sabato 16 maggio 2015

Da grande voglio fare la giornalista

Quando andavo alle elementari e mi chiedevano "Cosa vuoi fare da grande?" io rispondevo che volevo fare la giornalista.
Nella mia mente era tutto chiaro: avrei fatto la giornalista, quella che andava in giro a intervistare la gente, magari in situazioni particolari. L'inviata, insomma.
Alle elementari feci anche un cartellone gigante (ma si fanno ancora i cartelloni a scuola?) in cui illustravo la mia futura professione. Avevo anche fatto un autoritratto con tanto di coda di cavallo rosso fuoco e microfono in mano.


Difatti, a diciotto anni, fresca fresca di diploma, feci i test di ammissione alla facoltà di giornalismo -tra l'altro in compagnia di una mia carissima amica- oltre a quelli per il Dams.

Abbastanza ovviamente, mi iscrissi a giornalismo. Sono durata una settimana. Poi ho deciso che proprio giornalismo non mi piaceva, era meglio il Dams, curriculum Spettacolo.
Dopo il primo esame, Storia del Teatro e dello Spettacolo -un mattone clamoroso, con un unico testo di 1052 pagine che per leggere serviva la lente d'ingrandimento e tanto sangue freddo, visto che era tutto incentrato su una teoria fallo centrica- non volevo fare più la giornalista, ma la critica teatrale.
Poi ho dato il mio primo esame di Cinema e ho deciso che volevo fare la critica cinematografica.
Poi ancora ho dato altri quaranta esami di cinema -tutti diversi, eh- e di cinema non volevo più saperne. Ho studiato le pippe mentali di migliaia di tizi che si alzavano la mattina, si inventavano una teoria folle su un puntino visto per caso su un film e ciao: libri, libretti, libroni su quel puntino.
Uno dei peggiori -che in realtà era un filosofo e non un critico cinematografico- si chiama Gilles Deleuze. Se avete istinti suicidi -ma anche se non li avete perchè potrebbero venirvi- non leggete mai L'immagine tempo e L'immagine movimento. Un giorno mi ringrazierete.
Finita l'università, volevo fare la costumista. L'ho pure fatto per un po' e devo dire che non mi riusciva male. E poi mi divertivo.
Insomma, ho cambiato idea parecchie volte e alla fine sono finita a fare un lavoro che non sapevo nemmeno che esistesse.

Fidanzato, quando gli chiedevano cosa voleva fare da grande, rispondeva che voleva fare il telecronista sportivo. Sportivo è un parolone perché lui voleva fare il telecronista di calcio.
Difatti pure lui fa un lavoro che non sapeva nemmeno che esistesse.
E poi, parliamoci chiaro: se fosse diventato telecronista altro che sciabolata morbida e mucchio selvaggio di Sandro Piccinini. Non ho mai conosciuto una persona così molesta quando guarda le partite di calcio. Roba che se il televisore avesse facoltà decisionali, entrerebbe in sciopero a ogni partita. OGNI BENEDETTA PARTITA.
Se avessimo tenuto fede ai nostri desideri iniziali, io sarei diventata Ilaria D'Amico e lui Fabio Caressa.  Però, a quanto pare, non va sempre come si è immaginato. E, diciamolo pure, meglio così se no non ci saremmo mai conosciuti.

E comunque per la cronaca, i giornalisti non mi fanno troppa simpatia: ho avuto la sfiga l'onore di conoscerne qualcuno e gli avrei volentieri messo le mani al collo. Solo che poi mi sono ricordata che sono una persona estremamente pacifica e ho evitato.


6 commenti:

  1. molto coerente e decisa su quello che volevi fare. Ma sono sicura che potresti ancora diventarlo, scrivi bene (i giornalisti non è che lo sappiano fare, almeno non tutti)hai quel tanto di ironia che basta,e se non mi sbaglio tra gli sport che ti piacciono e quelli coi quali eri per forza a contatto,il mondo dello sport lo conosci!!!!

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    1. No,ormai non voglio più fare la giornalista... appena decido cosa fare da grande,ti faccio sapere!

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  2. Io non avevo molta idea di cosa avrei fatto da grande, sapevo solo che volevo seguire le orme di mio padre che era socio in un'azienda e la sapeva gestire alla grande. Poi sono finita a fare la donna-moglie-mamma che vive in giro per il mondo! Pensa un po' il destino....

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    1. Beh in fondo si può dire che sei la.manager/socia di una grande azienda internazionale: una famiglia expat :)

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  3. Io da bambina volevo diventare una strega, come Mia, ma ho capito che era un lavoro vero. Tutti volevano mandarmi a fare la suora o l'infermiera, ma non ho fatto nemmeno quello. Il lavoro che faccio mi piace, se non fosse per l'orario esteso e le domeniche lavorative.

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    1. La suora anche no,dai :p
      Io comunque sono una fan delle domenicje lavorative!

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