sabato 28 novembre 2015

Ecco a cosa serve il 110 e lode

"Ehm, che succede amico?"

Io mi sono laureata con 110 e lode. Avevo ventuno anni, era una triennale che oggi probabilmente non serve a nulla. E forse non serviva a nulla nemmeno a quei tempi. Tra due settimane saranno passati otto anni da quel giorno, praticamente una vita.
Ho chiesto la tesi un anno e mezzo prima, alcuni professori non erano disponibili perché volevano chiesta la tesi almeno due anni prima. Io scelsi accuratamente il mio relatore e mi presentai al suo studio con la mia idea, un po' bislacca, ma che a me piaceva tanto.
La materia in cui chiesi la tesi aveva un nome altisonante, si chiamava Elaborazioni di immagini e suoni. Riconoscimento e visioni artificiali. Era una materia da 12 crediti, nemmeno troppo difficile rispetto ad altre materie da 9 crediti, un esame per cui avevo studiato durante il Mondiale di calcio del 2006, quello che ci vide diventare Campioni del Mondo. Studiavo durante le partite, preparavo i progetti da presentare mentre i miei amici uscivano a festeggiare le vittorie dell'Italia.


Avevo iniziato a scrivere la tesi mesi prima, avevo comprato un sacco di libri, di cui uno mi era arrivato dagli Stati Uniti. Era un libro vecchio di anni, di cui esistevano tre copie in tutto il mondo e una di queste tre copie, pagata profumatamente, ce l'ho io.
Avevo visto decine e decine di cortometraggi animati, ovvero quelli che comunemente si chiamano cartoni animati, ma io no, dovevo chiamarli cortometraggi animati. Alcuni di questi cortometraggi avevo fatto una fatica incredibile a trovarli perché erano degli anni '30  e '40, ma io non mi ero arresa.
La tesi si chiama Bugs Bunny: un mito dimenticato e, ai tempi, era l'unico testo italiano completo su Bugs Bunny. Vita morte e miracoli, con una serie di analisi folli, su un coniglio che sta sulle scatole alla maggior parte delle persone.

Tantissime persone, quando dicevo che la mia tesi era su di lui, mi dicevano che era odioso, antipatico e un milione di altri insulti. Io, però, il mio coniglio l'ho difeso sempre a spada tratta.
Nessuno tocchi Bugs Bunny che non è antipatico affatto, è solo diversamente simpatico.
Mesi passati a scrivere, dodici ore al giorno, mentre preparavo il mio ultimo esame.
A Settembre mi ruppi l'osso sacro, cadendo sul pavimento bagnato di casa e fu un'agonia. Ma io non mi arresi, ancora una volta, e continuai a scrivere la tesi e a studiare per quel maledetto ultimo esame.
Ore e ore passate sui libri, davanti al pc, a montare il video che era obbligatorio nel mio corso di laurea -dieci minuti di storia di Bugs Bunny attraverso i cartoni animati di cui era stato protagonista.
Feci l'ultimo esame e presi 30 e lode, piangendo perché quella lode si andava ad unire alle altre tre lodi che avevo preso durante il mio percorso universitario dandomi un punto bonus. Era un esame difficile, temevo la professoressa, pensavo di non sapere nulla e invece mi fecero addirittura i complimenti.
Una settimana dopo consegnai la tesi in segreteria, correndo dalla facoltà alla segreteria - e no, non era vicino- quando mancavano dieci minuti alla chiusura. La tesi che consegnai non aveva le immagini, andava rifinita e ripulita, un lavoro abbastanza complesso, ma ormai il grosso era fatto.
E difatti mi ricoverarono in ospedale per un attacco di appendicite, che però non era peritonite, quindi perché operarmi quando potevano curarmi con gli antibiotici? Due settimane di ospedale in cui, ogni santo giorno, chiedevo ai medici di dimettermi perché io dovevo laurearmi e loro invece mi tenevano ancora lì. Senza mangiare, tengo a sottolineare.
Quando finalmente si decisero a dimettermi, ultimai la tesi e la mandai in stampa per la versione definitiva. Non so quanto volte fu letta quella tesi, quante volte dovetti sistemare il layout, quante volte dovetti controllare ogni singola immagine e quanto costò ai miei genitori la stampa e la rilegatura con una copertina che ancora oggi la guardo e mi commuovo. Dovetti fare una decina di copie, una per ogni membro della commissione e una, ovviamente, per me.
Nel frattempo, avevo dovuto fare anche cinque copie del video che avrei proiettato, da portare al signore che si occupava di queste cose, solo che il video -e non solo il mio- non era compatibile con i macchinari dell'università, quindi dovetti rifarlo, in una corsa contro il tempo che ancora oggi, se ci penso, mi chiedo come i miei nervi abbiano retto.
Dormivo pochissimo, ero sempre lì a pensare alla tesi o a risolvere problemi con l'università.
Quando finalmente uscì la data di laurea, cominciò la corsa per la consegna delle singole copie ai singoli membri della commissione, molti dei quali non si riuscivano a trovare da nessuna parte. Iniziai a fare avanti e indietro dalla facoltà ad una sede distaccata fuori Palermo in macchina, in treno, con l'elicottero, cercando di beccarli. Alla fine, uno dei professori non riuscì a trovarlo comunque e con alcune compagne di corso che si laureavano il mio stesso giorno decidemmo, l'ultimo giorno utile, di mettere le copie delle varie tesi nella sua buca delle lettere in facoltà. Questo professore fu poi cambiato all'ultimo secondo e le copie non riuscimmo mai più a recuperarle.
Il giorno prima della laurea ero beatamente dal parrucchiere pensando che ormai era fatta, quando ricevetti  una telefonata dalla segreteria della facoltà. Non trovavano tre verbali di esami che avevo sostenuto due anni e mezzo prima, i miei primi tre esami. Altra corsa contro il tempo per arrivare in segreteria prima dell'orario di chiusura nel periodo di Natale, ad ora di punta, abitando dall'altra parte della città.
E questi verbali non saltavano fuori.
"Signorina, lei non si può laureare".
I voti erano scritti sul libretto, il libretto lo avevo consegnato a loro quando avevo presentato la domanda di laurea e terminato gli esami e questi qui a meno di ventiquattro ore dalla seduta di laurea continuavano a dirmi che non mi potevo laureare. Ed io ero anche iscritta alla specialistica con condizione, ovvero se non mi laureavo, avrei perso un anno.
Poi arrivò mia madre con le cinquanta copie del libretto, cartacee e digitali, che aveva fatto, credo che li minacciò di morte, ma il mio cervello non ricorda nulla e improvvisamente i tre verbali saltarono fuori. "In bocca al lupo per domani" mi dissero.
Il giorno dopo mi svegliai alle 10 del mattino, con una telefonata di una mia compagna di corso che mi diceva "Che fai ancora a letto? Oggi è il giorno!!!".
Come arrivai viva alle due di pomeriggio lo sa davvero solo il Signore perché io non me lo ricordo.
Avevo un tailleur nero, una camicetta verde, una collana verde e nera e addirittura i tacchi.
Quando arrivò il mio turno, ero tesa come una corda di violino, anche se io Bugs Bunny lo conoscevo meglio di quanto conosco i  miei genitori.
Prese la parola il relatore che esordì dicendo che in tutti quei mesi io avevo vissuto in simbiosi con il coniglio malefico, avevo mangiato addirittura le carote crude per immedesimarmi ed era uscito fuori un capolavoro. Di recente, ho riletto la tesi a me non sembra un capolavoro, ma tant'è.
Parlai per trenta minuti di Bugs, di come era nato, dei suoi padri, di come il governo Usa lo aveva usato durante la guerra, di tutti i significati nascosti -politici e non solo- di quei cartoni animati, di come Bugs era stato un precursore della Drag Queen moderne, di come era un mito dimenticato, di quanto lo amavo. Amare un coniglio si può, a quanto pare.
Poi mi dissero che era arrivato il momento del video, ma che dovevo sceglierne solo una parte perché non c'era il tempo per farlo vedere tutto. Io dissi che il video non era diviso in parti, ma che potevano fermarlo quando volevano. Fu proiettato tutto, qualcuno scoppiò a ridere, regnava il silenzio, persino i bambini presenti si erano finalmente seduti. Era montato ad arte proprio per farti pensare "voglio vedere come va a finire".
E dopo 45 minuti, mi congedarono.
Attesi altre due discussioni, poi ci fecero uscire tutti.
Quando rientrammo, l'aula magna della facoltà era stra piena di persone, il mio relatore mi fece no col ditino e mi sussurrò "non ce l'abbiamo fatta". Lui sapeva che io volevo il 110 e lode, lo volevo per tutti i sacrifici, i nervi, la stanchezza e per arrivarci non mi servivano nemmeno tutti i punti disponibili.
E poi mi chiamarono lì e il presidente della commissione disse che con i poteri a lui conferiti da non so chi, mi proclamava dottore nel corso di laurea con il nome più lungo della storia giusto per farti morire mentre aspetti il voto con voti 110 su 110, la lode, menzione, bacio accademico, tanti complimenti. E io scoppiai a piangere. E poi fui travolta dalle persone. Il mio relatore mi abbracciò, mia madre e mio padre piangevano, il mio ormai ex ragazzo si presentò con un mazzo di fiori più grande di me. C'erano parenti, amici, i figli della signora che era stata con me in stanza in ospedale, i ragazzi della biblioteca dove avevo lavorato che avevano letto il mio nome nei fogli appesi in facoltà ed erano venuti a vedermi, compagni di corso.
E quel 110 e lode mi è servito. Mi è servito a capire che tutti i sacrifici che avevo fatto erano serviti a qualcosa, che il mio lavoro era stato ripagato, che Bugs in cui avevo creduto e che tutti mi dicevano essere una pazzia era stato apprezzato, che scrivere un testo che nessuno aveva mai scritto era una sfida, ma io quella sfida l'avevo vinta, che chi aveva creduto in me non aveva sbagliato. Mi è servito a rendere orgogliosi i miei genitori che in quei tre anni mi avevano visto studiare a lavorare come una matta, che mi avevano vista con la testa china sui libri per dodici ore al giorno, che mi avevano detto in qualche occasione "Ma non studi un po' troppo?".
Mi aveva ripagato dell'84 alla maturità, dato da professori a cui stavo palesemente sulle scatole e ai quali del fatto che avevo studiato cinque anni e che alla maturità ero arrivata preparata non era fregato un fico secco.
E aveva ripagato Bugs Bunny che antipatico non è affatto e che, nonostante siano passati ottant'anni da quando fece la sua prima comparsa, ha ancora qualcosa da raccontare.
Quando trovai il mio primo lavoro full time, che nulla aveva a che vedere con i lavoretti fatti durante gli studi, quel 110 e lode lo guardavano tutti, anche se dopo avevo anche finito la laurea specialistica (e avevo preso 107 o 108, qualcosa del genere). Io e Bugs siamo anche andati a fare un colloquio alla Warner Bros. per una posizione per cui non avevo assolutamente il curriculum adatto. E secondo voi perché?


Nota: a realizzare il video che portai mi aiutò una persona a cui ero e sono molto affezionata, ricordo che dopo la laurea gli portai una cassa di champagne, anche perchè fu lui l'8 Dicembre a sistemare il formato video, insultando l'università per i macchinari obsoleti che aveva.

6 commenti:

  1. Anch'io ero stata boicottata alla maturita` classica e quegli "st...." mi avevano tolto, con il loro voto, talmente tanta sicurezza che il primo esame all'universita` ,28 in chimica inorganica, io dal classico, gli avevo mandato tanti bei vaffa....e avevo pianto come una fontana, finalmente scaricando tutta la tensione che avevo accumulato in quei mesi. A te congratulazioni per tutto !! baci

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    1. Grazie :)
      Storie parallele le nostre, io ero rimasta malissimo per il voto di maturità, non pensavo nemmeno di farla l'università tanto mi avevano resa insicura. Eppure, giusto per ridere: ho fatto un paio d'esami senza praticamente studiare (o dando al massimo una ripassata) servendomi solo delle reminiscenze del liceo.

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    2. a me brucia ancora adesso, anche perche` il giudizio scritto su di me non corrispondeva per niente al voto. ho pensato che si fossero sbagliati, che fossero successe cose che puoi immaginare che pero` non si possono scrivere ( voci di corridoio confermavano)..poi ero stata consigliata di lasciare perdere...ma quando guardo quel diploma mi viene da vomitare e piangere ancora ora...guarda te!

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    3. Credo che queste delusioni -chiamiamole così- non passino mai.
      A me viene il vomito a pensare alla scuola, sono credo una delle poche persone che non ricorda tanto volentieri la scuola, anche se di fatto di cose belle ce ne sono state.
      Pensa come, episodi simili, possono influire nella vita di una persona, davvero pazzesco.
      Comunque, le cose che non si possono scrivere succedono ovunque, non so adesso come sia la scuola, non avendo figli che la frequentano, ma che schifo, davvero.

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  2. Bravissima. Mi hai talmente incuriosito che leggerei volentieri la tua tesi e vorrei vedere il video che hai realizzato.

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    1. Grazie :)
      Il video cercherò di metterlo online -su proposta di mia madre- quando sarò a Palermo (le copie del video sono tutte lì, sperando si vedano ancora), della tesi, invece, non ho copie multimediali... anche se, sempre su proposta di mia mamma ovviamente, dobbiamo "smontare" i vecchi pc per vedere se saltano fuori.

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