cose: che è un giorno lavorativo come tutti gli altri e che spesso coincide con il mio compleanno. O se il mio compleanno non cade di domenica, coincide con il giorno prima o con quello dopo del mio compleanno. E la cosa mi disturba enormemente perché a me piace festeggiare alla grande il mio compleanno e se cade nel periodo pasquale sono quasi tutti fuori città. Se poi come l'anno scorso, Pasqua è il 21 Aprile, Pasquetta il 22 e dopo tre giorni c'è il 25 Aprile, addio compleanno (e comunque, io la super festa l'ho fatta lo stesso).


L'ultima volta che ho passato la Pasqua in famiglia correva l'anno 2009. Poi ho sempre lavorato.
Quest'anno non lavorerò per Pasqua, ma lavorerà Fidanzato, quindi io e Cane Gnappo ci prepareremo il pranzo e aspetteremo il ritorno dell'uomo di casa per aprire le uova e sfondarci di cioccolato. Ecco tutto!


Tra l'altro, per noi passare la Pasqua in famiglia, è necessario avere almeno quattro o cinque giorni di ferie perché la famiglia è a 1000 km di distanza.
L'anno scorso non mi ero nemmeno resa conto che fosse Pasqua, fin quando il venerdì sera, sotto casa è passato un gruppo di gente che mormorava qualcosa tenendo delle candele in mano. Cosa sarà? Una setta satanica? Un'invasione aliena? Niente. Era la processione del Venerdì Santo e io non ne sapevo niente. Vivo praticamente in una dimensione parallela: per me che sia sabato, domenica o un giorno di festa è assolutamente identico tanto qui si lavora 365 giorni l'anno (non consecutivi eh, ci sono sempre due giorni di riposo a settimana, ma capitano random).
Non fa nemmeno testo vedere le uova al supermercato perchè, non so da voi, ma qui compaiono subito dopo la Befana: uova a destra e pandori e panettoni scontati a sinistra.

Quest'anno il sentore che la Pasqua fosse vicina l'ho avuto quando su Facebook, la mia home si è riempita di post che invitavano a non mangiare agnellini indifesi. Mai mangiato un agnellino in vita mia, indifeso o aggressivo che fosse, quindi non mi sono nemmeno posta il problema.

E poi, qui a Roma, l'agnellino non sanno nemmeno cosa sia. Toccava scrivere non mangiate l'abbacchio con le patate per risultare più incisivi.
Sarò impopolare, ma non mi sono mai curata particolarmente di cosa mangiasse la gente. É che da un pò di tempo a questa parte è venuta fuori la moda di essere vegani (non per tutti è una moda, eh, ma ho incontrato parecchi squilibrati ultimamente) quindi improvvisamente mangiare qualsiasi cosa è diventato un problema.
Ho letto persino: non mangiate le uova di Pasqua perché mangiare uova è un crimine. Forse sono scema io, ma ho sempre pensato che le uova fossero semplicemente cioccolato a cui viene data una forma diversa dal solito. Manco troppo diversa se si pensa che la Kinder fa uova di Pasqua mignon che rispondono al nome di ovetto Kinder e contengono anche loro una bella sorpresa assolutamente inutile che farà felici milioni di bambini.

Un altro sentore è dato dal fatto che oggi è la vigilia di Pasqua e il sole caldo che c'era fino a ieri e svanito nel nulla. Vento, freddo, pioggia. Come ogni anno.

Ricapitoliamo: tempo orrido, famiglia a 1000 km, Fidanzato al lavoro.
E poi mi mette un pò tristezza il fatto che è la prima festività senza Cane Nero, che mi manca ancora come il primo giorno.
Mi rimangono, però, le uova e Cane Gnappo. E sarò, come sempre, felice.

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venerdì 3 aprile 2015

Quanto costa la vita a due?

Lo so, è un argomento trito e ritrito. Ma volete forse che io non dica la mia sulla questione?
E poi, questa è una questione che mi sta particolarmente a cuore e che mi fa ribollire il sangue nelle vene.
Ho sentito persone giurare di vivere con 500€ in due e togliersi innumerevoli sfizi. INNUMEREVOLI.
Ne ho sentite altre dire che con 1000€ al mese erano praticamente ricchi e non solo si concedevano gli innumerevoli sfizi di cui sopra, ma addirittura mettevano centinaia di euro da parte. CENTINAIA.
E poi ho sentito gente credere alle innumerevoli cretinate di cui sopra, andare a convivere o sposarsi e lasciarsi dopo due mesi.
“Ah, litigavate tanto? Mi spiace moltissimo. Ma come mai? Eravate così uniti!!”
“Sai, i 400€ del suo stipendio non bastavano per arrivare alla fine del mese e discutevamo continuamente per i soldi”
“Ah, capisco!”


Sia chiaro eh: io non dico che non si possa completamente fare e che non ci siano persone costrette dagli eventi a vivere davvero con poco, ma da qui a dire che con pochissimi soldi si vive bene e ci si tolgono davvero numerosi sfizi...beh, dai ne passa!!!
Ora, per dire: noi viviamo a Roma che è una delle città dove il costo della vita è più alto.
Ma Roma è anche una delle città a più alta densità di popolazione, quindi credo che il costo della vita a Roma sia una cosa che non riguarda solo me.
Mettiamo caso che io debba pagare un affitto: almeno sono 800€ al mese per un bilocale ALMENO.
Poi ci sono le eccezioni: ad esempio 600€ per un bilocale in mezzo alle fratte, senza nessun essere umano nel giro di 35 km, nessun mezzo di trasporto pubblico (che poi, ok, i mezzi a Roma non sono esattamente funzionali, ma sempre meglio averli vicino).
Oppure si può scegliere di fare un mutuo. Se te lo danno. E anche lì non è che la rata del mutuo si paga da sola (o almeno, se conoscete un modo per farla pagare da sola, fatemi un fischio). Il costo è sugli 800€ al mese per un bilocale, più o meno quanto l'affitto. E in più si aggiungono tutte le tasse sulla casa.

Conosco gente che per risparmiare è andata davvero ad abitare in posti sperduti a 80 km da Roma. Ma sperduti davvero, eh. Con i mezzi pubblici a 30 km, con il primo supermercato a 20, con nemmeno un panificio o un' edicola o un ufficio postale nel raggio di chilometri.
“Eh ma sai io ho la villetta a due piani”
“O bello. E come mai non esci più di casa?”
“Perché per raggiungere Roma per andare a lavoro ci metto cinque ore e per tornare a casa altre cinque. Sono troppo stanca e non riesco più a uscire”.
E comunque se si abita fuori Roma, cosa che può risultare una scelta validissima, bisogna mettere in conto che quello che non si spende in affitto/mutuo si spende in benzina o abbonamenti vari ai mezzi. Quindi bisogna fare bene i conti.

E poi ci sono le bollette: gas, luce, acqua, telefono.
Vogliamo fare una media di 60€ al mese per due persone? Dai, diciamo che sono 60€ al mese.
Poi, per carità: dipende da quanto uno sta in casa, da quanto consuma, se è inverno o estate, se fa freddo o caldo, se si ci lava molto o poco, ma più o meno quello è.
E poi c'è il condominio. Facciamo altri 50€ al mese? E' sempre una media eh, dipende da un milione di cose.
Quindi sono già 110€ per queste cose.
Oh, si lo so, del telefono fisso se ne può fare a meno. Io e Fidanzato, però, non possiamo farne a meno, ma se proprio uno vuole togliere quello, facciamo che sono 40€ al mese di utenze in media.
E la ricarica/abbonamento del cellulare? Mettiamo altri 30€ al mese per due persone. Sempre in media eh, lo so che c'è chi si spara 30€ al mese da solo per avere il cellulare, 92 giga di internet, 388378748 minuti al mese di chiamate verso tutti, compresi numeri di Marte e Venere.

E poi si mangia.
Ho sentito gente dire che la spesa settimanale comprendeva patate, cipolle e bastoncini di pesce. BASTONCINI DI PESCE. Buoni eh, il Capitan Findus era in lizza per diventare il mio fidanzato insieme al Tizio che non mangia salame, ma ecco, mangiarli tutti i giorni forse no. E poi non è che i bastoncini te li regalano.
Sono circa 250€ al mese se si vuole mangiare un minimo variegato e salutare: latte, formaggi, carne, pesce, legumi, pasta, frutta e verdura, biscotti e torte (o meglio, gli ingredienti per farli, ma, ebbene si, anche quelli si pagano).
Nel nostro caso, si aggiungono altri soldi perché deve mangiare anche Cane Gnappo. E quando c'era Cane Nero ovviamente spendevamo ancora di più in cibo per cani, anche perché, in realtà, Cane Gnappo non mangia: lui spilucca. Mangiare sarebbe chiedere troppo.
Una volta accertato che comunque non morirà di stenti e privazioni, si è stabilito con il veterinario che se vuole mangiare poco, mangerà poco. Tanto non lo convinci: lui è troppo impegnato a correre, giocare, distruggere qualcosa per mangiare.

E sempre in tema di cani (o gatti o criceti o uccellini, ma vi prego non serpenti che mi fanno paura) ci sono le spese veterinarie e altre spese accessorie. Capisco che del cane o del gatto che sia se ne può fare a meno (non io però), ma se si decide di averne uno o due o dieci bisogna tenere in mente che si spende anche per loro.

E poi bisogna pur spostarsi, quindi c'è la macchina da mantenere, nel nostro caso due. Benzina, assicurazione, bollo e la manutenzione. Di recente, abbiamo dovuto cambiare gomme a batteria alla macchina di Fidanzato e sistemare una cosa che un allegro vandalo aveva distrutto nella mia. Costo totale: uno stipendio.
Ma della macchina se ne può fare a meno: non se come noi, fai turni che iniziano la mattina prima del sorgere del sole o la notte e finiscono la sera tardi.
E poi non esci mai? Se vuoi andare, che ne so, a cena fuori o al lago, la macchina non la prendi?
Ok, ci sono gli amici automuniti, ma che fai? Scrocchi passaggi da qui all'eternità? Dubito che ci sia qualcuno disposto a venirti a prendere e a lasciare a casa per anni. Anche perché, almeno qui a Roma, le distanze sono immense e nessuno si farà 50 km per venirti a prendere, altri 50 per andare dove dovete andare e ancora altri 50 per riaccompagnarti. Lo farà una volta, forse due, ma poi basta.
Io sono fortunata: a casa di una delle mie più care amiche ci posso andare a piedi, ma di fatto la macchina la prendiamo una volta a testa quando usciamo. E ci mancherebbe che così non fosse.
E comunque, se pure a lavoro ci si può andare con i mezzi, l'abbonamento si paga.

E le spese mediche? 
Facendo i dovuti scongiuri, siamo abbastanza in salute, ma c'è stato un tempo in cui abbiamo spese tantissimi soldi per la salute. Spese non rimandabili e non dilazionabili nel tempo.

E le spese accessorie: un'uscita, un cinema, una maglietta o un paio di scarpe da comprare.
Eh, lo so, si può anche non uscire e le scarpe si possono anche non comprare. Ma non per sempre.
A stare chiusi in casa si impazzisce e comunque credo che sia un sacrosanto diritto quando si lavora sempre, poter spendere qualcosa per una pizza o una birra con gli amici.
E le scarpe nuove prima o poi serviranno perché non è che un paio di scarpe ti dura tutta la vita. Idem le magliette, i maglioni, i jeans o qualsiasi altra cosa. E nel mio caso, le borse: a me serve sempre una borsa.

E gli imprevisti: la caldaia che si rompe, il frigorifero da cambiare o qualsiasi altra cosa. E gli imprevisti in una casa sono all'ordine del giorno. In realtà, non capisco nemmeno perché li chiamino imprevisti visto che ce n'è sempre una.

Nel nostro caso, poi, ci sono anche le spese di viaggio. No, non andiamo in Messico ogni due mesi, ma vado quanto più spesso possibile dai miei genitori, da sola o con tutta la combriccola.
L'ultima volta che siamo andati eravamo in quattro con macchina al seguito e abbiamo speso una fortuna. La prossima volta saremo in tre, ma comunque non credo che il totale sia poi tanto più basso.
Spese non necessarie forse, ma per quanto mi riguarda vedere i miei genitori rientra nelle lista delle cose prioritarie. E anzi, se avessi più tempo, andrei ogni settimana.
Potrei andare da sola -cosa che effettivamente qualche volta faccio- ma provate voi a dire a Fidanzato:”Amore, vado a Palermo per tre giorni”
“E io non vengo?”
“Ehm, Amore tu non hai le ferie e poi vado solo tre giorni, Puoi sopravvivere anche senza di me”
“Non è giusto! Ci abbandoni, vogliamo venire anche noi”.
Cane Gnappo non mi considera per una settimana, quando c'era Cane Nero non mi considerava per due. E al mio ritorno, subisco l'ispezione della valigia.
“Non ci hai portato niente?”
In pratica, non metto vestiti in valigia per portare cibo in quantità al Fidanzato e ossi ai cani.
L'ultima volta che sono andata da sola, quando sono tornata a casa, Cane Gnappo ha aperto la valigia e Cane Nero ha spostato a suon di musate il contenuto per cercare il loro regalo. Che, per la cronaca, hanno trovato.
“Cane Nero, Cane Gnappo, potete aspettare che vi apro io gli snack che vi hanno mandato i nonni?”
“Bauuuuu. Muuuu. Bauuu. Muuu”
“Va beh, fate voi, mangiate anche i vestiti”.
C'è però da dire che quando andiamo dai miei, poi non facciamo la spesa per sei mesi.

Ho perso il conto del totale, ma a occhio direi che 500€ per due non bastano. Con tutta la buona volontà, le cose da pagare ci sono.
E ok, Roma è una delle città più care, è vero, ma vi assicuro che i miei genitori vivono a Palermo e anche loro spendono soldi. L'affitto o il mutuo si pagano anche a Palermo, le bollette arrivano anche a loro, la spesa la fanno pure loro. Spendono meno di noi, ma comunque spendono.
E lo stesso vale in qualsiasi altra città d'Italia.
Per quanto riguarda l'estero, cercasi volontari disposti a farsi intervistare sul costo della vita in altri paesi.
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