sabato 28 febbraio 2015

Visitare Palermo

A cadenza regolare ricevo mail, messaggi, telefonate, segnali di fumo che dicono più o meno: " Ciao, io e Fidanzato/Fidanzata, Moglie/Marito, Mamma/Papà abbiamo deciso di andare a Palermo, cosa ci consigli di vedere?
A domanda di solito segue risposta, ma io chiedo:" Quanto avete intenzione di fermarvi?"
"36 ore"
"Ah, beh allora guarda, dall'aeroporto di Punta Raisi c'è una vista incantevole e un odore di mare che fa venire i brividi"
Se pensate, invece, di fermarvi un pò di più, allora qualcosa da consigliarvi ce l'ho.

Il centro di Palermo è molto bello: d'obbligo una passeggiata per Via Libertà (la via dei negozi chic che io trovo bellissima), Piazza Politeama (che non si chiama Piazza Politeama, ma Piazza Castelnuovo, ma se provate a chiedere a un palermitano dove sia Piazza Castelnuovo probabilmente vi dirà che non lo sa), Via Ruggero Settimo, fino ad arrivare al Teatro Massimo che è uno dei posti più belli che io abbia mai visto.
Se capitate a Palermo nel periodo di Natale resterete meravigliati dallo sfavillio di luci e dalla scalinata ricoperta da Stelle di Natale.


Dopo esservi rifatti gli occhi, proseguite per Via Maqueda e arrivate ai Quattro Canti di città, una piazza ottagonale dove si incrociano le due vie principali della città, Via Maqueda, appunto, e Corso Vittorio Emanuele, che un tempo era il Cassero.
Fate altri due passi e sarete a Piazza della Vergogna (che in realtà si chiama Piazza Pretoria) con la fontana della vergogna.
A quel punto, vi toccherà vedere qualche chiesa: ce ne sono tantissime, quindi avrete solo l'imbarazzo della scelta: la Martorana, Casa Professa, la Magione, San Cataldo, San Francesco, la Gancia, San Giovanni degli Eremiti, San Domenico , il Duomo di Monreale e poi lei, la regina: la Cattedrale.
Andate ancora a Palazzo Abatellis a vedere Il trionfo della morte, al Palazzo Reale e alla Cappella Palatina e a Piazza Marina, dove troverete Palazzo Steri, che oggi è il Rettorato, e il Palazzo dell'Inquisizione. Fate un salto al Foro Italico e sdraiatevi su quel prato stupendo: anni fa lì c'erano le giostre, poi le hanno tolte e adesso è così.
Visitate i mercati, possibilmente di mattina: Vucciria, Capo e Ballarò (qui per farvi un'idea). E non mi chiamate per dirmi che tutto costa pochissimo perchè lo so.

E poi mangiate. Con moderazione.
Se no fate la fine di Fidanzato che la prima volta che è venuto a Palermo ha preso cinque chili in quattro giorni e ha pure avuto una bella intossicazione alimentare. Perchè, ricordate, i palermitani hanno lo stomaco forte. E comunque non mangiamo tutte quelle cose buonissime e fighissime ogni giorno.
Anche nelle case palermitane si mangiano cose normali, che so: un petto di pollo grigliato con un contorno leggero - caponata per esempio.
Se volete provare tutte le specialità cominciate dal panino con la milza (pani cà meusa), le stigghiola, la frittola e pane, panelle e crocchè.  Non tutto insieme. Fate passare almeno qualche ora tra l'una e l'altra cosa, se no vi sentite male.
E no, io non mangio né milza, né stigghiola, né frittola. E manco caldume e musso (che credo stia per muso) se per questo. Ma non conosco una sola persona -a parte me e lei- che non dica che sono squisite, quindi mi fido.


Poi sfondatevi di arancine (e non chiedete gli arancini perchè, garantito, vi ci sputano dentro e fanno anche bene), calzoni, rollò, crostini, spiedini, barchette e tutta la rosticceria che vi viene in mente.

Visto che molti me lo chiedono, molte cose tipiche -gli anelletti al forno per esempio- le fanno le mamme, non le trovate facilmente in giro.
Gli anelletti li faccio anche io a Roma, ma siccome è un formato di pasta che a Roma non si trova, me li faccio spedire e non li divido con nessuno.
No, nemmeno con Fidanzato.
E comunque lui dice che sono pesanti. Non so se sia perchè la prima volta li ha mangiati il 5 Settembre con 48° all'ombra, ma tant'è.
E poi mangiate i dolci. TUTTI.
Cannoli, cassate, setteveli, sfince, cartocci, cassatelle, sigarette, frutta martorana, pupi di zucchero, tetù, buccellati, brioche col gelato.
Si lo so, il pane col gelato fa impressione.
Ma non è pane. Sono brioche, appunto.
E ingozzatevi di ricotta.
E non dite che la ricotta di pecora fa ingrassare. Meglio morire grassa dopo aver mangiato la ricotta di pecora, che magra con la ricotta di mucca.

Se invece vi interessa sapere dove andare la sera, io vi dico Champagneria e Chiavettieri, ma sappiate che io altri locali non ne conosco perchè negli anni sono cambiati e non ci sto dietro.
E poi i Chiavettieri sono belli, soprattutto se non vi tocca fermarvi ogni 10 centimetri per salutare qualcuno (scherzo eh, vi saluto tutti -o almeno quasi tutti- con piacere, giuro).
E, per la cronaca, i miei due locali preferiti li hanno chiusi. Così, senza nemmeno chiedermi il permesso.
Se capitate a Palermo a metà Luglio, andate al Festino, la notte tra il 14 e il 15 Luglio. Guardate il carro della santa finchè non esce a mare e poi godetevi i fuochi d'artificio. Tra l'altro, se capitate a Palermo per il Festino, sappiate che è tutto chiuso.
Anche se capitate a Palermo il 4 Settembre è tutto chiuso perchè si festeggia la Santa (Santa Rosalia, ndr). Noi siamo fighi e festeggiamo la patrona due volte l'anno.
E se siete atletici, la notte tra il 3 e il 4 Settembre fate l'acchianata a Monte Pellegrino. A piedi o in ginocchio.
Se non siete molto sportivi, come me, a Monte Pellegrino andateci in macchina: la vista è mozzafiato e poi arrivati in cima c'è il santuario di Santa Rosalia e una sua statua gigante - che a me a dirla tutta fa un pò impressione- che protegge la città.

E poi il mare.
Io a Mondello non ci vado, a meno che non sia un periodo compreso tra il 1 Gennaio e il 31 Maggio o tra il 30 Settembre e il 31 Dicembre. Durante l'estate ci sono le cabine azzurre. E sono brutte.
Non piacciono a nessuno, ma 3/4 dei palermitani la prendono.
E comunque la mia generazione -e forse pure quelle prima e dopo- ha imparato ad arrampicarsi grazie a quelle cabine.
Però a Mondello andateci: a mangiare il pesce, a fare una passeggiata per la piazza, al Mida a prendere un aperitivo al tramonto, al Baretto a mangiare un gelato, a Capo Gallo a fare amicizia con l'eremita.


Se volete andare al mare, andate all'Addaura, alla Baia del Corallo o alla riserva di Capo Gallo (entrando però da Barcarello, non da Mondello). Sono tutti scogli, eh.
E no, non servono le scarpette per gli scogli. Le cicatrici da caduta sullo scoglio fortificano l'anima.
Ve lo dice una che si è fatta una caduta colossale alla Baia del Corallo che ancora la gente mi incontra e mi dice:" Ma ti ricordi quando ti sei fatta tutta la Baia di coscia?"
E no, non ci sono le meduse. Ve lo dice una che dopo aver finito di dire questa frase al Fidanzato si è vista sfregiare il braccio da una malefica medusa grande quanto il mio mignolo.
Prima e unica volta in ventotto anni.
I presenti l'hanno catturata e me l'hanno portata in dono.
Io l'ho rimessa in acqua, povera medusa in fondo il mare è casa sua.
Anche se, adesso che sono passati quattro anni e ho ancora lo sfregio, non sono sicura di avere fatto la cosa giusta.
E infine, non chiedetemi due cose:
- se potete visitare tutta la Sicilia in quattro giorni perchè non si può: è la regione più estesa d'Italia, ha nove province e io ancora non ho finito di vederla tutta.
-se ci sono i cattivoni con la coppola e la lupara perchè no, non ci sono. Io una lupara non l'ho mai vista e no, mio padre non fa la guardia davanti casa con il fucile.
E comunque, mio padre è veneto.
E soprattutto, non chiedetemi una cosa dopo avere visitato Palermo: "Perchè te ne sei andata se è così bella?"
Nessun palermitano vuole andarsene da Palermo e se, poco poco, aveva voglia di farlo, poi se ne pente.
E ogni volta che mette piede a casa, la prima cosa che fa quando l'aereo atterra è lanciarsi dalla scaletta per sentire l'odore del mare. E poi chiaramente si sfonda di cibo.
E se gli fate una domanda del genere, probabilmente si metterà a piangere.
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mercoledì 25 febbraio 2015

Vanessa Ferrari: la più forte ginnasta italiana di tutti i tempi

Vi avevo raccontato (qui, qualora ve lo siate persi) di come seguire la ginnastica sia non solo estremamente complicato, ma anche uno stress incredibile.
Un esercizio dura poco più di un minuto e in quel minuto può succedere di tutto: si può cadere, si può andare fuori di pedana, ci si può sbilanciare e un sacco di altre cose.
E poi bisogna tenere d'occhio le avversarie: perché magari tu sei brava, ma un'altra è più brava di te.
Oppure ha semplicemente più c**o e non cade, non si sbilancia e fa la gara della vita, che magari non ha mai fatto prima.


E quindi si soffre molto di più per una ginnasta forte, che potrebbe vincere, che non per una che magari è brava, ma non può competere con altre ginnaste internazionali. Si soffre tanto. Troppo.
Noi in Italia abbiamo una ginnasta fortissima, che ha attraversato qualche periodo buio, ma che da dieci anni è tra le più forti ginnaste al mondo. AL MONDO. Mica pizza e fichi.
E non è possibile non conoscerla. E se non la conoscete, dovete rimediare.
Quindi oggi vi parlo di lei, che a 24 anni è ancora lì tra le otto ginnaste più forti al mondo. Ve l'ho detto, mica pizza e fichi.
La ginnastica regala emozioni e fa soffrire e io sono dieci anni che soffro con lei. E mi commuovo. E piango, a volte di gioia, altre volte di disperazione, da brava fan squilibrata quale sono.


Era il lontano 2006, nove anni fa.
Ed eravamo in Danimarca. Cioè, io in Danimarca non c'ero, ma lei si.
Era la finale mondiale individuale, su tutti e quattro gli attrezzi.
E lì lo sapevamo tutti che era forte, lo sapeva anche lei, ma c'è sempre quel filino d'ansia perché, lo sai, hai buone speranze di andare sul podio e magari, chi lo sa, di vincere il titolo.
Da fan squilibrato, alla medaglia d'oro è meglio non pensarci percéè se poi non arriva ci rimani tanto male. Le ore che ti separano dalla finale fai di tutto per non pensarci: lavi i piatti, cucini torte per l'esercito, pulisci i vetri, ti metti a studiare per l'esame che hai fra dieci mesi così ti porti avanti, vai al parco con il cane.
"Cane, io adesso ti metto in equilibrio su quel pezzo di legno che ricorda tanto una trave"
"Bau"
"Dai cane, prova a fare un salto indietro, hai quattro zampe, dovresti farcela"
"Bauuuu Bauuuu Bauuuu"
Poi inizia la gara.
Quella gara è iniziata bene: volteggio bene, parallela bene.
E poi alla trave, è caduta. Risale sull'attrezzo e fa un esercizio splendido.
Disperazione, pianti, lacrime, urla contro il televisore. Addio medaglia.
Si l'esercizio era splendido, ma c'è comunque la caduta. Meglio non farsi troppe illusione.
O forse ce la possiamo ancora fare. Io addio medaglia l'ho detto, ma mica l'ho pensato. E che si dice. Per scaramanzia.
E poi al corpo libero va e fa l'esercizio della vita. Non l'esercizio perfetto forse, ma quello della vita.
E poi, ve lo devo proprio dire? Quei due minuti tra la fine dell'esercizio e il punteggio sono stati infiniti. INFINITI. Non sono mai passati.
E ha vinto l'oro mondiale. Era suo, era anche un pò mio e di tutti i matti come me.


Sto parlando di Vanessa Ferrari, classe 1990, la più forte ginnasta italiana di tutti i tempi. E non è un modo di dire.
Che nove anni dopo quello storico oro è ancora lì.
Ed è per lei che il mio squilibrio mentale ha dato il meglio di sè.
Si, perché Vanessa l'anno dopo ha vinto l'oro europeo individuale, un bronzo mondiale e poi si è fatta male.
È andata alle Olimpiadi infortunata ed è tornata a casa a mani vuote. Ed è davvero ingiusto.
Io volevo la medaglia olimpica. E pure lei, mi sa.
E l'hanno data per spacciata. CHE SI RITIRI.
"Ma ritirati tu, perchè si deve ritirare lei?"
Ansia, panico, disperazione. Vanessa, non è che hai intenzione di ritirarti? Non puoi farmi questo!
Si lo so che non mi conosci, ma non puoi farmi questo lo stesso.
"Ma tanto è antipatica"
"E chi se ne frega se è antipatica. È forte, è brava, è ancora giovane"
E poi a me non sembra nemmeno così antipatica. Timida forse, ma non antipatica.
E comunque se pure fosse antipatica sono problemi suoi, no?
"Ma è un personaggio mediatico, dovrebbe essere più simpatica"
Se voleva fare la simpaticona, avrebbe scelto di studiare recitazione e sarebbe diventata un'attrice comica. Invece fa la ginnasta.
Non sarà mica che dopo gli esercizi, chiudono le ginnaste in un stanzetta e gli fanno fare una prova di simpatia?
E comunque poi ha ricominciato a vincere.
Ma prima di farlo, le hanno rubato un bronzo olimpico. RUBATO.
Terza a pari merito con un'altra ginnasta, a questa qui la medaglia l'hanno data e a lei no. Per una stupida regola.
E la medaglia doveva essere sua. E non lo dico perché è italiana, eh.
Lo dico perché quella medaglia era di Vanessa. C'era proprio scritto il suo nome.
Noi tifosi di ginnastica comunque siamo più civili di quelli del calcio.
Non ho augurato le peggio cose ai giudici.
No eh. Credeteci. Vi do la mia parola.
Ah, pare che un paio di giudici siano state vittime di macumbe e riti woodoo?
Mi dispiace tantissimo. Sono sincera, eh.
Così imparano e la prossima volta ci pensano due volte.

Poi però è arrivato l'oro ai Giochi del Mediterraneo, l'argento mondiale, due bronzi e un oro in Coppa del mondo, l'oro europeo.
E i miei vicini di casa hanno chiamato i carabinieri.
"No, giuro non stavamo squartando una persona"
"Ma i vicini hanno sentito urla disumane"
"E che sa, signor Carabiniere, Vanessa...."
"Vanessa chi?"
"Lei non conosce Vanessa? È molto grave. Dovrei venire io a casa sua a farle una multa"
E adesso aspettiamo le Olimpiadi di Rio de Janeiro.



 Le foto del post sono di Silvia Vatteroni e di Vanessa Ferrari




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martedì 24 febbraio 2015

Tre mesi da expat :Londra

Tanti anni fa, ma proprio tanti (o almeno, mi sembrano tanti, ma la percezione del tempo è relativa) sono stata per qualche mese a Londra. Praticamente sono stata un'expat, come si usa dire adesso.
Che poi, ecco, io mi sono sentita sempre un po' expat perché, anche se vivo comunque in Italia, mi sono dovuta adattare a stili di vita completamente differenti rispetto a quello della mia città d'origine.
Sembra incredibile che, allontanandosi di soli 1000 km o poco più cambino così tante cose, soprattutto rimanendo sempre nello stessa nazione, però vi assicuro che è così.
C'è stato però un tempo in cui sono stata davvero un'expat, anche se per solo tre mesi. 
LONDRA. La mia meta era Londra.
Banale direte voi, tutti gli italiani vanno a Londra.
A parte che non è vero perchè gli italiani vanno ovunque -se potessero pure su Marte- e poi per me non era poi così scontato. Prima di decidere di dirigermi a Londra ci ho messo un pò di tempo, ma una volta deciso sono partita subito.
Londra la conoscevo da turista, come praticamente tutti. C'ero stata persino in viaggio di istruzione con la scuola, ma viverci è tutta un'altra cosa.

Dopo un estenuante viaggio con tanto di scalo di ore a Torino (si, lo so che ci sono i voli diretti, ma in quel caso evidentemente l'unica soluzione era quella), sono arrivata a Gatwick in piena notte e morta di sonno.
Primo passo la mattina dopo: fare la Oyster card, senza la quale si è praticamente spacciati, visto che il biglietto della metro singolo costa uno sproposito. Non che la Oyster te la regalino eh, ma i mezzi inglesi funzionano benissimo -oh,se funzionano- e giustamente questo funzionamento se lo fanno pagare.
Poi: shopping. O meglio, io non volevo fare shopping, volevo soltanto girare un o'ò per capire cosa ci fosse intorno a me ed ambientarmi, ma mi è bastato mettere piede nel primo shopping center capitato a tiro per rendermi conto che l'Inghilterra è il posto dove dovevo nascere. Enormi quantitativi di fiori da mettere tra i capelli e di vestiti pieni di paillettes mi hanno fatto capire che sicuramente,da qualche parte,ho un antenato inglese. Ai tempi, ero nel pieno della mia fase kitsch -che continua anche adesso anche se un pò ridimensionata- e i negozi inglesi erano il massimo per una come me.
Ho trovato anche un negozio per le feste a tema. Ce n'erano per tutti i tipi di festa a tema, festa delle mele compresa. E io che pensavo che noi eravamo originali. 
E poi, nel reparto bagnoschiuma/creme/shampoo, non ho resistito al fascino esotico di roba al cocco con glitter dentro. Stima per gli inglesi che hanno unito il sapiente fascino del cocco alle paillettes glitterate pure nello shampoo. 
Ovviamente, adesso ringrazio il cielo che non mi siano caduti i capelli -chi mi conosce sa quanto ci tengo ai 5 kg di massa quasi informe che porto sulla testa- ma non avrei mai potuto resistere al fascino di queste cose.
Una menzione speciale a TKmaxx e a Primark.


La vita a Londra, passato questo primo giorno, è stata una continua scoperta e sono convinta che se ci fossi rimasta avrei scoperto ancora qualcos' altro.

Io abitavo ad Archway, sulla Northern Line, che è la fermata metro subito dopo Camden Town, una zona abbastanza tranquilla e anche abbastanza inglese (e pakistana, non ho mai visto così tanti pakistani in vita mia).
I coinquilini erano tutti italiani, ma roba che c'era una coppia di fratelli romani che ricevevano ogni settimana la visita dei genitori che, invece di mettere in valigia i vestiti, portavano chili e chili di guanciale e cucinavano a rotazione amatriciana, carbonara e gricia per tutti. E guai a non mangiare con loro!
Ho mangiate più paste romane a Londra che non adesso che vivo a Roma: la carbonara a casa mia la facciamo una volta l'anno se tutto va bene. E deve essere un'occasione speciale tipo che è venuto qualcuno a trovarci e vuole assolutamente mangiarla.
A dire la verità, quando sono all'estero io preferisco non fossilizzarmi troppo sulla cucina italiana, nel senso che, se devo cucinare io, cerco di comprare i prodotti più variegati possibili e inventarmi qualcosa, infatti alla fine compravo petto di pollo, garlic bread come se piovesse, salmone, uova e latte. TANTO LATTE. Le confezioni del latte inglese ricordano tanto quelle dell'olio per il motore della macchina, ma caspita se è buono. Non ho mai bevuto un latte così buono in vita mia!


Secondo una mia amica, il latte inglese è pieno di ormoni e infatti fa crescere le tette, ma se smetti di assumerlo le tette si rimpiccioliscono di nuovo.
E poi, mangiavo tanti cookies e tanti muffin al triplo cioccolato, roba da orgasmo.
I supermercati inglesi sono una delle cose più colorate che io abbia mai visto. A parte che sono aperti H24 e già per questo li amo, ma poi sono pieni di scatole giganti di mille colori che poi di fatto non compravo, ma amavo guardarle.  Una menzione speciale va al reparto italiano: milioni di cibi italiani precotti che in Italia...non avevo mai visto!!
Posso però dire che a Londra non si mangia male come dicono. Si trovano cibi di qualità e ci si può sbizzarrire. Inoltre, credo sia una delle poche città del mondo dove è possibile trovare ristoranti di qualsiasi etnia, anche quelle che non pensavate potessero esistere.
Poi, per carità, anche io quando ho visto una tizia inglese cuocere la pasta per quaranta minuti senza sale e poi mangiarla direttamente dopo averla scolata aggiungendo solo un pò di cheddar ho avuto i conati di vomito per due giorni. Ma lì era la tizia che aveva un problema, mica il cibo.

Ho girato tanto, evitando i luoghi troppo turistici -tanto quelli li avevo già visti- e ho scoperto luoghi incantevoli come Angel e Brick Lane. Ho amato anche Covent Garden e Portobello Road, che sono un o'ò più frequentati dai turisti, ma comunque incantevoli, soprattutto al mattino presto.
E ho incontrati tanti italiani. TROPPI. Andare da Primark in Oxford Street era come andare a Villa Borghese il Primo Maggio.
Su un autobus, nei pressi di Tower Bridge, ho sentito tutta la discussione di un tizio che raccontava al suo interlocutore la notte di fuoco con la coinquilina spagnola. CON TUTTI I DETTAGLI. Tanto lui parlava italiano e mica ci sono altri italiani a Londra. Quando ha concluso la sua telefonata, con fare estremamente educato, mi sono avvicinata e gli ho chiesto se sapeva quale autobus dovevo prendere per arrivare alla mia destinazione. L'autobus sapevo qual'era, ma non volevo perdere la mia occasione di fargli sapere che, ebbene si, c'era un'altra italiana sull'autobus. 
Questo tizio non solo era italiano, ma era anche palermitano. Amico di amici. E alla fine, siamo pure diventati amici.
Sarà che sono rimasta troppo poco, ma alla fine ho fatto amicizia praticamente solo con italiani. E questo è un mio grande rammarico. 
Di Londra ho amato gli scoiattoli che si avvicinavano alla mia finestra e i bambini con la divisa della scuola. Ho amato i mercatini  e le signorine con le gambe scoperte e i sandali a Dicembre.
Ma non so se ci tornerei. Se un giorno dovessi decidere di emigrare, non sceglierei Londra.
Sono tornata a casa a Natale 2010. Quel Natale in cui tutti gli aeroporti erano bloccati causa neve.
Ho passato tre giorni in aeroporto a mangiare le mele distribuite dalla protezione civile e KitKat distribuiti dalla Emirate Airlines. Uno di questi tre giorni l'ho passato con un mio compagno del liceo che non vedevo da anni. Una signora sarda mi ha regalato un pacchetto di sigarette -in aeroporto erano finite pure quelle- e mi ha detto che se volevo potevo unirmi a loro che stavano cercando di trovare il modo per attraversare La Manica e arrivare a Calais per poi trovare, da lì, il modo per tornare in Italia. 
"Signora, ammiro molto il suo spirito di avventura, ma io non mi muovo da qui"
Ad un certo punto, al quarto giorno, Alitalia ha avuto l'autorizzazione a fare partire un volo per rimpatriare piloti e hostess. Se i passeggeri di quel volo non si presentavano, avrebbero cominciato a rimpatriare pure gli sfigati come me.
E mentre mia madre litigava con il call center di Alitalia, io supplicavo un tizio che doveva essere qualcuno di importante dell'Alitalia di mettermi su quell'aereo.
Ho aspettato. Poi mi ha detto:"Porta i bagagli al check in, eccoti la carta d'imbarco e corri. Tra cinque minuti il volo parte, non aspettano nessuno" e ha aggiunto:"Ah, noi ti portiamo a Milano, poi per arrivare a Palermo ti devi trovare il volo da sola".
Ho corso, non ho nemmeno chiamato i miei genitori che per quasi due ore hanno pensato fossi morta ibernata o che fossi quanto meno diventata una mela.
Arrivata a Milano, sono andata alla biglietteria Alitalia dove mi guardavano come se fossi una scimmia in gabbia:"Davvero vieni da Londra? Ooooooo"
"Guarda Pina, questa ragazza viene da Londra. Oooooo"
"Ma dicci, è davvero tutto bloccato?"
"No, è uno scherzo, gli inglesi, si sa, sono dei burloni"
"C'è un volo per Palermo, ma parte tra mezzora, devi correre"
"Bazzecole. Io ho percorso due ore fa cinque km in cinque minuti, mi hanno anche dato il premio Forrest Gump per la corsa".
Poi sono arrivata a Palermo, con la febbre a 40° e un'infezione e mio padre ha pure dovuto portarmi, delirante, al pronto soccorso. Ma almeno non ho passato il Natale a mangiare mele e Kit Kat. E poi avevo delle deliziose ciabatte nere piumate, una nuova valigia leopardata e un'infinità di vestiti che non ho ancora trovato il coraggio di mettere.



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domenica 22 febbraio 2015

Quando Van Gogh ha pugnalato Bernini

Io c'ero quando i tifosi del Feyenoord hanno distrutto Roma.
Non vado mai in centro -se ci vado è solo per motivi di lavoro- ma quel giorno c'ero.
Ero seduta sui gradini del Palazzo delle Esposizioni in Via Nazionale e stavo mangiando un panino, in attesa che arrivasse l'ora del mio appuntamento di lavoro.
E sono arrivati loro: i tifosi del Feyenoord.
Saranno stati un centinaio e facevano casino. Erano ubriachi. E non era necessario essere una maestra di sbronze per rendersene conto.
Poi un genio ha detto Forza Roma e si sono picchiati. Sarà durato dieci minuti, non lo so, ma io mi sono data alla velocità della luce come mi ha insegnato Fidanzato: "Se si picchiano, tu vattene. Chiama la polizia, i carabinieri, i vigili del fuoco, le SS, ma vattene. SUBITO".
Me l'ha insegnato quando dopo Roma - Cagliari 2-4  i tifosi hanno contestato Zeman e noi eravamo lì in mezzo perché stavamo uscendo dallo stadio per tornarcene a casa. E anche in quel caso, ci eravamo dati.
Sono andata al mio appuntamento e poi ho percorso a piedi tutta Via Nazionale fino ad arrivare ai Fori Imperiali. Era una bella giornata di sole e a me piace camminare a piedi.
Di fronte ai Mercati di Traiano ho tremato. C'è un pub e lì davanti decine e decine di tifosi olandesi bevevano birra come se non esistesse un domani. Io non sono troppo sveglia, ma che fossero molesti e che stessero facendo casino l'ho capito subito.
Volevo arrivare fino a Piazza del Popolo, passando per Via del Corso, ma ho deciso di prendere l'autobus e tornarmene a casa e, col senno di poi, per una volta il mio istinto ha avuto ragione.
Le immagini di Piazza di Spagna le ho viste al tg, su internet, sui giornali.
E sono rimasta sgomenta.
Roma è la mia seconda casa, la città che mi ha dato l'amore, i miei due cani, delle amiche stupende.
E amo perdermi per le sue vie, per i suoi parchi.
Mi piace sentire i profumi di Trastevere e di Campo dè Fiori.
Ma no, non mi piace l'odore di piscio olandese.

La Barcaccia ha danni permanenti. PERMANENTI. Che non potranno essere recuperati.
A me quella fontana non è mai piaciuta particolarmente -a Roma ce ne sono di molto più belle- ma fa parte dei nostri tesori. Quei tesori che, se non ci fossero più, nessuno potrebbe ridarci.
E quattro tulipanari imbecilli hanno provocato dei danni permanenti. Perché si annoiavano. Non sapevano cosa fare aspettando le 19 -l'ora di inizio della partita- e hanno pensato bene di prendere a mazzate la nostra fontana.
Forse, fare la fila ai Musei Vaticani come fanno tutti gli stranieri del mondo che vengono a Roma pareva brutto.
Farsi la foto col centurione davanti al Colosseo una noia mortale, che ve lo dico a fare.
Molto meglio prendere a mazzate la fontana che, casomai qualcuno non lo sapesse, Bernini ha realizzato nel 1629.
Io comprendo che forse a Rotterdam non si studia la storia dell'arte italiana, d'altronde non reggerebbero il confronto e i complessi di inferiorità li ucciderebbero, ma, miei cari tulipanari, se io domani vengo lì e vi squarcio i quadri di Zio Vincent come la mettiamo?
E se poi, dopo avere squarciato i quadri, faccio la pipì nei marciapiedi perché non ho voglia di cercare un bagno e pare brutto tenersela e aspettare, che ne so, di entrare in un bar?
Che poi, i pub dove siete andati a sfondarvi di birra, un bagno non ce l'avevano?


Ma non è finita qui. Perché i danni non li hanno fatto solo a Piazza di Spagna.
Avevano iniziato a Campo dè Fiori la sera prima.
E hanno distrutto cassonetti, macchine, motorini. Hanno imbrattato muri.
Danni per milioni di euro. I nostri milioni di euro perché gli olandesi ci hanno fatto sapere che non è colpa loro. Siamo noi che dovevamo vigilare sui barbari.
Perché, dai, noi vi abbiamo mandato i nostri teppisti quelli che se da noi si azzardano a buttare una carta per terra, li chiudiamo in una cella fredda e buia, buttiamo via la chiave e i tulipani li rivedono, se tutto va bene, quando saranno vecchi e rugosi. Voi arrangiatevi. Che ce frega a noi di Bernini? I quadri di Zio Vincent stanno bene, noi stiamo a posto così.
Ok, la colpa non è di sicuro del primo ministro olandese (ce l'avranno un primo ministro immagino, se non ce l'hanno chi per lui), ma a me hanno insegnato che chi rompe paga.
Roma non era preparata ad accogliere questi delinquenti, ma chi vive a Roma sa che la città sta vivendo uno dei suoi momenti peggiori, in cui quasi tutto è lasciato allo sbando. Non è una giustificazione, assolutamente. La cosa andava gestita meglio.
Io avrei mandato l'esercito ad accoglierli all'aeroporto e li avrei portati direttamente allo stadio e lì li avrei lasciati. Alla fine della partita, li avrei riportati a Fiumicino e tanti cari saluti.
Salutate zio Vincent, la prossima volta portate un mazzo di tulipani. O, se potete, evitate di tornare una prossima volta. Niente di personale eh, è che noi di delinquenti ne abbiamo già tanti, ci mancano solo quelli degli altri che vengono qui a sfogarsi perchè a casa loro non possono nemmeno parlare troppo forte pena la pubblica gogna.
E no, io non penso che sia colpa del calcio. Il calcio è una scusa.
Sono una tifosa anche io. Mi piace andare allo stadio, mi piace l'atmosfera della curva, mi piace cantare l'inno della Roma, mi piacciono i cori. Mi piace il Caffè Borghetti e mi piaceva Carlo Zampa, prima che lo facessero fuori.
Mi piace andare allo stadio a Palermo perché, vi assicuro, è una delle esperienze più divertenti del mondo. Ancora ricordo un Palermo - Milan in cui ho imparato che Ibra prima di giocare a calcio montava lampadine all'Ikea e Allegri pascolava le pecore in Sardegna.
Le partite non le voglio vedere solo in televisione, voglio andare allo stadio. E voglio essere libera di farlo senza prendere le mazzate solo perché mi trovo nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Le squadre che hanno una tifoseria violenta, che crea danni in casa e fuori casa, fuori dalle competizioni europee. Che vi faccio vedere come i club stringono il loro culetto profumato.
E Marino, se posso, la prossima volta organizzati un pò meglio. Dite che vi state preparando per difenderci dagli attacchi dell'Isis, ma ci siamo fatti mettere in ginocchio da quattro ubriaconi.

Bernini mi dispiace, davvero. Le tasse che mi decurtano dallo stipendio - e ti assicuro che non sono poche- te le regalo volentieri. Spero vadano alla tua fontana.


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sabato 21 febbraio 2015

Esperienze grottesche: la spesa

Avevamo il frigo vuoto.
Ma vuoto vuoto, roba che non c'erano nemmeno le sottilette da battaglia e la Fanta sgasata.
Devo dirvelo: prima di sposarvi o decidere di andare a convivere ricordate che vi toccherà fare la spesa. E fare la spesa può trasformarsi in un'avventura grottesca.
Per me sarebbe anche una faccenda semplice: scrivo la lista, vado al supermercato, riempio il carrello, vado alla cassa, pago e torno a casa.
Ma nella realtà delle cose non è così.
Fidanzato vuole sempre venire con me. Gli piace proprio. A me un pò meno.
Lui dice che viene con me perchè così spinge il carrello e io faccio meno fatica.
In realtà, lui prende il carrello e comincia a vagare per il supermercato, mentre io, con le mani piene di roba, lo cerco tra le corsie. Fortunatamente, al supermercato sotto casa ormai ci conoscono e mi dicono dove l'hanno visto l'ultima volta. Probabilmente, lui si sarà già spostato, ma è già un indizio.
Quando riesco a trovarlo, il carrello è pieno di cose assolutamente inutili: merendine, patatine, succhi di frutta, cose da sgranocchiare (che non chiedetemi cosa siano, lui le chiama così) e detersivi.


Si perchè io ho il fidanzato che compra detersivi come se piovesse, possibilmente che non ci servono o che abbiamo già in casa.
"Fidanzato, non ci serve lo sgrassatore per maniglie al profumo di mughetto e rosa selvatica"
"Ma non hai visto che la maniglia della porta del bagno è sporca?"
"No, non l'ho visto, ma immagino si possa pulire con un qualsiasi altro sgrassatore"
"Non capisci niente. Senza lo sgrassatore al mughetto e rosa selvatica la maniglia si disintegrerà. Poi cadrà la porta, verrà giù il muro, poi il tetto. E resteremo senza casa"
"Ok,prendilo"
Dopo un pò che lui fugge per le corsie e io lo inseguo, mi dice "andiamo a casa, l'altra metà della spesa la facciamo un'altra volta".
Quindi, nel 90% avrò le uova e il pecorino, ma non il guanciale quindi addio carbonara.
Oppure avrò il latte, ma non i biscotti, quindi non potrò fare colazione.
E nel 100%, non ci sarà niente di realmente utilizzabile per preparare i pasti.
E ci toccherà andare a cena fuori.
Ovviamente dopo aver lucidato la maniglia con lo sgrassatore al mughetto e rosa selvatica.

Ci sono però quelle volte -quelle bellissime volte- in cui riesco ad andare da sola, dopo aver studiato per settimane i turni e aver trovato quella sera che lui proprio non può venire.
E mi sento pure in colpa perchè al supermercato tutti, dal macellaio alla cassiera, mi chiedono dov'è Fidanzato.
"Fidanzato lavora"
"Ah ecco perché stai comprando addirittura del cibo"
In questo caso, mi chiederà di mandargli una foto del carrello pieno.
"Dove sono le patatine? E lo sgrassatore?"
"Lo sgrassatore l'abbiamo preso settimana scorsa"
"E' finito. Ricorda, la maniglia si disintegrerà. Poi cadrà la porta, verrà giù..."
"Ho capito. Vado a prenderlo"
Passeranno i giorni, Fidanzato controllerà la dispensa, poi un giorno, quando nessuno se lo aspetta:
"Questo sugo non mi piace, hai cambiato marca"
"No, è sempre la stessa"
"Non è vero: questo è rosso lastricato, quell'altro era rosso laminato. NON MI PIACE"
"Ma guarda che è lo stesso"
"Lo faccio assaggiare a Cane Gnappo"
Cane Gnappo tipregotipregotiprego, ricordati chi ti ha salvato dalla strada, chi ti ha voluto in casa, chi ti ha svezzato, chi ti da l'uovo per rendere lucente il tuo pelo
"Vedi? Non piace nemmeno a Cane Gnappo. Hai cambiato marca. La prossima volta vengo anche io a fare la spesa. TU COMPRI IL SUGO CHE NON CI PIACE"
Fottuto Cane, complice del suo padrone.

Cose che non possono mancare a casa nostra:
- LATTE. Io e Cane Gnappo lo beviamo a colazione, Cane Nero lo beveva dopo i pasti, Fidanzato lo beve prima di andare a letto.
-UOVA. Mi piacciono in tutti i modi, ne uso un sacco. Cane Nero e Cane Gnappo le hanno sempre mangiate per il pelo.
-SUCCHI DI FRUTTA ALL'ALBICOCCA. Rigorosamente nel brick. Io non li bevo, ma Fidanzato impazzisce se non ce li ha.
-PANGRATTATO. Io sono siciliana, il pangrattato lo metto ovunque. E, a casa mia, non si chiama pangrattato, ma mollica. Pure Fidanzato si è arreso a questo nome.
-POMODORO. Lo metto ovunque, come il pangrattato. E se non ce l'ho, sclero.
Abbiamo anche un sacco di altre cose eh, ma queste proprio non possono mancare.


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venerdì 20 febbraio 2015

Ricominciare da qui

E alla fine è successo.
La notte tra Lunedì e Martedì Cane Nero se n'è andata. 
È stato un attimo, abbiamo capito che era quasi ora, ma non pensavamo che "l'ora" sarebbe arrivata nel giro di venti minuti.
E il blog è stato chiuso per lutto.
Vorrei raccontarvi che ce lo aspettavamo, che eravamo preparati, che ci siamo consolati pensando che così ha smesso di soffrire, ma non sarebbe vero.
Per uno strano caso fortuito, eravamo tutti a casa -lavorando su turni non succede quasi mai- e abbiamo pianto. TUTTI. Cane Gnappo compreso.
Non eravamo realmente preparati e ci ha fatto malissimo.
Abbiamo passato la notte a fumare sigarette, increduli.
Tra l'altro, non avevamo scelta: dovevamo aspettare la mattina dopo per fare qualsiasi cosa. All'una di notte non c'era molto altro da fare se non attendere.
Io non ho smesso di piangere -se ci penso, piango pure adesso- e Fidanzato ha fatto altrettanto.
E la mattina dopo siamo pure dovuti andare all'anagrafe canina e poi alla asl. 
Perchè, in questi momenti, non si può nemmeno stare a casa a piangere: c'è la parte burocratica da sbrigare. Millemila carte che devo pure conservare.
Quando siamo tornati a casa, senza Cane Nero, mi sembrava tutto così surreale: la casa silenziosa, vuota, nessuno che muggiva, nessuno che ringhiava a Cane Gnappo, nessuno che mi dava le musate.
Ho avuto mal di testa per tre giorni e non riuscivo proprio a concentrarmi sulle cose.
Ho ricevuto tante telefonate e  tanti messaggi che mi hanno fatto sentire meno sola da parte non solo degli amici, ma anche da parte di gente che si scusava perchè, in fondo, non eravamo così legati, ma che voleva dirmi che gli dispiaceva per Cane Nero.
Il messaggio che mi ha colpita di più è stato questo G. ho i suoi occhi fissi nella mente da stamattina. "Ti stringo forte ! Sarà sempre con te!" che mi ha mandato un ex collega di università, ma ce ne sono altri mille che conserverò sempre.

Quando mia nonna stava male mi disse:"quando morirò segnati chi viene e cosa ti dicono".

Detta così è una cosa un po' macabra, ma io lo feci e adesso, a distanza di undici anni ne capisco il senso.
Tra qualche anno, mi farà piacere ricordare tutto l'affetto e il calore che abbiamo ricevuto per una cosa che pensavo non sarebbe importata a nessuno e che probabilmente per qualcuno sarebbe stata pura follia.

Ho aperto questo blog per fare fronte alle interminabili giornate e nottate passate ad accudire Cane Nero: entrambe sul divano, io scrivevo e lei dormiva con il muso sulle mie gambe.

Non avevo mai pensato a cosa ne sarebbe stato del blog quando Cane Nero non ci sarebbe più stata perchè pensavo sarebbe stato un giorno lontanissimo.
Da domani NonPuòEssereVero riapre i battenti con post su come sopravvivere alla convivenza, ma non solo perchè bisogna sopravvivere anche agli amici, ai colleghi di lavoro, ai disastri di Cane Gnappo, alle partite della Roma, ai genitori e a un sacco di altre cose. Tornano i Mercoledì della Ginnastica e le storie di vite quotidiana.

Grazie da parte mia, di Fidanzato, di Cane Gnappo e soprattutto di Cane Nero.



Nota: ho scelto di non scrivere i nomi di nessuno su questo blog per evitare di rendere riconoscibili persone, situazioni e altro. Cane Nero si chiamava Milly. In origine, era Miliarda, ma ci siamo stufati subito di quel nome troppo lungo e pure un po' bruttino.
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lunedì 16 febbraio 2015

Sette cose che ho imparato

"Porta pazienza".
Questa frase me la ripeto spesso in questo periodo che è tutto fuorchè allegro.
C'è stato un periodo in cui la mia vita ruotava intorno al pessimismo cosmico, ma roba che Leopardi in confronto a me era un giovanotto allegro.
Poi ho deciso che comunque andava, bisognava affrontare le cose in un altro modo, provando a sorridere, provando a coglierne il lato positivo.
In quest'ultimo mese e mezzo ho capito delle cose che ancora mi sfuggivano e, strano ma vero, le ho capite affrontando qualcosa che per me è molto doloroso, ovvero la malattia di Cane Nero.
So che  molti penseranno che è ridicolo, in fondo è solo un cane.
Ma no, per me non è solo un cane, è parte integrante della mia famiglia. E un domani, quando non ci sarà più, la ringrazierò per avermi, in qualche modo, aperto gli occhi.

-ho imparato che tutti piangono e non sono (siete) l'unica (gli unici).
ho visto piangere mio padre e Fidanzato, quando l'oncologo ci ha detto che per Cane Nero non c'erano speranze.
Sono due persone che non piangono mai, due persone molto forti che hanno affrontato cose probabilmente più gravi, due persone che io ammiro molto per come affrontano la vita.
Le emozioni, anche quelle negative, colpiscono tutti, nessuno ne è immune.
E pensare che non siamo gli unici al mondo a soffrire per qualcosa, può aiutarci.
E non perché mal comune mezzo gaudio.
Sarà capitato a tutti di pensare che siamo gli unici a stare male per qualcosa e che gli altri...beh, gli altri sono sempre felici, non vedi? No, non vedo perchè non è così.

-ho imparato a osservare gli altri più attentamente.
perché se anche gli altri piangono magari hanno anche loro qualcosa che non va e forse, chi lo sa, potrei aiutarli a superare il loro problema o quanto meno a renderlo meno pesante.
E questo vale per tutti.

-ho imparato che i limiti che pensiamo di avere, in realtà non esistono.
pensavo che non sarei mai riuscita a occuparmi di qualcuno, che non avrei mai avuto la forza di reggere determinate situazioni.
Cane Nero dipende in tutto e per tutto da me. Non cammina, le va somministrata la terapia, va pulita più volte al giorno, le va cambiato il pannolino. Se piange durante la notte bisogna svegliarsi e risolvere il problema - qualunque esso sia.
Bisogna farle credere che lei può ancora camminare, anche se sarebbe più facile prenderla in braccio e basta, quindi bisogna reggerla e darle l'impressione di essere indipendente. E quando proprio non ce la fa, bisogna caricarla in braccio e poco importa se pesa più di venti kg.
Se lo sto facendo per lei, un domani potrò farlo anche per qualcun altro.
Se la necessità di dormire dieci ore a notte rappresentava un grosso limite per me, adesso so che non lo è più. Lo stesso vale per tante altre cose.

-ho imparato che gli amici possono sopportare cose che non avremmo mai pensato e dovremmo fare lo stesso per loro.
Ho un'amica che viene spesso a trovarmi perchè sa che non posso stare fuori troppo a lungo anche se abita dall'altra parte della città, che mi assiste quando devo sistemare Cane Nero, che non si impressiona davanti a un pannolino sporco. E lo fa per me. E gliene sono immensamente grata perchè non mi fa sentire mai sola.
Ho altri amici che mi scrivono tutti i giorni per sapere come sto, per sapere come sta Cane Nero e per dirmi di non perdere mai la speranza. E non li ringrazierò mai abbastanza.

-ho imparato che non si deve mai dire "i tuoi problemi sono meno gravi dei miei".
Qualcuno me l'ha detto. Perchè Cane Nero è solo un cane e ci sono persone che stanno passando le stesse cose con una mamma, un marito, un fratello. Ed è peggio.
Adesso il mio problema, quello che mi fa stare male è questo.
L'ho provato anche io sulla mia pelle cosa vuol dire veder spegnere una persona per cui avrei dato la mia vita. E i due dolori non possono essere messi a paragone, anche se li ha provati la stessa persona - ovvero io . Avevo dieci anni di meno e ho affrontato la cosa in un modo che adesso non sarebbe lo stesso.
Se una persona sta male per qualcosa bisogna rispettare il suo dolore e non paragonarlo ad altri, non dirle "ma io sto peggio" perché nessuno può mai davvero capire fino in fondo cosa prova quella persona, cosa c'è nel suo vissuto.

-ho imparato che anche in un periodo triste si può trovare qualcosa per cui essere felici.
Mia madre che sta portando avanti un progetto in cui crede molto e che la rende felice per esempio. E io sono felice per lei.
O il mio amico che si sposa a Luglio: ogni volta che ci penso mi si riempie il cuore perchè se sette anni fa me lo avessero detto, non ci avrei mai creduto. E sono felice anche se non mi fa fare la damigella che sparge i petali. E gli voglio bene anche se ho dovuto aspettare per ore che si facesse fare l'autografo da Little Tony alla fine di un suo concerto a cui sono stata portata con la forza(e, per la cronaca, Little Tony ha chiuso la sessione di autografi quando era il suo turno, quindi niente autografo).

-ho imparato che non bisogna arrendersi mai.
Cane Nero, nonostante tutto, non si è arresa.
"Ha il cuore forte" mi hanno detto. Lei ci prova, insiste, ci riprova, fino allo sfinimento.
E noi con lei. Nonostante le docce fredde, non ci siamo arresi. E combattiamo.
E la stessa voglia di non arrendersi l'ho messa anche in tutto il resto.
Perchè la speranza è l'ultima a morire.
E la vita va avanti, nonostante tutto.


Perché dopo la pioggia, viene sempre l'arcobaleno.
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sabato 14 febbraio 2015

50 sfumature di San Valentino

Come ogni anno, è arrivato San Valentino, preannunciato da chili di Baci Perugina, cuori di peluche, gonfiabili, di plastica, di ferro, di materiali di riciclo - che adesso va tanto di moda - e tutta una serie di altri gadget che, nonostante io abbia il gusto del kitsch, sono veramente orrendi.
La verità è che San Valentino è il compleanno di mia nonna - l'altra invece è nata per la festa della donna e giuro che non è uno scherzo - e, da bambina prima e da adolescente poi, ho il ricordo di interminabili giri per la città con nonna e genitori alla ricerca di un ristorante dove festeggiare sto benedetto compleanno per sentirci puntualmente rispondere:"mi dispiace, solo coppie" oppure "dovevate prenotare tre mesi fa, non lo sapete che oggi è San Valentino?" o ancora "Ma voi non mi sembrate due innamorati!" (siamo quattro, mi pare logico che non possiamo sembrare due!) con conseguente rassegnazione e ritorno a casa a un orario in cui la fame era passata a tutti. 
A letto senza cena, manco fossimo tutti e quattro in punizione.


Quando sono cresciuta un po', oltre al dramma del non riuscire a trovare un ristorante per festeggiare la nonna, si è aggiunto quello dei Baci Perugina.
Chiunque sia passato dalla mia vita si è sentito in dovere di regalarmi questi benedetti Baci che io non metto in dubbio siano buonissimi, ma io sono allergica alle nocciole.
"Ma dai, mangiane almeno uno. È SAN VALENTINO"
"Sono allergica alle nocciole, se ne mangio uno finisco in ospedale"
"Nemmeno un pezzetto? Sono buonissimi"
"Non lo metto in dubbio, ma io vado in shock anafilattico e muoio"
"Dovresti apprezzare il regalo"
"E tu dovresti apprezzare che non ho istinti suicidi".
I Baci finivano dunque nella pancia di mio padre e il malcapitato di turno nella blacklist delle persone da non frequentare assolutamente perché mi sembra palese che voleva liberarsi di me in un modo pure abbastanza subdolo.
Poi un giorno è venuto fuori che una ragazzina era morta baciando il fidanzatino che aveva mangiato una nocciola - era allergica pure lei - e mia madre ha cominciato a temere per la mia incolumità quindi è scattato il divieto di baciare chiunque, soprattutto nel periodo in cui tutti si ingozzano di Baci.
UN INCUBO STO SAN VALENTINO.

Ammetto, però, che il primo San Valentino passato con Fidanzato, io e lui siamo andati a cena fuori a festeggiare la festa degli innamorati pentendocene subito per svariati motivi:
-milioni di coppiette ammassate che se rimanevo a casa mia era sicuramente più romantico.
-pasta a forma di cuore. Posso accettare tutto, ma la pasta a forma di cuore no.
- conto molto più salato del normale perché è San Valentino, quindi evidentemente mettono scaglie di lingotto d'oro nel cibo.
-venditori di rose più pressanti del solito che, alla fine della cena, avevo più rose io che tutti i fiorai di Roma.
I San Valentini successivi non me li ricordo, a parte gli auguri di compleanno alla nonna, anche se non c'è più, e l'angoscia provocata dall'invasione di Baci e cuori.

Quest'anno però San Valentino è stato reso speciale - almeno così dicono - dall'uscita del film più atteso dell'anno ovvero 50 sfumature di grigio, che da quello che avevo capito io era una grande storia d'amore. Mi hanno proprio detto:" é un film in cui trionfa l'amore".
Già il fatto che la gente si è scazzottata per prendere i biglietti non mi pare abbia molto a che fare con l'amore, ma tant'è.
Poi ho scoperto che è la storia di una tizia che per mantenersi agli studi lavora in un negozio di ferramenta - ai miei tempi le studentesse lavoravano nei pub come cameriere - che si ritrova a intervistare un riccone che non si capisce bene che lavoro faccia, ma che a nemmeno trent'anni è ricco sfondato e che, nonostante assuma solo bionde, perde la testa per lei che è mora e le propone un contratto in cui lui è il dominatore e lei la sottomessa.
Colpo di scena però: la ragazza è vergine.
Roba che ormai nemmeno alle medie trovi una ragazzina vergine (con mio sommo disappunto, ma tant'è).
Vergine o no, lei accetta di farsi bendare, frustare, comandare perché tanto con l'amore risolverà tutte le perversioni di Mr. Grey.


Alla fine, non risolverà un bel niente e deciderà di mollarlo per dimenticare tutte le frustate ricevute.
Mi informano però che ci sono altre due sfumature, di nero e di rosso, quindi immagino che l'amore alla fine trionferà sul serio. E magari i due si regaleranno milioni di Baci Perugina, sperando che nessuno dei due sia allergico alle nocciole.
Pare che una catena inglese di negozi di ferramenta abbia  costretto i dipendenti, circa 20.000,  a leggere il libro per poter far fronte nel modo migliore alle richieste dei clienti di cavi e nastro adesivo per poter replicare le imprese dei due cavalli impazziti, spiegando come utilizzare gli strumenti in modo idoneo senza farsi male.
E mi chiedo: ma se Mr. Grey non era ricco sfondato, Anastasia avrebbe accettato di farsi legare e frustare? Mi sa che rimarrò col dubbio per sempre.

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mercoledì 11 febbraio 2015

Quando lo streaming non c'è ovvero storia di un mancato esaurimento nervoso

 Ve l'avevo detto che sabato ricominciava la Serie A.
E vi avevo anche detto che seguire le gare italiane è un'agonia.
E ovviamente non sono stata smentita.
Si sa che la speranza è l'ultima a morire, ma già venerdì l'amica Speranza era già bella che morta e sepolta. In primis, il maltempo -le squadre sono rimaste bloccate in autostrada causa neve per ore - e la mancanza di streaming - la Federazione ha deciso che ci avrebbe fatto vedere la gara in differita dopo qualche giorno - hanno creato un panico diffuso. Roba che su Facebook si leggevano messaggi disperati del tipo: "ti prego Federazione, fammi vedere qualcosa" e "chi è presente alla gara si ricordi dei poveri sfigati fan rimasti a casa e ci tenga aggiornati".
Una volta, il saggio Fidanzato disse che vedere un evento sportivo in differita è una cosa assurda perchè praticamente vedi la gara quando già sai i risultati e quindi distruggi l'effetto adrenalico generato dal "voglio sapere chi vince, che succede".
La situazione è stata resa tragica dal fatto che c'erano i rientri di ginnaste che erano state ferme causa infortunio e quindi io volevo assolutamente vedere gli esercizi.
Mi sono comunque arresa all'evidenza e tutto quello che mi è rimasto da fare è stato leggere i punteggi. Non l'avessi mai fatto. Una tragedia.
Punteggi che uscivano a raffica, alcuni alti che ti fanno venire le crisi epilettiche perchè non puoi esserti persa proprio quel grandioso esercizio e altri bassi che ti fanno venire altrettante crisi epilettiche perchè non puoi esserti persa proprio quel penoso esercizio. E poi.. perchè è penoso? Che è successo? La ginnasta sta male, si è rotta una gamba, si è rotto l'attrezzo?
Ad un certo punto della giornata, su Facebook si leggeva che c'era stato un problema con le parallele montate male. FATEMI VEDERE UNA FOTO. Ci sarà una foto di queste parallele montate male, no? NO. La foto delle parallele montate male non c'era.
E allora il caos. Gente che sui social network litigava "perchè la parallela è montata male".
"No, non è vero, è la ginnasta che è scarsa"
"Si che è vero, io lo so, ho attaccato una micro telecamera nel body delle ginnaste"
"No, non è vero. Sei un fan della ginnasta Tizia e vuoi difenderla a tutti i costi".
"Tu non sai chi sono io".

Alla fine, la parallela era davvero montata male - poi io non lo so se hanno sbagliato per questo o perchè c'era l'invasione delle formiche mutanti - ma intanto ho sofferto e la parallela me la sono sognata la notte.
E poi, ve l'ho detto, c'erano i rientri.
C'era in gara una ginnasta ferma da cinque anni. CINQUE. Ovvero una vita, se pensate che la carriera di una ginnasta dura mediamente 5 o 6 anni. E no, Vanessa Ferrari non è la regola, lei è l'eccezione: nove anni di carriera senior vincendo sempre non capitano tutti i giorni.
Comunque, c'era questa ginnasta, Serena Licchetta, che tutti aspettavamo e  che gli scettici - me in primis - non  credevano fino in fondo che sarebbe tornata.
Immaginate una ginnasta italiana che ha fatto persino una finale mondiale a parallele - noi siamo una nazione notoriamente scarsa a parallele - , che si è operata quattro volte al ginocchio e che è lì. E voi non potete vederla. Le indiscrezioni dicevano che era stata brava, aveva portato degli esercizi semplificati, ma eseguiti bene. A questa ragazza va tutta la mia stima, ma proprio tutta.


Lì è iniziata la fase di stalking nei confronti di chi aveva dei video da mostrare agli sfigati rimasti a casa  ai fan. Per vedere un video di Serena, ci ho messo tre giorni.
Tre giorni in cui questi video li ho cercati ovunque. Perchè il fan della ginnastica non si arrende, chiede a chiunque (pure alla gente che non conosce), cerca su YouTube fino alle 3 di notte e non si schioda dal divano durante la ricerca finchè non arriva qualcuno che lo porta via a forza.
"NO.IO STO CERCANDO I VIDEO.NON VENGO A LETTO".
"Ma domani devi lavorare"
"Ma io sto cercando i video.Mi licenzio".
E poi c'erano i rientri meno estremi, ma importantissimi in ottica nazionale.
Rientravano Carlotta Ferlito, Enus Marian, Tea Ugrin.
"Porteranno degli esercizi nuovi? Saranno ancora al livello di un anno fa, due anni fa, tre anni fa?".
No perché Carlotta Ferlito è stata vice campionessa europea alla trave, Enus campionessa europea junior, Tea campionessa assoluta.
Grazie al cielo, i rientri sono stati positivi, gli esercizi competitivi, le ginnaste sono in forma.
E se questo da una parte è un bene, dall'altra parte per gli squilibrati come me, diventa un problema perché comincia il toto europei.


Gli Europei sono tra due mesi e, per due mesi, si soffrirà pensando "chi ci andrà agli Europei?", facendo le congetture e i calcoli più impensabili.
Ci andrà Tizia perché può vincere una medaglia.
No, ci andrà Caia perchè Tizia è stanca. MA TE L'HA DETTO LEI CHE É STANCA?
Ci andrà Pincopalla perché se non la portano smetto di seguire la ginnastica. NON DICIAMO ERESIE, PURE SE PINCOPALLA NON CI VA AGLI EUROPEI, SEGUIRAI TIZIA E CAIA.
E non vi dico del toto mondiale perché il Mondiale è tra 7 mesi, ma è un mondiale importantissimo, qualificante per le Olimpiadi di Rio de Janeiro, quindi le congetture sono già cominciate da un pezzo.

E infine, c'erano le conferme. Ginnaste che erano già in forma, che avevano dimostrato già tanto, non si erano infortunate, ma sai mai sono arrivati i marziani e si sono dimenticate come si salta.
Fortunatamente non è successo.
Io aspettavo Lara Mori ed Erika Fasana tra tutte perchè ai Mondiali erano state strepitose e,grazie al cielo, lo sono ancora. Niente marziani. Grazie Lara, grazie Erika. Vi devo molto. Mi avete risparmiato un esaurimento nervoso.

Intanto, la Federazione non ci ha ancora fatto vedere la gara in differita perchè se è vero che vedere un evento sportivo in differita è assurdo, è vero anche che i fan della ginnastica non si fanno di questi problemi. Io, almeno, non me li faccio. E aspetto.





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