venerdì 4 dicembre 2015

Missing: di quanto mi manca il mio cane nero

Era Dicembre dell'anno scorso quando mi sono accorta che qualcosa non andava. Avevi un'anca gonfia e mi ero preoccupata. 
Ti avevo portato dal veterinario e dalle lastre che ti aveva fatto non si capiva bene cosa avessi.
C'era stato un giorno in cui avevi pianto parecchio, la prima e l'ultima volta nella tua vita.
Io, quel giorno, avevo piazzato il tuo cuscinone al centro del tappeto, ti avevo coperta con un plaid viola e ti avevo messo vicino la ciotola dell'acqua. Quella sera avevo bollito il pollo che tu adoravi, ma per fartelo mangiare avevo praticamente dovuto costringerti.
Avevo passato la serata a pulire il pollo, un pezzetto per te e uno per il tuo fratellino.


Era iniziato da lì il nostro calvario. Da lì avevi iniziato a prendere tantissime pillole ogni giorno che io nascondevo tra un pò di prosciutto o un pezzetto di wurstel.
Avevamo passato quei giorni di Dicembre ad aspettare gli ulteriori controlli.
Un giorno ero tornata a casa e saltavi. Saltavi e muovevi la coda, come sempre. E io avevo pensato che stava passando tutto.
Ti portavamo continuamente a fare una visita o un controllo e non sembravi poi così grave. E io ero convinta che ti avremmo guarito, che saresti stata con noi per sempre.
La sera della Vigilia di Natale avevi la febbre alta, tremavi e io ti avevo tenuta vicino a me, coperta dallo stesso plaid viola con cui ti avevo avvolta quel giorno che era iniziato il nostro calvario.
Ti misuravo la febbre e chiamavo mia madre che era a cena con un sacco di veterinari.
Il giorno di Natale eravamo rimasti a casa io tu e il fratellino. Papi era a lavoro ed era tornato al volo per pranzo. Avevo arrostito una fettina di carne, pensando che quello non era un vero Natale, ma non avevo avuto cuore di lasciarti da sola, stavi male e si vedeva.
Quando Papi era tornato a casa, vi eravate messi tutti e tre a dormire sul letto, eravate bellissimi. La mia bellissima famiglia, metà umana e metà pelosa.  Vi avevo scattato una foto.
Poi dopo due giorni, eravamo partiti per andare a Palermo.

Ti avevamo portato dallo zio. Io, Papi e il mio papà. Io mi fido di mio zio, è un bravissimo veterinario ed ero certa che mi avrebbe detto che non era nulla. E invece mi aveva detto che avevi una massa che non gli piaceva e aveva cominciato a fare delle telefonate. Ci aveva spedito da un oncologo.
L'oncologo ti aveva addormentata, rasato il pelo e ci aveva detto che nel giro di poco avremmo avuto la risposta. Io e Papi eravamo andati a cercare un bancomat e quando eravamo tornati era sveglia che ci aspettavi. Mio padre piangeva.
Ho visto le tue lastre, guardavo le lastre e poi guardavo Papi. Poi guardavo i vetrini, poi riguardavo Papi. Era il 30 Dicembre. Il tumore ti stava mangiando viva: ti aveva preso il bacino, un'anca e parte della coda. Potevamo tentare l'operazione, ma era una follia perchè non potevamo tagliarti a metà e saresti probabilmente morta sotto i ferri. Allora, abbiamo tentato la chemioterapia.
Undici pillole al giorno. La nostra giornata era scandita dalle tue pillole.
Mettevo la sveglia per la prima, mi mettevo i guanti perchè i farmaci chemioterapici devono essere maneggiati con cura. Poi facevamo la terapia complementare, tutto il giorno, tutti i giorni.
Io ti tenevo lì con me, tu stavi sempre vicino a me.
La sera di quel 30 Dicembre ero in macchina con Papi, stavamo parlando e poi lui era scoppiato a piangere dicendomi che non era giusto. Mi aveva promesso che ti avremmo salvata e lui ha sempre mantenuto ogni promessa, non mi ha mai detto una bugia, ha sempre fatto il possibile per vedermi felice.
La mattina dopo, all'alba, mia madre ci aveva svegliati perché nevicava. Ci eravamo svegliati e avevamo guardato la neve cadere dalla finestra. Poi vi avevamo portati fuori, te e il tuo fratellino. Avevo scattato una foto a voi tre, belli come sempre. In quella foto, tu hai lo sguardo triste.
La sera ti avevo portata in braccio, le tue zampe non erano più forti come prima.
Io ci credevo che ti avremmo salvato, l'ho creduto ogni giorno.
L'oncologo mi aveva detto che dopo tre mesi dall'inizio dalla chemioterapia, avremmo fatto il punto della situazione. Il tumore tre mesi non ce li ha lasciati. Sei morta tra le mie braccia dopo un mese e mezzo, lottando, provandoci in tutti i modi.
Due giorni prima che morissi, quando lo sapevo che era questione di poco, ti avevo cucinato le tagliatelle al ragù. Le avevi mangiate di gusto e io pensavo che eri bellissima.
Non c'è stato un solo giorno in cui non ti ho pensato. Ogni sera quando ci mettiamo a letto penso che ti mettevi sempre in mezzo a me e Papi per prendere le ultime coccole della giornata e poi, quando dicevamo che era ora di dormire, scendevi dal letto e ti mettevi sul tuo cuscinone posizionato dalla mia parte del letto. 
C'è stata quella notte in cui pioveva a dirotto e io, all'improvviso, avevo sentito qualcosa di peloso. Ero addormentata e non capivo. Ti eri infilata sotto le coperte, avevi poggiato la testa sul cuscino e ti eri appiccata a me. Ero scoppiata a ridere.
C'è stata quell'altra volta che non ero riuscita a portarti fuori a causa del diluvio, pioveva tantissimo e ti eri rifiutata di uscire dal portone piantando le zampe per terra. "Milly, guarda che non puoi fare la pipì fino a domattina". Avevi girato le zampe e te n'eri andata.
C'è stata quell'altra volta che Papi pensava di averti persa perchè ti si era staccato il guinzaglio e ti aveva trovata davanti la porta di casa, comodamente sdraiata sullo zerbino.
Volevi sempre stare al sole sul terrazzo, anche quando c'era troppo caldo. Prendevi il sole e guardavi fuori.

Ho sempre pensato che tu fossi un genio. Eri un genio. Mai conosciuto un cane così intelligente. 
Non era stato amore a prima vista tra me e te. Era un amore che era nato a poco a poco ed era diventato enorme. Mi ero innamorata di te e tu di me. Era un amore che sarebbe dovuto durare una vita. Ed invece non è stato così.
Quando è iniziato Dicembre, Papi mi ha promesso che quest'anno sarebbe stato bellissimo, che avremmo passato delle belle feste, un bel Natale. E che tu saresti stata sempre con noi.

4 commenti:

  1. Che lettera triste, quando amiamo un animale e lui se ne va, resta sempre il ricordo anche dopo anni. Ricorda quei momenti belli e pensa le sei stata vicina e non l'hai abbandonata.

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    1. Abbandonarla mai, è stata con noi fino alla fine e questo, in effetti, è un bel pensiero :)

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  2. Oh che tristezza.
    il mio Pitty è mancato il 30 Dicembre dell'anno scorso.
    Penso a lui ogni giorno e me lo sogno anche, che torna e ora sta bene, non è più malato.
    Ti capisco. Un abbraccio.

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    1. Anche io la sogno spesso, sai? E anche nel mio caso sta bene :)
      Che coincidenza comunque: mentre io piangevo per la diagnosi,tu piangevi perchè Pitty andava via....

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