martedì 28 luglio 2015

Il Matrimonio del mio grande amico

Avevo rotto le scatole con il conto alla rovescia, avevo aspettato con ansia questo giorno e, alla fine, è arrivato.

Visto che sono una persona estremamente organizzata, ho calcolato questa trasferta in modo molto preciso e, difatti, nessuno dei miei programmi è stato rispettato.
Sono partita da Milano, in direzione Roma,  con un treno che mi avrebbe permesso di arrivare a un orario decente e, difatti, così è stato. Fidanzato era a lavoro, ma, se avessi preso subito la metro, sarei arrivata vicino casa e lui -in pausa cena- mi sarebbe potuto venire a prendere, tanto più che non avevo nemmeno le chiavi di casa. Scesa dal treno, infatti, sono corsa alla metro per scoprire che un macchinista aveva fermato la metro perchè c'era lo sciopero bianco e ciao, lui non ripartiva manco dopo morto. Tra l'altro, morto ha rischiato di diventarlo visto che è scoppiata una rivolta popolare sulla banchina della metro, con tanto di intervento di polizia manganello munita e dei militari.
Ok, passiamo al piano B: autobus. Tre autobus, un traffico pazzesco e finalmente sono riuscita ad arrivare a casa: dalla stazione a casa mia ci ho messo venti minuti in meno che da Milano a Roma, ma non mi sono persa d'animo.
I primi segnali di esaurimento nervoso ho iniziato a darli quando, dopo essere arrivata a casa tardissimo (e non vi dico cosa ci siamo dovuti inventare per farmi avere le chiavi), ho portato fuori Cane Gnappo e tac, nel palazzo è andata via la luce. Fidanzato, avvisato con l'ultimo barlume di batteria del mio cellulare, ha chiamato l'Acea che gli ha detto candidamente:"Stiamo facendo dei lavori, la luce tornerà".
Quindi, ricapitoliamo: stanca, al buio, sudata, con la batteria del cellulare scarica, ho deciso di cercare le candele (avete presente quelle candele brutte, bianche e lunghe che si usavano nel 1918 quando andava via la luce? Ecco, quelle!) e mi sono messa a leggere un libro.
Luce e Fidanzato sono rientrati a casa contemporaneamente mentre io ero moribonda sul divano con Cane Gnappo che giustamente sembrava voler dire al suo padrone:"Questa qui porta sfiga, mandala via" (e, devo dire, mio amato Gnappo, che c'hai ragione, la sfiga mi si è attaccata addosso che Paperino, in confronto, mi fa un baffo).

La mattina dopo siamo partiti alla volta di Firenze e, quando eravamo quasi arrivati, la macchina segnava una temperatura esterna di 47°. QUARANTASETTE.  E io pensavo al mio  vestito blu lungo fino ai piedi  e al povero Fidanzato che si sarebbe dovuto mettere camicia, giacca e cravatta.
Tutti i mali del mondo li ho dimenticati quando la sera ho visto un amico che non vedevo da anni e la fidanzata -anche loro invitati al matrimonio- e una mia amica che purtroppo vedo molto meno di quanto vorrei.
E finalmente, è arrivato il tanto atteso matrimonio: vestiti a festa siamo andati a Palazzo Vecchio, a Firenze e, anche lì, ho rivisto persone che non vedevo da tanto tempo e mi si è aperto il cuore.
E poi c'era lo sposo, che, ecco, era giusto un tantino agitato, cercava di mantenere la situazione sotto controllo finché qualcuno non gli ha detto:"Tu pensa a sposarti che al resto ci pensiamo noi!"
Essendo una sala comunale ed essendo sabato, non era l'unico matrimonio e, visto che la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo, la sposa del matrimonio precedente è svenuta. SVENUTA, ciao. Non ha retto alla tensione e al caldo probabilmente, quindi chiama la nostra di sposa e dille che deve arrivare un pochino dopo perché qui tocca aspettare che l'altra sposa si riprenda e si sposi.
Ad un certo punto, a quanto pare, ce l'abbiamo fatta e difatti è arrivata la nostra sposa e UAU! Il vestito della sposa era bellissimo -se me lo fossi messa io sarei sembrata un insaccato- e lei stava benissimo. Quando si dice che un abito lo senti quando è il tuo, beh, ecco, quello era il suo abito e lei era splendida. Non che lo sposo non lo fosse, ma si sa: la sposa è la sposa.
La cerimonia è stata molto bella perché a celebrare il matrimonio era la maestra delle elementari dello sposo.
Lo sposo, tra l'altro, ha un secondo nome molto poco diffuso che però differisce solo per una lettera da un secondo nome maschile molto diffuso, per cui gli hanno chiesto se lui fosse Tizio Caio sbagliando la lettera e, ehm, lui ha detto di no (giustamente) e tutta la sala è scoppiata a ridere.
Io ad un certo punto, avevo i lacrimoni, Fidanzato rideva di me, anche se comunque non ero l'unica a essere commossa. Quindi la questione è stata più o meno:
"Vuoi tu, Tizio Caio, prendere in moglie Tizia Caia?"
"Si"
E giù di lacrime.
"Vuoi tu, Tizia Caia, prendere in marito Tizio Caio?"
"Si"
Altre lacrime.
Chissà perchè se i matrimoni sono una cosa felice, si piange così tanto.
(E comunque dite allo sposo che io l'ho sentito che quando ha detto si tratteneva a stento le lacrime).
Finita la cerimonia, ovviamente diluviava, che con il caldo che c'era fino a mezzora prima, sembrava una cosa impossibile, ma come si dice? Sposa bagnata, sposa fortunata, quindi...
(E per la cronaca, anche una nostra invitata è svenuta).


Il ricevimento si è svolto in una villa molto bella, con una vista mozzafiato su Firenze.
Potrei passare ore a raccontare tutto, ma non avrebbe senso. Posso dire che io sono un pò un mostro e, di solito, trovo noiosi la maggior parte dei matrimoni. Sarà che voglio molto bene agli sposi, sarà che aspettavo questo giorno con ansia, ma io questo matrimonio l'ho trovato perfetto.
Il posto era incantevole, l'organizzazione impeccabile, il personale del posto gentilissimo e organizzatissimo, il cibo ottimo (e soprattutto, per la prima volta nella storia, ho potuto mangiare tutto a un matrimonio, alla faccia delle allergie), la cena non è durata quindici ore (cosa che personalmente apprezzo perchè io, sono come i bambini, se mi costringi a stare seduta per ore e ore, do di matto), la musica molto bella e l'atmosfera incantevole.
E poi, dai, nel tableau, il mio nome era il primo del mio tavolo, quindi mi sono sentita molto figa (ebbene si, mi basta molto poco per essere felice) e ho continuato a rompere le scatole dicendo frasi tipo:"Sono il capo del tavolo".
La cosa più bella è che questo matrimonio mi ha fatta sentire un pò cittadina del mondo: c'erano invitati italiani, persiani, spagnoli, francesi, americani, canadesi. Si parlavano tante lingue diverse, bastava girarsi a destra per sentire parlare una lingua  e a sinistra per sentirne parlare un'altra.
Gli sposi, tra l'altro, parlano diciotto lingue in due, quindi che ve lo dico a fare?
E quindi, insomma, la giornata è finita così.
Ci sono tante cose che potrei dire e non dico perchè, insomma, i ricordi non per forza vanno scritti, no? A volte basta custodirli nella propria testa e nel proprio cuore, quindi...W GLI SPOSI!



4 commenti:

  1. Ma di sti fidanzati che ridono quando noi ci commuoviamo ne vogliamo parlare? Che piaga sociale ;)

    18lingue in due??? Esigo dettagli!!!

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    1. Concordo sulla piaga sociale! Lo volevo uccidere,mi rideva in faccia!

      In realtà non sono 18,ho esagerato ovviamente:lei cmq è persiana,parla italiano e inglese perfettamente,mentre lui è bilingue italiano/inglese americano dalla nascita e parla spagnolo come un madrelingua e anche un pò di persiano. In realtà credo parlino entrambi un pò di francese.
      È pazzesco xchè giravano tra i tavoli e cambiavano lingua -anche nello stesso tavolo- con una facilità pazzesca.
      E lui,per tutto il matrimonio,continuava a tradurre dall' italiano all' inglese per gli ospiti americani. Io ,con la tensione del matrimonio,sarei impazzita!

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    2. quindi se ho contato bene sono 7...stima per loro :) (anche se del persiano non me ne farei nulla haha)

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