venerdì 27 novembre 2015

Vorrei che il mondo fosse così ovvero quando una lista può regalarti un sorriso

Due anni fa, a quanto pare, avevo fatto un favore ad un' amica di vecchia data.
Una di quelle amiche con cui ci si frequentava parecchio, amiche di amiche, ma con cui poi ci si è perse di vista. Prima si abitava nella stessa città, a qualche centinaio di metri, poi ci si è trasferite a km di distanza. Un saluto ogni tanto, ma è sempre stato un piacere sentirsi.
E appunto: due anni fa le avevo fatto questo favore.
Avevo una lista con tutti gli indirizzi mail a cui inviare curriculum, quanto meno nel settore televisivo e affini (qui per saperne di più). Era una bella lista, con indirizzi mail non farlocchi, di quelli che qualcuno vede e non indirizzi mail che non verranno mai aperti nemmeno in caso di terza guerra mondiale o profezia Maya.
Insomma, avevo questa lista, ci avevo messo parecchio tempo a farla, era di una precisione che a pensarci oggi credo di avere avuto, a quel tempo, qualche disturbo che mi rendesse paranoica sulle cose che facevo. E io gliela avevo passata.
Io questo episodio l' avevo rimosso, stavamo scrivendoci in chat, lei si era appena trasferita a Milano e cercava lavoro e molte di queste aziende che avevo selezionato -in totale saranno state un centinaio- erano a Milano.
Non avevo dato molto peso alla cosa, tanto che, appunto, avevo dimenticato tutto.
Poi è successo che un giorno mi ha scritto, chiedendomi se fossi a Milano perché Facebook -che notoriamente è molto attento alla privacy- le aveva fatto notare che ero vicino casa sua. E quindi, ci siamo date appuntamento per un caffè in Corso Buenos Aires che era vicino a dove lavoravo io e a dove abita lei.
E improvvisamente, al momento di pagare il caffè, mi dice che vuole offrirmelo lei perché non ha dimenticato la lista.
"Quale lista?"

Mi ha rinfrescato la memoria e, balbettando, ho accettato il caffè.
Tra una cosa e l' altra, le ho detto che l' accompagnavo volentieri a casa e che no, non ero intimorita dal traffico milanese dell' ora di punta. E lei mi ha invitata a salire a casa sua per farmela vedere, mi ha presentato il compagno e mi hanno chiesto se volevo unirmi a loro per cena. E ho accettato.
E così siamo andati a cena in una pizzeria sotto casa loro e, al momento di pagare il conto, lei ha pagato anche per me, mentre io ancora cercavo il portafoglio dentro la borsa.
Per la lista e per il passaggio.
Ed eccomi lì, ancora incredula e balbettante a ringraziare.Ho provato a restituirle i soldi, ma niente, non c' è stato verso.


Sapete, non è il caffè o la pizza.
Quello che mi ha commossa è stato vedere che qualcuno mi era grato per qualcosa che io avevo fatto senza pensarci, senza volere nulla in cambio -figuriamoci- o chissà cos' altro.
Cose che a me avevano fatto piacere, nella loro piccolezza, avevano fatto piacere anche a lei e aveva voluto ricambiare con dei piccoli gesti che mi hanno regalato un sorriso.
Io probabilmente avrei dimenticato questa cosa. E non perchè sono cattiva, ma perchè sono sbadata.
Mi ha fatto sorridere che io non ricordassi questa cosa -ma l' ho detto, sono sbadata- e che lei avesse aspettato due anni per potersi sdebitare, anche se non c' era nulla di cui sdebitarsi.
E la pizza era una cosa fantastica, tra le altre cose.
E quando sono tornata a casa, sorridevo come una scema tanto che mi sono persa, finchè -grazie all' angelo custode che evidentemente ho- non mi sono ritrovata davanti ad un posto che mi sembrava familiare e difatti erano gli studi di Mtv.
Vorrei che il mondo fosse così. Fatto di piccoli gesti che magari non hanno importanza, ma che regalano sorrisi. Tutto qui.

Foto di Beata Lenkiewicz.

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