domenica 18 ottobre 2015

Ho pianto: il ritorno definitivo a Roma

Quando l'ho vista, sono scoppiata a piangere in un pianto disperato, liberatorio.
Ho chiamato Fidanzato, che ha sentito che stavo piangendo. Poi ho chiamato mia madre e anche lei si è resa conto che stavo piangendo. Sono scoppiati a ridere entrambi.
No, non sto parlando di chissà quale cosa.
A farmi scoppiare in un pianto disperato è stata la vista della barriera di Roma Nord. Un casello autostradale. 
Ho pianto per un casello autostradale, cosa che se mai dovessi avere dei figli, mi guarderò bene dal raccontarglielo, onde evitare che smettano di rispettarmi e vadano in giro a raccontare:"Ho una madre cretina".
È stato un viaggio breve quello che da Milano mi ha portata a Roma, 600 km tirati al massimo, con pause talmente brevi che sembrava quasi che avessi paura che Roma la prendessero e la spostassero se avessi perso tempo.
Continuavo a chiamare genitori e Fidanzato: sono a Parma, sono a Bologna, sono a Firenze, sono nel Lazio. E poi il pianto disperato.
Roma è il posto che chiamo casa, il posto che amo, il posto dove mi piace essere.


Sono stati quasi sette mesi pesanti, difficili.
Non sono né la prima né l'ultima che per lavoro si trova costretta ad andare via da casa per un periodo e, devo dire, che all'inizio non è stato così difficile. Certo, mi mancava casa mia, mi mancava Fidanzato, ma andava bene così.
Io ho sempre amato il mio lavoro, mi piace farlo e, da quello che dicono, mi riesce anche abbastanza bene.
Poi è arrivata la vendita del canale, lo spettro della chiusura, ho avuto delle discussioni non troppo belle con un paio di colleghi (che, ancora oggi, se mi chiedete il motivo, non so dare una risposta) ed è diventato tutto più pesante.
Fino al giorno in cui il reparto è stato chiuso.
È stata una cosa improvvisa, non che non ce lo aspettassimo, ma ecco, se ci avessero detto che dall'oggi al domani sarebbe finita così, credo gli avrei riso in faccia.
Quando me l'hanno detto, era meno di una settimana fa, sono tornata a casa e ho impacchettato sette mesi di vita milanese, senza pensarci un secondo e, quando è stato possibile, ho preso la macchina e sono partita.
Il giorno prima della partenza ho firmato una carta che diceva che sono ancora dipendente dell'azienda, ma potevo non andare a lavoro perché il mio reparto non esiste più con la condizione che comunque, in qualsiasi momento, l'azienda può chiamarmi e dirmi di tornare indietro. Non sarà per sempre, so già di dover tornare per alcune cose, ma va bene così.
Quando sono arrivata a casa mia, mi guardavo intorno come una bambina.
Era ancora tutto lì, come lo avevo lasciato e come lo avevo sempre trovato durante quelle brevissime toccate e fuga di questi mesi.
Ho continuato a guardare la mia consolle piena di trucchi che manco il più fornito dei negozi, concepita perchè ci sia sempre la luce e io possa truccarmi in tutta tranquillità.
Ho guardato il mio terrazzo  che è una delle cose più belle del mondo. 
Il mio armadio, la mia cabina armadio (si lo so, una cosa dovrebbe escludere l'altra, ma siamo fatti così), il mio divano, il mio bagno con i rubinetti viola, la mia cucina piena di utensili inutili.
Il mio fidanzato e il mio cane, che hanno avuto la pazienza di andare avanti mentre io non c'ero.
Sono stati mesi duri. Per tanti, troppi motivi. 
Ad un certo punto, facevo il conto alla rovescia come quello dei carcerati con le lineette sul muro. 
E adesso sono a casa. Ed è proprio vero, dove c'è famiglia, c'è casa.

15 commenti:

  1. Bentornata Gilda !!! Voglio foto porta trucchi .... Un abbraccio

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    1. Grazie :)
      Arriva anche quella... che poi ci ho riempito un mobile coi miei trucchi, con somma gioia di Fidanzato XD

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  2. Davvero bentornata a casa,,,hai commosso anche me!

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  3. bentornata, anche se mi dispiace per il lavoro che so ti piaceva tanto

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    1. Grazie :)
      Per il lavoro,beh, chiusa una porta, si apre un portone!

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  4. Bentornata! Pensa che io mi commuovo ogni volta che atterro su suolo italiano ed i miei figli, anche il marito, se la ridono.
    Un abbraccio

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  5. Anche mia figlia ha la consolle dei trucchi!!!
    A parte gli scherzi bentornata so come può essere difficile e come sia liberatorio essere nuovamente a casa, quando è successo a me, appena tornata mi sono fiondata sul mio letto e l'ho abbracciato!!!

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    1. Io ho abbracciato il divano... Mi consola sapere di non essere l'unica che fa queste cose :)

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  6. Ecco, ora leggendo anche qui, ho capito tutta la storia :) sei a casa ora. Sorridi :)

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    1. Sorrido si. E difficilmente mi toglieranno questo sorriso.

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