lunedì 28 settembre 2015

Backstage di una gara di ginnastica

I palazzetti vuoti hanno un certo fascino, quel silenzio che c'è quando si arriva e ancora non c'è nessuno mi è sempre piaciuto. 
Noi siamo arrivate al Pala Vela di Torino qualche ora prima dell'inizio della gara, quando ancora i ginnasti e le ginnaste non c'erano, quando il silenzio faceva da padrone. Poi, piano piano, il palazzetto si è riempito e il silenzio ha lasciato posto alle chiacchiere, alle risate, al rumore degli attrezzi.
No, questa non è la cronaca di una gara, ma una cronaca di tutto quello che c'è dietro.
Si lo so che magari potrebbe non interessare a nessuno, ma io ve lo racconto lo stesso.
Gli accreditati stampa e foto sono i primi ad arrivare, con pc e macchine fotografiche.
I fotografi, in realtà, sono persone strane che confabulano tra di loro di cose che, davvero, io non ho capito. E si che hanno provato a spiegarmi. Hanno davvero provato con tutte le loro energie a farmi capire quanto sia difficile scattare una foto a una ginnasta in movimento rischiando di tagliare mani e piedi e di quanto, a seconda dell'obiettivo, la distanza dal punto che si intende fotografare rischi di non far venire bene una foto. 


Hanno anche provato a mettermi in mano una macchina fotografica e io ho persino provato a scattare una foto, con il risultato che sono riuscita a fotografare il nulla. Io giuro che davanti a me c'era una ginnasta che stava eseguendo un'uscita a trave, ma niente: non l'ho beccata e alla fine ho fotografato..il palazzetto!
Loro camminano, si muovono, girano intorno al campo gara, non stanno mai fermi.
Da adesso, ogni volta che guarderò una foto, penserò a quanto sia complicato scattare, cogliere il momento. E momenti loro ne colgono tantissimi, ho sempre visto delle foto bellissime, direi perfette nella maggior parte dei casi e pensavo fosse molto più facile.
C'è la stampa che si guarda in giro e, come nel mio caso, pensa a cosa scrivere per tutta la durata della gara. E quando arriva l'ispirazione, si precipita in sala stampa e inizia a scrivere perchè sai mai che poi ti scordi quel pezzo interessantissimo che avevi partorito.
C'è la fly per la diretta. E secondo voi potevo resistere all'idea di curiosare sulle macchine che stavano utilizzando? No, ovviamente non potevo resistere. 
Ci sono i volontari e i bodyguard (questi ultimi, grandi e grossi, ma proprio grossi, che qualcuno mi faceva pure paura) che corrono a destra e a sinistra per prendere quello o quell'altro, che controllano gli accessi, che tengono a bada le bimbe che impazziscono quando vedono il loro idolo. No, nessuno lancia peluche in campo gara come ai concerti, ma molte, alla fine della gara, chiedono autografi e consegnano i cartelloni che hanno scritto per l'una o l'altra ginnasta.
C'erano i ragazzi dell'ufficio stampa dell'evento che si sono preoccupati di tante cose, persino di riempire la nostra pancia con pizza e focaccia.
Ci sono i genitori che seguono figli e figlie e a loro va tutta la mia stima perchè io sarei terrorizzata, lo ammetto. Ho sempre un pò paura quando sento il rumore degli attrezzi, mi viene il magone e non riesco a guardare quando qualcuno cade perchè tempo che possa essersi fatto male.
C'è una mamma con cui qualche volta ho avuto il piacere di parlare, si chiama Moira, ed è sempre gentile. SEMPRE. Ho fatto caso a come osserva la sua bimba (bimba per modo di dire, ma si sa che per le mamme, i propri figli sono sempre cuore di mamma) ed è una cosa bellissima.
Ci sono gli allenatori che vanno avanti e indietro, che guardano le loro ginnaste, le consigliano, a volte le consolano quando qualcosa va storto, altre volte gioiscono con loro per un traguardo raggiungo insieme. Perchè se è vero che sugli attrezzi salgono gli atleti, è vero anche che dietro quel duro lavoro ci sono anche loro. Ho notato l'affetto sincero tra loro e gli atleti che è qualcosa di bellissimo.
C'è tanta gente che lavora per la riuscita dell'evento, c'è chi si occupa della diretta televisiva, chi parla al microfono, ci sono i giudici. C'è vita. Tante persone che si muovo avanti e indietro senza mai fermarsi.
E poi ci sono i ginnasti che prima di essere atleti sono persone, con le loro paure e le loro emozioni. Ho visto ginnaste piangere per un esercizio andato male e tornare sorridenti subito dopo con tanta forza d'animo. Mi sono chiesta come sia possibile passare da un momento di sconforto alla massimo concentrazione in un secondo. 
E poi ci sono i sorrisi, quelli di quando un esercizio viene fatto bene, quelli della fine della gara quando la tensione è ormai un lontano ricordo.
Ci sono gli abbracci sinceri, le risate, le chiacchiere, i selfie.
Ci sono i ginnasti che non gareggiano a causa di un infortunio o di un qualsiasi altro problema che sono lì per sostenere i loro compagni di avventure.


Ci sono le cene alla fine della gara, quelle in cui si commenta quello che si è visto, in cui si ricorda un momento appena vissuto. 
Ci sono i saluti e i ci rivediamo alla prossima gara, finchè il palazzetto si svuota ed è come se non ci fosse mai stato nessuno. Tutto il resto è ben impresso nella mente. E non solo.




Il selfie fotografi è stato scattato da Silvia Vatteroni.
Nella foto: Valentina Ricci, Cristina Boggio, Silvia Vatteroni, Marco Mastracco, Alessandro Gamberi, Antonella Di Ciancia, Anna Papa, Ricciardi Nencini e la sottoscritta.
La foto -backstage di un selfie- è di Alessandro Gamberi.
La foto del palazzetto è dell'organizzazione dei Campionati Assoluti.
Un ringraziamento a Brescia Oggi per l'accredito stampa.

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